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martedì 28 febbraio 2023

KIROSEGNALIAMO dal 28 febbraio al 6 marzo 2023

K-news    

 
Kiri, continuano per la stagione 2022-2023 le KIROSEGNALAZIONI di KIROLANDIA blog di cooperazione dell'omonima corrente culturale. Ogni settimana, sulla base delle tantissime proposte giunte in redazione, selezioniamo per voi alcuni eventi da seguire a Roma con un veloce sguardo fuori porta e qualche anticipazione sugli eventi successivi.
Potete inviarci i vostri Comunicati Stampa ad una delle nostre email kiroalndia@gmail.com - info@kirolandia.com. Scriveteci e raccontateci delle vostre iniziative.
 
Vi ricordiamo che i suggerimenti di Kirolandia sono tripli!!!
Non solo qui nel blog ma anche attraverso le KIROSOCIALNEWS, lanci direttamente dai nostri social: Facebook, Twitter, Instagram e Linkedin. A beve riprenderà anche la trasmissione radiofonica, "#doyoudream kirolandia on air" su Radio Godot, e con lei anche la diffusione del KIROEVENTO DA SOGNO della settimana!
Seguite sempre gli hashtag #kirosegnalazioni #kirosocialnews #kiroventodasogno e scoprirete i selezionatissimi suggerimenti dei Kiri di Kirolandia!
 
Dunque per sognare con voi...

 
TEATRO
 
NOVITÁ
 
TITOLO
Produzione TPE – Teatro Piemonte Europa, Elsinor Centro di Produzione Teatrale,
Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti
in collaborazione con Il Mulino di Amleto
FESTEN
IL GIOCO DELLA VERITÀ
primo adattamento italiano tratto dalla sceneggiatura dell’omonimo film danese diretto da Thomas Vinterberg,
scritto da Mogens Rukov & BO Hr. Hansen
versione italiana e adattamento di
Lorenzo De Iacovo e Marco Lorenzi
con Danilo Nigrelli, Irene Ivaldi e (in o. a.)
Yuri D'Agostino, Elio D'Alessandro, Roberta Lanave, Carolina Leporatti,
Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Angelo Tronca
regia Marco Lorenzi
 
DOVE e QUANDO
SALA UMBERTO – Roma
Dal 28 febbraio al 5 marzo 2023, da martedì a sabato ore 2.00, domenica ore 17.00

 
DETTAGLI
Arriva al suo terzo anno di tournée, suscitando ampia attenzione di pubblico e critica, Festen. Il gioco della verità, primo adattamento italiano tratto dalla sceneggiatura dell’omonimo film danese diretto da Thomas Vinterberg, scritto da Mogens Rukov e BO Hr. Hansen e prima opera aderente al manifesto Dogma 95. A firmare la regia è Marco Lorenzi, regista fondatore della compagnia torinese Il Mulino di Amleto, vincitrice Premio della Critica A.N.C.T. 2021, che insieme a Lorenzo De Iacovo ha realizzato la versione italiana e l’adattamento.
Lo spettacolo - inserito dalla rivista Birdmen tra i 10 spettacoli imperdibili nel 2022 - è sostenuto dall’impegno produttivo di TPE - Teatro Piemonte Europa, Elsinor Centro di Produzione Teatrale, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti, in collaborazione con Il Mulino di Amleto.
Coerente con il percorso artistico de Il Mulino di Amleto e considerato ormai un classico del teatro europeo, Festen vede in scena Danilo NigrelliIrene Ivaldi, Yuri D'Agostino, Elio D'Alessandro, Roberta Lanave, Carolina Leporatti, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Angelo Tronca.
 
La pièce racconta di una grande famiglia dell’alta borghesia danese, “i Klingenfeld”, riunita per festeggiare il sessantesimo compleanno del patriarca Helge. Alla festa sono presenti anche i tre figli: Christian, Michael e Helene. Il momento di svolta sarà il discorso di auguri del figlio maggiore Christian che, una volta pronunciato, cambierà per sempre gli equilibri della famiglia, svelando ipocrisie e strappando via maschere. La festa si trasforma in un gioco al massacro volto a mettere in discussione, in un crescendo di tensione, il precario equilibrio familiare fondato su rapporti ipocriti, segreti indicibili e relazioni di potere malsane.
L’opera scava all’interno dei tabù più scomodi, affrontando la relazione con la figura paterna, la verità, il rapporto con il potere e l’autorità imposta. Impossibile non pensare ad Amleto, alla tragedia greca, ma anche all’universo favolistico dei Fratelli Grimm.
La scelta registica di un uso drammaturgico radicale della cinepresa permette di sfruttare la possibilità di costruire costantemente un doppio piano di realtà che consegna allo sguardo degli spettatori la condizione di scegliere tra quello che viene costruito sul palcoscenico e la “manipolazione” che l’occhio della cinepresa rielabora in diretta e che viene proiettato. Un gigantesco piano-sequenza, girato dagli stessi attori per tutto lo spettacolo e proiettato davanti allo sguardo della platea, amplifica, ironizza, dissacra e approfondisce il senso delle domande di Festen. Qual è la verità? Cosa scegliamo di guardare? A cosa scegliamo di credere?
 
Festen è il primo film realizzato da Thomas Vinterberg secondo i dettami del Dogma 95, manifesto che, redatto a Copenhagen nel 1995 dai cineasti danesi Søren Kragh-Jacobsen, Kristian Levring, Lars Von Trier e lo stesso Vinterberg, proclamava un «voto di castità» sulla tecnica cinematografica. Un dettame a cui, sia loro che gli eventuali aderenti al movimento, avrebbero dovuto seguire nel realizzare i loro film. Tutti gli orpelli erano vietati, si proclamava un cinema senza filtri, puro, privo di illusioni e di canoni predefiniti, in cui è «la vita interiore dei personaggi a giustificare la trama».
La semplicità nella realizzazione, l’incredibile mano del grande Vinterberg e il profondo significato politico sociale di critica alla società danese, fanno del film un cult fondamentale, tanto da vincere nel 1998 il Gran Premio della Giuria a Cannes (all’epoca presieduta da Martin Scorsese), numerosi Robert (gli Oscar nordici) e anche alcuni Independent Spirit Awards. Thomas Vinterberg si è aggiudicato nel 2021 il premio Oscar per il miglior film straniero con la pellicola Un altro giro.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Prezzo biglietto da 30€ a 25€
 
Via della Mercede, 50 – Roma
 
prenotazioni@salaumberto.com
 
www.salaumberto.com
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NOVITÁ
 
TITOLO
DIO É MORTO E NEANCH’IO MI SENTO TANTO BENE
Le parole del genio Woody Allen immerse nella sua musica
di e con
TULLIO SOLENGHI
e con NIDI ENSEMBLE
 
DOVE e QUANDO
TEATRO PARIOLI – Roma
Dal 2 al 5 marzo 2023

 
DETTAGLI
Sarà in scena al Teatro Parioli dal al 5 marzo, DIO É MORTO E NEANCH’IO MI SENTO TANTO BENELe parole del genio Woody Allen immerse nella sua musica, di e conTULLIO SOLENGHIe con NIDI ENSEMBLE.
 
Tullio Solenghi ci diletta con esilaranti brani tratti dai libri di Woody Allen, coniugandoli con le musiche che hanno caratterizzato i suoi film più significativi, eseguite dal maestro Alessandro Nidi e dal suo Ensemble. Si passerà così dai “Racconti Hassidici” alla parodia delle Sacre Scritture tratti da “Saperla Lunga” allospassoso “Bestiario” tratto da “Citarsi Addosso”, intervallati da brani di George Gershwin, Tommy Dorsey, Dave Brubeck, con uno speciale omaggio al mentore di Woody, il sommo “Graucho Marx”, evocato dalla musica Klezmer.
Una serata in cui, in rapida carrellata, si alterneranno suoni e voci, musica e racconto in un’alternanza di primi piani a comporre un “montaggio” divertente e ipnotico.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Orari Repliche
Gio 02-03-23 21.00
Ven 03-03-23 21.00
Sab 04-03-23 21.00
Dom 05-03-23 17.00
 
E-MAIL: biglietteria@ilparioli.it – TELEFONO 06 5434851
Servizio WhatsApp 3517211283
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NOVITÁ
 
TITOLO
LAltra
di Franca De Angelis
con Anna Cianca
regia di Christian Angeli
aiuto regia: Agnese Boretti
assistenti alla regia: Andrea Fantacci e Francesca Ranucci
photo: Giuseppe Guagliardo.
 
DOVE e QUANDO
CENTRO CULTURALE ARTEMIA - Roma
Dal 3 al 5 marzo, venerdì e sabato ore 21.00, domenica ore 18.00

 
DETTAGLI
ANNA CIANCA inaugura la VII° edizione della Rassegna “IL SIPARIO DELLE DONNE – 2023” del Centro Culturale Artemia, dove si celebra “l’universo femminile” attraverso il teatro e non solo!
 
Anche quest’anno prende il via la Rassegna “Il Sipario delle Donne” organizzata dal Centro Culturale Artemia, polo creativo romano da sempre attento alla promozione di forme espressive e creative, nel segno dell’artisticità, cultura e qualità. La rassegna si svolgerà nello stesso Centro Culturale Artemia, dal 3 al 31 marzo 2023, e si articolerà in un percorso di spettacoli ed iniziative artistiche.
 
Ad inaugurare la rassegna il 3 e 4 marzo alle ore 21 ed il 5 marzo alle ore 18, sarà lo spettacolo “LALTRA” di Franca De Angelis con ANNA CIANCA, e con la regia di Christian Angeli, aiuto regia: Agnese Boretti, assistenti alla regia: Andrea Fantacci e Francesca Ranucci, photo: Giuseppe Guagliardo.
 
Un monologo tragicomico sulla violenza di genere.
 
Maria Giovanna è una donna dalla vita apparentemente realizzata e felice. La mattina di un giorno apparentemente felice come tanti altri, però, ascolta alla radio una notizia che la turba inspiegabilmente. Una donna di nome Maria, della sua stessa età e dalla vita, anche lei, apparentemente felice, è stata uccisa dal marito.
 
Il monologo si fonda prevalentemente sull’attorialità della protagonista. L’interprete, ANNA CIANCA, con la sua fisicità e vocalità, dà voce non solo a Maria Giovanna nelle varie fasi della propria vita ma anche agli altri personaggi, maschili, del suo vissuto. In una scenografia essenziale (teli dipinti che rimandano alle illustrazioni dei libri per bambini della prima metà del ‘900 e pochi oggetti fortemente simbolici), che è essa stessa proiezione dell’immaginario della protagonista, ella accompagna lo spettatore attraverso i luoghi fisici che scandiscono la sua giornata tipo e la sua vita intera. La casa, l’automobile, l’ufficio, la mensa aziendale, le poste e ancora la casa non sono però solo luoghi, bensì le stazioni del percorso di autoconsapevolezza che lei compie. La vicenda di Maria Giovanna è una Via Crucis al femminile, assolutamente tragicomica, in cui, a ogni stazione, la protagonista fa il punto della situazione sul suo faticoso cammino, su quell’“Altra da sé”. Uno specchiarsi in sé stessa che in principio sarà distratto e superficiale, per poi diventare sempre più attento, sempre più consapevole.
 
Quindi ogni stazione rappresenta una fase della dissoluzione delle rimozioni su cui la protagonista ha costruito la sua esistenza; Maria Giovanna stessa simboleggia la donna vittima di violenza che nutre l’illusione di non essere tale, deformando nella propria memoria ogni angheria subita, convertendola in manifestazioni d’amore o addirittura in una propria colpa – da cui il tono paradossale e spesso tragicamente comico.
 
Circa la Rassegna “IL SIPARIO DELLE DONNE – 2023”
<<L’inizio della storia del teatro occidentale non fu felice per le donne: prive di diritti politici e segregate nei ginecei, le donne greche non solo non potevano recitare (i ruoli femminili erano interpretati da uomini), ma non è nemmeno certo che avessero il permesso di assistere alle rappresentazioni.
Organizzata dal Centro Culturale Artemia, la Rassegna “Il Sipario delle Donne” ha come obiettivo di celebrare l’universo femminile proprio nel mese della “Festa della Donna” quindi abbiamo voluto rivisitare questa celebrazione internazionale (a volte banalizzata), presentando non solo 4 spettacoli teatrali di generi diversi (che riguardano tematiche femminili o che sono stati realizzati da donne) ma anche una mostra pittorica ed una serata/aperitivo con un concerto live acustico che si alternerà a interventi comici-teatrali che ci faranno sorridere mentre si racconta l’universo femminile.
Vi aspettiamo per condividere insieme a voi questo intenso percorso artistico di Artemia che racconta della donna e delle sue infinite sfaccettature.>>
Maria Paola Canepa
 
Il programma della Rassegna “IL SIPARIO DELLE DONNE – 2023”
Gli spettacoli de “IL SIPARIO DELLE DONNE – 2023” saranno in scena durante un calendario che si snoderà tra tutti i weekend di marzo. La Rassegna vedrà come protagonisti gli spettacoli: Laltra” di Franca De Angelis, con Anna Cianca e con la regia di Christian Angeli (dal 3 al 5 marzo); a seguireNumberOne” di Giuseppe Grisafi, con Francesca La Scala e con la regia di Paolo Orlandelli (dal 10 al 12 marzo); a seguire il terzo appuntamento sarà invece Seta” scritto e diretto da Nino Sileci, con Valeria De Angelis e Silvia Ponzo (dal 17 al 19 marzo); infine “Savoir-Faire”di Sophia Angelozzi e Ilaria Arcangeli, con Sophia Angelozzi, Ilaria Arcangeli, Francesco Buonfiglio e Damiano Lepri (24 e 25 marzo).
 
Oltre agli spettacoli teatrali, dal 3 al 31 marzo, nella “Sala Lydia Biondi” del Centro Culturale Artemia sarà esposta la mostra pittorica personale della pittrice romana Paola Alviano Glaviano, mentre il 31 marzo sarà il turno della musica e della leggerezza con “Donne sull’orlo di una crisi da pausa-Aperitivo Comico/Musicale” ad ingresso gratuito dove si presenterà, il concerto in chiave acustica con la voce di Emanuela Borozan e le corde di Annalisa Baldi e gli interventi delle attrici Gisella Cesari e Silvia Ponzo che ci faranno sorridere con i loro monologhi al femminile.
 
ALTRE INFORMAZIONI
CENTRO CULTURALE ARTEMIA
Direttrice Artistica: Maria Paola Canepa
Media Partner: Kirolandia
 
Ingresso spettacoli: €12
Ingresso mostra: GRATUITO
Tessera annuale 2023 nuovi soci: €3
PRENOTAZIONI: 334 1598407 (anche WhatsApp e/o SMS)
Il pubblico è pregato di arrivare quindici minuti in anticipo per non perdere la priorità.
 
Via Amilcare Cucchini, 38 -  Roma
Info line: +39 334 159 8407
www.centroculturaleartemia.org
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NOVITÁ
 
TITOLO
MEMME BEVILATTE SALVATA DA TERESA
STORIA DI GIUSTI
liberamente ispirato al libro omonimo di Italo Arcuri
di Andrea Baldoffei
con Andrea Baldoffei e Alessandro Giannone
musiche originali di Alessandro Giannone
 
DOVE e QUANDO
TEATRO DI VILLA LAZZARONI – Roma
Dal 3 al 5 marzo, venerdì e sabato ore 21.00, domenica ore 18.00

 
DETTAGLI
In occasione della Giornata dei Giusti sarà in scena dal 3 al 5marzo alTeatro di Villa Lazzaroni lo spettacolo MEMME BEVILATTE SALVATA DA TERESA – Storia di giusti, liberamente ispirato al libro omonimo di Italo Arcuri, di e con Andrea Baldoffei e con Alessandro Giannone, musiche originali di Alessandro Giannone.
Una storia da raccontare, che deve essere raccontata perché parla del coraggio di persone semplici, di persone giuste. Questa è la storia di Teresa Giovannucci e Pietro Antonini giusti tra le nazioni, per aver salvato dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti nel 1943 le famiglie Vivanti e Dell’Ariccia. A raccontare quanto accaduto sono due componenti delle famiglie salvate, in una ripetizione incessante della storia, così da tenerne viva la memoria. Una ripetizione che avviene ogni volta che qualcuno sia disposto ad ascoltare e da cui non si può prescindere, qualcosa di sfiancante ma necessario, una missione che probabilmente durerà per tutto il resto della vita. Una prigione invisibile che li costringe a ripercorrere il passato, lasciando riemergere vecchi rancori, questioni sospese, dissapori e momenti di conciliazione tra loro. A far tacere la fatica è la volontà di portare l’esempio di Teresa a più persone possibili, ringraziandola per aver conservato la loro vita e, in special modo, quella della piccola Memme, permettendole di continuare a vivere e ad amare. Questa è una storia dedicata a quelle persone che tramandano la memoria, che raccontando portano un esempio e illuminano le scelte in momenti bui. La memoria di quei giorni resterà sempre impressa in loro come una cicatrice, una condanna quasi, una responsabilità. Teresa e Pietro scelsero l’amore quando in molti avevano scelto l’odio.
NOTE DI REGIA
Ogni tragedia porta dei testimoni. Cosa vuol dire essere testimoni e ripercorrere continuamente e per dovere il proprio passato? Fino a che punto ci si spinge per poter far arrivare agli ascoltatori quello che si vuole raccontare? una croce portata in solitaria, che parte dalla necessità di ringraziare i propri salvatori. Un tentativo quasi disperato di non far morire la propria storia, raccontandola in modo inusuale, intrattenendo lo spettatore con costumi o voci grottesche, nel tentativo di arrivare alla fine e rendere lo sforzo compiuto utile per qualcuno.
 
 
ALTRE INFORMAZIONI
Via Appia Nuova, 522 – Via Tommaso Fortifiocca, 71  - Roma
 parcheggio gratuito
 
Info e prenotazioni: 392 4406597 – teatrovillalazzaroni@gmail.com
 
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NOVITÁ
 
TITOLO
DIDONE
di Roberto Lerici
liberamente tratto dall’Eneide di Virgilio
con Francesca Bianco e Eleonora Tosto
alla chitarra Matteo Bottini
un ringraziamento speciale a Edoardo Siravo per la voce di Enea
regia Carlo Emilio Lerici
 
DOVE e QUANDO
TEATRO BELLI - Roma
Dal 3 al 5 marzo 2023, venerdì ore 21:00_sabato ore 19:00_domenica ore 18:00


DETTAGLI
Dal 3 al 5 marzo va in scena al Teatro Belli DIDONE, spettacolo di Roberto Lerici, liberamente tratto dall’Eneide di Virgilio, e diretto da Carlo Emilio Lerici.
 
Didone, regina della città fenicia di Tiro, rimasta vedova di Sicheo ucciso da suo fratello Pigmalione, fu costretta a fuggire in Africa dove fondò la città di Cartagine. Nella sua Eneide, Virgilio immagina che Enea, sfuggito alla distruzione di Troia con i due figlioletti e il vecchio padre Anchise, durante il suo lungo viaggio per mare finisca, a causa di una tempesta, contro le spiagge di Cartagine. Accolto con i compagni dalla regina Didone, viene ospitato nella reggia e in breve tempo nasce tra i due un grande amore che sembra preludere a un matrimonio regale. Dopo una travolgente passione che compromette la sua figura di regina ed esalta la sua verità di donna, viene abbandonata da Enea, spinto da visioni divine a riprendere il mare per raggiungere l'Italia e fondare un nuovo regno. Dopo aver supplicato, pregato e inveito inutilmente, delusa e tradita nelle promesse, non sopportando il dolore e l'offesa, sentendosi ormai straniera in patria e indegna regina, si uccide in un rogo le cui fiamme saranno cosi alte e durature da scolpirsi per sempre nella mente di Enea che si allontana sul mare, maledetto con tutta la sua genia come spergiuro. In questo spettacolo il personaggio di Didone è colto nel momento in cui ha saputo della decisione di Enea di partire negando di avere mai fatto alcuna promessa. Didone si esprime con una composizione tratta da frammenti del IV libro dell'Eneide in parte liberamente tradotti e in parte recitati nell'originale latino. Parallelamente alla voce recitante si sviluppa il percorso musicale incentrato su alcuni brani tratti dalla raccolta di Arie Antiche di Alessandro Parisotti, liberamente rielaborati per voce e chitarra elettrica. “Didone come statua dissepolta, reperto affiorato intatto coi suoi frammenti di versi virgiliani, idea della regalità intangibile, e immagine violata e demolita per un’incauta concessione al troppo umano. Didone come Assoluto del sentimento deluso e violenza oltre la ragione, lo stato, il potere, la dignità, e tutto per essere inutilmente persuasiva. Didone come metafora di una separazione più radicale e catastrofica. In verità nessuno ha mai amato nessuno, se non l'immagine di se stesso, da disegnare e ridisegnare negli occhi altrui, a costo di morire argomentando di città da fondare e di roghi visibili dal mare in cui bruciare per dispetto, o semplicemente morendo, perché necessario. Ma si prega di leggere solo l'immagine totale, il senso se c'è, è in se stessa, e la ragione è al margine.” (Roberto Lerici)
 
ALTRE INFORMAZIONI
Prezzi: Interi € 20– Ridotti € 15
 
piazza Santa Apollonia, 11°
 
tel. 065894875 - info@teatrobelli.it
 
www.teatrobelli.it
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MUSICA
 
NOVITÁ
 
TITOLO
COTTON CLUB
La programmazione Dal 3 al 4 marzo2023
 
DOVE e QUANDO
COTTON CLUB - Roma 
Dal 3 al 4  marzo 2023

 
DETTAGLI
VENERDI’ 3 MARZO 2023
MAMBO PUENTE LATINO ORQUESTRA
Questa big band nasce per omaggiare e ricordare il grande Tito Puente attraverso la sua musica con uno spettacolo inebriante, pieno di ritmo e passione; musica che sicuramente parla da sola ma che è anche raccontata dal suo leader e che ci farà rivivere la magica epoca del mambo e del “Palladium” il luogo sacro della musica di New York degli anni ’60.Elvio Ghigliordini qui in veste di direttore, arrangiatore, compositore e flautista, che ha condiviso spesso il palco con la madrina della musica latina Celia Cruz, Cheo Feliciano, Josè Alberto “El Canario” e molti altri musicisti legati a Tito Puente, ha voluto fortemente questo progetto.
 
START DINNER 20.30
START LIVE 22.00
LIVE SHOW €12
 
Line-Up
Elvio Ghigliordini, Direzione, Arrangiamenti, Flauto
Carlos Paz, Voce
Carlo Coppoli, Voce
Paolo Farinelli, Sax
Patrizio Destriere, Sax
Gianluca Vigliar, Sax
Matteo Costanzi, Tromba
Enzo Collacchi, Tromba
Carmine Pagano, Trombone
Stefano Coccia, Trombone
Fernando Pena, Piano
Paolo Cozzolino, Baby Bass
Reynaldo Basulto, Timpani
Claudio Coletti, Congas
Salvatore Summa, Bongo
Carlo Maria Micheli, Sax
Pierpaolo Principato, Piano
Corrado Vecchi, Tromba
Giacomo Serino, Tromba
Sergio Saudelli, Trombone 
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SABATO 4 MARZO 2023
GREG THE COUNTRY SPIRIT
 
Un nuovo appuntamento con Greg, musicista, comico, attore e artista poliedrico, imprevedibile e geniale che si presenterà di volta in volta con un’esibizione diversa. Protagonista della serata sarà la formazione Greg’s Country Spirit: tre eccezionali musicisti e un cantante perfettamente a suo agio pronti per portare una mandria di canzoni nelle praterie del Country, Musica ruspante e granitica da cui nato il Rock’n’Roll. Dal Bluegrass al Nashville, all’Honky Tonk, all’Hillbilly, il Country Spirit vi farà cavalcare con i brani di Johnny Cash, Hank Williams, Merle Haggard e Wayne Hancock. Forza, allora: in sella!
 
START DINNER 20.30
START LIVE 22.00
LIVE SHOW €12
 
Line-up
Greg, Voce-Chitarra
Stefano Corrias, Batteria
Danilo Biggioni, Contrabbasso
Primiano Di Biase - Piano
Alessandro Valle - Pedal Steel Guitar&Guitar
 
ALTRE INFORMAZIONI
Via Bellinzona, 2 (Angolo con Corso Trieste) - ROMA
info e prenotazione
06.85352527 - Whatsapp 349.0709468
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ARTE

MOSTRE
 
NOVITÁ
 
TITOLO
It's Time 
La mostra dedicata all'ambiente arriva a Roma
a cura di Tiziano M. Todi
Gli artisti in mostra sono:
Ricardo Aleodor Venturi, Romolo Basili, Tiziana Befani, Fabio Borg, Lorenzo Bruschini, Antonella Cappuccio, Daniella Castellani, Amalia Cavallaro, Cristina D’Ambrosio, Alessandro D’Aquila, Sonia De Rossi, Roberta Di Sarra, DuminDa, Antonio Fiore - Ufagrà, Daniela Foschi, Vittorio Fumasi, Maria Rita Gravina, Luminita, Guglielmo Mattei, Claudia Nardi, Angela Palese, Maria Camilla Pallavicini, Tommaso Pensa, Flaviana Pesce, Alina Picazio, Adriana Pignataro, Daniela Poduti Riganelli, Anna Proietti, Maria Teresa Protettì, Anna Ricca, Luigi Salvatori, Rocco Salvia, Fabio Santoro, Liana Santuccio, Chicca Savino, Zbigniew Sikora, Renata Solimini, Claudio Spada, Elena Sterbini, Federica Zianni.
 
DOVE e QUANDO
ARANCIERA DI SAN SISTO – Roma
Dal 1 all’8 marzo 2023
Inaugurazione 1 marzo 2023 alle 17,30


DETTAGLI
Officine Vittoria inaugura la mostra “It’s Time” presso la Aranciera di San Sisto a Roma alle ore 17.30 il primo marzo 2023 che resterà visibile fino a mercoledì 08 Marzo 2023.
La mostra con opere di 40 artisti vuole contribuire alla sensibilizzazione e alla divulgazione di un tema rilevante: il cambiamento Climatico.
La mostra “It’s Time”, a cura di Tiziano M. Todi, intende essere un’esposizione potente, ambiziosa, capace di sensibilizzare il visitatore e condurlo ad una consapevolezza dello stato attuale delle cose, attraverso la forza dell’arte contemporanea e la profondità delle idee. Esposta a Varsavia presso la Galleria Stara Prochownia del Stołeczne Centrum Edukacji Kulturalnej, questa è la seconda tappa di un’esposizione itinerante, “It’s Time” accompagna, i visitatori percorrendo le quattro stagioni, metafore di quattro temi differenti, rappresentate dagli artisti con diversi linguaggi artistici: dalla pittura alla fotografia, dalla scultura all'installazione sperimentale, dando vita ad un'interpretazione corale della mostra.​
Il viaggio espositivo, tramite le quattro stagioni, ci porterà a conoscere aspetti sconosciuti della crisi climatica. Una testimonianza visiva che si evolve con quaranta opere di artisti italiani e internazionali presentando una rinnovata fiducia nel potere comunicativo dell’arte e un interesse nei temi sociali. Con i riferimenti alle quattro stagioni, la mostra cerca nell’arte uno strumento che possa rappresentare la natura in tutta la sua ricchezza e molteplicità, con l’idea di trasmettere maggior consapevolezza, che le azioni quotidiane di tutti possono essere parte di un processo di miglioramento, e di come sia importante salvaguardare questo bene prezioso comune.
Il titolo della mostra “It’s Time” è preso a prestito dalle molte proteste, nate negli ultimi anni, che esortano la società attuale a porre un repentino cambiamento nell'approccio con la nostra presenza nel mondo.
La mostra fornisce, dunque, una serie di riflessioni su un tema complesso, affidando all’artista non solo il ruolo di produttore di opere, ma anche quello di guida e interprete della contemporaneità che ci circonda. L’arte, da sempre, è stata un mezzo espressivo per raccontare il quotidiano, gli artisti hanno il compito non solo di artefici di opere d’arte, ma sono attivi interpreti del mondo che vivono rileggendolo attraverso la propria visione che e il proprio linguaggio artistico, fornendo, non una via di fuga nell’irrazionale, quanto piuttosto una nuova esperienza della realtà.
Ad accomunare i quaranta artisti esposti è il desiderio di creare un messaggio che possa diventare un racconto documentaristico con il quale poter prendere parte ad un cambiamento più che necessario per il nostro pianeta.
 
ALTRE INFORMAZIONI
La mostra è patrocinata dalla Regione Lazio e dall’Assessorato all'Ambiente, Agricoltura e Ciclo dei rifiuti del Comune di Roma.

Il catalogo della mostra è arricchito dai testi del Fisico Valerio Rossi Albertini e di Rita Cantalino, attivista per i diritti umani e ambientali, edito da Giordano Editore.
 
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NOVITÁ
 
TITOLO
ALL’INTERNO DELLA MOSTRA
Van Gogh. Capolavori dal Kröller-Müller Museum
 
DOVE e QUANDO
PALAZZO BONAPARTE – Roma
Fino 12 marzo 2023

 
DETTAGLI
Antonio Ligabue: il Van Gogh con la moto rossa”: questo il titolo dell’articolo del 12 marzo 1961 comparso su “Epoca” a firma dalla giornalista, saggista e scrittrice italiana Grazia Livi a seguito alla memorabile mostra alla Barcaccia di Roma presentata da Giancarlo Vigorelli.
L’esposizione romana consacrava il lavoro di Antonio Ligabue e veicolava per la prima volta, oltre i confini emiliani, l’asprezza espressionista del pittore di Gualtieri.
Oggi, in occasione della mostra Antonio Ligabue (che aprirà al pubblico il prossimo 25 marzo al Castello aragonese di Conversano), dal 1 al 12 marzo, presso la mostra “Van Gogh. Capolavori dal Kröller-Müller Museum” a Palazzo Bonaparte di Roma sarà ospitato un dialogo del tutto inedito tra due Autoritratti proprio dei due artisti, così tanto distanti quanto simili per destino e voglia di riscatto.
Un confronto ideato da Francesco Negri per onorare il lavoro svolto dal padre Sergio nel corso della sua vita.


Potrebbe risultare difficile immaginare delle affinità, o anche solo dei semplici punti di contatto, tra due autori tanto diversi: se Van Gogh è dotato di uno spirito superiore che lo porta oltre il reale e nella sua arte è riscontrabile una matrice letteraria, Ligabue mette il suo istinto davanti alla natura e avvia un convulso e furioso dialogo con il colore.

E proprio nell’uso del colore, nell’inquietudine inesorabile che li pervade e in quel disadattamento personale che riescono a superare solo dipingendo vanno ricercati i motivi di tangenza tra i due artisti, al di là della tecnica pittorica e di quanto abbiano rappresentato sulla tela.
Più l’anima è straziata, più i colori diventano brillanti.

Vincent in una lettera alla sorella Willemien scrive: “Più divento brutto, vecchio, cattivo, malato e povero, più desidero riscattarmi facendo colori brillanti, ben accostati e splendenti” e lo stesso vale per Ligabue, il cui animo soffocato dal dolore si libera dagli incubi che ha dentro, avviando un convulso e furioso dialogo con il colore, creando capolavori di un’arte primitiva e istintiva e di una brutalità senza filtri.

Van Gogh e Ligabue, esclusi da una società creata dagli uomini, condividono una solitudine senza appigli che riesce a scongiurare la disperazione solo attraverso la pittura.
Non stupisce dunque, come documenta questo confronto, che entrambi sentano la necessità di riprodurre la propria immagine più volte, come a voler dare prova della loro esistenza in un mondo che li ha emarginati e con lo sguardo penetrante rivolto allo spettatore.

Dialoghi o conflitti fra la coscienza e la percezione visiva del proprio volto ... Ed è proprio in questo senso che alcuni dei grandi espressionisti, oltre a Van Gogh, hanno analizzato se stessi davanti a queste superfici dipingendo decine e decine di autoritratti, con l’intento di riversare in essi le angosce e i tormenti che li affliggevano” scrive Sergio Negri, il maggior esperto di Antonio Ligabue, nel catalogo generale dei dipinti a sua cura edito da Electa nel 2002.


Ragione e istinto; conoscenza raffinata e foga animale; un’unica disperata solitudine.
I due artisti sono accomunati da un’unica disperata solitudine, uno stato generato dalla disillusione di credere alla bontà della natura, entrambi vedono l’universo per quello che è e ne dipingono la brutalità senza filtri.


Due artisti che, seppur in maniera diversa, col proprio linguaggio e proprie opere sono stati in grado ugualmente di penetrare l’anima e di nutrire la fantasia degli spettatori.

Immagine: Vincent van Gogh Autoritratto Parigi, aprile – giugno 1887 Olio su cartone, cm 32,8x24 © Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

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PROSEGUE
 
TITOLO
Officine Beat - Kirolandia - Cultursocialart
Presentano
TRITTICO D’ARTISTA
Selezione personale di opere in mostra
Terza esposizione
con
JEREMY BASTIANIELLO
 “EVOLVERE”
A cura di Andrea Alessio Cavarretta #scrittoremetropolitano
Presenta: Stefania Visconti
Organizzazione: Giovanni Palmieri e Sissi Corrado
 
DOVE e QUANDO
OFFICINE BEAT - Roma
Apertura esposizione: 18 febbraio 2023, ore 18.30
Opere esposte fino al 24 marzo 2023


DETTAGLI
Presso il cocktail bar bistrot OFFICINE BEAT di Roma prosegue il sempre più apprezzato format d’arte TRITTICO D’ARTISTA Selezione personale di opere in mostra organizzato da OFFICINE BEAT, KIROLANDIA e CULTURSOCIALART. Sabato 18 febbraio alle ore 18.30, arriva il terzo appuntamento con l’esposizione EVOLVERE di JEREMY BASTIANIELLO, a cura di Andrea Alessio Cavarretta, presentazione di  Stefania Visconti, organizzazione di Giovanni Palmieri e Sissi Corrado.
 
TRITTICO D’ARTISTA è un’idea d’arte, un format ideato e curato da Andrea Alessio Cavarretta con l’intento di costruire un percorso di sei mostre personali, da dicembre sino a maggio. Ogni artista è invitato ad esporre tre opere legate tra loro da uno specifico concept, un viaggio attraverso differenti modi di esprimersi e di concepire l’arte. La location è OFFICINE BEAT, tra i locali più amati della Capitale, un bar bistrot vintage nel cuore del quartiere San Lorenzo. Una volta incontrati i sei artisti, il format si concluderà con una mostra collettiva che aggiungerà un ulteriore punto di vista.
 
Il terzo trittico in esposizione è di JEREMY BASTIANIELLO, raffinato artista che con il suo elegante tratto riesce ad imprimere vita a tutto ciò che rappresenta. L’equilibrio e la delicatezza nei colori si uniscono in ogni sua opera alla forza e all’intensità del segno. BASTIANIELLO si propone al pubblico con EVOLVERE, l’apertura della sua esposizione personale è fissata per sabato 18 febbraio alle ore 18.30.
 
Sarà sempre l’attrice e modella Stefania Visconti con la sua simpatia ed eleganza a condurre la presentazione dell’artista e delle sue opere, che ancora una volta saranno svelate alle ore 19.00 anche nella consueta diretta social. A fianco a lei immancabile l’ideatore e curatore del format  Andrea Alessio Cavarretta #scrittoremetropolitano, in veste di valletto, il tutto per coinvolgere JEREMY BASTIANIELLO nel racconto del suo trittico.
 
Così, in questa coinvolgente staffetta espositiva iniziata a dicembre con TRILOGY di PAOLO “MAKKA” MACCARI, proseguita con RINASCITA di DANIELE MAZZOLI, il testimone artistico passa ad EVOLVERE di JEREMY BASTIANIELLO, la sua esposizione potrà essere ammirata fino al 24 marzo 2023, dopodiché sarà la volta del quarto artista.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Esposizione con ingresso libero negli orari di apertura del locale
 
Via degli Equi 29, Roma – San Lorenzo
 
Tel. 06 9521 8779 - officine.beat@gmail.com
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TITOLO
RIMANI o TENEVAI
Giovanni Trimani
Testo critico Emanuela Di Vivona
 
DOVE e QUANDO
GALLERIA PAVART- Roma
OPENING | 24 gennaio 2023 | ore 18:00
Fino al 3 marzo 2023

DETTAGLI
“Trimani o Tenevai” sarà la prima tappa di un viaggio attraverso l’evoluzione artistica di Giovanni Trimani, un viaggio alla scoperta delle sue mille sfaccettature.
 
La curatrice della mostra, Velia Littera, nonché direttrice di Pavart Roma, presenta per la prima volta una personale di Giovanni Trimani nella sua galleria e per l’occasione ha scelto alcune delle sue opere giovanili in modo da iniziare un percorso che attraversi la sua vasta produzione artistica.
 
Il titolo della mostra “Trimani o Tenevai”, che può sembrare ironico, in realtà racchiude la sintesi massima della sua poetica e rappresenta uno dei concetti di vita a cui l’artista è molto legato. Il suo essere artista!
 
Dal suo incipit che introduce il catalogo della mostra:
 
“…Noi siamo i piedi senza scarpe, noi siamo le mani dei mendicanti, ci lasci senza lacci, ci sfiori nella carità, ma ci temi, come le tasse che non paghi, come i rimorsi che evadi. Siamo al limite dei tuoi incubi, siamo ciò che sogni. Noi siamo: gli artisti…”
 
Non esiste essere umano che nella vita non abbia pensato di scappare e molti sono scappati per davvero sperando in una vita migliore, sperando in un mondo migliore. Ansia, indecisione, esitazione. Mollo non mollo? Cambio? Rimango o me ne vado? La vita ci porta sempre a un bivio che ti può cambiare la vita.
 
Di sicuro Trimani ha scelto di fare l’artista e di farlo seriamente. È rimasto! L’arte è il suo modo per raccontarsi e per raccontare, attraverso il suo stile fatto di segni, simboli e colori ci porta a riflettere a fondo sulla vita, sui dolori, sulle angosce, ma anche sulle gioie e sull’armonia.
Vivere vuol dire scegliere ogni giorno un percorso, che sia razionale o irrazionale, il vero coraggio sta nella scelta. Qualunque essa sia, la cosa più importante è non rimanere fermi!
 
Come lo descrive la storica dell’arte Emanuela Di Vivona:
 
Le opere di Giovanni filtrano le influenze dei maestri del passato, modulati in una chiave totalmente personale e contemporanea. Tra le varie opere di Trimani possiamo ritrovare Picasso, Maccari, Manzù, i colori fauves e la forza emotiva dell’espressionismo tedesco.
 
Trimani ha sperimentato tutte le tecniche pittoriche, dall’olio, all'acquerello, dal pastello alla tempera, focalizzandosi sull’acrilico in pittura e sulla lavorazione del ferro in scultura. Il colore e il segno sono i protagonisti assoluti delle sue opere: un colore puro, stridente e acceso che contrasta con il nero del segno di contorno che ci riporta lì, al colore dell’espressionismo e alla luce magica delle vetrate medievali.
 
Giovanni Trimani è un artista che parte dalle esperienze del suo vissuto, elaborandole e proponendo le sue emozioni in una chiave quanto più universale possibile, affinché possa essere condivisa da chiunque. Ed è qui la forza di un artista: riuscire ad arrivare al cuore del fruitore, essere in grado di raccontare le emozioni del fruitore attraverso le proprie.
 
Artista contemporaneo nato a Roma nel 1974, Giovanni Trimani si considera un professionista dal 2007, ma le radici del suo essere artista affondano nel lontano 1987, quando ebbe la fortuna di incontrare Franco Giacchieri, importantissimo pittore romano. Negli anni Trimani ha affinato la sua tecnica con un’estenuante pratica accompagnata da quotidiana e scrupolosa preparazione didattica, lungo un percorso di apprendimento e formazione continua che rimane tutt’ora un punto fermo del suo lavoro.
Vive e lavora a Roma.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Via Giuseppe Dezza 6B – Rom
a
Orari galleria: dal lunedì al venerdì ore 11-18
 
Per informazioni:
Pavart Roma,: info@pavart.it | IG @pavartroma | T. +39 06 58303356 
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PROSEGUE
 
TITOLO
PASOLINI PITTORE
A cura di
Silvana Cirillo, Claudio Crescentini e Federica Pirani
 
DOVE e QUANDO
Galleria d’Arte Moderna di Roma
Dal 29 ottobre 2022 al 16 aprile 2023

DETTAGLI
Pasolini Pittore è un progetto espositivo esclusivo completamente inedito nel suo genere, ideato per i cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini (1922-1975), che intende riportare l’attenzione su un aspetto artistico rilevante, spesso trascurato dalla critica, nel contesto creativo complessivo dello scrittore e regista, a oltre quaranta anni dall’ultima antologica completa su Pasolini pittore, del 1978, tenutasi a Palazzo Braschi.
 
Il progetto,curato da Silvana Cirillo, Claudio Crescentini e Federica Pirani per la Galleria d’Arte Moderna di Roma dal 29 ottobre 2022al 16 aprile 2023, è promosso da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, “Sapienza” Università di Roma, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Lettere e Culture moderne, Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux di Firenze, Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia (PN) e Fondazione Cineteca di Bologna, in collaborazione con l’Archivio Giuseppe Zigaina e l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura. Partner Tecnologico LIEU.city. Radio Partner Dimensione Suono Soft.
 
Comitato scientifico composto da: Silvana Cirillo (Docente “Letteratura italiana contemporanea”, Facoltà di Lettere e Filosofia, “Sapienza” Università di Roma); Claudio Crescentini (Storico dell’arte, Sovrintendenza Capitolina); Gianluca Farinelli (Direttore, Fondazione Cineteca di Bologna / Presidente, Fondazione Cinema per Roma); Gloria Manghetti (Direttrice, Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux, Firenze) e Federica Pirani (Storica dell’arte, Sovrintendenza Capitolina)
 
Oltre 150 opere, selezionate dal corpus della collezione del Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux di Firenze, depositario della maggiore raccolta di opere dello scrittore e regista, ma anche dalla Fondazione Cineteca di Bologna, dal Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa, per la prima volta in mostra fuori dalla locale Casa Colussi, dall’Archivio Giuseppe Zigaina, oltre che da collezionisti privati.
 
La mostra parte dagli inizi pittorici di Pasolini che vanno di pari passo con le prime prove poetiche in friulano. Ritratti e raffigurazioni di corpi, maschili e femminili, che ricreano una sorta di mappatura visiva della famiglia e delle amicizie di Pasolini. Presenti anche nature morte e paesaggi rurali friulani dal sapore fortemente intimista che, da altro punto di vista, quello tecnico, documentano l’eccezionale abilità artistica e la sperimentazione del pigmento messa in atto da parte del giovane Pasolini.
 
Un’importante sezione sarà dedicata all’autoritratto e al ritratto, generi pittorici molto amati da Pasolini, in modo particolare il secondo conin esposizione quelli che potremmo considerare come i “ritratti dell’anima”. Quelli familiari – il cugino Nico Naldini, la madre Susanna, la cugina Franca– la serie legata ai protagonisti del mondo artistico di Pasolini – Giovanna Bemporad, Federico De Rocco, Giuseppe Zigaina – oltre a quelli del mondo cinematografico romano – Laura Betti, NinettoDavoli – con un’attenzione particolare ai ritratti dell’amico poeta Andrea Zanzotto.
 
Una riflessione a parteriguardairitratti di treprotagonisti del mondo culturale e artistico di Pasolini: Ezra Pound, Roberto Longhi e Maria Callas,chedanno vita a una “mostra nella mostra”, grazie ad un’attenta ricostruzione delle fasi di realizzazione e delle potenzialità d’investimento creativo e tecnico di Pasolini.
 
Altro focusinteressa la serie di ritratti dello storico e critico d’arte Roberto Longhi, Maestro riconosciuto da Pasolini fin dagli anni degli studi universitari a Bologna. In seguito,lo scrittore manifesta il proprio debito con Longhi dedicandogli Mamma Roma (1962) e, oltre 10 anni dopo, la recensione per «Tempo» (8 gennaio 1974) dell’antologia di saggi longhiani Da Cimabue a Morandi (Milano, Mondadori, 1973).
 
Focus speciale è dedicato al rapporto artistico e di amicizia fra Pasolini e Fabio Mauri, con una serie di disegni bolognesi degli anni Quaranta-Cinquanta, di cui alcuni per la prima volta in mostra grazie alla collaborazione con lo Studio Fabio Mauri Associazione per l'Arte L' Esperimento del Mondo, documenti essenziali della determinazione di un’amicizia, che è anche scambio continuo di idee e stili.
 
Una sezione della mostra è riservata al rapporto fra Pasolini e l’arte italiana del Novecento, attraverso l’esposizione di opere delle collezioni d’arte contemporanea della Sovrintendenza Capitolina (Galleria d’Arte Moderna, Museo Carlo Bilotti Aranciera Villa Borghese, Casa Museo Alberto Moravia, MACRO), con artisti di cui Pasolini ha fortemente apprezzato lo stile – Carlo Carrà, Filippo de Pisis, Giorgio Morandi, Mario Mafai, Scipione e Antonietta Raphäel ecc. – e altri artisti considerati per la loro novità estetica nel panorama italiano della metà del Novecento. Come Federico de Rocco, Franco Gentilini, Virgilio Guzzi, Renato Guttuso, Carlo Levi, Giacomo Manzù, Toti Scialoja, Lorenzo Tornabuoni, Renzo Vespignani, Giuseppe Zigaina, ecc.
 
Proveniente in esclusiva dalla Collezione di famiglia è esposta per la prima volta anche un’accurata selezione di opere d’arte contemporanea di proprietà di Pier Paolo Pasolini, con l’intento di sottolineare come certe passioni artistiche e stilistiche abbiano attraversato la vita e la pittura di Pasolini, così come i suoi scritti d’arte e le stanze delle sue diverse case romane, con opere di Massimo Campigli, Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Carlo Levi, Alberto Savinio, Andy Warhol, ecc.
 
A chiusura della mostra un minimo omaggio al “volto” di Pasolini, tramite una serie di ritratti storici realizzati, con vari stili e in tempi diversi, da Ennio Calabria, Renato Guttuso, Carlo Levi, Milo Manara, Mario Schifano e altri.
 
A contrappunto mediale una serie di fotografie di Sandro Becchetti, Mimmo Cattarinich, Vittorugo Contino, Aldo Durazzi, Ezio Vitale, oltre a documentari e film concessi dalla Fondazione Cineteca di Bologna, RAI Teche, RAI Cinema e Palomar, fra i quali: Carpaccio(1947),cortometraggio di Roberto Longhi diretto da Umberto Barbaro; Pier Paolo Pasolini. La Ragione di un sogno(2001), un appassionante e poetico film di Laura Betti e Pasolini, Il Corpo e la Voce(2015)film-documentario di Maria Pia Ammirati, Arnaldo Colasanti e Paolo Marcellini.
 
A corollario della mostra sarà organizzata una serie di incontri culturali, readings e proiezioni di compendio alle tematiche affrontate nella mostradal titolo “Pasoliniana. Intorno a Pasolini pittore”, a cura di Silvana Cirillo e Claudio Crescentini, che si svolgeranno presso la Galleria d’Arte Moderna. In tale contesto il Dipartimento di Lettere e Culture moderne della Facoltà di Lettere e Filosofia, “Sapienza” Università di Roma,ha in corso la realizzazione del “Progetto Pasolini” Convegno Internazionali di Studi, a cura di Silvana Cirillo e ClaudioCrescentini,sul rapporto fra scrittura, pittura e cinema.
 
Un'attenzione particolare è stata dedicata all'accessibilità: per le persone con disabilità visiva è stato progettato, in collaborazione con il Museo Tattile Statale Omero di Ancona, un percorso dedicato, dotato di disegni a rilievo e relative audio descrizioni. Saranno inoltre disponibili visite tattili gratuite, guidate da operatori specializzati.
 
Il catalogo è edito da Silvana Editoriale. Grazie alla collaborazione del Partner Tecnologico la mostra sarà visitabile dall’8 dicembre 2022 nel Metaverso di LIEU.city.
 
Promotori: Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali; “Sapienza” Università di Roma, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Lettere e Culture moderne, Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux di Firenze, Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia (PN) e Fondazione Cineteca di Bologna, in collaborazione con l’Archivio Giuseppe Zigaina.
 
Organizzazione Zètema Progetto Cultura
Radio partner: Dimensione Suono Soft
Partner tecnologico:  LIEU.city
 
ALTRE INFORMAZIONI
Roma, Via Francesco Crispi, 24
 
Dal martedì alla domenica ore 10.00-18.30
Ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura
Giorni di chiusura: lunedì, 1° gennaio, 1° maggio e 25 dicembre
 
www.galleriaartemodernaroma.it
www.museiincomune.it
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PROSEGUE
 
TITOLO
RAOUL DUFY.
Il pittore della gioia
curata da Sophie Krebs con il contributo di Nadia Chalbi
 
DOVE e QUANDO
PALAZZO CIPOLLA – Roma
Dal 14 ottobre 2022

DETTAGLI
Dal 14 ottobre 2022, le sale di Palazzo Cipolla ospitano la prima grande esposizione mai realizzata in Italia e dedicata a uno dei maestri dell’arte moderna, RAOUL DUFY (Le Havre, 3 giugno 1877 – Forcalquier, 23 marzo 1953).
La mostra, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale per volontà del suo Presidente Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, è realizzata da Poema con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia, ideata dal Musée d’Art Moderne de Paris e curata da Sophie Krebs con il contributo di Nadia Chalbi.
Catalogo edito da Skira.
Autore di opere monumentali come La Fée Electricité (La Fata Elettricità, 1937 – 1938, Musée d’Art Moderne de Paris) - uno dei dipinti più grandi al mondo, di una lunghezza complessiva di 6 metri, composto da 250 pannelli e commissionatogli dalla “Compagnie Parisienne de Distribution d’Électricité” per essere esposto nel Padiglione dell'elettricità all’Esposizione Internazionale del 1937 a Parigi -, Dufy fu un grande pittore, scenografo e disegnatore francese di inizio ‘900 che, per la sua capacità di catturare le atmosfere, i colori e l’intensità della luce e a trasferirli sulle sue tele, divenne - per antonomasia - il pittore della gioia e della luce.
Nacque da una famiglia di modeste condizioni economiche ed ebbe un padre attivo come organista che trasferì in particolare a Raoul la sua stessa passione per la musica, che lui coltivò per tutto il resto della vita trasponendola anche nelle sue opere.
In seguito a una crisi finanziaria della famiglia, nel 1891 il giovane Raoul fu costretto a cercare lavoro a Le Havre.
Nell'ambiente artistico straordinariamente stimolante di Parigi si avvicinò a due maestri dell'impressionismo come Monet e Pissarro ma, nel 1905, lo scandalo dei Fauves gli rivelò una pittura moderna e “di tendenza” che lo portò ad avvicinarsi a Matisse.
Il 1903 fu l'anno della sua prima volta al Salon des Indépendants, nel quale espose fino al 1936 e poi fu accettato nel 1906 al Salon d'Automne (fino al 1943).
La sua attività artistica non conobbe interruzioni e, dal 1910, ampliò la sua attività nel campo delle arti decorative affermandosi con successo in una produzione assai vasta, dalla xilografia alla pittura e alla grafica, dalle ceramiche ai tessuti, dalle illustrazioni alle scenografie. Con un’attività artistica che non conobbe interruzioni fino alla sua morte, tutto ciò gli consentì di recuperare la sua tavolozza squillante, cui sovrappose un tocco grafico vibrante e allusivo.
Suddivisa in 13 sezioni tematiche, la mostra racconta l’intero percorso artistico del pittore francese, attraverso molteplici opere che abbracciano varie tecniche nei diversi decenni del Novecento, dagli inizi fino agli anni Cinquanta, quando Dufy cercò nuovi temi a causa della guerra e della malattia che lo costrinse a rimanere nel suo studio nel sud della Francia.
Un excursus che trova il suo leitmotiv nella violenza cromatica, nella magia di quel colore che diventa elemento indispensabile per la comunicazione di emozioni e stati d’animo.
Un’evoluzione che vede Dufy inizialmente prosecutore di quella tradizione impressionista germogliata con Monet proprio nella sua città natale di Le Havre e poi insieme ai Fauve che, radunati attorno alla figura di Matisse, reagiranno presto alla pittura d'atmosfera e a quel dipingere dominato dalle sensazioni visive, per poi approdare infine ad abbracciare l’austerità cezanniana con la quale le forme, le zone piatte di colori accesi o addirittura violenti sono indipendenti dalla linea che accenna appena a circoscriverle.
Onde a V rovesciata, nuvole e un mondo di forme: bagnanti, uccelli, cavalli, paesaggi ispirati sia dalla modernità che dal classicismo.
Predilige i paesaggi marittimi e ama particolarmente gli ippodromi che gli daranno grande successo. Sensibile all’aria del proprio tempo, si interessa infatti alla società dell’intrattenimento con le sue corse, le regate, gli spettacoli elitari e popolari al contempo che Dufy riproduce con brio e vivacità.
Un artista alla perenne ricerca di stimoli e sperimentazione, in grado di rendere l’arte impegnata ma allo stesso tempo apparentemente “leggera”, il cui scopo dichiarato era, come scrive la scrittrice americana Gertrude Stein, di arrecare piacere.
La mostra Raoul Dufy. Il pittore della gioia, con oltre 160 opere tra dipinti, disegni, ceramiche e tessuti provenienti da rinomate collezioni pubbliche e private francesi - come il Musée d’Art Moderne de Paris che conserva di Dufy una delle più ricche collezioni, dal Centre PompidouPalais Galliera, la Bibliothèque Forney e la Bibliothèque littéraire Jacques Doucet tutte di Parigi insieme al Musée de la LoireMusée des Tissus et des Arts Décoratifs di Lione, il Musée des Beaux-Arts Jules Chéret di Nizza e al Musée Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles - racconta la vita e l’opera di un artista con lo sguardo sempre rivolto alla modernità, pervaso da una vivacità che ha saputo adattare a tutte le arti decorative, contribuendo a cambiare il gusto del pubblico.
Curata dalla Chief curator Sophie Krebs e Nadia Chalbi responsabile delle mostre e delle collezioni del Musée d’Art Moderne de Paris, la mostra è un viaggio emozionale attraverso i temi prediletti dall’artista, dove le sensazioni visive ridotte all’essenza della realtà, l’utilizzo della composizione, della luce e del colore sono gli elementi emblematici che caratterizzano le sue opere.
Afferma il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale«Sono molto lieto di ospitare, presso lo spazio espositivo di Palazzo Cipolla, una mostra su Raoul Dufy, che viene riproposta a Roma dopo quasi quarant’anni di oblio (la prima ed unica esposizione su Dufy nella Capitale, prima di oggi, è stata infatti quella del 1984 a Villa Medici). Spesso non compreso a fondo, a causa dell’apparente semplicità del suo tratto pittorico, che gli ha fatto non di rado attribuire la patente di superficialità e mondanità, Raoul Dufy in realtà ebbe una formazione articolata e complessa: fu inizialmente influenzato dall’Impressionismo, perpetuando con maestria la tradizione di Monet e contando sulla peculiarità di essere un “colorista per temperamento”; successivamente, si accostò al Fauvismo ispirandosi alle figure di Matisse, Braque e Cézanne. La particolarità di Dufy risiede nel dissociare gradualmente, nel corso della sua maturazione artistica, il colore dal disegno, semplificando il più possibile ed anteponendo in tal modo la forma al contenuto. Egli – seguendo la propria teoria che il colore servisse ai pittori per captare la luce – viaggiò a lungo nel Mediterraneo, in particolare in Provenza (dove si stabilì) e nel Sud Italia. Da qui i celebri paesaggi, i bagnanti, i campi di grano, e poi le sale da concerto e soprattutto le regate, le corse dei cavalli e gli ippodromi, a raffigurare la società del tempo libero degli anni Venti e Trenta, che lo renderanno popolare tra il pubblico».
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PROSEGUE
 
TITOLO
VAN GOGH
Capolavori dal Kröller-Müller Museum
 
DOVE e QUANDO
PALAZZO BONAPARTE – Roma
Dall’ 8 ottobre 2022 al 26 marzo 2023

DETTAGLI
Alla vigilia dei 170 anni dalla sua nascita, dall’ 8 ottobre 2022 Palazzo Bonaparte ospita la grande e più attesa mostra dell’anno dedicata al genio di Van Gogh.
Attraverso le sue opere più celebri - tra le quali il suo famosissimo Autoritratto (1887) - sarà raccontata la storia dell’artista più conosciuto al mondo.
Nato in Olanda il 30 marzo 1853, Vincent van Gogh fu un artista dalla sensibilità estrema e dalla vita tormentata. Celeberrimi sono i suoi attacchi di follia, i lunghi ricoveri nell’ospedale psichiatrico di Saint Paul in Provenza, l’episodio dell’orecchio mozzato, così come l’epilogo della sua vita, che termina il 29 luglio 1890, a soli trentasette anni, con un suicidio: un colpo di pistola al petto nei campi di Auvers.
Nonostante una vita impregnata di tragedia, Van Gogh dipinge una serie sconvolgente di Capolavori, accompagnandoli da scritti sublimi (le famose “Lettere” al fratello Theo van Gogh), inventando uno stile unico che lo ha reso il pittore più celebre della storia dell’arte.
La mostra di Roma, attraverso ben 50 opere provenienti dal prestigioso Museo Kröller-Müller di Otterlo - che custodisce uno dei più grandi patrimoni delle opere di Van Gogh - e tante testimonianze biografiche, ne ricostruisce la vicenda umana e artistica, per celebrarne la grandezza universale.
Un percorso espositivo dal filo conduttore cronologico e che fa riferimento ai periodi e ai luoghi dove il pittore visse: da quello olandese, al soggiorno parigino, a quello ad Arles, fino a St. Remy e Auvers-Sur-Oise, dove mise fine alla sua tormentata vita.
Dall’appassionato rapporto con gli scuri paesaggi della giovinezza allo studio sacrale del lavoro della terra scaturiscono figure che agiscono in una severa quotidianità come il seminatore, i raccoglitori di patate, i tessitori, i boscaioli, le donne intente a mansioni domestiche o affaticate a trasportare sacchi di carbone o a scavare il terreno; atteggiamenti di goffa dolcezza, espressività dei volti, la fatica intesa come ineluttabile destino.
Tutte queste sono espressione della grandezza e dell’intenso rapporto con la verità del mondo di Van Gogh.
Particolare enfasi è data al periodo del soggiorno parigino in cui Van Gogh si dedica a un’accurata ricerca del colore sulla scia impressionista e a una nuova libertà nella scelta dei soggetti, con la conquista di un linguaggio più immediato e cromaticamente vibrante.
Si rafforza anche il suo interesse per la fisionomia umana, determinante anche nella realizzazione di una numerosa serie di autoritratti, volontà di lasciare una traccia di sé e la convinzione di aver acquisito nell’esperienza tecnica una fecondità ben maggiore rispetto al passato.
È di questo periodo l’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887, presente in mostra, dove l’immagine dell’artista si staglia di tre quarti, lo sguardo penetrante rivolto allo spettatore mostra un’insolita fierezza, non sempre evidente nelle complesse corde dell’arte di Van Gogh. I rapidi colpi di pennello, i tratti di colore steso l’uno accanto all’altro danno notizia della capacità di penetrare attraverso l’immagine un’idea di sé tumultuosa, di una sgomentante complessità.
L’immersione nella luce e nel calore del sud, a partire dal 1887, genera aperture ancora maggiori verso eccessi cromatici e il cromatismo e la forza del tratto si riflettono nella resa della natura. Ecco quindi che torna l’immagine de Il Seminatore realizzato ad Arles nel giugno 1888, con la quale Van Gogh avverte che si può giungere a una tale sfera espressiva solo attraverso un uso metafisico del colore.
E così Il giardino dell’ospedale a Saint-Rémy (1889) assume l’aspetto di un intricato tumulto, mentre lo scoscendimento di un Burrone (1889) sembra inghiottire ogni speranza e la rappresentazione di un Vecchio disperato (1890) diviene immagine di una disperazione fatale.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Con il patrocinio del Ministero della cultura, della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, la mostra è prodotta da Arthemisia, realizzata in collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo ed è curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti.
La mostra vede come main sponsor Aceasponsor Generali Valore Culturaspecial partner Ricolamobility partner Atac e Frecciarossa Treno Ufficialemedia partner Urban Vision ed è consigliata da Sky Arte.
Il catalogo è edito da Skira con saggi a cura di Maria Teresa Benedetti, Marco Di Capua, Mariella Guzzoni e Francesca Villanti.
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PER BAMBINE/I e RAGAZZE/I
 
TEATRO
 
NOVITÁ
 
TITOLO
Ruotalibera Teatro
presenta
La grotta del Mutamembra
Testo e aiuto regia Gabriele Traversa
regia Tiziana Lucattini
con Tommaso Lombardo e Fabio Traversa
 
DOVE e QUANDO
CENTRALE PRENESTE TEATRO - Roma
5 marzo 2023, dalle 16.30


DETTAGLI
Per la rassegna Infanzie e adolescenze in gioco 2022-23 a Centrale Preneste Teatro (Via Alberto da Giussano, 58) domenica5 marzo alle ore 16.30 torna in scena lo spettacolo “La grotta del Mutamembra” di Ruotalibera Teatro con Tommaso Lombardo e Fabio Traversa e la regia di Tiziana Lucattini.
Il lavoro è il frutto della Residenza Giovani Under 35-Centrale Preneste 2019 e unisce l’estro di un giovane autore, Gabriele Traversa, a due brillanti e sapienti attori, Fabio Traversa e Tommaso Lombardo. "Competizione e smargiasserie" da un lato, "bellezza e cuore gentile" dall'altro. Quale bambina o bambino non ha incontrato, sul suo cammino di crescita, questa contrapposizione dolorosa? C'è un mondo là fuori che, se sei gentile e sensibile, se ne approfitta. Ed ecco Vinnie, categoria cuori gentili, un folletto del bosco vittima di scherzi e prese in giro, umiliazioni e furti da parte di cavalieri, fatine e contadini. Oggi si direbbe vittima di bullismo. Un giorno sul suo cammino incontra Sir Parson, un Cavaliere dispettoso e gradasso che millanta forza e invincibilità, sempre alla ricerca di nuove sfide. Così Vinnie gli propone un viaggio speciale per andare a sconfiggere il fantomatico e terribile Mutamembra.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Adatto dai 3 ai 10 anni
Il costo del biglietto è per tutti di 6 euro.
 
Acquisto esclusivamente on-line su  www.centraleprenesteteatro.it/calendario-eventi o in biglietteria il giorno dello spettacolo dalle ore 16.00 previa disponibilità dei posti
 
Via Alberto da Giussano, 58 - Roma
 
Prenotazione obbligatoria
 
Info: 06 27801063
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SGUARDO FUORI PORTA
 
TEATRO
 
NOVITÁ
 
TITOLO
GRUPPODELLACRETA
LA REGOLA DEI GIOCHI
Di Anton Giulio Calenda
Regiadi Alessandro Di Murro
illustrazione di Laura Canali (cartografa di Limes)
un progetto del Gruppo della Creta
con Matteo Baronchelli, Alessandro De Feo, Amedeo Monda, Laura Pannia
con la partecipazione in video di Giuseppe De Ruvo
musiche originali Enea Chisci
costumi Giulia Barcaroli
scene Paola Castrignanò
regista assistente Tommaso Cardelli
assistenza alla regia Ilaria Iuozzo
produzione Gruppo della Creta, Fattore K
con il sostegno del MIC - Ministero della Cultura
 
DOVE e QUANDO
NEST, Napoli Est Teatro
4 marzo 2023,  ore 21.00 - domenica 5 marzo 2023, ore 18.00


DETTAGLI
Noi stavamo con gli amici
Al bar a fare le cose di sempre
E la tv… pensavamo non fosse reale
Accipicchia se era reale
 
Nella stagione 2021/2022 il GruppodellaCretacompagnia residente del TeatroBasilicadi Roma (teatro che dal 2019 si è affermato su scala nazionale)– ha proposto il progetto “Laregola dei Giochi”, conquistando il pubblico romano. In questa stagione teatrale lo spettacolo sarà in tournée, e dopo Roma sarà al Nest di Napoli il 4 e 5 marzo.
 
La Regola dei Giochi. Una giovane donna e un giovane soldato raccontano un nuovo sistema globale. Gli Stati Uniti dAmerica hanno distrutto la Cina, tutto è “americano al massimo”, lItalia appartiene alla Turchia, la Russia ad Amazon e i ghiacci dei poli sono stati finalmente fatti sciogliere. Scritto quattro anni fa, quando si riteneva che lOccidente fosse ormai immune dal virus della guerra, questo testo pone lenfasi sui crudeli principi che regolano i rapporti tra esseri umani. Infatti, che si svolga su una landa desolata o attraverso le reti internet, il Gruppo della Creta è convinto che sia proprio il conflitto ciò che Regola il Grande Gioco del mondo contemporaneo.
 
ALTRE INFORMAZIONI
 
https://www.compagniateatronest.it/site/4-5-marzo-2023-la-regola-dei-giochi/
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ARTE
 
PROSEGUE
 
TITOLO
Giovanni Boldini e il mito della Belle Époque
a cura di Tiziano Panconi
 
DOVE e QUANDO
PALAZZO MAZZETTI  - Asti
Dal 26 novembre al 10 aprile 2022


DETTAGLI
La Belle Époque, i salotti, le nobildonne e la moda: è il travolgente mondo di Giovanni Boldini, genio della pittura che più di ogni altro ha saputo restituire le atmosfere rarefatte di un’epoca straordinaria.
Letteratura e moda, musica e lusso, arte e bistrot si confondono nel ritmo sensuale del can can e producono una straordinaria rinascita sociale e civile.
Dal 26 novembre 2022 al 10 aprile 2023 Giovanni Boldini, uno degli artisti italiani più amati di ogni tempo, viene celebrato con una grande mostra a Palazzo Mazzetti di Asti.
Dopo i successi delle mostre Chagall. Colore e magiaMonet e gli impressionisti in NormandiaI Macchiaioli. L’avventura dell’arte moderna, la collaborazione tra Fondazione Asti Musei e Arthemisia continua a richiamare folle di visitatori ad Asti.
Il nuovo progetto, a cura di Tiziano Panconi, è dedicato al genio indiscusso di Boldini.
80 magnifiche opere - tra cui Signora bionda in abito da sera (1889 ca.), La signora in rosa (1916), Busto di giovane sdraiata (1912 ca.) e La camicetta di voile (1906 ca.) - sono protagoniste di una narrazione cronologica e tematica al tempo stesso.
L’esposizione presenta una ricca selezione di opere che esprime al meglio la maniera di Boldini, il suo saper esaltare con unicità la bellezza femminile e svelare l’anima più intima e misteriosa dei nobili protagonisti dell’epoca.
Una mostra che pone l’accento sulla capacità dell’artista di psicoanalizzare i suoi soggetti, le sue “divine”, facendole posare per ore, per giorni, sedute di fronte al suo cavalletto, parlando con loro senza stancarsi di porle le domande più sconvenienti, fino a comprenderle profondamente e così coglierne lo spirito, scrutandone l’anima.
Farsi ritrarre da Boldini significava svestire i panni dell’aristocratica superbia di cui era munificamente dotata ogni gran dama degna del proprio blasone. Occorreva stare al gioco e accettarne le provocazioni, rispondendo a tono alle premeditate insolenze ma, infine, concedersi, anche solo mentalmente, facendo cadere il muro ideologico dell’alterigia, oltre il quale si celavano profonde fragilità.
Egli coglieva al volo l’attimo fuggente, quel momento unico in cui un’occhiata più sincera rivelava lo stato d’animo e la mimica del corpo si faceva più espressiva, l’istante in divenire fra un’azione e l’altra, quando la forza motoria di un gesto si esauriva, rigenerandosi prontamente in quello successivo.
Negli anni della maturità e poi della senilità, le lunghe e vorticose pennellate, impresse come energiche sciabolate di colore, rimodellavano in senso dinamico i corpi delle sue “divine” creature e il suo stile, a un tempo classico e moderno, costituiva la miglior risposta alle vocazioni estetiste e progressiste manifestate dagli alti ceti sociali.
La mostra Giovanni Boldini e il mito della Belle Époque, con il contributo concesso dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della cultura, è realizzata dalla Fondazione Asti Musei, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, dalla Regione Piemonte e dal Comune di Asti, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, in collaborazione con Arthemisia, con il patrocinio della Provincia di Asti e vede come sponsor il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti.
Catalogo edito da Skira.
 
ALTRE INFORMAZIONI
Corso Vittorio Alfieri, 357
www.museidiasti.com
info@fondazioneastimusei.it  
prenotazioni@fondazioneastimusei.it
ORARI
Martedì – domenica 10.00/19.00
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Lunedì chiuso
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ANTICIPAZIONI…
 

TEATRO
 
FOCUS
 
LA DONNA INVISIBILE
Il debutto
Di e con Eva Gaudenzi
Regia di Emanuela Bolco
Disegno Luci Stefano Germani
Musiche originali Federica Clementi
Supervisione ai costumi Mara Gentile
Produzione Pane e Parole
 
TEATRO TRASTEVERE
10-11-12 MARZO

 
- Testo vincitore Premio Letterario V Municipio con mise en éspace presso Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma
- Menzione d’onore al concorso Teatro in Cerca d’Autore 2021
 
Debutta in prima assoluta al Teatro Trastevere dal 10 al 12 marzo LA DONNA INVISIBILE –IL DEBUTTO spettacolo scritto e interpretato da Eva Gaudenzi, con la regia di Emanuela Bolco.
Si racconta di un giorno straordinario nella vita senza sorprese di un’attrice qualunque, come ce ne sono tante. Superata la soglia dei 40 anni, Adelaide Scomparin si convince che è arrivato il momento di dare una svolta ad una carriera teatrale tutto sommato mediocre. Così, decide di scrivere ed interpretare un monologo che sia soltanto suo: “la gente se lo aspetta, è arrivato il momento di emergere…o almeno provarci”, ripete a se stessa. Ma da dove iniziare? Cosa raccontare? A quale personaggio dare un corpo e una voce?
Nessun dubbio, scriverà uno spettacolo sulla Donna Invisibile dei Fantastici 4 ovvero la sua super eroina preferita, figura femminile potente e misteriosa distante anni luce da quelle sante vergini così vaghe ed eteree con cui era cresciuta fin dai tempi della scuola. 
Ed eccola lì, la nostra attrice, che prova, scrive e improvvisa intorno al difficile tema dell’invisibilità. Frustrazione, senso di sconfitta, noia. Finché accade qualcosa di strano. Quando fa per togliersi il costume di scena (la tutina stretta e nera della Donna Invisibile) ecco che, inaspettatamente, questa tutina sembra restarle appiccicata al corpo come una seconda pelle. Nonostante lei cerchi di liberarsene con tutte le sue forze, non viene via.
Questo evento misterioso e sovrannaturale farà di Adelaide una super eroina, per un giorno. La vedremo vagare per la città con indosso il costume dell’invisibilità, stordita e ancora incredula. Ma dopo lo choc iniziale, decide di ribaltare la situazione: non più subire l’invisibilità ma usarla come mezzo per rinascere, osservando il mondo e le persone da una diversa prospettiva e aprire finalmente gli occhi.
 
Lo spettacolo è un continuo aprire e chiudere parentesi, in un fluire che porta lo spettatore a mettere insieme a poco a poco i pezzi di un puzzle. Una volta completato il quadro, la nostra eroina – attrice che nel mondo reale non trova il suo posto e non viene vista – avrà la sua rivincita. Nell’arco di una sola incredibile giornata, Adelaide Scomparin si trasformerà nella Donna Invisibile e sarà allora che la vedremo chiaramente, in tutta la sua umanità, le sue debolezze e le sue mille sfaccettature.
Un lavoro giocato sul ritmo, dove azioni e parole si alternano attraverso i vari personaggi che animano la storia. Volutamente tutto è affidato all’attrice, come essere che agisce all’interno di uno spazio vuoto, con pochi elementi scenografici: una sedia, un baule, dei fumetti e una campanella.
 
Abbattendo la quarta parete, l’attrice trasporta il pubblico nei vari mondi, passando dal reale al surreale, dal quotidiano all’extra-quotidiano. Mettendo a disposizione la sua umanità e la sua ironia. Entra ed esce da tutto, a volte indossando una tunica da suora, altre il costume della supereroina.
L’accostamento di due mondi apparentemente così distanti fra loro – religioso da una parte e fumettistico dall’altra – ci ha permesso di indagare su atmosfere in costante bilico giocoso fra santità e super-poteri.
L’intento è anche quello di raccontare lo spaccato di vita di un’attrice, alle prese con un lavoro in cui non c’è mai di niente di certo, sempre in precario equilibrio fra sconfitta e realizzazione.
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