K-news
TREND nuove frontiere della scena britannica
XXII edizione
festival a cura di Rodolfo di Giammarco
1 novembre – 17 dicembre 2023
C’è un evento centrale, nella XXII edizione di “Trend” del 2023, una lezione drammatizzata scritta dallo scienziato del clima Chris Rapley e dall’autore teatrale Duncan Macmillan, il testo “2071” risalente al 2014, un lavoro adottato quell’anno al Royal Court Theatre di Londra. Il monologo è una spiegazione e un approfondimento del fenomeno importante e minaccioso del cambiamento climatico con le relative controversie sorte in merito. La performance si inscrive motivatamente nel quadro odierno di altri gravi e incombenti pericoli sociali, mondiali. Incombono guerre barbariche, disagi governativi, problemi di assistenza sanitaria, conflitti sulle pratiche dell’accoglienza e dissensi in tema di libertà LGBTQIA+, sul panorama globale del coesistere umano, e il teatro inglese prende appunti ma registra anche altre distorsioni. Documenta conseguenze post-belliche (“Belongings”), alienazioni negli schemi del convivere (“Island Town”, “Blush”, “Wide Beyond”, “Pale Sister”, “The Animal Kingdom”, “No One is Coming to Save You”, “Love and Money”), autofiction (“Every Brilliant Thing”) e riserva una zona di cultura inclusiva agli orientamenti arcobaleno (“Riot Act”, “Gently Down the Stream”, “Autopilot”), conservando uno spazio alla tradizione pinteriana (“The Waiting”). L’equilibrio della XXII edizione di “Trend - Nuove frontiere della scena britannica” regge insomma su rapporti disfunzionali, su contesti violenti, su revenge porn e sesso online, su fratelli difficili, su silenzi anti-ideologici, su terapie di gruppo crudeli, su insonnie galattiche, su incapacità associative, e c’è spazio però per un’interattività di spettatori e per un’armonia intergenerazionale tra omosessuali, e lesbiche. Il nostro oggi e il nostro domani appartengono a uno storytelling che, tutto sommato, impegna bene e a fondo l’oltremanica.
rodolfo di giammarco
GLI SPETTACOLI
dal 1 al 4 novembre ore 21
WIDE
BEYOND
di Nathan Ellis
regia Lucilla Lupaioli
con Alessandro Di Marco e Martina Montini
luci e fonica Sirio
Lupaioli
scene e costumi Nicola
Civinini
foto di scena Alice
Tinozzi
assistente regia Sara
Attanasio
traduzione Natalia di Giammarco
produzione Bluestocking
Guardo nelle pieghe di questa famiglia, questi due, fratello e
sorella, che nascondono ferite che tutti conosciamo anche se a intensità
diverse, anche se con diverse sfumature. Madri difficili, figli difficili,
tentativi di fuga e riscatto, tentativi di superamento del confine familiare
dentro il quale invece si cade di continuo e dentro il quale si è intessuti,
fili della stessa trama, che ci piaccia o no.
Il linguaggio stringato, a tratti aspro, trattenuto e poi esploso,
con quel ritmo britannico apparentemente estraneo al presunto calore mediterraneo,
rivela invece i sentimenti sotterranei e persistenti dei due protagonisti Karen
e Andrew: l’amore filiale tradito da una madre che sembra non aver saputo
assolvere al suo difficile compito di accudimento, tanto quanto la figlia che
se ne occupa ora con la stessa impotenza e la stessa rabbia. Il fratello,
famoso scrittore di passaggio, che si è allontanato per tempo da quella famiglia
disfunzionale e faticosa, cerca di porre rimedio, di capire, di aiutare. Dice.
Ma nessuno è in grado di proporre un nuovo modello: c’è un anelito ad una famiglia
migliore, c’è una speranza di ricostruzione. Ci sono figli da crescere e
riconquistare, figli attesi e sognati. Ma, nell’evolversi della nostra storia
personale, quante volte abbiamo saputo capovolgere il quadro familiare? Quanto
siamo stati efficaci nel correggere la relazione filiale, fraterna? Mi piace
lasciare aperte le domande perché diventino una guida verso noi stessi, una
direzione verso riflessioni che possano espandere la nostra coscienza e darci la
possibilità di guardarci finalmente con accettazione e perdonare le proprie e
le altrui mancanze. Quei fili ci appartengono, ci imbrigliano, ma ci tengono
uniti.
Questi due personaggi, due adulti fra i quaranta e i cinquant’anni,
che si ritrovano nella casa della loro infanzia, ci lasciano immaginare una
vita oltre quel momento speciale, oltre quella relazione non scelta. Si
percepisce l’aspra ironia di Karen, la simpatia compiaciuta di Andrew, mentre
la madre, di sopra, tossisce, forse dorme, forse soffre. Forse accetta di aver
amato questi due figli come ha potuto. E intanto fuori piove. Piove e tira
vento, sempre di più.
Lucilla Lupaioli
dal 6 all’8 novembre ore 21
RIOT ACT
di Alexis Gregory
diretto e interpretato
da Massimo Di Michele
costumi Marco Dell'Oglio
scrittura gestuale Tiziano Di Muzio
consulente musicale Fabio Marchi
assistente alla regia Giuseppe Claudio Insalaco
foto locandina Eugenio Panichi
elaborazione grafica Roberto Greco
traduzione
Enrico Luttmann
produzione Artisti
Associati
Riot Act di Alexis Gregory è
una combinazione di tre monologhi che abbracciano ben sei decenni e due
continenti.
Questo non è uno
"spettacolo" ma la testimonianza di tre persone che decidono con
coraggio e generosità di raccontarsi.
Un resoconto in
prima persona della notte allo Stonewall, che ha dato il via al movimento di
liberazione omosessuale, il racconto di una vita da drag dagli anni Settanta ad
oggi e una straziante narrazione sul boicottaggio della lotta contro l'AIDS
negli anni Novanta.
Storie vere,
racconti, potenti e avvolgenti, ma anche brillanti e dissacranti.
Riot Act ripercorre la
faticosa lotta per i diritti dal 1969 ad oggi, partendo dalla memoria di ciò
che accadde: un grido di battaglia per il futuro.
Attualmente viviamo
tempi di straordinario progresso, sebbene regressivi in altri termini, ed è per
questo che non bisogna mai abbassare la guardia, bisogna vigilare.
Il mio impegno per
questo "spettacolo" è politico e voglio che abbracci un pubblico
trasversale, perché vincere nei diritti è segno di civiltà, democrazia e uguaglianza
per tutti, perché "il prezzo della libertà è una vigilanza continua".
Massimo Di Michele
dal 10 al 12 novembre ore 21
PALE SISTER
di Colm
Tóibín
regia Carlo Emilio Lerici
con
Francesca Bianco e Eleonora Tosto
alla
chitarra Matteo Bottini
traduzione Carlo Emilio
Lerici
produzione Teatro Belli
L'Antigone di Sofocle visto
dalla prospettiva di sua sorella Ismene. Il testo
segue infatti la donna mentre racconta la sua personalissima versione della
famigerata sfida lanciata da sua sorella nei confronti dello zio di entrambe e
re di Tebe Creonte, mentre aumentano le pressioni
sulla stessa Ismene affinché agisca per vendicare sua sorella, o addirittura
seguire il suo tragico esempio. Pale Sister di Colm Tóibín (2019) è il
titolo di una delle più recenti riletture di Antigone in chiave contemporanea –
e dichiaratamente femminista – da parte di uno scrittore irlandese. Prima di lui
già Seamus Heaney, Tom Paulin, Brendan Kennelly,
Carl Aidan Matthews, tra gli altri, hanno sfruttato la tragedia come analogia
per le divisioni che hanno dilaniato l'Irlanda a causa del dominio britannico.
Incentrato sulla figura di Ismene, di cui Tóibín prende le difese, Pale
Sister è un monologo teatrale in cui il buon senso e la pacatezza di Ismene
prevalgono sull’intransigenza di sua sorella Antigone. Solo all'apparenza una
“pallida” copia di Antigone, oltre che simbolo di viltà, qui Ismene emerge invece come portatrice di testimonianza
e simbolo del ruolo vitale che le donne possono svolgere nella trasmissione della
memoria a seguito di conflitti violenti. Riflettendo su fatti di cronaca
recenti e sul dilagare di una comunicazione sempre meno efficiente, questo
primo esperimento teatrale di Tóibín propone un esempio di drammaturgia
impegnata in cui evoluzione e movimento sono affidati alla pratica sapiente di
un’articolata politica del silenzio. Tóibín prende
gli elementi alla base della tragedia greca – sostanzialmente pietas e terrore
– e, a questi, aggiunge istanze attuali come il genere, il potere ed il suo abuso
e la contrapposizione tra il silenzio e la parola.
La risposta, ponderata e delicatamente distillata, di Tóibín a Sofocle scava
fino in fondo alle radici del coraggio. Come certe persone riescono a trovare dentro
di sé la forza di seguire la propria coscienza trovandosi di fronte ostacoli
insormontabili? Una questione molto attuale, soprattutto se vista attraverso
gli occhi di una giovane donna impotente.
13 novembre ore 21
2071
di Duncan
Macmillan e Chris Rapley
regia Carlo Emilio Lerici
con Paolo
Triestino
video Francesca Cutropia e Paolo Roberto Santo
traduzione Giulia
Lambezzi
produzione Teatro Belli
Attraverso il dialogo con uno degli scienziati climatici più
influenti al mondo, Chris Rapley, il celebre drammaturgo Duncan Macmillan dà vita
ad un testo in cui la scienza è al centro della scena. Il cambiamento climatico
è una questione importante per tutti, ma cosa fare al riguardo è oggetto di
controversie. Ciò che serve è parlarne: cosa dobbiamo alle generazioni future?
Come possiamo proteggere i nostri figli e nipoti? La regia di Carlo Emilio
Lerici sarà supportata da un percorso audiovisivo realizzato da Francesca
Cutropia e Paolo Roberto Santo, con cui l’attore, Paolo Triestino, dialogherà
nei panni dello scienziato, andando a ripercorrere la storia del surriscaldamento
globale dalla sua scoperta alla sua attestazione scientifica, per mettere
infine in evidenza le strategie di mitigazione, le buone pratiche, i progetti
di contrasto da divulgare come nuovo paradigma di felicità sostenibile.
dal 17 al 19 novembre ore 21
THE ANIMAL
KINGDOM
di Ruby Thomas
regia e traduzione Giampiero Cicciò
con Saverio Barbiero Lisa Lippi Pagliai Tommaso
D’Alia
Carlotta Solidea Aronica Ivan
Artuso
disegno luci Roberto Di Maio
scene e costumi del Collettivo
regista assistente Emanuele Baroni
assistente
alla regia Giovanna Malaponti
produzione Viola Produzioni
Centro di Produzione Teatrale
SINOSSI
La comunicazione attorno a una tavola
apparecchiata, con l’intera famiglia seduta, a volte ricorda una chiamata a distanza
su un gruppo WhatsApp. Ma senza linea.
Un estraneo (l’Ospite pasoliniano di Teorema che
irrompe scompaginando convinzioni insulse? O magari uno psicoterapeuta per
sessioni di gruppo? Oppure un rondone in volo che precipita nel nostro giardino
ricordandoci che siamo parte del Regno animale?), un estraneo può illuminare
quegli spazi di silenzio, di incomprensioni tra un essere umano e l’altro, tra
un essere umano e sè stesso.
NOTE DI REGIA
Una famiglia di quattro persone: madre e padre
ormai separati, due figli poco più che adolescenti e un giovane mediatore. È
per guarire Sam, il primogenito, che vanno in scena sei sedute di terapia di
gruppo.
Un’opprimente clinica ospedaliera per essere
liberati dalla prigionia di relazioni guastate dal non detto o dal detto male.
Uno zoo umano, un teatrino di quotidianità domestica con spettatori invisibili:
una quarta parete dalla quale il mondo sembra osservare e giudicare le nostre
qualità di madri, padri, figli, studenti, medici, esseri umani, animali, la
nostra sempiterna ansia da prestazione.
Non c'è una trama di cui parlare: è la
configurazione dei personaggi, che cambia tra una sessione e l'altra, tra una
confessione e una reticenza, a rivelare le trame del destino dei personaggi (le
trame del destino che conducono ognuno di noi nel luogo in cui siamo adesso e
che ci impongono il modo di vivere quel luogo).
È un testo, esilarante e crudele, sulla libertà
e per essere liberi, sembra dirci Ruby Thomas, ci sono tante, multiformi gabbie
da forzare.
Giampiero Cicciò
dal 20 al 21 novembre ore 21
AUTOPILOT
di Ben Norris
traduzione e regia Elena Orsini
con Elena Orsini e Ilaria Martinelli
supervisione Mario Scandale
costumi Valeria Forconi
luci Alessio Pascale
musiche Federico Mezzana
SINOSSI
Chi siamo? È possibile fuggire dagli schemi in
cui siamo incasellati? Autopilot è la storia di due ragazze che cercano
con tutte le loro forze di emanciparsi dalle proprie origini sociali e dalle
proprie famiglie. Completamente diverse e, allo stesso tempo, reciprocamente
sia infuriate sia attratte dai valori l’una dell’altra, si incontrano e si
innamorano. È un viaggio continuamente in bilico tra il loro desiderio di
incontrarsi e la loro solitudine.
NOTE DI REGIA
Autopilot è la storia, cronologicamente frammentata,
di due ragazze che si incontrano sul lavoro, fanno amicizia e poi si
innamorano. La cronologia degli eventi della loro relazione, dal suo inizio
alla sua fine è raccontata in ordine cronologicamente sparso, permettendo allo spettatore
di avere un livello di informazione più alto rispetto ai personaggi, e quindi
di leggere in maniera diversa le loro azioni e le loro parole.
Il
testo mette in campo questioni insanabili come la differenza di classe, ma anche
questioni etiche legate all’intelligenza artificiale, nello specifico alle
automobili a guida autonoma. “Chi salvare?” in caso di incidente
inevitabilmente fatale; secondo quali criteri programmare la decisionalità dell’automobile?
Non c’è veramente una risposta giusta.
Questo
dilemma funge da cornice e metafora di come noi gestiamo le nostre relazioni e
le nostre scelte di vita. Attraverso questa domanda senza risposta ci
interroghiamo anche sul nostro modo di relazionarci all’altro, sul sacrificio a
cui siamo o meno predisposti, su un egoismo di fondo che forse si cela dietro ogni
nostra scelta, anche quella apparentemente più altruista e sulla solitudine
dalla quale non riusciamo ad evadere.
Le
due attrici sono in scena da sole, in uno spazio vuoto che permette il fluire dei
continui salti temporali e spaziali del testo. A loro il compito, con la sola
recitazione, di guidarci nei frammenti dei ricordi della storia di Nic e Rowan.
Elena Orsini
“Autopilot
è una metafora che ci parla di incertezza: basta una riga di codice per
influenzare il comportamento di un veicolo così come basta una decisione
sbagliata per determinare come andranno le nostre vite. Credo nell’importanza
di parlare di questa incertezza, che pervade la nostra generazione e ci coinvolge
tutti.”
Mario Scandale
dal 23 al 26 novembre ore 21
THE WAITING
di Simon Bovey
regia Alessandro Di Murro
con Matteo Baronchelli
Jacopo Cinque Alessio Esposito Laura
Pannia
assistente alla regia Tommaso Emiliani
costumi Michela Caccavallo
direttrice organizzava Bruna Sdao
progetto grafico Cristiano Demurtas
traduzione Natalia di Giammarco
produzione Compagnia della Creta / 369 gradi produzioni
con il sostegno del Centro Sociale Castiglione della
Pescaia delegazione Tirli
SINOSSI
Tre
gangster aspettano l’arrivo del proprio capo in un appartamento isolato in un
sobborgo londinese, pronti per una rapina ad un blindato porta valori. Nella
distribuzione dei compiti, c’è chi ha rubato la macchina, chi ha portato le
armi e chi pianifica il colpo mentre gioca a carte. Ma Goodall, il capo, ritarda,
non si fa vivo.
L’attesa
trascorre tra amari colloqui che ricordano avventure trascorse e nuovi rancori.
Si rivelano, a poco a poco, i rapporti complessi che caratterizzano le loro
esistenze misere, vuote e desolate. Intanto il tempo passa, nessuno arriva.
La
tensione, così, aumenta e i conflitti tra i personaggi diventano drammatici e
incontrollabili.
Improvvisamente
qualcuno bussa alla porta e le cose cambiano radicalmente.
NOTE
DI REGIA
Simon
Bovey ci consegna una commedia che nasconde dietro ad una apparente storia di
criminalità la minaccia di un mistero che si rivela non esistere.
“Che
cazzo di gruppo di perdenti” dice Turner uscendo di scena alla fine della pièce
e così riassume con evidenza ciò che lo spettatore ha visto. Tutto appare evanescente,
niente sorregge più quell’immaginario di criminali e uomini forti.
Ogni
battuta che i personaggi pronunciano può essere menzogna. Quella di costruirsi
un passato e un presente che non esistono è una modalità di sopravvivenza non razionale
che nasconde una necessità di autonarrazione.
Nonostante
tutto c’è tenerezza e dolore in questi uomini a causa di un senso di colpa che
fin dalle prime battute costringe i personaggi allo scontro vivendo in una costante
tensione.
Il
testo è, evidentemente, ispirato alle modalità innovatrici di Pinter e Beckett.
Questi grandi autori rielaborati, sia nella struttura che nel linguaggio,
ispirano un’opera autonoma e personale.
Alessandro Di Murro
dal 27 al 29 novembre ore 21
BELONGINGS
di Morgan Lloyd
Malcolm
regia Jacopo Bezzi
con Massimo Roberto Beato
Stefano Guerrieri
Federica Quartana Veronica
Rivolta
traduzione
Enrico Luttmann
produzione La Compagnia dei Masnadieri
Dal
deserto, paesaggio di una guerra moderna, al campo di battaglia di una cucina di
Chippenham, nel Wiltshire, una cittadina nell’Inghilterra del sud.
Un
testo teso, forte, drammatico. Un’altra opera che mette sotto i riflettori il
ruolo della donna nella nostra società, raccontandoci la sua estenuante ricerca
di un’identità e di un luogo tranquillo da poter chiamare casa.
Deb
è un soldato. Un bravo soldato. È stata in Afghanistan dove ha fatto il suo
dovere. Quando torna a casa, però, non viene accolta come un eroe; trova in
quella che una volta era casa sua una situazione a cui non solo non riesce ad
adattarsi, ma che neanche vuole accettare: la sua migliore amica, Jo - di cui
lei è sempre stata innamorata - che adesso sta col padre di Deb, – è
completamente succube di questo rapporto fatto di soprusi e violenza psicologica
a cui lei si sottomette senza lottare, mentre suo padre, Jim, con l’orgoglio
dell’imprenditore, annuncia alla figlia di aver aperto vari siti web
pornografici e passa la maggior parte del suo tempo chiuso nel suo ufficio
(l’ex cameretta di Deb) a guardare video e foto porno.
Su
tutto questo aleggia il fantasma della madre di Deb, una donna debole, forse
psicologicamente instabile, che è sparita anni prima, lasciando un’abissale
mancanza e un dolore atroce nella figlia che non riesce né a dimenticarla né tantomeno
a perdonarla. Inoltre c’è anche il rapporto di Deb con Sarko, il suo compagno
d’armi, mentre era in Afghanistan, con cui condivideva l’alloggio e un’intimità
forzata dalle circostanze. In una serie di flashback brillantemente costruiti dall’autore
vedremo cosa è davvero successo tra di loro e scopriremo che Deb ha tante
cose
con cui fare i conti.
dal 2 al 3 dicembre ore 21
GENTLY DOWN THE STREAM
di
Martin Sherman
regia
Piero Maccarinelli
con Massimo De Francovich Francesco Bonomo Pietro Giannini
traduzione Natalia di Giammarco
produzione Teatro Belli / Trilly Produzioni
In questo tenero e struggente testo di
Shermann sono analizzate le vite di tre maschi omosessuali di tre diverse
generazioni. Volgarmente li si potrebbe identificare come un frocio,un gay ed
un queer.
Ma la scrittura di Shermann si
indirizza verso l’analisi sociologica e sentimentale quasi empatica verso gli
incroci che legano questi tre personaggi.
Il più anziano testimone delle lotte ai
tempi del West Village, anche se originario del profondo sud degli States è lucido
ricettore delle testimonianze di omosessuali più maturi di lui e ha una
relazione con un ragazzo molto più giovane trovato su un social gay Grindr. Siamo
a cavallo del nuovo millennio e questa relazione sempre più stretta nel corso
degli anni si nutre anche della curiosità che il più giovane ha per il passato
del suo maturo amico. Accompagnati dalle sofisticate canzoni di Mabel Marcer
possiamo rivivere le storie del mondo omosessuale attraverso le loro parole e i
loro occhi.
Il più giovane vorrebbe regolarizzare
la loro storia anche attraverso l’adozione ma il maturo signore non condivide
questa necessità.
A questo punto si presenta il terzo
personaggio, il più giovane: anche lui nonostante o proprio a causa dell’età in
cerca di regolarizzazione del rapporto e di formare una famiglia.
Il tempo passa passano gli anni fra le
loro esperienze di vita, fra i loro desideri, dal nascondere allo svelare, dalla
vergogna all’orgoglio
Lo sguardo di Shermann è dolce,
solidale, empatico quasi emozionato nella rivelazione di quanto lungo e
difficile sia stato passare dal frocio al queer.
Ma non è mai melenso e ci permette di
entrare nella vita di questi tre maschi con rispetto e comprensione.
Piero Maccarinelli
dal 4 al 6 dicembre ore 21
ISLAND TOWN
di Simon Longman
regia e traduzione Martina Glenda
con Giulia Chiaramonte
Chiarastella Sorrentino Giuseppe Brunetti
scene Sara Palmieri
produzione
Compagnia Mauri Sturno
SINOSSI
In una piccola città che sembra
un’isola tra i campi, crescono Kate, Sam e Pete con i loro sogni di cui forse
non importa a nessuno. In quel posto non c’è molto da fare se non andarsene. Ma
c’è effettivamente qualcosa oltre la circonvallazione stradale che soffoca la
città? Island Town è una storia di amicizia che fiorisce dove nulla fiorisce e
che concede la speranza di superare l’orizzonte oltre la periferia.
NOTE DI REGIA
Island Town è la storia di Kate, Sam e
Pete, tre ragazzi di provincia che non hanno molto da fare se non ubriacarsi in
un parco giochi con il sidro scadente che sono riusciti a rubare a qualcuno.
Il testo, seguendo i tre personaggi
dall’adolescenza all’età adulta, racconta le problematiche di crescere in un
contesto senza sbocchi.
Come dice la stessa Kate: “A nessuno
importa di una cittadina in mezzo ai campi, no? O delle persone che ci vivono.
Come noi. A nessuno interessano le città che se ne stanno come isole in mezzo
ai campi. Non gli è mai importato. Mai gli importerà.” Ma Kate, Sam e Pete hanno
le loro storie da raccontare. “Roba da bestseller” come dice Pete. Kate vive da
sola con il padre malato a cui hanno tolto l’infermiere per tagli al sistema
sanitario. Sam e Pete vivono entrambi in contesti familiari violenti. La mamma
di Sam è andata via, il padre è alcolizzato e non è raro che la picchi. Il
fratello di Pete è un soggetto aggressivo che minaccia costantemente di
cacciarlo di casa.
La rabbia sembra un’epidemia che
infetta l’intera città, corrodendone l’asfalto delle strade e i mattoni dei
palazzi. Il completo abbandono da parte di qualsiasi tipo di assistenzialismo
sociale non fa altro che contribuire alle condizioni perfette per la
pullulazione del virus. L’unica speranza sembra quella di scappare altrove. Ma come
si può sognare di scappare quando non ti hanno mai insegnato a sognare? Sam e
Pete sono bloccati. Hanno qualcuno di cui prendersi cura. Sam è una lottatrice,
farebbe di tutto perché sua sorella minore non viva quello che ha vissuto lei.
Pete è un romantico e allo stesso modo di Sam, vuole troppo bene a suo nipote
per lasciarlo esposto all’ira del fratello. Proteggere i piccoli diventa una
priorità. Kate è la ribelle del gruppo, sogna solo di scappare e scoprire tutto
ciò che c’è aldilà della circonvallazione stradale. Ma anche Kate è bloccata. È
vinta dall’amore per i suoi amici, non andrebbe mai via senza di loro. La
missione è convincerli. Convincere Sam che merita di più di un lavoro
all’alimentari e uno squallido appartamento in paese. Convincere Pete che fuori
da quel posto può davvero costruire la famiglia che tanto desidera.
Island Town si apre come una pièce di
memorie. Kate dice di aver fatto qualcosa di orribile. Quale sarà la sua colpa?
Forse solo essersi concessa di sognare in un posto che non lascia molto spazio
ai desideri?
Martina Glenda
dal 7 al 9 dicembre ore 21
LOVE AND MONEY
di Dennis Kelly
regia
Saverio Giuseppe Paoletta
con Valentina Carrino e Saverio
Giuseppe Paoletta
e con Maria Elisa Barontini Daniela
Bianchi Silvia Grassi
Mario Ive Alessandro Massacci Roberto Pesaresi Alessia
Sala
esecutori del brano di Georg Friedrich
Handel Pierluigi Ricci, Maria Martinrosyan
progetto grafico della locandina Harvinder
Singh
traduzione Gian Maria Cervo
produzione Associazione Universarte
SINOSSI
Una
coppia sconvolta dal peso dei debiti contratti dalla moglie, due genitori in
lutto disperati e crudeli, una cinica capoufficio e il suo servile aiutante,
un’aspirante attrice pronta a tutto e un impresario teatrale disperato: tutti
tracciano il quadro di un’umanità immersa in modelli consumistici alienanti,
incapace di amare, come di non amare. Sullo sfondo, i sensi di colpa del marito
per il suicidio della moglie, di cui non è stato solo un testimone.
NOTE
DI REGIA
La
piece Love and Money presenta 7 scene (definite ATTI) in cui recitano,
di volta in volta, al massimo tre dei 9 personaggi. Solo in una scena gli attori
potrebbero essere tutti sul palco, ma ho deciso di sostituire la loro presenza
con le loro voci recitanti, che si alterneranno alle parole di Jess, la
protagonista, unica in scena di persona in quell’atto.
Il
testo si presenta quindi senza una reale ambientazione comune, e l’effetto di
spaesamento è accresciuto da una alterazione dell’ordine temporale: la prima
scena è in realtà l’ultima nella successione logica degli eventi, e ad essa
seguono eventi non in ordine causale. Inoltre, alcuni personaggi non hanno
alcuna apparente connessione con i protagonisti della storia, ossia con la
coppia David e Jess.
L’opera
si presenta quindi come un affresco sociale frastagliato, un insieme di scene
di per sé concluse, dal fragile collegamento: si chiede la partecipazione
creativa degli spettatori, la loro azione di ricostruzione di una narrazione
volutamente de-costruita.
E,
in ultima analisi, si chiede l’immedesimazione degli spettatori nella
situazione, nella condizione di frantumazione dell’io propria della contemporanea
società consumistica.
La scenografia sarà estremamente
minimale.
Saverio Giuseppe
Paoletta
dall’11 al 13 dicembre
BLUSH
di Charlie Josephine
regia Marcello Cotugno
con Arianna Cremona e Claudio Righini
traduzione Marta Finocchiaro
produzione La Contrada
BLUSH racconta cinque storie sul revenge
porn e sulla vergogna delle vittime di questa malattia tutta contemporanea. È stato
un successo al Fringe Festival di Edimburgo e ha poi replicato al Soho Theatre,
Il drammaturgo Charlie Josephine (a cui
riferirsi con lui/loro) racconta così l’ispirazione che l'ha condotto a
scrivere questo testo: “Ho iniziato a scrivere BLUSH per rabbia. Una rabbia
profonda. Rabbia verso gli uomini che agiscono il revenge porn. Ma anche rabbia
per il termine “revenge porn”, che di per sé è estremamente inappropriato.
Suggerisce che la vittima abbia fatto qualcosa che merita vendetta. Rabbia verso
un sistema legale che è tremendamente lento nel modificare leggi che potrebbero
proteggere le donne. Rabbia per la totale mancanza di educazione sessuale a
scuola mentre la pornografia e l’idea dello stupro diventano virali sui
telefoni dei nostri figli. Rabbia per l'imbarazzo che provo nell'essere
"una donna arrabbiata". La rabbia è davvero utile quando è
focalizzata nel modo giusto e ho imparato molte cose. Ho imparato che la
vergogna cresce nella segretezza e nel silenzio, e il miglior antidoto alla vergogna
è l'empatia”
Da questa acuta analisi di Charlie Josephine
nasce il testo, che, come riferito da alcuni critici non è adatto ai deboli di
cuore. Linguaggio diretto, temi brucianti e che appunto, come nel titolo, fanno
arrossire per la vergogna.
Uno spazio vuoto, riempito solo da una
pedana dove, citando le passerelle delle sfilate di moda e i cubi luminosi
delle discoteche, i cinque personaggi, due uomini e tre donne, interpretati da
due attori, daranno vita a un testo che, partendo da una specie di literary
drama, evolve in un sabba infernale dove nessuno si salva e dove il ritmo delle
battute e dei personaggi si confonde come in un sogno acido. Un bad trip senza
ritorno.
Musiche elettroniche e citazioni che
vanno da Barbie Girl a I feel Love di Donna Summer, avvolgeranno
i corpi martoriati (on line) dell’attrice (Arianna Cremona) e dell’attore (Claudio
Righini).
Alla fine la catarsi arriva, ma solo in
scena, lì fuori, nel mondo virtuale dei social siamo tutti esposti. Vittime e
carnefici.
Marcello Cotugno
dal 15 al 16 novembre ore 21
NO ONE IS COMING TO SAVE YOU
di Nathan Ellis
regia Francesco Bonomo
con Giorgia Salari e Francesco Bonomo
disegno luci Pietro Sperduti
sonorizzazione
Emiliano Dukan Barbieri
aiuto regia
Giovanna Guida
artwork Studio Lord_Z
traduzione Natalia di Giammarco
produzione
Ass. Cult. Collettivo Amori Difficili
No One is Coming to
Save You è un pezzo teatrale oscuro, strano e allo stesso tempo silenziosamente
ottimista.
Si svolge nell'arco
di una notte, nella mente di due insonni. Lei siede al buio fissando un
bicchiere. Lui sta guardando la TV in una lingua che non riesce a capire. In questo stato tra luce e buio, l'uomo e la donna vanno alla
deriva nella loro immaginazione.
I loro occhi sono vitrei,
è come se non fossero del tutto presenti, come se non riuscissero a credere che
questo, sia il mondo in cui viviamo.
La noia, la stanchezza
penetra nelle ossa. Le uniche cose che possono squarciare la nebbia sono
immagini violente: una bomba, un dirottamento, un pugno.
L’autore sembra
suggerire la rappresentazione di una generazione che ha assorbito le immagini
dell'apocalisse e le ha accettate come reali.
No One is Coming to
Save You racconta l'ansia, l'angoscia e la noia di basso livello che permeano gran
parte della nostra esistenza, ma che è relativamente facile da dissipare.
Sebbene affronti
questioni serie in modo complesso e stimolante, lo spettacolo è in realtà pieno
di speranza. C'è un nucleo di dolcezza,
un ottimismo provvisorio, consapevolmente fuori luogo, con cui lo spettacolo si
conclude dolcemente.
Nel finale l’autore
riesce a riconnettere personaggi e pubblico con la realtà.
Nel profondo, a
quanto pare, sappiamo cosa fare per stare bene.
Come saprà chiunque
abbia faticato a dormire, è sempre più buio poco prima dell’alba.
17 dicembre ore 21
EVERY BRILLIANT
THING
(Le cose per cui vale la pena vivere)
di Duncan Macmillan con Johnny Donahoe
regia Fabrizio Arcuri
co-regia e interpretazione Filippo Nigro
aiuto regia Antonietta Bello
oggetti di scena Elisabetta Ferrandino
traduzione Michele Panella
co-produzione CSS
Teatro stabile di innovazione del FVG / Sardegna Teatro
Every
Brilliant Thing è
un’opera teatrale dello scrittore britannico Duncan Macmillan scritta nel 2013
assieme a Jonny Donahoe (che ne è stato anche il primo interprete).
La
pièce - un’autobiografia brillante scandita da liste di “cose per cui vale la
pena vivere” -è stata presentata in versione originale con grande successo al
Festival di Edimburgo e al Barrow Street Theatre di New York e in tour internazionale,
fra Inghilterra, Australia e Nuova Zelanda.
Nel
2021 viene messo in scena in Italia, nella traduzione di Michele Panella con la
regia a quattro mani di Fabrizio Arcuri e Filippo Nigro, anche attore protagonista
dello spettacolo, per la coproduzione di CSS Teatro stabile di innovazione del
FVG e Sardegna Teatro.
Filippo
Nigro, uno dei più interessanti attori del cinema e del teatro italiano, porta
in scena un racconto di autofiction scandita da “liste di cose per cui vale la
pena vivere”, nel tentativo di fornire alla madre un inventario di possibilità
per cui valga la pena vivere.
Una
lista che si allunga con il tempo, dall’infanzia alla vita adulta, fino a
enumerare un milione di valide ragioni.
La
lista che ne esce – e che il protagonista condivide con chi lo ascolta, con
tono confidenziale, coinvolgente, intimo - è imprevedibile, emozionante e
personalissima, fatta di episodi e aneddoti catturati al volo dal protagonista
a margine di libri, scontrini e sottobicchieri del pub.
Every
Brilliant Thing dà
vita a un racconto/confessione umano e informale di momenti speciali,
illuminazioni, piccole manie, incontri, emozioni e attimi indimenticabili,
durante il quale mette sempre più a fuoco il rapporto con il padre, con il suo primo
amore, il fallimento del suo matrimonio, la ricerca di aiuto nei momenti di
difficoltà.
Alla
fine, la lista, più che alla madre, sarà stata utile a sé stesso almeno a
comprendere che “…se vivi tanto a lungo e arrivi alla fine dei tuoi giorni senza
esserti mai sentito totalmente schiacciato, almeno una volta, dalla depressione,
beh, allora vuol dire che non sei stato molto attento!”.
Con
la complicità di alcuni spettatori - chiamati a dare un piccolo contributo per
far sì che i ricordi del passato prendano vita - e attraverso una scrittura dal
ritmo sempre serrato e divertente, Every Brilliant Thing riesce a toccare
con sensibilità e con una non superficiale leggerezza un tema delicato e
complesso come la depressione.
In
questa personale versione, Every Brilliant Thing diventa una pièce
partecipativa che costituisce per il pubblico innanzitutto un’esperienza.
Grazie
alla risposta dell’audience, alla temperatura emotiva e alle reazioni che ogni
sera si creano in teatro, lo spettacolo non è mai lo stesso, può essere ogni sera
diverso. Di fatto, Filippo Nigro riscrive in scena il pezzo insieme agli
spettatori che lo vorranno aiutare.
In
questa direzione Arcuri persegue la sua personale ricerca di costruzione di immaginari
collettivi che affrontano sempre riflessioni sulla vita, sulla società in cui
viviamo e sul senso del teatro.
TREND LIVE – spettacoli on demand
biglietto 5 euro
Riprese video effettuate da
Francesca Cutropia, Paolo Roberto Santo e Andrea Brandino
5 novembre ore 21.00
POPS
di Charlie Josephine
con Eleonora Bernazza e Massimo Di Michele
regia Massimo Di Michele
Un padre e una figlia. Un incontro. Uno
scontro fra due visioni della vita, un continuo grido di aiuto inascoltato.
Charlie Josephine ci propone un viaggio nella mente tormentata di due persone
che nonostante provino a modo loro a superare una grande perdita, rimangono
bloccate nella loro condizione di sofferenza. La stessa relazione fra i
personaggi sembra essere completamente compromessa dal dolore: entrambi vedono
l’altra persona come una degenerazione di quello che erano un tempo e sembrano
al tempo stesso impauriti e disgustati dal loro interlocutore.
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9 novembre ore 21.00
CUCKOO
di Suhayla El-Bushra
con Francesca Bianco, Beatrice Coppolino
e Raffaella Alterio
regia Carlo Emilio Lerici
Dopo l’ennesimo scontro con la propria
famiglia, Nadine si trasferisce a casa dell’amica e compagna di scuola Jenny.
Erica, la mamma di Jenny, una donna hippy e svagata, trova questa ragazza
spavalda e acuta, molto più interessante della figlia, e tra le due si
instaura un vero e proprio legame. Come il “cuculo” del titolo, uccello
migratorio che depone le uova nei nidi di altri uccelli, Nadine si inserisce
nella dinamica familiare di Erica e Jenny e la sconvolge. In Jenny, che è sempre
stata una brava rafazza, iniziano a crescere sentimenti di rabbia ed esclusione,
in una sorta di battaglia per gli affetti che avrà un finale imprevedibile.
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30 novembre ore 21.00
YEN
di Anna Jordan
con Arianna Aloi Vittoria Faro
Tommaso Paolucci Francesco Terranegra
regia Jacopo Bezzi
Yen, opera teatrale di Anna Jordan vincitrice del Bruntwood
Prize 2013, esplora un’infanzia vissuta senza confini e le conseguenze
dell’essere costretti a crescere da soli. Hench e Bobbie sono due fratelli di
sedici e tredici anni. Vivono a casa da soli, a Feltham un sobborgo di
Londra, con il loro cane Taliban; giocano alla PlayStation, guardano film
porno in streaming, e trascorrono le giornate a osservare il mondo che passa.
A volte la mamma, Maggie, fa loro visita, di solito con le tasche vuote e promesse
illusorie. Poi però, un giorno, si presenta a casa loro Jenny, e tutto sembra
cambiare.
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10 dicembre ore 21.00
FUCKED
di Penny Skinner
con Chiarastella Sorrentino
regia Martina Glenda
F, in una spirale di flashback, ripercorre a ritroso il suo
viaggio dall'adolescenza all'età adulta. Dalla stripper di oggi, in uno
squallido locale la notte di Capodanno, torniamo fino alla sua verginità.
Quelli di “puttana”, “fidanzata”, “vittima”, “troia”, “oggetto”, “vergine” sono
i panni che veste lungo le tappe relazionali che fino ad oggi l’hanno “fottuta”.
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14 dicembre ore 21.00
THREE KINGS
di Stephen Beresford
diretto e interpretato da Francesco Bonomo
È la storia del rapporto tra un Figlio e un Padre latitante.
Si tratta di un monologo che si organizza secondo un
registro misurato ed essenziale, cosa assai singolare in questi tempi tanto
chiassosi ed aggressivi.
Chi racconta è il figlio, Patrik: a noi si presenta come un
uomo ormai logoro, invecchiato anzi tempo e stanco della vita; il solo rapporto
che gli resta è con l’alcool.
Capiremo presto che egli altro non è se
non il risultato delle vicende che hanno contrassegnato il suo rapporto con
il Padre.
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I biglietti potranno essere acquistati sul sito
www.teatrobelli.it sul bottone “acquista” dello spettacolo, selezionando la
data. Il giorno dello spettacolo sarà fornito all’email con cui si è effettuato
l’acquisto un link univoco che darà accesso al
portale dove si terrà lo spettacolo.
Gli Autori
Nathan Ellis
Scrittore e drammaturgo è un attuale membro del gruppo 4Screenwriting di
Channel 4 ed è stato membro della BBC WritersRoom Drama Room 2021-22. Nel 2020
la sua opera SUPER HIGH RESOLUTION è stata selezionata per il Verity Bargate
Award. È stato rappresentato al Soho Theatre nel 2022 diretto da Blanche McIntyre
ed entrerà nel repertorio dello Staatstheater Kassel nel 2023 diretto da Manon
Pfrunder. La sua opera teatrale work.txt (un'opera teatrale senza attori) è
stata nominata agli Offie nel 2022. È stata anche invitata al Caravan International
Showcase 2022 e andrà in tournée internazionale nel 2023 (Australia, Germania ,
Bulgaria, Italia, Paesi Bassi, Cina, Egitto). È stato membro del Supergruppo
degli scrittori di invito alla Royal Court 2018-19 guidato da Alice Birch e Ali
Mcdowall. La sua prima opera teatrale NO ONE IS COMING TO SAVE YOU ("uno
sfolgorante debutto" per The Stage) è stata invitata all'Incoming Festival
2019 ed è stata in tournée a livello nazionale. Sta sviluppando progetti televisivi
con Balloon, Archery Pictures, UFA Fiction e Tall Story Pictures, e sta
scrivendo un lungometraggio per Calamity Films con Renée Zellweger. Vive tra
Londra e Berlino.
Alexis Gregory
Drammaturgo, interprete, regista e produttore. Il suo lavoro esplora temi
queer e le sue opere teatrali includono Riot Act (Duchess Theatre – West
End, Arcola Theatre, Kings Head Theatre e tournée nel Regno Unito), Sex/Crime
(Soho Theatre, The Glory), Safe (Soho Theatre, Norwich Theatre Royal,
Londra Theatre Workshop e diretto da Alexis; Norwich Theatre Royal e in una
versione digitale online per Hackney Empire) e Slap (Theatre Royal
Stratford East e il primo spettacolo teatrale in loco di Channel 4). Le sue
opere teatrali sono pubblicate da Bloomsbury Publishing.
Colm Tóibín
(Enniscorthy, Irlanda 1955) ha studiato Storia e letteratura inglese
all’University College of Dublin. A venti anni ha cominciato a viaggiare, prima
in Spagna, poi in Argentina, in Sudan, in Egitto, negli Usa. Giornalista,
saggista e romanziere, è considerato uno dei maggiori scrittori irlandesi
contemporanei. Tra i suoi libri tradotti in italiano ricordiamo: Sud (Fazi,
1999); Il faro di Blackwater (Fazi, 2002) e Il testamento di Maria (Bompiani
2014), finalisti al Booker Prize; The Master (Fazi, 2004), vincitore dell'IMPAC
Award; Madri e figli (Fazi, 2007); Fuochi in lontananza (Fazi, 2008); Brooklyn
(Bompiani, 2009), vincitore del Costa Novel Award; La casa dei nomi (Einaudi
2018). Tóibín è stato inoltre direttore di due riviste irlandesi, “InDublin” e
“Magill”, e ha collaborato a “The Sunday Independent” e “The London Review of
Books”.
I suoi libri sono stati tradotti in circa venti lingue.
Ruby Thomas
Attrice e scrittrice. Ha fatto parte del Soho Writers Lab 2016/17 e del
Royal Court Supergroup 2018/19. Ha fatto parte del Channel 4 Playwrights'
Scheme 2020 e ha ricevuto una Commissione Jerwood dalla Corte Reale nel 2021.
Attualmente sta scrivendo episodi per la seconda stagione di DANGEROUS LIAISONS
di Playground/Lionsgate per Starz e A GOOD GIRL'S GUIDE TO MURDER prodotto da
Moonage. per la BBC. Ha lavorato su commissione per il teatro e la TV con
l'Annapurna, il Royal Court Theatre, l'Hampstead Theatre e il Mam Tor.
Ben Norris
Scrittore, attore e regista. Il suo secondo opuscolo di poesie, Some
Ending, è stato pubblicato da Verve Poetry Press nel maggio 2019 ed è due volte
campione nazionale di poetry slam del Regno Unito, esibendosi ovunque, dal
Glastonbury Festival ai Proms alla Royal Albert Hall. La sua mostra personale
di debutto, "The Hitchhiker's Guide to the Family", ha vinto il premio
IdeasTap Underbelly 2015 all'Edinburgh Fringe Festival prima di essere in
tournée nel Regno Unito e in Australia, e il suo primo cortometraggio,
commissionato da Channel 4, è stato nominato per una Royal Television Society.
Premio. Il secondo cortometraggio di Ben, commissionato dalla BBC e dalla BFI,
è attualmente in anteprima nei festival. Le sue commissioni precedenti
includono lavori per BBC Radio 4 e Southbank Centre, tra gli altri, ed è un ex
scrittore residente presso Theatr Clwyd e Nottinghamshire Libraries. L'opera
d'esordio di Ben, "Autopilot", è stata presentata in anteprima al
Festival Fringe di Edimburgo del 2022, dove è stata nominata da The Stage come
uno dei migliori spettacoli dell'anno. È stato anche nominato per il Popcorn Prize
for New Writing nel 2020, l'anno del festival cancellato, quando era stato
originariamente programmato.
Simon Bovey
Nato nel 1960, è uno sceneggiatore e regista britannico. Ha scritto
diversi drammi di fantascienza per BBC Radio. La sua esperienza è varia, spaziando
dall'animazione e dal teatro, alla radio e ai film. Il suo lavoro di
sceneggiatore e regista ha riscosso successo internazionale sia attraverso
cortometraggi che lungometraggi. È uno scrittore affermato per la BBC con un
importante corpus di lavori televisivi tra cui Doctors for BBC1; thriller drammatici
e storici per Radio 4 e tre serie di fantascienza per Radio 4 Extra.
Attualmente ha due sceneggiature di film in lavorazione. Lavora anche come
sceneggiatore e analista per numerose società cinematografiche indipendenti sia
in Gran Bretagna che in America.
Morgan Lloyd Malcolm
Drammaturga e sceneggiatrice.
Incaricata dal Globe a scrivere Emilia, che è diventato uno spettacolo
di successo nell'estate 2018 prima di trasferirsi nel West End nel 2019, vincendo
tre premi Olivier. Sta adattando tre delle sue opere teatrali per il cinema,
tra cui Emilia, e sta lavorando a una serie di progetti TV che vanno da
un adattamento di Damage for Moonage e Gaumont, con Richard Armitage e
Indira Varma, a Dreamland, una commedia drammatica per Merman Films. Ha
lavorato a lungo con Clean Break, una compagnia teatrale femminista che
lavora con donne con esperienza in carcere. Typical Girls, un'opera
teatrale ambientata in una prigione femminile, è andata in scena allo Sheffield
Crucible nel 2021. La sua nuova opera teatrale Mum è andata in scena al
Plymouth Theatre Royal e al Soho Theatre lo scorso autunno, con un'altra nuova
commedia When the Long Trick's. Le precedenti opere teatrali di Morgan, Belongings
e The Wasp sono state entrambe prodotte all'Hampstead Theatre e ai Trafalgar
Studios.
Martin Sherman
Sceneggiatore e drammaturgo. Le sue opere sono state messe in scena in
più di cinquanta paesi. A teatro, a Broadway e nel West End è famoso per la sua
più celebre opera, Bent, che ha ricevuto anche la nomination per un Tony Award
nel 1980 e da cui nel 1997 è stato tratto un film, sceneggiato dallo stesso
Sherman. Quando fu messo in scena per la prima volta Bent, non si conosceva
quasi per niente la storia della persecuzione nazista contro gli omosessuali.
Il successo di questa opera ha dato una spinta importante negli anni ’80 e ’90
alla ricerca storica e all’educazione rispetto a questa tematica.
La sua Rose è stata nominata nel 2000 ai Laurence Olivier Award nella
categoria Best New Play (nella produzione di Broadway vi recitava Olympia
Dukakis).
Il suo film di maggior successo è l’adattamento che egli stesso ha fatto
da una sua opera teatrale Indian Summer (Alive and Kicking in Gran Bretagna e negli
Stati Uniti).
Simon Longman
Drammaturgo delle West
Midlands. Le sue opere teatrali
includono Patient Light (Eastern Angles); Città dell'isola (Paines Plow);
Gundog (Corte reale); Rotaie (TBTL); Cielo Bianco (RWCMD/Corte Reale); Scintille
(Vecchio Leone Rosso); Milked (Compagnia Teatrale Pentabus). Ha ricevuto il 49°
George Devine Award come drammaturgo più promettente e ha già vinto il Channel
4 Playwrights' Scheme. Il suo lavoro è stato tradotto e prodotto a livello
internazionale. È rappresentato da Judy Daish Associates.
Dennis Kelly
È un autore britannico di cinema, teatro e televisione. Nel teatro
esordisce a trent’anni con Debris, per poi proseguire con il controverso Osama
the hero. Il suo After the end (2005) debutta a Edimburgo nel 2006 e ha una lunga
tournée internazionale; seguono Love and money, D.N.A, Taking care of baby e,
nel 2009, Orphans. Per la Royal Shakespeare Company scrive The God’s weep e
vince un Tony Award per il testo del musical Matilda. Ai testi teatrali
affianca lavori per la televisione: Pulling per Bbc3 e la serie cult Utopia
(Channel 4), con cui vince un Emmy Award.
Per il cinema scrive la sceneggiatura del thriller Black sea (2014),
interpretato da Jude Law.
È uno degli autori contemporanei più rappresentati.
Charlie Josephine
Charlie è uno
scrittore e attore. Il suo ultimo spettacolo, I, JOAN, ha debuttato allo
Shakespeare's Globe il 25 agosto 2022. Charlie attualmente scrive nuove opere
per RSC, Pentabus e NT Connections. La sua commedia "FLIES" sarà in
scene allo Shoreditch Town Hall nel febbraio 2023, con il Boundless Theatre. Tra i suoi precedenti lavori: 'BITCH BOXER' ha
vinto il Soho Theatre Young Writers Award 2012, l'Old Vic New Voices Edinburgh
Season 2012, l'Holden Street Theatre's Award 2013 e l'Adelaide Fringe Award 2014.
"BLUSH" ha registrato il tutto esaurito
all'Edinburgh Fringe Festival, dove ha vinto lo Stage Edinburgh Award 2016. "POPS"
ha avuto successo all'Edinburgh Festival 2019 e poi all'High Tide Festival. Le
opere di Charlie BITCH BOXER, BLUSH e POPS sono pubblicate da Oberon Books. I,
JOAN sarà pubblicato da Concord Theatricals.
Duncan Macmillan
Scrittore e
regista, ha scritto moltissimo per il teatro, oltre a lavorare per la radio,
per il cinema e la televisione, soprattutto per la BBC. Ha vinto l’UK Theatre
Award come Miglior Regista per lo spettacolo 1984 dal romanzo di George Orwell,
Miglior Nuovo Spettacolo all’Off West End Awards nel 2014 ed il suo lavoro è
stato selezionato al Festival di Avignone. Sia 1984 che People Places and
Things hanno ricevuto una nomination all’Olivier Award come Miglior Nuovo
Spettacolo. Ha diretto le sue opere sia a Londra che a New York. Vive a sud di
Londra.
Si ringraziano:
Arcadia & Ricono
per Nathan Ellis, Simon Bovey, Martin Sherman,
Simon Longman
Agenzia Danesi Tolnay
per Duncan Macmillan, Dennis Kelly
Antonia Brancati
per Alexis Gregory, Colm Tóibín, Ben Norris,
Ruby Thomas, Morgan
Lloyd Malcolm, Charlie Josephine
TREND
nuove frontiere della scena britannica
XXII edizione
Direzione Artistica Rodolfo di Giammarco
Organizzazione Generale Carlo Emilio Lerici
Segreteria Organizzativa Caterina Botti e Fabio
Giusti
Ufficio Stampa Paola Rotunno
Direzione tecnica Roberto Di Maio
Progetto grafico: Francesca Cutropia e Paolo
Roberto Santo
Orario spettacoli tutte le sere alle ore 21
Biglietto Intero € 18
Biglietto Ridotto (under 26 e over 65) € 10
Carnet 10 ingressi
(Abbonamento ridotto under 26 e over 65) € 60
Carnet 5 ingressi
(Abbonamento intero) € 60
Carnet 10 ingressi
(Abbonamento intero) € 100
Informazioni e prenotazioni
06 5894875
info@teatrobelli.it
Teatro Belli – piazza
Sant'Apollonia, 11a – (Trastevere)
www.teatrobelli.it
Immagini a corredo:
1. RIOT ACT, Massimo Di Michele, ph. Eugenio Panichi
2. Locandina Trend