Kiri, continuano per la stagione 2022-2023 le
KIROSEGNALAZIONI di KIROLANDIA blog di cooperazione dell'omonima corrente
culturale. Ogni settimana, sulla base delle tantissime proposte giunte in
redazione, selezioniamo per voi alcuni eventi da seguire a Roma con un veloce
sguardo fuori porta e qualche anticipazione sugli eventi successivi.
Potete inviarci i vostri Comunicati Stampa ad una delle nostre email
kiroalndia@gmail.com - info@kirolandia.com. Scriveteci e raccontateci delle
vostre iniziative.
Vi ricordiamo che i suggerimenti di Kirolandia sono tripli!!!
Non solo qui nel blog ma anche attraverso le KIROSOCIALNEWS, lanci direttamente
dai nostri social: Facebook, Twitter, Instagram e Linkedin. A beve riprenderà
anche la trasmissione radiofonica, "#doyoudream kirolandia on air" su
Radio Godot, e con lei anche la diffusione del KIROEVENTO DA SOGNO della
settimana!
Seguite sempre gli hashtag #kirosegnalazioni #kirosocialnews #kiroventodasogno
e scoprirete i selezionatissimi suggerimenti dei Kiri di Kirolandia!
Dunque per sognare con voi...
TEATRO
NOVITÁ
TITOLO
produzione Centro Teatrale Brescianoin collaborazione con Giovit
distribuzione Retropalco srl
presentano
GIOELE DIX
in
LA CORSA
DIETRO IL VENTO
Dino Buzzati
o l’incanto del mondo
drammaturgia e regia Gioele
Dix
e con VALENTINA CARDINALI
scene Angelo Lodi
musiche Savino Cesario
arrangiamenti Savino Cesario,
Silvano Belfiore
costumi Marina Malavasi
e Gentucca Bini
disegno luci Carlo Signorini
assistente alla regia Beatrice Cazzaro
audio Beppe
Pelliciari– Mordente
DOVE e QUANDO
SALA
UMBERTO – Roma
Dal 7 al 12 marzo 2023, da martedì a sabato ore 21.00, domenica ore
17.00
DETTAGLI
Sotto il palazzo in cui abita un grande scrittore,
piove dall’alto nel cuore della notte una pallottola di carta. Che cosa
conterrà? Appunti senza importanza o versi indimenticabili da salvare? Da
questo affascinante spunto, tratto da un racconto di Dino Buzzati, prende il
via il nuovo spettacolo scritto e interpretato da Gioele Dix La corsa dietro il
vento.
Ambientato in una sorta di laboratorio letterario, a
metà fra una tipografia e un magazzino della memoria, lo spettacolo attinge dal
ricchissimo forziere di racconti del grande scrittore bellunese – tra cui le
celebri raccolte Sessanta racconti, Il colombre e In quel preciso momento – e
compone un mosaico di personaggi e vicende umane dove ognuno di noi può
ritrovare tracce di sé.
Dino Buzzati è stato scrittore, giornalista,
pittore, talento multiforme, ma soprattutto un fine scrutatore d’anime. E la
sua scrittura, insieme realistica e fantastica, corre sempre fulminea al punto,
pur non trascurando l’eterna sospensione che caratterizza le nostre esistenze.
E grazie al suo talento narrativo, assumono forma poetica paure, sogni e
fantasie a noi più che familiari.
La corsa dietro il vento è un inedito viaggio
teatrale grazie al quale Gioele Dix, ispirandosi a personaggi e atmosfere
buzzatiane, parla (anche) di sé, dei suoi gusti, delle sue inquietudini, delle
sue comiche insofferenze con l’ironia e il gusto del paradosso cui ha abituato
il suo pubblico, condividendo il palcoscenico con Valentina Cardinali, giovane
attrice talentuosa ed eclettica.
Ho cominciato a leggere i racconti di
Dino Buzzati all’età di dodici anni. Sono diventati parte del mio immaginario.
La sua voce assomiglia spesso alla mia. Lo considero l’inventore di racconti
perfetti, che non solo ti avvincono – perché vuoi sapere come vanno a finire –
ma ti lasciano sempre un segno dentro, ineffabile però familiare.
Gioele Dix
ALTRE INFORMAZIONI
Prezzo biglietto da 30€ a 25€
Via della Mercede, 50 – Roma
prenotazioni@salaumberto.com
www.salaumberto.com
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NOVITÁ
TITOLO
_Malmand Teatro
Sammarzano
regia Ivano Picciallo
con Adelaide Di Bitonto,
Giuseppe Innocente, Ivano Picciallo, Francesco Zaccaro
luci Camilla Piccioni
costumi Lorena Curti
aiuto regia Marta Franceschelli
maschere Officine Zorba
foto e grafica Manuela Giusto
produzione TEATRO KISMET -
TEATRI DI BARI
con il sostegno di IAC - I NUOVI
SCALZI - NUOVO CINEMA PALAZZO
DOVE e QUANDO
TEATRO
BASILICA – Roma
Dal 10 al 12 marzo 2023
DETTAGLI
Sarà in scena al TeatroBasilica, dal 10 al 12 marzo, Malmand
Teatrocon lo spettacoloSammarzano, regia
Ivano Picciallo, con Adelaide Di Bitonto, Giuseppe Innocente,
Ivano Picciallo, Francesco Zaccaro.Produzione Teatro Kismet - Teatri Di Bari.
Un paese del sud Italia. Il sole cocente d’agosto, il lamento di un
gruppo di vecchi in piazza, l’eco del megafono del fruttivendolo. Immense
campagne all’orizzonte coltivate a pomodori dove uomini lavorano a capo chino,
senza sosta. “Sammarzano” è il viaggio di Dino che, attraverso il suo sguardo,
deforma i personaggi grotteschi che lo accompagnano nella storia, portando allo
scoperto, le contraddizioni e la tragicità di una realtà invisibile mettendo
una lente sulla più grande baraccopoli d’Italia. Nella sua cruda semplicità
Dino, diventa filtro tra realtà e immaginario, vetro frapposto tra pubblico e
attori in scena attraverso il quale è possibile assistere alla sua vita, al suo
quotidiano, alle sue speranze, ai suoi sogni.
ALTRE INFORMAZIONI
Prezzi:
Biglietto intero € 18
Biglietto ridotto € 12 (studenti, under 26, operatori)
Biglietto online € 15
Carnet 4 spettacoli € 40
Piazza di Porta San Giovanni 10, Roma
www.teatrobasilica.com
email: info@teatrobasilica.com
telefono: +39 392 9768519
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NOVITÁ
TITOLO
NUMBER
ONE
di Giuseppe Grisafi
con Francesca
La Scala
regia di Paolo Orlandelli
DOVE e QUANDO
CENTRO CULTURALE ARTEMIA - Roma
Dal 10 al 12 marzo, venerdì e sabato
ore 21.00, domenica ore 18.00
DETTAGLI
FRANCESCA LA SCALA in scena con il
secondo spettacolo della VII° edizione della Rassegna “IL SIPARIO DELLE DONNE –
2023” del Centro Culturale Artemia.
Una rassegna dove si celebra “l’universo femminile” attraverso il teatro e non
solo!
Anche quest’anno ha preso il via, con
grandissimo successo, la Rassegna “Il
Sipario delle Donne” organizzata dal Centro Culturale Artemia, polo
creativo romano da sempre attento alla promozione di forme espressive e
creative, nel segno dell’artisticità, cultura e qualità. La rassegna si svolge
nello stesso Centro Culturale Artemia, dal 3 al 31 marzo 2023, e si articola in un percorso di 4 spettacoli
teatrali, una mostra personale pittorica ed un concerto live acustico con
interventi comico-teatrali.
La rassegna prosegue questo secondo
fine settimana, venerdì 10 e sabato 11 marzo alle ore 21 e domenica 12 marzo
alle ore 18 va in scena lo spettacolo “NUMBER ONE” di Giuseppe Grisafi con FRANCESCA
LA SCALA e con la regia di Paolo Orlandelli.
“La
vita può colpirci in tanti modi. Ma il più doloroso è scoprire che siamo stati
traditi. E che un altro ha raggiunto ciò che spettava a noi”. È questo lo spunto per un intenso monologo interpretato
da FRANCESCA LA SCALA. Testo dove l’approccio al femminile consente uno sfogo,
meno traumatico, anche quando la rabbia raggiunge momenti di violenza estrema.
Così una scrittrice
di talento, ma di scarse fortune, scoprirà di aver nutrito sentimenti amorevoli
e di sincera amicizia nei confronti di una persona immeritevole e ingrata.
Un viaggio fra le
prime esperienze della vita adulta. Memorie, distorsioni valoriali ed
esistenziali che accomunano tanti di noi.
Un racconto che,
nelle intenzioni dell’autore, è al tempo stesso una denuncia verso una società,
culturale e non solo, tesa più all’appartenenza politica che al merito della
persona.
Invidia, delusione,
frustrazione.
Quando il successo
di un altro provoca dolore.
Quando il successo
di un altro getta luce sulle nostre debolezze.
Quando il successo
di un altro nasce da una nostra idea, ma ne veniamo esclusi.
Quando una persona
raggiunge il successo grazie al nostro lavoro, ma se ne dimentica.
Quanto ci ritroviamo
soli e dimenticati, circondati da storie mai nate, a sbattere la testa contro
il vetro di una finestra chiusa.
Quando non abbiamo
il coraggio di aprire quella finestra e di spiccare il volo.
La MOSTRA
Prima e dopo ogni
spettacolo, il pubblico potrà ammirare nella “Sala Lydia Biondi” del Centro
Culturale Artemia, la mostra pittorica personale della pittrice romana Paola
Alviano Glaviano, che è stata selezionata per accompagnare tutta la
rassegna (dal 1 al 31 marzo).
Circa la Rassegna “IL SIPARIO DELLE
DONNE – 2023”
Questa
manifestazione ha come obiettivo, di celebrare l’universo femminile proprio nel
mese della “Festa della Donna” quindi la direzione artistica di Artemia ha
voluto rivisitare questa celebrazione internazionale (a volte banalizzata),
presentando non solo 4 spettacoli teatrali di generi diversi (che riguardano
tematiche femminili o che sono stati realizzati da donne) ma anche una mostra
pittorica ed una serata/aperitivo con un concerto live acustico che si
alternerà a interventi comici che ci faranno sorridere mentre si racconta
l’universo femminile.
Il
programma della Rassegna “IL SIPARIO
DELLE DONNE – 2023”
Gli spettacoli de
“IL SIPARIO DELLE DONNE – 2023” saranno
in scena durante un calendario che si snoderà tra tutti i weekend di marzo. La
Rassegna vedrà come protagonisti gli spettacoli: “Laltra” di Franca De
Angelis, con Anna Cianca e con la regia di Christian
Angeli (dal 3 al 5 marzo); a seguire“NumberOne” di Giuseppe
Grisafi, con Francesca La Scala e con la regia di Paolo
Orlandelli (dal 10 al 12 marzo); a
seguire il terzo appuntamento sarà invece “Seta” scritto e diretto da Nino Sileci, con Valeria De Angelis e Silvia Ponzo (dal 17 al 19 marzo); infine “Savoir-Faire”di Sophia Angelozzi e Ilaria Arcangeli, con Sophia Angelozzi, Ilaria Arcangeli, Francesco Buonfiglio e Damiano Lepri (24
e 25 marzo); “Donne sull’orlo di una crisi da pausa – Aperitivo
Comico/Musicale” con il duo acustico Borozan-Baldi e Gisella
Cesari e Silvia Ponzo (31 marzo).
ALTRE INFORMAZIONI
CENTRO CULTURALE
ARTEMIA
Direttrice Artistica: Maria Paola Canepa
Media Partner:
Kirolandia
Ingresso spettacoli: €12
Ingresso mostra: GRATUITO
Tessera annuale 2023 nuovi soci: €3
PRENOTAZIONI: 334 1598407 (anche WhatsApp e/o SMS)
Il pubblico è pregato di arrivare quindici minuti in
anticipo per non perdere la priorità.
Via Amilcare
Cucchini, 38 - Roma
Info line: +39 334
159 8407
www.centroculturaleartemia.org
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NOVITÁ
TITOLO
LE NOTTI BIANCHE DI FËDOR
Liberamente
tratto da "Le notti bianche" di Fëdor Dostoevskij
Regia Luca Giacomini
Con Tommaso Lo Cascio e
Alice Tempesta
Aiuto regia Tommaso D’Alia Costumi, Martina Tempesta
DOVE e QUANDO
TEATRO MARCONI - Roma
10 e 11 marzo 2023, ore 21.00
DETTAGLI
In una
notte di fine primavera, uno scrittore alla ricerca di ispirazione, si imbatte
in una ragazza, Nastenka, in fuga da un’ombra dalla quale crede di essere
inseguita. Questo incontro, apparentemente fortuito, è quello che lo scrittore
aspettava da una vita intera. I due passano le notti successive a raccontarsi e
a conoscersi finché lo scrittore si innamora della ragazza. Nastenka non può
però ricambiare questo amore perché il suo cuore appartiene ad un’altra
persona. Lo scrittore sa, ma non accetta: il loro amore è impossibile
soprattutto perchè Nastenka è solo un personaggio in una storia, un prodotto
dei suoi sogni. Ma il mattino porterà consiglio...
Lo
spettacolo, vincitore delle categorie Miglior Spettacolo, Miglior Regia,
Migliori Costumi, Miglior Attrice Protagonista, Miglior Giovane Promessa, Miglior
Disegno Luci al Festival Teatramm’ 2022, entra di diritto nella programmazione
del Teatro Marconi.
ALTRE INFORMAZIONI
Biglietti Intero 16 € Ridotto 13 €
Info
e prenotazioni 06.59.43.554 info@teatromarconi.it
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NOVITÁ
TITOLO
LA DONNA INVISIBILE
Il debutto
Di e con Eva Gaudenzi
Regia di Emanuela Bolco
Disegno Luci Stefano Germani
Musiche originali Federica Clementi
Supervisione ai costumi Mara Gentile
Produzione Pane e Parole
DOVE e QUANDO
TEATRO TRASTEVERE - Roma
Dal 10 al 12 marzo 2023, venerdì ore 21.00_festivi ore 17.30
DETTAGLI
Testo vincitore Premio Letterario V
Municipio con mise en éspace presso Teatro Biblioteca
Quarticciolo di Roma
- Menzione d’onore al concorso Teatro in
Cerca d’Autore 2021
Debutta in prima assoluta al Teatro
Trastevere dal 10 al 12 marzo LA DONNA INVISIBILE –IL DEBUTTO spettacolo
scritto e interpretato da Eva Gaudenzi, con la regia di Emanuela
Bolco.
Si racconta di un giorno straordinario
nella vita senza sorprese di un’attrice qualunque, come ce ne sono tante.
Superata la soglia dei 40 anni, Adelaide Scomparin si convince che è arrivato
il momento di dare una svolta ad una carriera teatrale tutto sommato mediocre.
Così, decide di scrivere ed interpretare un monologo che sia soltanto suo: “la
gente se lo aspetta, è arrivato il momento di emergere…o almeno provarci”,
ripete a se stessa. Ma da dove iniziare? Cosa raccontare? A quale personaggio
dare un corpo e una voce?
Nessun dubbio, scriverà uno spettacolo
sulla Donna Invisibile dei Fantastici 4 ovvero la sua super eroina preferita,
figura femminile potente e misteriosa distante anni luce da quelle sante
vergini così vaghe ed eteree con cui era cresciuta fin dai tempi della
scuola.
Ed eccola lì, la nostra attrice, che
prova, scrive e improvvisa intorno al difficile tema dell’invisibilità.
Frustrazione, senso di sconfitta, noia. Finché accade qualcosa di strano.
Quando fa per togliersi il costume di scena (la tutina stretta e nera della
Donna Invisibile) ecco che, inaspettatamente, questa tutina sembra restarle
appiccicata al corpo come una seconda pelle. Nonostante lei cerchi di
liberarsene con tutte le sue forze, non viene via.
Questo evento misterioso e
sovrannaturale farà di Adelaide una super eroina, per un giorno. La vedremo
vagare per la città con indosso il costume dell’invisibilità, stordita e ancora
incredula. Ma dopo lo choc iniziale, decide di ribaltare la situazione: non più
subire l’invisibilità ma usarla come mezzo per rinascere, osservando il mondo e
le persone da una diversa prospettiva e aprire finalmente gli occhi.
Lo spettacolo è un continuo aprire e
chiudere parentesi, in un fluire che porta lo spettatore a mettere insieme a
poco a poco i pezzi di un puzzle. Una volta completato il quadro, la nostra
eroina – attrice che nel mondo reale non trova il suo posto e non viene vista –
avrà la sua rivincita. Nell’arco di una sola incredibile giornata, Adelaide
Scomparin si trasformerà nella Donna Invisibile e sarà allora che la vedremo
chiaramente, in tutta la sua umanità, le sue debolezze e le sue mille
sfaccettature.
Un lavoro giocato sul ritmo, dove azioni e parole si alternano attraverso i
vari personaggi che animano la storia. Volutamente tutto è affidato
all’attrice, come essere che agisce all’interno di uno spazio vuoto, con pochi
elementi scenografici: una sedia, un baule, dei fumetti e una campanella.
Abbattendo la quarta parete, l’attrice
trasporta il pubblico nei vari mondi, passando dal reale al surreale, dal
quotidiano all’extra-quotidiano. Mettendo a disposizione la sua umanità e la
sua ironia. Entra ed esce da tutto, a volte indossando una tunica da suora,
altre il costume della supereroina.
L’accostamento di due mondi apparentemente così distanti fra loro – religioso
da una parte e fumettistico dall’altra – ci ha permesso di indagare su
atmosfere in costante bilico giocoso fra santità e super-poteri.
L’intento è anche quello di raccontare
lo spaccato di vita di un’attrice, alle prese con un lavoro in cui non c’è mai
di niente di certo, sempre in precario equilibrio fra sconfitta e
realizzazione.
ALTRE INFORMAZIONI
Il giorno della prima (10 marzo) dopo lo
spettacolo sarà offerto un calice di vino e un piccolo rinfresco in
abbinamento, a cura di Simona Coschignano (chef e sommelier della compagnia
Pane e Parole).
CONSIGLIATA PRENOTAZIONE
Biglietto €15 (compresa tessera associativa)
Contatti:info@teatrotrastevere.it
Kirolandia
media partner del teatro
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CINEMA
NOVITÁ
TITOLO
Parlate a Bassa Voce
di Esmeralda Calabria
DOVE e QUANDO
AL CINEMA
dal 9 marzo con Satine Film
dopo
la Première al 40° Torino Film Festival
DETTAGLI
Una fotografia sull'Albania di oggi con uno sguardo
a quella di ieri.
Parlate a bassa Voce di Esmeralda Calabria, dopo la première al 40° Torino Film
Festival arriva al cinema dal 9 marzo con Satine Film.
Esmeralda Calabria sfida i preconcetti per restituire dignità alla memoria e
con coraggio squarcia un velo sull’Albania, uno dei Paesi a noi più vicini ma a
noi più sconosciuti. Per la prima volta allontana dal nostro ricordo le
immagini indelebili dei barconi, a cui leghiamo nell’immaginario collettivo
l’Albania.
A partire da una fotografia sul Paese di oggi, con uno sguardo rivolto a quello
di ieri, Parlate a bassa Voce sfida i pregiudizi e ci fa capire come la memoria
è qualcosa con cui fare sempre i conti.
Ne emerge un Paese carico di contraddizioni in cui incontriamo musicisti,
attori, registi, privilegiati e declassati, anziani dai volti segnati dal tempo
che raccontano, tra nostalgia e senso di realtà, le incoerenze di un sistema
che aveva il volto del dittatore Enver Hoxha.
A fare da Virgilio, Redi Hasa, musicista, violoncellista di fama internazionale
che ci porta nella sua terra d’origine. Nato nel 1977, cresciuto in un Paese in
transizione, a vent’anni arriva in Puglia. In questo viaggio, che ci conduce
nel più impenetrabile dei Paesi ex comunisti dell’Europa Orientale, Redi Hasa è
il simbolo di un popolo che si muove tra eredità del passato e dinamismo del
presente.
La musica gli ha permesso di valicare i confini. Il suo sentirsi “sputato” da
una terra amata ne ha fatto la sua peculiarità artistica in un altro Paese che
lo ha accolto.
Redi Hasa, inizia un viaggio che parte dai ricordi, dalla paura di dimenticare
e dal desiderio di fermare il tempo e ci riporta in quel mondo con il peso di
una memoria che, a più di 30 anni dalla caduta del regime, convive con
l’avvento della democrazia. Ne esce un affresco poliedrico in cui il passato
ingombrante accentua le fragilità e le ambiguità della giovane democrazia.
Parlate a bassa Voce per la regia e il montaggio di Esmeralda Calabria è
prodotto da Titti Santini e Esmeralda Calabria con il contributo di MIC –
Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Unione Europea, Regione Puglia, POR
Puglia FESR FSE 2014/2020,Fondazione Apulia Film Commission. Musiche originali
di Redi Hasa, collaborazione alla regia Mirko Pincelli Produzione esecutiva
Akifilm Giorgia
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DANZA
NOVITÁ
TITOLO
ELEPHANT
WALK
di
Marco Aiello e Claudio Pomponi
DOVE e QUANDO
SPAZIO RECHERCHE-ROMA
10 e 11 Marzo 2023, ore 21.00
DETTAGLI
Nuovo appuntamento allo Spazio Rechercheil 10 e l’11 marzo con ELEPHANT WALK di Marco Aiello e Claudio
Pomponi, uno studio sull’assenza, sullo spazio vuoto, sullo smarrimento
iniziale come verità universale.
Elephant
Walk nasce dalla sfida di voler affrontare quotidianamente lo spazio vuoto e
l’assenza di un testo, riconoscendo lo smarrimento iniziale come verità
universale e invito a procedere senza l’ambizione di risolversi. È il viaggio
che ogni individuo è chiamato a compiere quando inciampa nel miracolo del
dramma che lo ridesta di fronte al sentiero e alla natura tutta. Ogni passo è
una prova che lo inizia alla fatica della ripetizione, quindi al rito.
“Fratello,
vuoi andare nella solitudine? Colui che cerca finisce facilmente per
perdersi.”
L’attore
lotta per celebrare l’evento. Supera se stesso attraverso la fatica fisica.
Apre al sacro.
1.
“Forse bisogna rompergli i timpani perché imparino a udire con gli
occhi?”
La
prima prova vuole l’attore bendato e abbandonato all’assenza di coordinate
spaziali ulteriormente offuscate da una musica incalzante e minacciosa;
l’abisso in cui cade gli svela la gravità come condizione necessaria a
evolvere. “Sono mani invisibili quelle che più orribilmente ci squassano e ci
piegano.” L’attore, privato della vista, è assalito da forze invisibili ma
presenti che lo mandano più volte a tappeto, senza però mai averlo. Il duello
cessa e con esso la musica che chiama la ritirata.
2.
Un approdo rivelatorio: la pietra
Estenuato
e con lo sguardo occultato, si trascina fino a incappare – non a caso – in una
pietra, presenza viva che lo attendeva fin dall’inizio per mostrargli la via.
Al contatto con essa, il ritmo del tamburo sancisce l’inizio di una marcia.
“Così persuaso dell’origine esclusivamente umana di tutto ciò che è umano,
cieco che desidera vedere e che sa che la notte non ha fine, egli è sempre in
cammino.” (da Il mito di Sisifo, Albert Camus)
3.
La pia capanna
L’attore
entra in una capanna nella quale ritrova un tepore uterino. Il suo rifiatare
precede la voce che si fa canto. “Va’ fuori, dalle rose e dalle api e dagli
sciami di colombe e soprattutto dagli uccelli canori: per imparare da loro a
cantare!” Quindi esce dal giaciglio e agisce lo spazio, nuovo nel corpo e nello
sguardo femmineo.
4.
“Ma il peggiore nemico che puoi incontrare sarai sempre tu per te stesso; nelle
caverne e nelle foreste tu tendi l’agguato a te stesso.”
Conquistato
il centro, l’attore percepisce una minaccia e si mette in difesa con ruggiti
totemici che lo liberano.
5.
“Tu vai per il tuo sentiero della grandezza.”
Una
musica si fa luce e gli suggerisce nuovamente la direzione. L’attore
s’incammina, poi riprende la corsa.
6.
Quindi l’arancia
Il
frutto rotola incontro all’attore che lo prende e lo sbuccia formando a terra
un cerchio con la scorza. Si posiziona al centro e seduto ne mangia. La musica
si dissolve.
7.
“Ho imparato ad andare: da quel momento mi lascio correre. Ho imparato a
volare: da quel momento non voglio più essere urtato per smuovermi. Adesso sono
lieve, adesso io volo, adesso vedo al di sotto di me, adesso è un dio a
danzare, se io danzo.”
Nel
silenzio, la luce arrossisce all’avanzare dei tamburi che spingono l’attore ad
alzarsi e ad accogliere l’eterno invito a celebrare l’evento coi testimoni
tutti.
ALTRE INFORMAZIONI
Biglietto:
10€ più 5€ di tesseramento obbligatorio alla nostra Associazione Culturale
TestaccioLab
Viale
dell'Acquedotto Alessandrino 42, Roma
Per
info e prenotazioni: spaziorecherche@gmail.com 0689024414
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ARTE
MOSTRE
PROSEGUE
TITOLO
ALL’INTERNO
DELLA MOSTRA
“Van Gogh. Capolavori dal Kröller-Müller Museum”
DOVE e QUANDO
PALAZZO
BONAPARTE – Roma
Fino 12 marzo
2023
DETTAGLI
“Antonio Ligabue: il
Van Gogh con la moto rossa”: questo il titolo dell’articolo del 12 marzo
1961 comparso su “Epoca” a firma dalla giornalista, saggista e scrittrice
italiana Grazia Livi a seguito alla memorabile mostra alla Barcaccia di Roma
presentata da Giancarlo Vigorelli.
L’esposizione romana consacrava il lavoro di Antonio Ligabue e veicolava per la
prima volta, oltre i confini emiliani, l’asprezza espressionista del pittore di
Gualtieri.
Oggi, in occasione della mostra Antonio
Ligabue (che aprirà al pubblico il prossimo 25 marzo al Castello
aragonese di Conversano), dal 1 al 12 marzo, presso la mostra “Van
Gogh. Capolavori dal Kröller-Müller Museum” a Palazzo Bonaparte di
Roma sarà ospitato un dialogo del tutto inedito tra due Autoritratti proprio
dei due artisti, così tanto distanti quanto simili per destino e voglia di
riscatto.
Un confronto ideato da Francesco Negri per
onorare il lavoro svolto dal padre Sergio nel corso della sua vita.
Potrebbe risultare difficile immaginare delle
affinità, o anche solo dei semplici punti di contatto, tra due autori tanto
diversi: se Van Gogh è dotato di uno spirito superiore che lo porta oltre il
reale e nella sua arte è riscontrabile una matrice letteraria, Ligabue mette il
suo istinto davanti alla natura e avvia un convulso e furioso dialogo con il
colore.
E proprio nell’uso del colore, nell’inquietudine
inesorabile che li pervade e in quel disadattamento personale che riescono a
superare solo dipingendo vanno ricercati i motivi di tangenza tra i due
artisti, al di là della tecnica pittorica e di quanto abbiano rappresentato
sulla tela.
Più l’anima è straziata, più i colori diventano brillanti.
Vincent in una lettera alla sorella Willemien scrive: “Più divento brutto,
vecchio, cattivo, malato e povero, più desidero riscattarmi facendo colori
brillanti, ben accostati e splendenti” e lo stesso vale per Ligabue, il cui
animo soffocato dal dolore si libera dagli incubi che ha dentro, avviando un
convulso e furioso dialogo con il colore, creando capolavori di un’arte
primitiva e istintiva e di una brutalità senza filtri.
Van Gogh e Ligabue, esclusi da una società
creata dagli uomini, condividono una solitudine senza appigli che riesce a
scongiurare la disperazione solo attraverso la pittura.
Non stupisce dunque, come documenta questo confronto, che entrambi sentano la
necessità di riprodurre la propria immagine più volte, come a voler dare prova
della loro esistenza in un mondo che li ha emarginati e con lo sguardo
penetrante rivolto allo spettatore.
“Dialoghi o conflitti fra la coscienza e la percezione visiva del proprio
volto ... Ed è proprio in questo senso che alcuni dei grandi espressionisti,
oltre a Van Gogh, hanno analizzato se stessi davanti a queste superfici
dipingendo decine e decine di autoritratti, con l’intento di riversare in essi
le angosce e i tormenti che li affliggevano” scrive Sergio Negri, il
maggior esperto di Antonio Ligabue, nel catalogo generale dei dipinti a sua
cura edito da Electa nel 2002.
Ragione e istinto; conoscenza raffinata e foga
animale; un’unica disperata solitudine.
I due artisti sono accomunati da un’unica disperata solitudine, uno stato
generato dalla disillusione di credere alla bontà della natura, entrambi vedono
l’universo per quello che è e ne dipingono la brutalità senza filtri.
Due artisti che, seppur in maniera diversa, col
proprio linguaggio e proprie opere sono stati in grado ugualmente di penetrare
l’anima e di nutrire la fantasia degli spettatori.
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PROSEGUE
TITOLO
Officine Beat -
Kirolandia - Cultursocialart
Presentano
TRITTICO D’ARTISTA
Selezione
personale di opere in mostra
Terza esposizione
con
JEREMY BASTIANIELLO
“EVOLVERE”
A cura di Andrea
Alessio Cavarretta #scrittoremetropolitano
Presenta: Stefania
Visconti
Organizzazione: Giovanni
Palmieri e Sissi Corrado
DOVE e QUANDO
OFFICINE BEAT -
Roma
Apertura esposizione:
18 febbraio 2023, ore 18.30
Opere esposte
fino al 24 marzo 2023
DETTAGLI
Presso il cocktail bar bistrot OFFICINE BEAT di Roma prosegue
il sempre più apprezzato format d’arte
TRITTICO D’ARTISTA Selezione personale di opere in mostra organizzato da OFFICINE BEAT, KIROLANDIA e
CULTURSOCIALART. Sabato 18 febbraio alle ore 18.30, arriva il terzo appuntamento con l’esposizione EVOLVERE di JEREMY BASTIANIELLO, a cura di Andrea Alessio Cavarretta, presentazione
di Stefania
Visconti, organizzazione di Giovanni
Palmieri e Sissi Corrado.
TRITTICO D’ARTISTA è un’idea d’arte, un format
ideato e curato da Andrea Alessio
Cavarretta con l’intento di costruire un percorso di sei mostre personali,
da dicembre sino a maggio. Ogni artista è invitato ad esporre tre opere legate
tra loro da uno specifico concept, un viaggio attraverso differenti modi di
esprimersi e di concepire l’arte. La location è OFFICINE BEAT, tra i locali più
amati della Capitale, un bar bistrot vintage nel cuore del quartiere San
Lorenzo. Una volta incontrati i sei artisti, il format si concluderà con una
mostra collettiva che aggiungerà un ulteriore punto di vista.
Il terzo trittico in esposizione è di JEREMY BASTIANIELLO, raffinato artista
che con il suo elegante tratto riesce ad imprimere vita a tutto ciò che
rappresenta. L’equilibrio e la delicatezza nei colori si uniscono in ogni sua
opera alla forza e all’intensità del segno. BASTIANIELLO si propone al pubblico
con EVOLVERE, l’apertura della sua
esposizione personale è fissata per sabato 18 febbraio alle ore 18.30.
Sarà sempre l’attrice e modella Stefania Visconti con la sua simpatia ed eleganza a condurre la
presentazione dell’artista e delle sue opere, che ancora una volta saranno
svelate alle ore 19.00 anche nella consueta diretta social. A fianco a lei
immancabile l’ideatore e curatore del format
Andrea Alessio Cavarretta
#scrittoremetropolitano, in veste di valletto, il tutto per coinvolgere JEREMY
BASTIANIELLO nel racconto del suo trittico.
Così, in questa coinvolgente staffetta espositiva
iniziata a dicembre con TRILOGY di PAOLO “MAKKA” MACCARI, proseguita con
RINASCITA di DANIELE MAZZOLI, il testimone artistico passa ad EVOLVERE di
JEREMY BASTIANIELLO, la sua esposizione potrà essere ammirata fino al 24 marzo
2023, dopodiché sarà la volta del quarto artista.
ALTRE INFORMAZIONI
Esposizione
con ingresso libero negli orari di apertura del locale
Via degli Equi
29, Roma – San Lorenzo
Tel. 06 9521 8779 - officine.beat@gmail.com
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PROSEGUE
TITOLO
PASOLINI PITTORE
A cura di
Silvana Cirillo, Claudio Crescentini e
Federica Pirani
DOVE e QUANDO
Galleria d’Arte Moderna di Roma
Dal 29 ottobre
2022 al 16 aprile 2023
DETTAGLI
Pasolini Pittore è un progetto espositivo esclusivo completamente inedito nel suo genere, ideato per i cento anni dalla nascita
di Pier Paolo Pasolini (1922-1975), che intende riportare l’attenzione su un
aspetto artistico rilevante, spesso trascurato dalla critica, nel contesto
creativo complessivo dello scrittore e regista, a oltre quaranta anni
dall’ultima antologica completa su Pasolini pittore, del 1978, tenutasi a
Palazzo Braschi.
Il
progetto,curato da Silvana Cirillo, Claudio Crescentini e Federica Pirani per
la Galleria d’Arte Moderna di Roma
dal 29 ottobre 2022al 16 aprile 2023, è promosso da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, “Sapienza” Università di Roma, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento
di Lettere e Culture moderne, Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux
di Firenze, Centro Studi
Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia (PN) e Fondazione Cineteca di Bologna, in collaborazione con l’Archivio Giuseppe
Zigaina e l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura. Partner Tecnologico LIEU.city. Radio
Partner Dimensione Suono Soft.
Comitato
scientifico composto da: Silvana Cirillo (Docente “Letteratura italiana contemporanea”,
Facoltà di Lettere e Filosofia, “Sapienza” Università di Roma); Claudio
Crescentini (Storico dell’arte, Sovrintendenza Capitolina); Gianluca Farinelli
(Direttore, Fondazione Cineteca di Bologna / Presidente, Fondazione Cinema per
Roma); Gloria Manghetti (Direttrice, Gabinetto Scientifico Letterario G.P.
Vieusseux, Firenze) e Federica Pirani (Storica dell’arte, Sovrintendenza
Capitolina)
Oltre 150 opere, selezionate dal corpus
della collezione del Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux di
Firenze, depositario della maggiore raccolta di opere dello scrittore e
regista, ma anche dalla Fondazione Cineteca di Bologna, dal Centro Studi Pier
Paolo Pasolini di Casarsa, per la prima volta in mostra fuori dalla locale Casa
Colussi, dall’Archivio Giuseppe Zigaina, oltre che da collezionisti privati.
La mostra parte dagli inizi
pittorici di Pasolini che vanno di pari passo con le prime prove poetiche in
friulano. Ritratti e raffigurazioni di corpi, maschili e femminili, che
ricreano una sorta di mappatura visiva della famiglia e delle amicizie di
Pasolini. Presenti anche nature morte e paesaggi rurali friulani dal sapore
fortemente intimista che, da altro punto di vista, quello tecnico, documentano
l’eccezionale abilità artistica e la
sperimentazione del pigmento messa in atto da parte del giovane Pasolini.
Un’importante
sezione sarà dedicata all’autoritratto e al ritratto, generi pittorici molto
amati da Pasolini, in modo particolare il secondo conin esposizione quelli che
potremmo considerare come i “ritratti dell’anima”. Quelli familiari – il
cugino Nico Naldini, la madre Susanna, la cugina Franca– la serie legata ai
protagonisti del mondo artistico di Pasolini – Giovanna Bemporad, Federico De Rocco, Giuseppe Zigaina – oltre a quelli
del mondo cinematografico romano – Laura
Betti, NinettoDavoli – con un’attenzione particolare ai ritratti dell’amico
poeta Andrea Zanzotto.
Una riflessione
a parteriguardairitratti di treprotagonisti del mondo culturale e artistico di
Pasolini: Ezra Pound, Roberto Longhi e
Maria Callas,chedanno vita a una “mostra nella mostra”, grazie ad
un’attenta ricostruzione delle fasi di realizzazione e delle potenzialità
d’investimento creativo e tecnico di Pasolini.
Altro focusinteressa la serie di ritratti dello storico e critico
d’arte Roberto Longhi, Maestro
riconosciuto da Pasolini fin dagli anni degli studi universitari a Bologna. In
seguito,lo
scrittore manifesta il proprio debito con Longhi dedicandogli Mamma Roma (1962) e, oltre 10 anni dopo,
la recensione per «Tempo» (8 gennaio 1974)
dell’antologia di saggi longhiani Da
Cimabue a Morandi (Milano, Mondadori, 1973).
Focus speciale è dedicato al rapporto artistico e di amicizia fra Pasolini e Fabio Mauri, con una serie di disegni
bolognesi degli anni Quaranta-Cinquanta, di cui alcuni per la prima volta in
mostra grazie alla collaborazione con lo Studio Fabio Mauri Associazione per
l'Arte L' Esperimento del Mondo, documenti essenziali della determinazione di
un’amicizia, che è anche scambio continuo di idee e stili.
Una sezione
della mostra è riservata al rapporto fra Pasolini e l’arte italiana del
Novecento, attraverso l’esposizione di opere delle
collezioni d’arte contemporanea della Sovrintendenza Capitolina (Galleria
d’Arte Moderna, Museo Carlo Bilotti Aranciera Villa Borghese, Casa Museo
Alberto Moravia, MACRO), con artisti di cui Pasolini ha fortemente apprezzato
lo stile – Carlo Carrà,
Filippo de Pisis, Giorgio Morandi, Mario Mafai, Scipione e Antonietta Raphäel ecc. – e altri
artisti considerati per la loro novità estetica nel panorama italiano della
metà del Novecento. Come Federico de
Rocco, Franco Gentilini, Virgilio Guzzi, Renato Guttuso, Carlo Levi, Giacomo
Manzù, Toti Scialoja, Lorenzo Tornabuoni, Renzo Vespignani, Giuseppe Zigaina, ecc.
Proveniente in esclusiva dalla Collezione di
famiglia è esposta per la prima volta anche un’accurata selezione di opere
d’arte contemporanea di proprietà di Pier Paolo Pasolini, con l’intento di
sottolineare come certe passioni artistiche e stilistiche abbiano attraversato
la vita e la pittura di Pasolini, così come i suoi scritti d’arte e le stanze
delle sue diverse case romane, con opere di Massimo Campigli, Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Carlo Levi,
Alberto Savinio, Andy Warhol, ecc.
A chiusura della mostra un minimo omaggio al “volto”
di Pasolini, tramite una serie di ritratti storici realizzati, con vari stili e
in tempi diversi, da Ennio Calabria,
Renato Guttuso, Carlo Levi, Milo Manara, Mario Schifano e altri.
A contrappunto mediale una serie di fotografie di
Sandro Becchetti, Mimmo Cattarinich, Vittorugo Contino, Aldo Durazzi, Ezio
Vitale, oltre a documentari e film concessi dalla Fondazione Cineteca di
Bologna, RAI Teche, RAI Cinema e Palomar, fra i quali: Carpaccio(1947),cortometraggio
di Roberto Longhi diretto da Umberto Barbaro; Pier Paolo Pasolini. La Ragione di un sogno(2001), un appassionante
e poetico film di Laura Betti e Pasolini,
Il Corpo e la Voce(2015)film-documentario
di Maria Pia Ammirati, Arnaldo Colasanti e Paolo Marcellini.
A corollario della mostra sarà organizzata una serie
di incontri culturali, readings e
proiezioni di compendio alle tematiche affrontate nella mostradal titolo
“Pasoliniana. Intorno a Pasolini pittore”, a cura di Silvana Cirillo e Claudio
Crescentini, che si svolgeranno presso la Galleria d’Arte Moderna. In tale
contesto il Dipartimento di Lettere e Culture moderne della Facoltà di Lettere
e Filosofia, “Sapienza” Università di Roma,ha in corso la realizzazione del
“Progetto Pasolini” Convegno Internazionali di Studi, a cura di Silvana Cirillo
e ClaudioCrescentini,sul rapporto fra scrittura, pittura e cinema.
Un'attenzione particolare è
stata dedicata all'accessibilità: per le persone con disabilità visiva è stato
progettato, in collaborazione con il Museo Tattile Statale Omero di Ancona, un
percorso dedicato, dotato di disegni a rilievo e relative audio descrizioni.
Saranno inoltre disponibili visite tattili gratuite, guidate da operatori
specializzati.
Il catalogo è edito da
Silvana Editoriale. Grazie alla collaborazione del Partner Tecnologico la
mostra sarà visitabile dall’8 dicembre 2022 nel Metaverso di LIEU.city.
Promotori: Roma
Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali; “Sapienza” Università di
Roma, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Lettere e Culture
moderne, Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux di Firenze, Centro
Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia (PN) e Fondazione Cineteca
di Bologna, in collaborazione con l’Archivio Giuseppe Zigaina.
Organizzazione
Zètema Progetto Cultura
Radio partner: Dimensione Suono Soft
Partner tecnologico: LIEU.city
ALTRE INFORMAZIONI
Roma, Via Francesco
Crispi, 24
Dal martedì alla domenica ore 10.00-18.30
Ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura
Giorni di chiusura: lunedì, 1° gennaio, 1° maggio e 25 dicembre
www.galleriaartemodernaroma.it
www.museiincomune.it
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PROSEGUE
TITOLO
RAOUL
DUFY.
Il pittore della gioia
curata da Sophie
Krebs con il contributo di Nadia Chalbi
DOVE e QUANDO
PALAZZO
CIPOLLA – Roma
Dal 14
ottobre 2022
DETTAGLI
Dal 14 ottobre 2022, le sale
di Palazzo Cipolla ospitano la prima grande esposizione mai
realizzata in Italia e dedicata a uno dei maestri dell’arte moderna, RAOUL
DUFY (Le Havre, 3 giugno 1877 – Forcalquier, 23 marzo 1953).
La mostra, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale per
volontà del suo Presidente Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, è
realizzata da Poema con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia,
ideata dal Musée d’Art Moderne de Paris e curata da Sophie
Krebs con il contributo di Nadia Chalbi.
Catalogo edito da Skira.
Autore di opere monumentali come La Fée Electricité (La
Fata Elettricità, 1937 – 1938, Musée d’Art Moderne de Paris) - uno dei
dipinti più grandi al mondo, di una lunghezza complessiva di 6 metri, composto
da 250 pannelli e commissionatogli dalla “Compagnie Parisienne de Distribution
d’Électricité” per essere esposto nel Padiglione dell'elettricità
all’Esposizione Internazionale del 1937 a Parigi -, Dufy fu un grande pittore,
scenografo e disegnatore francese di inizio ‘900 che, per la sua capacità di
catturare le atmosfere, i colori e l’intensità della luce e a trasferirli sulle
sue tele, divenne - per antonomasia - il pittore della gioia e della
luce.
Nacque da una famiglia di modeste condizioni economiche ed ebbe un padre attivo
come organista che trasferì in particolare a Raoul la sua stessa passione per
la musica, che lui coltivò per tutto il resto della vita trasponendola anche
nelle sue opere.
In seguito a una crisi finanziaria della famiglia, nel 1891 il giovane Raoul fu
costretto a cercare lavoro a Le Havre.
Nell'ambiente artistico straordinariamente stimolante di Parigi si avvicinò a
due maestri dell'impressionismo come Monet e Pissarro ma, nel 1905, lo scandalo
dei Fauves gli rivelò una pittura moderna e “di tendenza” che lo portò ad
avvicinarsi a Matisse.
Il 1903 fu l'anno della sua prima volta al Salon des Indépendants, nel quale
espose fino al 1936 e poi fu accettato nel 1906 al Salon d'Automne (fino al
1943).
La sua attività artistica non conobbe interruzioni e, dal 1910, ampliò la sua
attività nel campo delle arti decorative affermandosi con successo in una
produzione assai vasta, dalla xilografia alla pittura e alla grafica, dalle
ceramiche ai tessuti, dalle illustrazioni alle scenografie. Con un’attività
artistica che non conobbe interruzioni fino alla sua morte, tutto ciò gli
consentì di recuperare la sua tavolozza squillante, cui sovrappose un tocco
grafico vibrante e allusivo.
Suddivisa in 13 sezioni tematiche, la mostra racconta l’intero
percorso artistico del pittore francese, attraverso molteplici opere che
abbracciano varie tecniche nei diversi decenni del Novecento, dagli inizi fino
agli anni Cinquanta, quando Dufy cercò nuovi temi a causa della guerra e della
malattia che lo costrinse a rimanere nel suo studio nel sud della Francia.
Un excursus che trova il suo leitmotiv nella violenza
cromatica, nella magia di quel colore che diventa elemento indispensabile per
la comunicazione di emozioni e stati d’animo.
Un’evoluzione che vede Dufy inizialmente prosecutore di quella tradizione
impressionista germogliata con Monet proprio nella sua città natale di Le Havre
e poi insieme ai Fauve che, radunati attorno alla figura di Matisse, reagiranno
presto alla pittura d'atmosfera e a quel dipingere dominato dalle sensazioni
visive, per poi approdare infine ad abbracciare l’austerità cezanniana con la
quale le forme, le zone piatte di colori accesi o addirittura violenti sono
indipendenti dalla linea che accenna appena a circoscriverle.
Onde a V rovesciata, nuvole e un mondo di forme: bagnanti, uccelli, cavalli,
paesaggi ispirati sia dalla modernità che dal classicismo.
Predilige i paesaggi marittimi e ama particolarmente gli ippodromi che gli
daranno grande successo. Sensibile all’aria del proprio tempo, si interessa
infatti alla società dell’intrattenimento con le sue corse, le regate, gli
spettacoli elitari e popolari al contempo che Dufy riproduce con brio e
vivacità.
Un artista alla perenne ricerca di stimoli e sperimentazione, in grado di
rendere l’arte impegnata ma allo stesso tempo apparentemente “leggera”, il cui
scopo dichiarato era, come scrive la scrittrice americana Gertrude Stein, di
arrecare piacere.
La mostra Raoul Dufy. Il pittore della gioia, con oltre
160 opere tra dipinti, disegni, ceramiche e tessuti provenienti da
rinomate collezioni pubbliche e private francesi - come il Musée d’Art
Moderne de Paris che conserva di Dufy una delle più ricche collezioni,
dal Centre Pompidou, Palais Galliera, la Bibliothèque
Forney e la Bibliothèque littéraire Jacques Doucet tutte
di Parigi insieme al Musée de la Loire, Musée des Tissus et
des Arts Décoratifs di Lione, il Musée des Beaux-Arts Jules
Chéret di Nizza e al Musée Royaux des Beaux-Arts de Belgique di
Bruxelles - racconta la vita e l’opera di un artista con lo sguardo sempre
rivolto alla modernità, pervaso da una vivacità che ha saputo adattare a tutte
le arti decorative, contribuendo a cambiare il gusto del pubblico.
Curata dalla Chief curator Sophie Krebs e Nadia Chalbi
responsabile delle mostre e delle collezioni del Musée d’Art Moderne de Paris,
la mostra è un viaggio emozionale attraverso i temi prediletti dall’artista,
dove le sensazioni visive ridotte all’essenza della realtà, l’utilizzo della
composizione, della luce e del colore sono gli elementi emblematici che
caratterizzano le sue opere.
Afferma il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della
Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale: «Sono molto lieto di
ospitare, presso lo spazio espositivo di Palazzo Cipolla, una mostra su Raoul
Dufy, che viene riproposta a Roma dopo quasi quarant’anni di oblio (la prima ed
unica esposizione su Dufy nella Capitale, prima di oggi, è stata infatti quella
del 1984 a Villa Medici). Spesso non compreso a fondo, a causa dell’apparente
semplicità del suo tratto pittorico, che gli ha fatto non di rado attribuire la
patente di superficialità e mondanità, Raoul Dufy in realtà ebbe una formazione
articolata e complessa: fu inizialmente influenzato dall’Impressionismo,
perpetuando con maestria la tradizione di Monet e contando sulla peculiarità di
essere un “colorista per temperamento”; successivamente, si accostò al Fauvismo
ispirandosi alle figure di Matisse, Braque e Cézanne. La particolarità di Dufy
risiede nel dissociare gradualmente, nel corso della sua maturazione artistica,
il colore dal disegno, semplificando il più possibile ed anteponendo in tal
modo la forma al contenuto. Egli – seguendo la propria teoria che il colore
servisse ai pittori per captare la luce – viaggiò a lungo nel Mediterraneo, in
particolare in Provenza (dove si stabilì) e nel Sud Italia. Da qui i celebri
paesaggi, i bagnanti, i campi di grano, e poi le sale da concerto e soprattutto
le regate, le corse dei cavalli e gli ippodromi, a raffigurare la società del
tempo libero degli anni Venti e Trenta, che lo renderanno popolare tra il
pubblico».
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PROSEGUE
TITOLO
VAN GOGH
Capolavori dal Kröller-Müller Museum
DOVE e QUANDO
PALAZZO
BONAPARTE – Roma
PROROGATA al
7 maggio 2023
DETTAGLI
Alla vigilia dei 170 anni dalla sua nascita,
dall’ 8 ottobre 2022 Palazzo Bonaparte ospita la grande e
più attesa mostra dell’anno dedicata al genio di Van Gogh.
Attraverso le sue opere più celebri - tra le quali il suo famosissimo Autoritratto (1887)
- sarà raccontata la storia dell’artista più conosciuto al mondo.
Nato in Olanda il 30 marzo 1853, Vincent van Gogh fu un artista dalla
sensibilità estrema e dalla vita tormentata. Celeberrimi sono i suoi attacchi
di follia, i lunghi ricoveri nell’ospedale psichiatrico di Saint Paul in
Provenza, l’episodio dell’orecchio mozzato, così come l’epilogo della sua vita,
che termina il 29 luglio 1890, a soli trentasette anni, con un suicidio: un
colpo di pistola al petto nei campi di Auvers.
Nonostante una vita impregnata di tragedia, Van Gogh dipinge una serie
sconvolgente di Capolavori, accompagnandoli da scritti sublimi (le famose
“Lettere” al fratello Theo van Gogh), inventando uno stile unico che lo ha reso
il pittore più celebre della storia dell’arte.
La mostra di Roma, attraverso ben 50 opere provenienti
dal prestigioso Museo Kröller-Müller di Otterlo - che
custodisce uno dei più grandi patrimoni delle opere di Van Gogh - e tante
testimonianze biografiche, ne ricostruisce la vicenda umana e artistica, per
celebrarne la grandezza universale.
Un percorso espositivo dal filo conduttore cronologico e che fa riferimento ai
periodi e ai luoghi dove il pittore visse: da quello olandese, al soggiorno
parigino, a quello ad Arles, fino a St. Remy e Auvers-Sur-Oise, dove mise fine
alla sua tormentata vita.
Dall’appassionato rapporto con gli scuri paesaggi della giovinezza allo studio
sacrale del lavoro della terra scaturiscono figure che agiscono in una severa
quotidianità come il seminatore, i raccoglitori di patate, i tessitori, i
boscaioli, le donne intente a mansioni domestiche o affaticate a trasportare
sacchi di carbone o a scavare il terreno; atteggiamenti di goffa dolcezza,
espressività dei volti, la fatica intesa come ineluttabile destino.
Tutte queste sono espressione della grandezza e dell’intenso rapporto con la
verità del mondo di Van Gogh.
Particolare enfasi è data al periodo del soggiorno parigino in cui Van Gogh si
dedica a un’accurata ricerca del colore sulla scia impressionista e a una nuova
libertà nella scelta dei soggetti, con la conquista di un linguaggio più
immediato e cromaticamente vibrante.
Si rafforza anche il suo interesse per la fisionomia umana, determinante anche
nella realizzazione di una numerosa serie di autoritratti, volontà di lasciare
una traccia di sé e la convinzione di aver acquisito nell’esperienza tecnica
una fecondità ben maggiore rispetto al passato.
È di questo periodo l’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi
del 1887, presente in mostra, dove l’immagine dell’artista si staglia di tre
quarti, lo sguardo penetrante rivolto allo spettatore mostra un’insolita
fierezza, non sempre evidente nelle complesse corde dell’arte di Van Gogh. I
rapidi colpi di pennello, i tratti di colore steso l’uno accanto all’altro
danno notizia della capacità di penetrare attraverso l’immagine un’idea di sé
tumultuosa, di una sgomentante complessità.
L’immersione nella luce e nel calore del sud, a partire dal 1887, genera
aperture ancora maggiori verso eccessi cromatici e il cromatismo e la forza del
tratto si riflettono nella resa della natura. Ecco quindi che torna l’immagine
de Il Seminatore realizzato ad Arles nel giugno 1888, con la
quale Van Gogh avverte che si può giungere a una tale sfera espressiva solo
attraverso un uso metafisico del colore.
E così Il giardino dell’ospedale a Saint-Rémy (1889) assume
l’aspetto di un intricato tumulto, mentre lo scoscendimento di un Burrone (1889)
sembra inghiottire ogni speranza e la rappresentazione di un Vecchio disperato
(1890) diviene immagine di una disperazione fatale.
ALTRE INFORMAZIONI
Con il patrocinio del Ministero della
cultura, della Regione Lazio, del Comune di Roma –
Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi
Bassi, la mostra è prodotta da Arthemisia, realizzata in
collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo ed è
curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti.
La mostra vede come main sponsor Acea, sponsor Generali
Valore Cultura, special partner Ricola, mobility
partner Atac e Frecciarossa Treno Ufficiale, media
partner Urban Vision ed è consigliata da Sky Arte.
Il catalogo è edito da Skira con saggi a cura di Maria Teresa Benedetti,
Marco Di Capua, Mariella Guzzoni e Francesca Villanti.
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PER
BAMBINE/I e RAGAZZE/I
TEATRO
NOVITÁ
TITOLO
Ruotalibera Teatro
presenta
Il
Principe delle tenebre
Teatro
d’attore e visual
di Fabio
Traversa
con
Valentina Greco, Tiziana Lucattini e Fabio Traversa
regia
Tiziana Lucattini
Scenografia: Francesco
Persico
Costumi: Antonia
Dilorenzo
Light e visual design: Chiara Saiella
Foto di scena: Federica Di Benedetto
Promozione: Serena
Amidani e Paola Meda
DOVE e QUANDO
CENTRALE PRENESTE TEATRO -
Roma
12 marzo 2023,
dalle 16.30
DETTAGLI
Per la
rassegna Infanzie e adolescenze in gioco 2022-23 a Centrale Preneste Teatro
(Via Alberto da Giussano, 58) domenica 12 marzo alle ore 16.30 va in scena lo
spettacolo "Il Principe delle
tenebre" della Compagnia Ruotalibera Teatro. Il testo è di Fabio
Traversa, la regia è di Tiziana Lucattini, sul palco ci sono Valentina Greco,
Tiziana Lucattini e Fabio Traversa.
Ispirato
alla fiaba popolare Naso d’Argento e
alle atmosfere misteriose di Nosferatu, capolavoro di Friedrich Wilhelm Murnau
del 1922, lo spettacolo accoglie le suggestioni espressioniste del cinema
tedesco nel bianco e nero di scene e costumi, nel disegno dalle linee distorte,
nelle luci contrastate, nelle didascalie da cinema muto.Con rimandi al
Frankenstein Junior di Mel Brooks e a una certa leggerezza da commedia
dell’arte, nel lavoro è implicito il tema dell’affrancamento femminile dal
potere maschile.
Un
distinto e ricco signore, anemico e solo, con uno strano naso d'argento, attira
nel suo castello tre giovani figlie di una povera lavandaia che lo seguono, una
dopo l’altra, col miraggio di cambiar vita. Ma Lucia, la più avveduta delle
tre, farà prendere alla storia una piega imprevista.
ALTRE INFORMAZIONI
Adatto
dai 5 anni
Il costo
del biglietto è per tutti di 6 euro.
Acquisto esclusivamente on-line su
www.centraleprenesteteatro.it/calendario-eventi o in biglietteria il giorno dello spettacolo
dalle ore 16.00 previa disponibilità dei posti
Via Alberto da Giussano, 58 - Roma
Prenotazione obbligatoria
Info: 06 27801063
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SGUARDO
FUORI PORTA
MUSICA
NOVITÁ
TITOLO
“FORTINI SONORI”:
PORFIRIO RUBIROSA IN CONCERTO AL PICCOLO TEATRO COMICO DI TORINO
DOVE e QUANDO
PICCOLO
TEATRO COMICO - Torino
11 marzo 2023, ore 21.00
DETTAGLI
Sabato 11 marzo alle 21, Porfirio rubirosa si
esibirà al teatro Piccolo Teatro Comico di Torino nell’ambito
di Fortini Sonori, progetto di Isola Tobia Label che prevede
una serie di concerti degli artisti dell’etichetta nelle piccole sale teatrali
italiane.
Per l’occasione l’artista proporrà al pubblico il suo spettacolo Il
furore composto.
Per l’occasione l’artista proporrà al pubblico il suo spettacolo Il
furore composto.
Per l’occasione l’artista proporrà al pubblico il suo spettacolo Il
furore composto.
Questa la sinossi:
«Porfirio Rubirosa è, attualmente, il cantautore italiano più sorprendente e
spiazzante. I riconoscimenti del suo lavoro, ricevuti da Club Tenco (Tenco
Ascolta) e Premio Fabrizio De André, lo confermano.
I suoi testi sono la celebrazione del pensiero laterale. Assistere a uno
spettacolo del cantautore veneziano significa mettere in discussione tutte le
proprie certezze e uscire dal teatro con un punto di vista nuovo, e dadaista,
sulla società che ci circonda.
Con lui sul palco, in una versione acustica dell'ultimo album 'Il furore
composto' (Isola Tobia Label, 2023) e delle sue altre canzoni più belle, lo
storico bassista e performer Il Drugo Arcureo e Marco Bonutto alle
percussioni».
L’obiettivo di Fortini Sonori, che ha trovato la piena sinergia dei
direttori artistici dei teatri coinvolti, è quella di offrire agli spettatori
la possibilità di ascoltare la musica di artisti poco noti ma di talento, in
un’atmosfera intima e senza filtri, per recuperare quel contatto diretto con le
emozioni e le sensazioni che soltanto uno spettacolo dal vivo può dare.
Questo progetto si pone inoltre come finalità sia quella di un ascolto
consapevole e partecipato da parte del pubblico in ambienti che lo consentano –
quali appunto le sale teatrali – sia quella consentire ai cantautori del tour
una propria autonomia artistica, che fornisca loro anche gli strumenti per
valorizzare e far riconoscere il proprio lavoro, nel pieno rispetto delle
regole previste nell’organizzazione dei concerti da un punto di vista
remunerativo e contributivo.
L’invito finale che vi porgiamo è di lasciarvi sorprendere dalla musica che i
nostri artisti proporranno durante gli spettacoli, facendovi prendere per mano
dall’ispirazione che sta alla base delle loro canzoni e andando oltre il loro
stesso significato, con la mente e soprattutto con il cuore.
ALTRE INFORMAZIONI
I biglietti sono disponibili in prevendita con varie formule di
acquisto al link www.oooh.events/organizzatore/isola-tobia-label/.
Diversamente ci si può rivolgere direttamente al
botteghino del teatro.
Per esigenze particolari (abbonamento a tutti i concerti di Fortini
Sonori programmati nel singolo teatro e convenzioni) si può invece
scrivere direttamente alla mail info@isolatobialabel.com.
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ARTE
PROSEGUE
TITOLO
Giovanni Boldini e il mito della Belle Époque
a cura di Tiziano Panconi
DOVE e QUANDO
PALAZZO MAZZETTI - Asti
Dal 26 novembre al 10 aprile 2022
DETTAGLI
La Belle Époque, i salotti, le nobildonne e la moda: è il
travolgente mondo di Giovanni Boldini, genio della pittura che più di
ogni altro ha saputo restituire le atmosfere rarefatte di un’epoca
straordinaria.
Letteratura e moda, musica e lusso, arte e
bistrot si confondono nel ritmo sensuale del can can e producono una
straordinaria rinascita sociale e civile.
Dal 26 novembre 2022 al 10 aprile 2023 Giovanni Boldini, uno degli artisti italiani più
amati di ogni tempo, viene celebrato con una grande mostra a Palazzo
Mazzetti di Asti.
Dopo i successi delle mostre Chagall.
Colore e magia, Monet e gli impressionisti in Normandia, I
Macchiaioli. L’avventura dell’arte moderna, la collaborazione tra
Fondazione Asti Musei e Arthemisia continua a
richiamare folle di visitatori ad Asti.
Il nuovo progetto, a cura di Tiziano
Panconi, è dedicato al genio indiscusso di Boldini.
80 magnifiche opere - tra cui Signora bionda in abito da
sera (1889 ca.), La signora in rosa (1916), Busto
di giovane sdraiata (1912 ca.) e La camicetta di voile (1906
ca.) - sono protagoniste di una narrazione cronologica e tematica al tempo
stesso.
L’esposizione presenta una ricca selezione di
opere che esprime al meglio la maniera di Boldini, il suo saper esaltare con
unicità la bellezza femminile e svelare l’anima più intima e misteriosa dei
nobili protagonisti dell’epoca.
Una mostra che pone l’accento sulla capacità
dell’artista di psicoanalizzare i suoi soggetti, le sue “divine”, facendole
posare per ore, per giorni, sedute di fronte al suo cavalletto, parlando con
loro senza stancarsi di porle le domande più sconvenienti, fino a comprenderle
profondamente e così coglierne lo spirito, scrutandone l’anima.
Farsi ritrarre da Boldini significava svestire i
panni dell’aristocratica superbia di cui era munificamente dotata ogni gran
dama degna del proprio blasone. Occorreva stare al gioco e accettarne le
provocazioni, rispondendo a tono alle premeditate insolenze ma, infine,
concedersi, anche solo mentalmente, facendo cadere il muro ideologico
dell’alterigia, oltre il quale si celavano profonde fragilità.
Egli coglieva al volo l’attimo fuggente, quel
momento unico in cui un’occhiata più sincera rivelava lo stato d’animo e la
mimica del corpo si faceva più espressiva, l’istante in divenire fra un’azione
e l’altra, quando la forza motoria di un gesto si esauriva, rigenerandosi
prontamente in quello successivo.
Negli anni della maturità e poi della senilità,
le lunghe e vorticose pennellate, impresse come energiche sciabolate di colore,
rimodellavano in senso dinamico i corpi delle sue “divine” creature e il suo
stile, a un tempo classico e moderno, costituiva la miglior risposta alle
vocazioni estetiste e progressiste manifestate dagli alti ceti sociali.
La mostra Giovanni Boldini e il mito
della Belle Époque, con il contributo concesso dalla Direzione
generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero
della cultura, è realizzata dalla Fondazione Asti Musei,
dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti,
dalla Regione Piemonte e dal Comune di Asti, con il contributo della Fondazione Cassa
di Risparmio di Torino, in collaborazione con Arthemisia,
con il patrocinio della Provincia di Asti e
vede come sponsor il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti.
Catalogo edito da Skira.
ALTRE INFORMAZIONI
Corso Vittorio Alfieri, 357
www.museidiasti.com
info@fondazioneastimusei.it
prenotazioni@fondazioneastimusei.it
ORARI
Martedì – domenica 10.00/19.00
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Lunedì chiuso
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ANTICIPAZIONI…
ARTE
FOCUS
Up Urban Prospective Factory
è lieta di presentare
Arte è Natura
Solo show di Gregorio Codagnone
Venerdì 17 marzo ore 18.30
a cura di Tommaso Curcio in collaborazione con
Marta Di Meglio
Up Urban Prospective
Factory – Roma
Dal 17 al 28 marzo
Opening e Performance dell’artista
Up Urban Prospective Factory è lieta
di presentare Arte è Natura, personale
dell’artista Gregorio Codagnone a cura di Tommaso Curcio
in collaborazione con Marta Di Meglio. L’opening si
svolgerà presso lo spazio espositivo di via dei Salumi 53 a
Trastevere, venerdì 17 marzo a partire
dalle ore 18.30. Durante la serata è
prevista la performance live dell’artista alle ore 18.30.
L’artista Gregorio Codagnone porta all’interno della
sua personale romana opere ricche di
cromatismi intrise di una forza vitale e di un messaggio a
difesa della natura. La tutela delle nostre bellezze passa anche
attraverso l’arte e il legame indissolubilmente tra i due
concetti diviene protagonista nelle opere in mostra.
Le immagini che prendono forma sulle
tele ricordano coralli, fiamme o elementi appartenenti al
mondo della natura, esempi di bellezza ma al tempo
stesso di fragilità, poiché destinati a mutare sotto l’azione
dei cambiamenti climatici. In ogni opera il colore si fa portavoce di
un sentimento dell’anima e si concretizza in forma
astratta attraverso il gesto.
Gregorio Codagnone è autodidatta e combina colori,
materiali e tecniche, traendo insegnamento e stimolo da
tutto ciò che lo circonda. L’artista lascia che siano le forme e
i colori a parlare per lui, forme nate dalla volontà di
ricercare energie positive e vitali che si concretizzano attraverso
un gesto artistico carico di emotività.
Lo spettatore è invitato così a proiettare sulle
opere le sue immaginazioni, favorendo, con esse, la nascita di un
dialogo che ha come protagonisti la Natura, l’Arte
e la Vita.
Durante il periodo di esposizione sarà realizzato un
laboratorio per bambini a cura del dipartimento didattico di Up, nel quale
i partecipanti avranno modo di conoscere il lavoro dell’artista e
sperimentare la tecnica da lui utilizzata.
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