MEAT di Gillian Greer con la regia Giulio Mezza e Martina Glenda, andato in scena al TEATRO BELLI di Roma nell’ambito della XXIII edizione della rassegna “Trend-nuove frontiere della scena britannica”, è uno spettacolo complesso, attuale, che mette “molta carne al fuoco”.
Ad attendere gli spettatori sul palco ci
sono Max e Ronan. Lei una blogger che sta per pubblicare il suo primo libro,
lui un cuoco provocatorio che ha ottenuto il suo trionfo puntando tutto sulla
“carne”, in opposizione con un mondo vegano, vegetariano, sostanzialmente, a
suo dire, finto e snob.
Max e Ronan, vengono entrambi dalla
periferia, da vite precarie e al limite, con genitori problematici. Sono
cresciuti nella stessa strada e da quella strada sono fuggiti. Max e Ronan sono
stati innamorati, sono stati una coppia. Qualcosa però li ha divisi. Un
episodio solo, di rabbia, di violenza, di sopraffazione. Un episodio ambiguo.
Un evento che Max ha scritto nel suo libro ma prima di pubblicarlo vuole
condividerlo con Ronan, vuole che lui confermi che quella “cosa” c’è stata tra
loro e che lei non è pazza. Per questo si trova nel suo ristorante stellato,
servita dall’ambigua e carismatica cameriera Jo. Ronan è pronto a sbattere in
faccia a Max il suo successo e non si aspetta quella richiesta. Ronan non ci
sta, diverso è il suo ricordo, diversa la sua versione dei fatti.
È così che inizia il duello verbale tra
i due, mentre Jo, come una moderatrice ma anche come un’aguzzina, continua a
servire i piatti di carne, metafora del cannibalismo dei rapporti umani. L’abbondanza
di cibo, che arriva a disgustare Max, è anch’essa metafora dell’abbondanza di
temi, e rivoli, e stimoli del testo, che, a volte, sembra perdere il fuoco, il
cuore caldo del racconto, e forse gli intenti dei personaggi. La cui domanda
finale, rimane senza risposta.
Un grande plauso agli attori, sempre
credibili e appassionati e all’equilibrata regia, che rende MEAT uno spettacolo
da vedere, una grande abbuffata di emozioni, che ci sazia troppo ma che non ci
lascia indifferenti.
MEAT
di Gillian
Greer
regia
Giulio Mezza e Martina Glenda
con
Caterina Grosoli, Giulio Mezza, Elena Orsini
traduzione
Elena Orsini
aiuto
regia Bruno Ricci
movimento
Caterina Grosoli
scene
Fiammetta di Santo
consulenza
scena Sara Palmieri
video
editing Gaia Siria Meloni
progetto
sonoro Gully
grafica
Carlo Grosoli
in
collaborazione con La Cedra Di Apollo
Produzione
Compagnia Mauri Sturno