Recensione
critica dello spettacolo “LE
FINESTRE DEL TEMPO di Sergio Scorzillo”
regia di
Mauro Toscanelli
Replica
di domenica cinque febbraio
duemilaventitré, Teatrosophia– Roma
Mauro
Toscanelli,
ancora una volta, per LE FINESTRE DEL TEMPO di Sergio Scorzillo, riesce
a creare una bella regia, costruendo uno spettacolo molto godibile.
Per questa nuova pièce prodotta da MELANCHÒLIA
TEATRO APS e diretta appunto da Toscanelli, poliedrico regista molto amato in
Capitale, il palcoscenico del sempre accogliente TEATROSOPHIA di Roma si trasforma in una stanza e, attraverso una
metaforica finestra, apre lo sguardo dei protagonisti verso un mondo al di fuori
del tempo e dello spazio che punta proprio verso la platea, quasi fossimo
chiamati, anche noi spettatori, ad accedere tra quelle mura per assistere
sempre più da vicino e comprendere appieno. La scenografia, come siamo abituati
per le messe in scena di Mauro Toscanelli, è molto curata, un quadro minimal dai dettagli simbolici e al contempo enigmatici. Sono già quei particolari
scenografici a narrare: alcuni veli
color fuliggine, un grande baule e un orologione da parete che pare liquefarsi.
Un’anziana signora su sedia a rotelle, non
indispensabile, accoglie la sua nuova inquilina, la badante, sembrerebbe… Tra
loro s'inizia ad instaurare una non troppo consueta amichevolezza che tende ad
andare oltre, come il ripetuto sguardo della padrona di casa intenta a varcare
con il pensiero quelle pareti che la tengono racchiusa da tanto. I ricordi lentamente
affiorano, anche con il costante aiuto della premurosa curante. Ma chi è questa
giovane arrivata che intuisce molto e che sta accompagnando l’attempata e
scorbutica donna dentro un percorso anche della mente? Ed ecco che lentamente
si scava dentro, tra quelle feritoie che volevano essere tenute chiuse per
sempre e che invece possono, devono essere riaperte prima che il tempo vada
ancora avanti. Delle due sempre più vicine antagoniste cominciano ad
intravedersi entrambe le storie e sono così percettibilmente allineate che
sicuramente quello strano legame che si va instaurando tra loro deve avere
qualcosa d’antico, di familiare…
L’intrigante testo, costruito con perizia dal
drammaturgo Sergio Scorzillo, affronta varie tematiche, tra cui emergono
alcuni assi centrali: la solitudine, la memoria, la perdita, il perdono,
l’identità di genere, mentre ulteriori linee argomentative sono intessute in
modo trasversale. La narrazione risulta molto densa e corposa tanto che alcune
tracce forse tendono a perdersi un po’ o
comunque a non sembrare così indispensabili. Ma la vita è fatta anche di sfumature
che si delineano solo in parte. Di certo la vicenda tiene sospesi e appassiona al
punto in cui smuove la commozione profonda del pubblico anche per merito di una
regia che prima gioca e affabula e poi punta dritta al crescendo emotivo.
Le due attrici in scena, Giuliana Adezio ed Ilaria
Fantozzi riescono a sostenere, per l’intera durata del sostanzioso atto
unico, due parti estremamente complesse, a loro va il merito di non aver mai
perduto la propria dimensione che le vede contrapposte in tutto, anche nel ritmo,
fino all’onirico ricongiungimento. Il surreale le avvolge completamente eppure
il reale le sfiora così tanto da farle risultare più che vere.
Una nota valoriale va senza dubbio alla scelta dei
raffinati costumi particolarmente adeguati al contesto.
E così, dopo i tanti applausi ci si ritrova, com’è
tradizione, nel delizioso foyer del teatro di via della Vetrina.
Andrea
Alessio Cavarretta -
_KIROLANDIA®_
di Sergio Scorzillo
Regia
Mauro Toscanelli
con
Giuliana Adezio
Ilaria Fantozzi
Aiuto Regia Filippo Dell’Arte
Costumi Emanuele Zito
Ufficio Stampa Andrea Cavazzini
Una produzione MELANCHÒLIA TEATRO APS
www.teatrosophia.it