Kiri, continuano per la stagione 2022-2023 le KIROSEGNALAZIONI di KIROLANDIA blog di cooperazione dell'omonima corrente culturale. Ogni settimana, sulla base delle tantissime proposte giunte in redazione, selezioniamo per voi alcuni eventi da seguire a Roma con un veloce sguardo fuori porta e qualche anticipazione sugli eventi successivi.
Potete inviarci i vostri Comunicati Stampa ad una delle nostre email kiroalndia@gmail.com - info@kirolandia.com. Scriveteci e raccontateci delle vostre iniziative.
Vi ricordiamo che i suggerimenti di Kirolandia sono tripli!!!
Non solo qui nel blog ma anche attraverso le KIROSOCIALNEWS, lanci direttamente dai nostri social: Facebook, Twitter, Instagram e Linkedin. A beve riprenderà anche la trasmissione radiofonica, "#doyoudream kirolandia on air" su Radio Godot, e con lei anche la diffusione del KIROEVENTO DA SOGNO della settimana!
Seguite sempre gli hashtag #kirosegnalazioni #kirosocialnews #kiroventodasogno e scoprirete i selezionatissimi suggerimenti dei Kiri di Kirolandia!
Dunque per sognare con voi...
Produzione TPE – Teatro Piemonte Europa, Elsinor Centro di Produzione Teatrale,
Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti
IL GIOCO DELLA VERITÀ
primo adattamento italiano tratto dalla sceneggiatura dell’omonimo film danese diretto da Thomas Vinterberg,
Lorenzo De Iacovo e Marco Lorenzi
Yuri D'Agostino, Elio D'Alessandro, Roberta Lanave, Carolina Leporatti,
SALA UMBERTO – Roma
Arriva al suo terzo anno di tournée, suscitando ampia attenzione di pubblico e critica, Festen. Il gioco della verità, primo adattamento italiano tratto dalla sceneggiatura dell’omonimo film danese diretto da Thomas Vinterberg, scritto da Mogens Rukov e BO Hr. Hansen e prima opera aderente al manifesto Dogma 95. A firmare la regia è Marco Lorenzi, regista fondatore della compagnia torinese Il Mulino di Amleto, vincitrice Premio della Critica A.N.C.T. 2021, che insieme a Lorenzo De Iacovo ha realizzato la versione italiana e l’adattamento.
La scelta registica di un uso drammaturgico radicale della cinepresa permette di sfruttare la possibilità di costruire costantemente un doppio piano di realtà che consegna allo sguardo degli spettatori la condizione di scegliere tra quello che viene costruito sul palcoscenico e la “manipolazione” che l’occhio della cinepresa rielabora in diretta e che viene proiettato. Un gigantesco piano-sequenza, girato dagli stessi attori per tutto lo spettacolo e proiettato davanti allo sguardo della platea, amplifica, ironizza, dissacra e approfondisce il senso delle domande di Festen. Qual è la verità? Cosa scegliamo di guardare? A cosa scegliamo di credere?
Prezzo biglietto da 30€ a 25€
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DIO É MORTO E NEANCH’IO MI SENTO TANTO BENE
Le parole del genio Woody Allen immerse nella sua musica
di e con
TULLIO SOLENGHI
e con NIDI ENSEMBLE
TEATRO PARIOLI – Roma
Dal 2 al 5 marzo 2023
Sarà in scena al Teatro Parioli dal 2 al 5 marzo, DIO É MORTO E NEANCH’IO MI SENTO TANTO BENE, Le parole del genio Woody Allen immerse nella sua musica, di e conTULLIO SOLENGHIe con NIDI ENSEMBLE.
Una serata in cui, in rapida carrellata, si alterneranno suoni e voci, musica e racconto in un’alternanza di primi piani a comporre un “montaggio” divertente e ipnotico.
Orari Repliche
Gio 02-03-23 21.00
Ven 03-03-23 21.00
Sab 04-03-23 21.00
Dom 05-03-23 17.00
Servizio WhatsApp 3517211283
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LAltra
di Franca De Angelis
con Anna Cianca
regia di Christian Angeli
assistenti alla regia: Andrea Fantacci e Francesca Ranucci
photo: Giuseppe Guagliardo.
CENTRO CULTURALE ARTEMIA - Roma
Dal 3 al 5 marzo, venerdì e sabato ore 21.00, domenica ore 18.00
ANNA CIANCA inaugura la VII° edizione della Rassegna “IL SIPARIO DELLE DONNE – 2023” del Centro Culturale Artemia, dove si celebra “l’universo femminile” attraverso il teatro e non solo!
<<L’inizio della storia del teatro occidentale non fu felice per le donne: prive di diritti politici e segregate nei ginecei, le donne greche non solo non potevano recitare (i ruoli femminili erano interpretati da uomini), ma non è nemmeno certo che avessero il permesso di assistere alle rappresentazioni.
Organizzata dal Centro Culturale Artemia, la Rassegna “Il Sipario delle Donne” ha come obiettivo di celebrare l’universo femminile proprio nel mese della “Festa della Donna” quindi abbiamo voluto rivisitare questa celebrazione internazionale (a volte banalizzata), presentando non solo 4 spettacoli teatrali di generi diversi (che riguardano tematiche femminili o che sono stati realizzati da donne) ma anche una mostra pittorica ed una serata/aperitivo con un concerto live acustico che si alternerà a interventi comici-teatrali che ci faranno sorridere mentre si racconta l’universo femminile.
Vi aspettiamo per condividere insieme a voi questo intenso percorso artistico di Artemia che racconta della donna e delle sue infinite sfaccettature.>>
Maria Paola Canepa
Gli spettacoli de “IL SIPARIO DELLE DONNE – 2023” saranno in scena durante un calendario che si snoderà tra tutti i weekend di marzo. La Rassegna vedrà come protagonisti gli spettacoli: “Laltra” di Franca De Angelis, con Anna Cianca e con la regia di Christian Angeli (dal 3 al 5 marzo); a seguire“NumberOne” di Giuseppe Grisafi, con Francesca La Scala e con la regia di Paolo Orlandelli (dal 10 al 12 marzo); a seguire il terzo appuntamento sarà invece “Seta” scritto e diretto da Nino Sileci, con Valeria De Angelis e Silvia Ponzo (dal 17 al 19 marzo); infine “Savoir-Faire”di Sophia Angelozzi e Ilaria Arcangeli, con Sophia Angelozzi, Ilaria Arcangeli, Francesco Buonfiglio e Damiano Lepri (24 e 25 marzo).
CENTRO CULTURALE ARTEMIA
Direttrice Artistica: Maria Paola Canepa
Media Partner: Kirolandia
Ingresso mostra: GRATUITO
Tessera annuale 2023 nuovi soci: €3
PRENOTAZIONI: 334 1598407 (anche WhatsApp e/o SMS)
Il pubblico è pregato di arrivare quindici minuti in anticipo per non perdere la priorità.
Info line: +39 334 159 8407
www.centroculturaleartemia.org
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MEMME BEVILATTE SALVATA DA TERESA
STORIA DI GIUSTI
liberamente ispirato al libro omonimo di Italo Arcuri
di Andrea Baldoffei
con Andrea Baldoffei e Alessandro Giannone
musiche originali di Alessandro Giannone
TEATRO DI VILLA LAZZARONI – Roma
Dal 3 al 5 marzo, venerdì e sabato ore 21.00, domenica ore 18.00
In occasione della Giornata dei Giusti sarà in scena dal 3 al 5marzo alTeatro di Villa Lazzaroni lo spettacolo MEMME BEVILATTE SALVATA DA TERESA – Storia di giusti, liberamente ispirato al libro omonimo di Italo Arcuri, di e con Andrea Baldoffei e con Alessandro Giannone, musiche originali di Alessandro Giannone.
NOTE DI REGIA
Ogni tragedia porta dei testimoni. Cosa vuol dire essere testimoni e ripercorrere continuamente e per dovere il proprio passato? Fino a che punto ci si spinge per poter far arrivare agli ascoltatori quello che si vuole raccontare? una croce portata in solitaria, che parte dalla necessità di ringraziare i propri salvatori. Un tentativo quasi disperato di non far morire la propria storia, raccontandola in modo inusuale, intrattenendo lo spettatore con costumi o voci grottesche, nel tentativo di arrivare alla fine e rendere lo sforzo compiuto utile per qualcuno.
Via Appia Nuova, 522 – Via Tommaso Fortifiocca, 71 - Roma
parcheggio gratuito
Info e prenotazioni: 392 4406597 – teatrovillalazzaroni@gmail.com
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DIDONE
di Roberto Lerici
liberamente tratto dall’Eneide di Virgilio
con Francesca Bianco e Eleonora Tosto
alla chitarra Matteo Bottini
un ringraziamento speciale a Edoardo Siravo per la voce di Enea
regia Carlo Emilio Lerici
TEATRO BELLI - Roma
Dal 3 al 5 marzo 2023, venerdì ore 21:00_sabato ore 19:00_domenica ore 18:00
Dal 3 al 5 marzo va in scena al Teatro Belli DIDONE, spettacolo di Roberto Lerici, liberamente tratto dall’Eneide di Virgilio, e diretto da Carlo Emilio Lerici.
Prezzi: Interi € 20– Ridotti € 15
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COTTON CLUB
La programmazione Dal 3 al 4 marzo2023
COTTON CLUB - Roma
Dal 3 al 4 marzo 2023
VENERDI’ 3 MARZO 2023
MAMBO PUENTE LATINO ORQUESTRA
Questa big band nasce per omaggiare e ricordare il grande Tito Puente attraverso la sua musica con uno spettacolo inebriante, pieno di ritmo e passione; musica che sicuramente parla da sola ma che è anche raccontata dal suo leader e che ci farà rivivere la magica epoca del mambo e del “Palladium” il luogo sacro della musica di New York degli anni ’60.Elvio Ghigliordini qui in veste di direttore, arrangiatore, compositore e flautista, che ha condiviso spesso il palco con la madrina della musica latina Celia Cruz, Cheo Feliciano, Josè Alberto “El Canario” e molti altri musicisti legati a Tito Puente, ha voluto fortemente questo progetto.
START LIVE 22.00
LIVE SHOW €12
Line-Up
Elvio Ghigliordini, Direzione, Arrangiamenti, Flauto
Carlos Paz, Voce
Carlo Coppoli, Voce
Paolo Farinelli, Sax
Patrizio Destriere, Sax
Gianluca Vigliar, Sax
Matteo Costanzi, Tromba
Enzo Collacchi, Tromba
Carmine Pagano, Trombone
Stefano Coccia, Trombone
Fernando Pena, Piano
Paolo Cozzolino, Baby Bass
Reynaldo Basulto, Timpani
Claudio Coletti, Congas
Salvatore Summa, Bongo
Carlo Maria Micheli, Sax
Pierpaolo Principato, Piano
Corrado Vecchi, Tromba
Giacomo Serino, Tromba
Sergio Saudelli, Trombone
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SABATO 4 MARZO 2023
GREG THE COUNTRY SPIRIT
Un nuovo appuntamento con Greg, musicista, comico, attore e artista poliedrico, imprevedibile e geniale che si presenterà di volta in volta con un’esibizione diversa. Protagonista della serata sarà la formazione Greg’s Country Spirit: tre eccezionali musicisti e un cantante perfettamente a suo agio pronti per portare una mandria di canzoni nelle praterie del Country, Musica ruspante e granitica da cui nato il Rock’n’Roll. Dal Bluegrass al Nashville, all’Honky Tonk, all’Hillbilly, il Country Spirit vi farà cavalcare con i brani di Johnny Cash, Hank Williams, Merle Haggard e Wayne Hancock. Forza, allora: in sella!
START LIVE 22.00
LIVE SHOW €12
Line-up
Greg, Voce-Chitarra
Stefano Corrias, Batteria
Danilo Biggioni, Contrabbasso
Primiano Di Biase - Piano
Alessandro Valle - Pedal Steel Guitar&Guitar
Via Bellinzona, 2 (Angolo con Corso Trieste) - ROMA
info e prenotazione
06.85352527 - Whatsapp 349.0709468
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MOSTRE
It's Time
La mostra dedicata all'ambiente arriva a Roma
a cura di Tiziano M. Todi
Gli artisti in mostra sono:
Ricardo Aleodor Venturi, Romolo Basili, Tiziana Befani, Fabio Borg, Lorenzo Bruschini, Antonella Cappuccio, Daniella Castellani, Amalia Cavallaro, Cristina D’Ambrosio, Alessandro D’Aquila, Sonia De Rossi, Roberta Di Sarra, DuminDa, Antonio Fiore - Ufagrà, Daniela Foschi, Vittorio Fumasi, Maria Rita Gravina, Luminita, Guglielmo Mattei, Claudia Nardi, Angela Palese, Maria Camilla Pallavicini, Tommaso Pensa, Flaviana Pesce, Alina Picazio, Adriana Pignataro, Daniela Poduti Riganelli, Anna Proietti, Maria Teresa Protettì, Anna Ricca, Luigi Salvatori, Rocco Salvia, Fabio Santoro, Liana Santuccio, Chicca Savino, Zbigniew Sikora, Renata Solimini, Claudio Spada, Elena Sterbini, Federica Zianni.
ARANCIERA DI SAN SISTO – Roma
Dal 1 all’8 marzo 2023
Inaugurazione 1 marzo 2023 alle 17,30
Officine Vittoria inaugura la mostra “It’s Time” presso la Aranciera di San Sisto a Roma alle ore 17.30 il primo marzo 2023 che resterà visibile fino a mercoledì 08 Marzo 2023.
La mostra con opere di 40 artisti vuole contribuire alla sensibilizzazione e alla divulgazione di un tema rilevante: il cambiamento Climatico.
La mostra “It’s Time”, a cura di Tiziano M. Todi, intende essere un’esposizione potente, ambiziosa, capace di sensibilizzare il visitatore e condurlo ad una consapevolezza dello stato attuale delle cose, attraverso la forza dell’arte contemporanea e la profondità delle idee. Esposta a Varsavia presso la Galleria Stara Prochownia del Stołeczne Centrum Edukacji Kulturalnej, questa è la seconda tappa di un’esposizione itinerante, “It’s Time” accompagna, i visitatori percorrendo le quattro stagioni, metafore di quattro temi differenti, rappresentate dagli artisti con diversi linguaggi artistici: dalla pittura alla fotografia, dalla scultura all'installazione sperimentale, dando vita ad un'interpretazione corale della mostra.
Il viaggio espositivo, tramite le quattro stagioni, ci porterà a conoscere aspetti sconosciuti della crisi climatica. Una testimonianza visiva che si evolve con quaranta opere di artisti italiani e internazionali presentando una rinnovata fiducia nel potere comunicativo dell’arte e un interesse nei temi sociali. Con i riferimenti alle quattro stagioni, la mostra cerca nell’arte uno strumento che possa rappresentare la natura in tutta la sua ricchezza e molteplicità, con l’idea di trasmettere maggior consapevolezza, che le azioni quotidiane di tutti possono essere parte di un processo di miglioramento, e di come sia importante salvaguardare questo bene prezioso comune.
Il titolo della mostra “It’s Time” è preso a prestito dalle molte proteste, nate negli ultimi anni, che esortano la società attuale a porre un repentino cambiamento nell'approccio con la nostra presenza nel mondo.
La mostra fornisce, dunque, una serie di riflessioni su un tema complesso, affidando all’artista non solo il ruolo di produttore di opere, ma anche quello di guida e interprete della contemporaneità che ci circonda. L’arte, da sempre, è stata un mezzo espressivo per raccontare il quotidiano, gli artisti hanno il compito non solo di artefici di opere d’arte, ma sono attivi interpreti del mondo che vivono rileggendolo attraverso la propria visione che e il proprio linguaggio artistico, fornendo, non una via di fuga nell’irrazionale, quanto piuttosto una nuova esperienza della realtà.
Ad accomunare i quaranta artisti esposti è il desiderio di creare un messaggio che possa diventare un racconto documentaristico con il quale poter prendere parte ad un cambiamento più che necessario per il nostro pianeta.
La mostra è patrocinata dalla Regione Lazio e dall’Assessorato all'Ambiente, Agricoltura e Ciclo dei rifiuti del Comune di Roma.
Il catalogo della mostra è arricchito dai testi del Fisico Valerio Rossi Albertini e di Rita Cantalino, attivista per i diritti umani e ambientali, edito da Giordano Editore.
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ALL’INTERNO DELLA MOSTRA
“Van Gogh. Capolavori dal Kröller-Müller Museum”
PALAZZO BONAPARTE – Roma
Fino 12 marzo 2023
“Antonio Ligabue: il Van Gogh con la moto rossa”: questo il titolo dell’articolo del 12 marzo 1961 comparso su “Epoca” a firma dalla giornalista, saggista e scrittrice italiana Grazia Livi a seguito alla memorabile mostra alla Barcaccia di Roma presentata da Giancarlo Vigorelli.
L’esposizione romana consacrava il lavoro di Antonio Ligabue e veicolava per la prima volta, oltre i confini emiliani, l’asprezza espressionista del pittore di Gualtieri.
Oggi, in occasione della mostra Antonio Ligabue (che aprirà al pubblico il prossimo 25 marzo al Castello aragonese di Conversano), dal 1 al 12 marzo, presso la mostra “Van Gogh. Capolavori dal Kröller-Müller Museum” a Palazzo Bonaparte di Roma sarà ospitato un dialogo del tutto inedito tra due Autoritratti proprio dei due artisti, così tanto distanti quanto simili per destino e voglia di riscatto.
Un confronto ideato da Francesco Negri per onorare il lavoro svolto dal padre Sergio nel corso della sua vita.
Potrebbe risultare difficile immaginare delle
affinità, o anche solo dei semplici punti di contatto, tra due autori tanto
diversi: se Van Gogh è dotato di uno spirito superiore che lo porta oltre il
reale e nella sua arte è riscontrabile una matrice letteraria, Ligabue mette il
suo istinto davanti alla natura e avvia un convulso e furioso dialogo con il
colore.
E proprio nell’uso del colore, nell’inquietudine
inesorabile che li pervade e in quel disadattamento personale che riescono a
superare solo dipingendo vanno ricercati i motivi di tangenza tra i due
artisti, al di là della tecnica pittorica e di quanto abbiano rappresentato
sulla tela.
Più l’anima è straziata, più i colori diventano brillanti.
Vincent in una lettera alla sorella Willemien scrive: “Più divento brutto,
vecchio, cattivo, malato e povero, più desidero riscattarmi facendo colori
brillanti, ben accostati e splendenti” e lo stesso vale per Ligabue, il cui
animo soffocato dal dolore si libera dagli incubi che ha dentro, avviando un convulso
e furioso dialogo con il colore, creando capolavori di un’arte primitiva e
istintiva e di una brutalità senza filtri.
Van Gogh e Ligabue, esclusi da una società
creata dagli uomini, condividono una solitudine senza appigli che riesce a
scongiurare la disperazione solo attraverso la pittura.
Non stupisce dunque, come documenta questo confronto, che entrambi sentano la
necessità di riprodurre la propria immagine più volte, come a voler dare prova
della loro esistenza in un mondo che li ha emarginati e con lo sguardo
penetrante rivolto allo spettatore.
“Dialoghi o conflitti fra la coscienza e la percezione visiva del proprio
volto ... Ed è proprio in questo senso che alcuni dei grandi espressionisti,
oltre a Van Gogh, hanno analizzato se stessi davanti a queste superfici
dipingendo decine e decine di autoritratti, con l’intento di riversare in essi
le angosce e i tormenti che li affliggevano” scrive Sergio Negri, il
maggior esperto di Antonio Ligabue, nel catalogo generale dei dipinti a sua
cura edito da Electa nel 2002.
Ragione e istinto; conoscenza raffinata e foga
animale; un’unica disperata solitudine.
I due artisti sono accomunati da un’unica disperata solitudine, uno stato
generato dalla disillusione di credere alla bontà della natura, entrambi vedono
l’universo per quello che è e ne dipingono la brutalità senza filtri.
Due artisti che, seppur in maniera diversa, col
proprio linguaggio e proprie opere sono stati in grado ugualmente di penetrare
l’anima e di nutrire la fantasia degli spettatori.
Immagine: Vincent van Gogh Autoritratto Parigi, aprile – giugno 1887 Olio su cartone, cm 32,8x24 © Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands
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Officine Beat -
Kirolandia - Cultursocialart
Presentano
TRITTICO D’ARTISTA
Selezione
personale di opere in mostra
Terza esposizione
con
JEREMY BASTIANIELLO
“EVOLVERE”
A cura di Andrea
Alessio Cavarretta #scrittoremetropolitano
Presenta: Stefania
Visconti
Organizzazione: Giovanni
Palmieri e Sissi Corrado
OFFICINE BEAT -
Roma
Apertura
esposizione: 18 febbraio 2023, ore 18.30
Opere esposte
fino al 24 marzo 2023
DETTAGLI
“Trimani o Tenevai”
sarà la prima tappa di un viaggio attraverso l’evoluzione artistica di Giovanni
Trimani, un viaggio alla scoperta delle sue mille sfaccettature.
Vivere vuol
dire scegliere ogni giorno un percorso, che sia razionale o irrazionale, il
vero coraggio sta nella scelta. Qualunque essa sia, la cosa più importante è
non rimanere fermi!
Vive e lavora a Roma.
Via Giuseppe Dezza 6B – Rom
a
Orari galleria: dal lunedì al venerdì ore 11-18
Pavart Roma,: info@pavart.it | IG @pavartroma | T. +39 06 58303356
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PASOLINI PITTORE
A cura di
Silvana Cirillo, Claudio Crescentini e
Federica Pirani
Galleria d’Arte Moderna di Roma
Dal 29 ottobre
2022 al 16 aprile 2023
DETTAGLI
Pasolini Pittore è un progetto espositivo esclusivo completamente inedito nel suo genere, ideato per i cento anni dalla nascita
di Pier Paolo Pasolini (1922-1975), che intende riportare l’attenzione su un
aspetto artistico rilevante, spesso trascurato dalla critica, nel contesto
creativo complessivo dello scrittore e regista, a oltre quaranta anni dall’ultima
antologica completa su Pasolini pittore, del 1978, tenutasi a Palazzo Braschi.
Radio partner: Dimensione Suono Soft
Partner tecnologico: LIEU.city
Roma, Via Francesco
Crispi, 24
Ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura
Giorni di chiusura: lunedì, 1° gennaio, 1° maggio e 25 dicembre
www.museiincomune.it
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RAOUL
DUFY.
Il pittore della gioia
curata da Sophie
Krebs con il contributo di Nadia Chalbi
PALAZZO
CIPOLLA – Roma
Dal 14
ottobre 2022
DETTAGLI
Dal 14 ottobre 2022, le sale
di Palazzo Cipolla ospitano la prima grande esposizione mai
realizzata in Italia e dedicata a uno dei maestri dell’arte moderna, RAOUL
DUFY (Le Havre, 3 giugno 1877 – Forcalquier, 23 marzo 1953).
La mostra, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale per
volontà del suo Presidente Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, è
realizzata da Poema con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia,
ideata dal Musée d’Art Moderne de Paris e curata da Sophie
Krebs con il contributo di Nadia Chalbi.
Catalogo edito da Skira.
Autore di opere monumentali come La Fée Electricité (La
Fata Elettricità, 1937 – 1938, Musée d’Art Moderne de Paris) - uno dei
dipinti più grandi al mondo, di una lunghezza complessiva di 6 metri, composto
da 250 pannelli e commissionatogli dalla “Compagnie Parisienne de Distribution
d’Électricité” per essere esposto nel Padiglione dell'elettricità
all’Esposizione Internazionale del 1937 a Parigi -, Dufy fu un grande pittore,
scenografo e disegnatore francese di inizio ‘900 che, per la sua capacità di
catturare le atmosfere, i colori e l’intensità della luce e a trasferirli sulle
sue tele, divenne - per antonomasia - il pittore della gioia e della
luce.
Nacque da una famiglia di modeste condizioni economiche ed ebbe un padre attivo
come organista che trasferì in particolare a Raoul la sua stessa passione per
la musica, che lui coltivò per tutto il resto della vita trasponendola anche
nelle sue opere.
In seguito a una crisi finanziaria della famiglia, nel 1891 il giovane Raoul fu
costretto a cercare lavoro a Le Havre.
Nell'ambiente artistico straordinariamente stimolante di Parigi si avvicinò a
due maestri dell'impressionismo come Monet e Pissarro ma, nel 1905, lo scandalo
dei Fauves gli rivelò una pittura moderna e “di tendenza” che lo portò ad
avvicinarsi a Matisse.
Il 1903 fu l'anno della sua prima volta al Salon des Indépendants, nel quale
espose fino al 1936 e poi fu accettato nel 1906 al Salon d'Automne (fino al
1943).
La sua attività artistica non conobbe interruzioni e, dal 1910, ampliò la sua
attività nel campo delle arti decorative affermandosi con successo in una
produzione assai vasta, dalla xilografia alla pittura e alla grafica, dalle
ceramiche ai tessuti, dalle illustrazioni alle scenografie. Con un’attività
artistica che non conobbe interruzioni fino alla sua morte, tutto ciò gli
consentì di recuperare la sua tavolozza squillante, cui sovrappose un tocco
grafico vibrante e allusivo.
Suddivisa in 13 sezioni tematiche, la mostra racconta l’intero
percorso artistico del pittore francese, attraverso molteplici opere che
abbracciano varie tecniche nei diversi decenni del Novecento, dagli inizi fino
agli anni Cinquanta, quando Dufy cercò nuovi temi a causa della guerra e della
malattia che lo costrinse a rimanere nel suo studio nel sud della Francia.
Un excursus che trova il suo leitmotiv nella violenza
cromatica, nella magia di quel colore che diventa elemento indispensabile per
la comunicazione di emozioni e stati d’animo.
Un’evoluzione che vede Dufy inizialmente prosecutore di quella tradizione
impressionista germogliata con Monet proprio nella sua città natale di Le Havre
e poi insieme ai Fauve che, radunati attorno alla figura di Matisse, reagiranno
presto alla pittura d'atmosfera e a quel dipingere dominato dalle sensazioni
visive, per poi approdare infine ad abbracciare l’austerità cezanniana con la
quale le forme, le zone piatte di colori accesi o addirittura violenti sono
indipendenti dalla linea che accenna appena a circoscriverle.
Onde a V rovesciata, nuvole e un mondo di forme: bagnanti, uccelli, cavalli,
paesaggi ispirati sia dalla modernità che dal classicismo.
Predilige i paesaggi marittimi e ama particolarmente gli ippodromi che gli daranno
grande successo. Sensibile all’aria del proprio tempo, si interessa infatti
alla società dell’intrattenimento con le sue corse, le regate, gli spettacoli
elitari e popolari al contempo che Dufy riproduce con brio e vivacità.
Un artista alla perenne ricerca di stimoli e sperimentazione, in grado di
rendere l’arte impegnata ma allo stesso tempo apparentemente “leggera”, il cui
scopo dichiarato era, come scrive la scrittrice americana Gertrude Stein, di
arrecare piacere.
La mostra Raoul Dufy. Il pittore della gioia, con oltre
160 opere tra dipinti, disegni, ceramiche e tessuti provenienti da
rinomate collezioni pubbliche e private francesi - come il Musée d’Art
Moderne de Paris che conserva di Dufy una delle più ricche collezioni,
dal Centre Pompidou, Palais Galliera, la Bibliothèque
Forney e la Bibliothèque littéraire Jacques Doucet tutte
di Parigi insieme al Musée de la Loire, Musée des Tissus et
des Arts Décoratifs di Lione, il Musée des Beaux-Arts Jules
Chéret di Nizza e al Musée Royaux des Beaux-Arts de Belgique di
Bruxelles - racconta la vita e l’opera di un artista con lo sguardo sempre
rivolto alla modernità, pervaso da una vivacità che ha saputo adattare a tutte
le arti decorative, contribuendo a cambiare il gusto del pubblico.
Curata dalla Chief curator Sophie Krebs e Nadia Chalbi
responsabile delle mostre e delle collezioni del Musée d’Art Moderne de Paris,
la mostra è un viaggio emozionale attraverso i temi prediletti dall’artista,
dove le sensazioni visive ridotte all’essenza della realtà, l’utilizzo della
composizione, della luce e del colore sono gli elementi emblematici che
caratterizzano le sue opere.
Afferma il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della
Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale: «Sono molto lieto di
ospitare, presso lo spazio espositivo di Palazzo Cipolla, una mostra su Raoul
Dufy, che viene riproposta a Roma dopo quasi quarant’anni di oblio (la prima ed
unica esposizione su Dufy nella Capitale, prima di oggi, è stata infatti quella
del 1984 a Villa Medici). Spesso non compreso a fondo, a causa dell’apparente
semplicità del suo tratto pittorico, che gli ha fatto non di rado attribuire la
patente di superficialità e mondanità, Raoul Dufy in realtà ebbe una formazione
articolata e complessa: fu inizialmente influenzato dall’Impressionismo,
perpetuando con maestria la tradizione di Monet e contando sulla peculiarità di
essere un “colorista per temperamento”; successivamente, si accostò al Fauvismo
ispirandosi alle figure di Matisse, Braque e Cézanne. La particolarità di Dufy
risiede nel dissociare gradualmente, nel corso della sua maturazione artistica,
il colore dal disegno, semplificando il più possibile ed anteponendo in tal
modo la forma al contenuto. Egli – seguendo la propria teoria che il colore
servisse ai pittori per captare la luce – viaggiò a lungo nel Mediterraneo, in
particolare in Provenza (dove si stabilì) e nel Sud Italia. Da qui i celebri
paesaggi, i bagnanti, i campi di grano, e poi le sale da concerto e soprattutto
le regate, le corse dei cavalli e gli ippodromi, a raffigurare la società del
tempo libero degli anni Venti e Trenta, che lo renderanno popolare tra il
pubblico».
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VAN GOGH
Capolavori dal Kröller-Müller Museum
PALAZZO
BONAPARTE – Roma
Dall’ 8
ottobre 2022 al 26 marzo 2023
DETTAGLI
Alla vigilia dei 170 anni dalla sua nascita,
dall’ 8 ottobre 2022 Palazzo Bonaparte ospita la grande e
più attesa mostra dell’anno dedicata al genio di Van Gogh.
Attraverso le sue opere più celebri - tra le quali il suo famosissimo Autoritratto (1887)
- sarà raccontata la storia dell’artista più conosciuto al mondo.
Nato in Olanda il 30 marzo 1853, Vincent van Gogh fu un artista dalla
sensibilità estrema e dalla vita tormentata. Celeberrimi sono i suoi attacchi
di follia, i lunghi ricoveri nell’ospedale psichiatrico di Saint Paul in
Provenza, l’episodio dell’orecchio mozzato, così come l’epilogo della sua vita,
che termina il 29 luglio 1890, a soli trentasette anni, con un suicidio: un
colpo di pistola al petto nei campi di Auvers.
Nonostante una vita impregnata di tragedia, Van Gogh dipinge una serie
sconvolgente di Capolavori, accompagnandoli da scritti sublimi (le famose
“Lettere” al fratello Theo van Gogh), inventando uno stile unico che lo ha reso
il pittore più celebre della storia dell’arte.
La mostra di Roma, attraverso ben 50 opere provenienti
dal prestigioso Museo Kröller-Müller di Otterlo - che
custodisce uno dei più grandi patrimoni delle opere di Van Gogh - e tante
testimonianze biografiche, ne ricostruisce la vicenda umana e artistica, per
celebrarne la grandezza universale.
Un percorso espositivo dal filo conduttore cronologico e che fa riferimento ai
periodi e ai luoghi dove il pittore visse: da quello olandese, al soggiorno
parigino, a quello ad Arles, fino a St. Remy e Auvers-Sur-Oise, dove mise fine
alla sua tormentata vita.
Dall’appassionato rapporto con gli scuri paesaggi della giovinezza allo studio
sacrale del lavoro della terra scaturiscono figure che agiscono in una severa
quotidianità come il seminatore, i raccoglitori di patate, i tessitori, i
boscaioli, le donne intente a mansioni domestiche o affaticate a trasportare
sacchi di carbone o a scavare il terreno; atteggiamenti di goffa dolcezza,
espressività dei volti, la fatica intesa come ineluttabile destino.
Tutte queste sono espressione della grandezza e dell’intenso rapporto con la
verità del mondo di Van Gogh.
Particolare enfasi è data al periodo del soggiorno parigino in cui Van Gogh si
dedica a un’accurata ricerca del colore sulla scia impressionista e a una nuova
libertà nella scelta dei soggetti, con la conquista di un linguaggio più
immediato e cromaticamente vibrante.
Si rafforza anche il suo interesse per la fisionomia umana, determinante anche
nella realizzazione di una numerosa serie di autoritratti, volontà di lasciare
una traccia di sé e la convinzione di aver acquisito nell’esperienza tecnica
una fecondità ben maggiore rispetto al passato.
È di questo periodo l’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi
del 1887, presente in mostra, dove l’immagine dell’artista si staglia di tre
quarti, lo sguardo penetrante rivolto allo spettatore mostra un’insolita
fierezza, non sempre evidente nelle complesse corde dell’arte di Van Gogh. I
rapidi colpi di pennello, i tratti di colore steso l’uno accanto all’altro
danno notizia della capacità di penetrare attraverso l’immagine un’idea di sé
tumultuosa, di una sgomentante complessità.
L’immersione nella luce e nel calore del sud, a partire dal 1887, genera
aperture ancora maggiori verso eccessi cromatici e il cromatismo e la forza del
tratto si riflettono nella resa della natura. Ecco quindi che torna l’immagine
de Il Seminatore realizzato ad Arles nel giugno 1888, con la
quale Van Gogh avverte che si può giungere a una tale sfera espressiva solo
attraverso un uso metafisico del colore.
E così Il giardino dell’ospedale a Saint-Rémy (1889) assume
l’aspetto di un intricato tumulto, mentre lo scoscendimento di un Burrone (1889)
sembra inghiottire ogni speranza e la rappresentazione di un Vecchio disperato
(1890) diviene immagine di una disperazione fatale.
Con il patrocinio del Ministero della cultura,
della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla
Cultura e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, la mostra
è prodotta da Arthemisia, realizzata in collaborazione con il Kröller-Müller
Museum di Otterlo ed è curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca
Villanti.
La mostra vede come main sponsor Acea, sponsor Generali
Valore Cultura, special partner Ricola, mobility
partner Atac e Frecciarossa Treno Ufficiale, media
partner Urban Vision ed è consigliata da Sky Arte.
Il catalogo è edito da Skira con saggi a cura di Maria Teresa
Benedetti, Marco Di Capua, Mariella Guzzoni e Francesca Villanti.
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Ruotalibera Teatro
presenta
La
grotta del Mutamembra
Testo e aiuto regia Gabriele Traversa
regia Tiziana Lucattini
con Tommaso Lombardo e Fabio Traversa
CENTRALE PRENESTE TEATRO -
Roma
DETTAGLI
Per la rassegna Infanzie e adolescenze in gioco 2022-23 a
Centrale Preneste Teatro (Via Alberto da Giussano, 58) domenica5
marzo alle ore 16.30 torna in scena lo spettacolo “La grotta del Mutamembra” di Ruotalibera Teatro con Tommaso
Lombardo e Fabio Traversa e la regia di Tiziana Lucattini.
Il lavoro è il frutto della
Residenza Giovani Under 35-Centrale Preneste 2019 e unisce l’estro di un
giovane autore, Gabriele Traversa, a due brillanti e sapienti attori, Fabio Traversa
e Tommaso Lombardo. "Competizione e smargiasserie" da un lato,
"bellezza e cuore gentile" dall'altro. Quale bambina o bambino non ha
incontrato, sul suo cammino di crescita, questa contrapposizione dolorosa? C'è
un mondo là fuori che, se sei gentile e sensibile, se ne approfitta. Ed ecco
Vinnie, categoria cuori gentili, un folletto del bosco vittima di scherzi e
prese in giro, umiliazioni e furti da parte di cavalieri, fatine e contadini.
Oggi si direbbe vittima di bullismo. Un giorno sul suo cammino incontra Sir
Parson, un Cavaliere dispettoso e gradasso che millanta forza e invincibilità,
sempre alla ricerca di nuove sfide. Così Vinnie gli propone un viaggio speciale
per andare a sconfiggere il fantomatico e terribile Mutamembra.
Adatto
dai 3 ai 10 anni
Il costo
del biglietto è per tutti di 6 euro.
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GRUPPODELLACRETA
LA REGOLA DEI GIOCHI
Di Anton Giulio
Calenda
un progetto del Gruppo della Creta
con Matteo Baronchelli, Alessandro De Feo, Amedeo
Monda, Laura Pannia
con la partecipazione in video di Giuseppe De
Ruvo
costumi Giulia Barcaroli
scene Paola Castrignanò
regista assistente Tommaso Cardelli
assistenza alla regia Ilaria Iuozzo
produzione Gruppo della Creta, Fattore K
con il sostegno del MIC - Ministero della Cultura
NEST, Napoli Est Teatro
DETTAGLI
Noi stavamo con
gli amici
Al bar a fare le
cose di sempre
E la tv…
pensavamo non fosse reale
Accipicchia se
era reale”
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Giovanni Boldini e il mito della Belle Époque
a cura di Tiziano Panconi
PALAZZO MAZZETTI - Asti
La Belle Époque, i salotti, le nobildonne e la moda: è il travolgente mondo di Giovanni Boldini, genio della pittura che più di ogni altro ha saputo restituire le atmosfere rarefatte di un’epoca straordinaria.
Letteratura e moda, musica e lusso, arte e bistrot si confondono nel ritmo sensuale del can can e producono una straordinaria rinascita sociale e civile.
Dal 26 novembre 2022 al 10 aprile 2023 Giovanni Boldini, uno degli artisti italiani più amati di ogni tempo, viene celebrato con una grande mostra a Palazzo Mazzetti di Asti.
Dopo i successi delle mostre Chagall. Colore e magia, Monet e gli impressionisti in Normandia, I Macchiaioli. L’avventura dell’arte moderna, la collaborazione tra Fondazione Asti Musei e Arthemisia continua a richiamare folle di visitatori ad Asti.
Il nuovo progetto, a cura di Tiziano Panconi, è dedicato al genio indiscusso di Boldini.
80 magnifiche opere - tra cui Signora bionda in abito da sera (1889 ca.), La signora in rosa (1916), Busto di giovane sdraiata (1912 ca.) e La camicetta di voile (1906 ca.) - sono protagoniste di una narrazione cronologica e tematica al tempo stesso.
L’esposizione presenta una ricca selezione di opere che esprime al meglio la maniera di Boldini, il suo saper esaltare con unicità la bellezza femminile e svelare l’anima più intima e misteriosa dei nobili protagonisti dell’epoca.
Una mostra che pone l’accento sulla capacità dell’artista di psicoanalizzare i suoi soggetti, le sue “divine”, facendole posare per ore, per giorni, sedute di fronte al suo cavalletto, parlando con loro senza stancarsi di porle le domande più sconvenienti, fino a comprenderle profondamente e così coglierne lo spirito, scrutandone l’anima.
Farsi ritrarre da Boldini significava svestire i panni dell’aristocratica superbia di cui era munificamente dotata ogni gran dama degna del proprio blasone. Occorreva stare al gioco e accettarne le provocazioni, rispondendo a tono alle premeditate insolenze ma, infine, concedersi, anche solo mentalmente, facendo cadere il muro ideologico dell’alterigia, oltre il quale si celavano profonde fragilità.
Egli coglieva al volo l’attimo fuggente, quel momento unico in cui un’occhiata più sincera rivelava lo stato d’animo e la mimica del corpo si faceva più espressiva, l’istante in divenire fra un’azione e l’altra, quando la forza motoria di un gesto si esauriva, rigenerandosi prontamente in quello successivo.
Negli anni della maturità e poi della senilità, le lunghe e vorticose pennellate, impresse come energiche sciabolate di colore, rimodellavano in senso dinamico i corpi delle sue “divine” creature e il suo stile, a un tempo classico e moderno, costituiva la miglior risposta alle vocazioni estetiste e progressiste manifestate dagli alti ceti sociali.
La mostra Giovanni Boldini e il mito della Belle Époque, con il contributo concesso dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della cultura, è realizzata dalla Fondazione Asti Musei, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, dalla Regione Piemonte e dal Comune di Asti, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, in collaborazione con Arthemisia, con il patrocinio della Provincia di Asti e vede come sponsor il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti.
Catalogo edito da Skira.
Corso Vittorio Alfieri, 357
www.museidiasti.com
info@fondazioneastimusei.it
prenotazioni@fondazioneastimusei.it
ORARI
Martedì – domenica 10.00/19.00
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Lunedì chiuso
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TEATRO
Il debutto
Di e con Eva Gaudenzi
Regia di Emanuela Bolco
Disegno Luci Stefano Germani
Musiche originali Federica Clementi
Supervisione ai costumi Mara Gentile
Produzione Pane e Parole
TEATRO TRASTEVERE
10-11-12 MARZO
- Testo vincitore Premio Letterario V Municipio con mise en éspace presso Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma
- Menzione d’onore al concorso Teatro in Cerca d’Autore 2021
Debutta in prima assoluta al Teatro Trastevere dal 10 al 12 marzo LA DONNA INVISIBILE –IL DEBUTTO spettacolo scritto e interpretato da Eva Gaudenzi, con la regia di Emanuela Bolco.
Si racconta di un giorno straordinario nella vita senza sorprese di un’attrice qualunque, come ce ne sono tante. Superata la soglia dei 40 anni, Adelaide Scomparin si convince che è arrivato il momento di dare una svolta ad una carriera teatrale tutto sommato mediocre. Così, decide di scrivere ed interpretare un monologo che sia soltanto suo: “la gente se lo aspetta, è arrivato il momento di emergere…o almeno provarci”, ripete a se stessa. Ma da dove iniziare? Cosa raccontare? A quale personaggio dare un corpo e una voce?
Nessun dubbio, scriverà uno spettacolo sulla Donna Invisibile dei Fantastici 4 ovvero la sua super eroina preferita, figura femminile potente e misteriosa distante anni luce da quelle sante vergini così vaghe ed eteree con cui era cresciuta fin dai tempi della scuola.
Ed eccola lì, la nostra attrice, che prova, scrive e improvvisa intorno al difficile tema dell’invisibilità. Frustrazione, senso di sconfitta, noia. Finché accade qualcosa di strano. Quando fa per togliersi il costume di scena (la tutina stretta e nera della Donna Invisibile) ecco che, inaspettatamente, questa tutina sembra restarle appiccicata al corpo come una seconda pelle. Nonostante lei cerchi di liberarsene con tutte le sue forze, non viene via.
Questo evento misterioso e sovrannaturale farà di Adelaide una super eroina, per un giorno. La vedremo vagare per la città con indosso il costume dell’invisibilità, stordita e ancora incredula. Ma dopo lo choc iniziale, decide di ribaltare la situazione: non più subire l’invisibilità ma usarla come mezzo per rinascere, osservando il mondo e le persone da una diversa prospettiva e aprire finalmente gli occhi.
Lo spettacolo è un continuo aprire e chiudere parentesi, in un fluire che porta lo spettatore a mettere insieme a poco a poco i pezzi di un puzzle. Una volta completato il quadro, la nostra eroina – attrice che nel mondo reale non trova il suo posto e non viene vista – avrà la sua rivincita. Nell’arco di una sola incredibile giornata, Adelaide Scomparin si trasformerà nella Donna Invisibile e sarà allora che la vedremo chiaramente, in tutta la sua umanità, le sue debolezze e le sue mille sfaccettature.
Un lavoro giocato sul ritmo, dove azioni e parole si alternano attraverso i vari personaggi che animano la storia. Volutamente tutto è affidato all’attrice, come essere che agisce all’interno di uno spazio vuoto, con pochi elementi scenografici: una sedia, un baule, dei fumetti e una campanella.
Abbattendo la quarta parete, l’attrice trasporta il pubblico nei vari mondi, passando dal reale al surreale, dal quotidiano all’extra-quotidiano. Mettendo a disposizione la sua umanità e la sua ironia. Entra ed esce da tutto, a volte indossando una tunica da suora, altre il costume della supereroina.
L’accostamento di due mondi apparentemente così distanti fra loro – religioso da una parte e fumettistico dall’altra – ci ha permesso di indagare su atmosfere in costante bilico giocoso fra santità e super-poteri.
L’intento è anche quello di raccontare lo spaccato di vita di un’attrice, alle prese con un lavoro in cui non c’è mai di niente di certo, sempre in precario equilibrio fra sconfitta e realizzazione.
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