NASCONDINO è uno spettacolo teatrale che riesce a unire il mondo dell’educazione al
linguaggio artistico del teatro creando un ponte per attraversare in maniera
originale temi importanti come il bullismo, l’identità sessuale, l’adolescenza,
il pregiudizio.
Lo spettacolo di Tobia Rossi e diretto da Fabio
Marchisio è andato in scena dal 14 al 19 febbraio scorso al TEATRO LO SPAZIO di Roma ed è stato interpretato magistralmente da Andrea Manuel Pagella (16 anni) e Luca
Vernillo De Santis (17 anni).
Iniziamo da qui il nostro racconto, proprio dai due giovanissimi interpreti
che sono due talenti e che dimostrano una padronanza della scena significativa.
Freschi e genuini nella meraviglia della loro età anagrafica e al contempo
profondi e intensi in quella ricerca di significati che rincorrono i personaggi
da loro interpretati.
Lo spettacolo inizia nel buio della platea improvvisamente “sporcato” dalla
fievole luce della torcia di un cellulare. Gio e Mirko si ritrovano così, persi
e (ri)trovati in un punto non precisato di un parco che nascondeva una grotta
che nasconde, a sua volta, un giovane e impaurito adolescente vittima di quel
male strisciante che si chiama bullismo che nasconde, a sua volta, le ipocrisie
del mondo.
Le atmosfere iniziali ci hanno richiamato alcune situazioni del film
capolavoro Pa-ra-da (del 2008) per la delicatezza con la quale autore e regista
sono stati in grado di presentare e tratteggiare i protagonisti e la scena
stessa. E poi, gradualmente, tutto diventa incredibilmente attuale e carico di
emozioni che impattano sul pubblico.
La storia racconta della fuga di un giovane ragazzo dalla propria vita
costellata di atti di bullismo che lo inseguono solo perché qualche coetaneo
ipotizza la sua omosessualità. La fuga in una grotta, un compagno di classe che
lo ritrova e poi...
E poi la scoperta del mondo diverso che ci costruiamo dentro e fuori di
noi, i primi approcci fisici che sconvolgono e coinvolgono i due ragazzi e fra
una narrazione incalzante e pillole educative di grande valenza, si arriva
verso un finale che riscrive la storia stessa. Un epilogo inaspettato che però
diventa indispensabile per il monologo finale che è un capolavoro pedagogico:
semplice ed efficace.
LA SCINTILLA Pensare come i grandi. Immaginare come i più piccoli. Il teatro ci insegna che…
NASCONDINO è uno spettacolo che vorrei definire necessario. Necessario
perché parla il linguaggio dell’adolescenza senza parlare di adolescenza e
basta. Parla della vita, del ruolo dei genitori e degli educatori che talvolta
si dimenticano semplicemente di osservare e ascoltare i bisogni di chi abbiamo
accanto senza giudicare. Soprattutto, non si diventa adolescenti
improvvisamente. Siamo prima tutti bambini e un'efficace alfabetizzazione emotiva
probabilmente potrebbe essere strumento efficace per arginare fenomeni di bullismo
e/o emarginazione sociale. NASCONDINO procede nella drammaturgia con passo
lieve ma, azione dopo azione, ci conduce senza alcuna ipocrisia di sorta verso
qualcosa che nessuno vorrebbe mai vedere: la morte di un giovane uomo. Eppure
accade, accade davvero e non possiamo fare finta di nulla. Abbiamo tutti
l’imperativo morale di ascoltare quello che i ragazzi e le ragazze in fase di
crescita ci dicono “in silenzio”. NASCONDINO ha il pregio di parlare a tutti
perché tutti abbiamo giocato a nascondino almeno per una volta nella vita: ci
nascondiamo per farci trovare non per essere perduti o lasciati indietro. Speriamo di vederlo ancora in scena e che diventi laboratorio permanente in
tutte le scuole italiane.
- Raffaella Ceres -
_KIROLANDIA®_
www.teatrolospazio.it