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giovedì 2 dicembre 2021

Incontriamo il cast dello spettacolo IL BUNKER in scena al TEATRO SPAZIO 18B


Proseguono con successo le repliche dello spettacolo IL BUNKER diretto da Jacopo Bezzi, scritto da Massimo Roberto Beato e Federico Malvaldi, una storia che tratta il tema dell’incapacità di relazionarsi nel mondo contemporaneo da parte delle nuove generazioni e che vede l’interpretazione di Dora Macripò e Marco Bucci.

La compagnia dei Masnadieri è in scena al TEATRO SPAZIO 18B con una particolare novità il  SILENTTHEATRE©– Per un teatro visuale, immersivo, sonoro.
Abbiamo incontrato il cast al completo per farci raccontare proprio da loro tutti i particolari. 
 

Una grande squadra per lo spettacolo IL BUNKER, a noi di Kirolandia fa piacere parlare con tutti perciò dobbiamo fare come in una staffetta! Partiamo dal testo e precisamente da Massimo Roberto Beato e Federico Malvaldi che si sono cimentati nella drammaturgia.
 
Massimo a te aprire l’intervista, come è nata quest’idea? 
Ognuno dei testi che scrivo per La Compagnia dei Masnadieri nasce sempre da un bisogno condiviso di lavorare su  temi e suggestioni che provengono da spunti comuni legati alla nostra ricerca. In questo caso volevamo concentrarci sul tema della “stanza”, come luogo unico, isolato. Sicuramente siamo stati influenzati anche dall’isolamento forzato che abbiamo dovuto subire a causa della pandemia, ma non volevamo, tuttavia, parlare direttamente di questa parentesi infelice. La stanza, come spazio protetto, ma anche come prigione nella quale i personaggi sono costretti a vivere, a causa di una presunta pioggia mortale che li obbliga a una separazione dal resto del mondo, è per noi un pretesto per parlare delle relazioni umane, del rapporto tra fratello e sorella, delle scelte difficili che spesso, per amore, dobbiamo affrontare. E delle conseguenze, soprattutto, che queste scelte possono avere sugli altri.
 
Federico, svelaci qualcosa della trama de “Il bunker”?
Scampati ad una pioggia mortale, Adele e Sasha sono nascosti in un bunker da dieci anni. È lei a essersi presa cura del fratello piccolo, è lei che ha pensato alle faccende quotidiane, a istruirlo, a mantenere viva la sua fantasia di bambino, prima, e di adolescente, poi. Ma le cose non sono mai davvero come sembrano. Qualcosa è destinato a cambiare nella vita di entrambi ma, per scoprire cosa, dovrete venire allo spettacolo.
 
Di nuovo a te Massimo, scrittura a quattro mani, come avete interagito tra voi due?
Devo dire che lavorare assieme è stato molto semplice e stimolante. Io e Federico ci siamo incontrati all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, dove sono stato suo docente di scrittura al Master in Drammaturgia e Sceneggiatura. Avevamo avuto parecchie occasioni di confronto, anche perché l’ho seguito nella sua tesi di laurea e conoscevo molto bene le sue abilità di drammaturgo. Condividiamo un metodo di scrittura, crediamo che la drammaturgia sia prima di ogni cosa un mestiere e che per dar corpo alla propria creatività e alle proprie intuizioni sia necessario avere degli strumenti pratici, una tecnica che ti permetta di dar forma alle tue idee con agilità ed efficacia. In una prima fase abbiamo definito assieme la struttura del testo, partendo dal soggetto che io avevo già in mente, e dopo aver definito i personaggi e articolato la storia, ognuno di noi si è occupato di scrivere alcune scene. Successivamente ci siamo confrontati e assieme abbiamo editato la versione definitiva. È stata una bella avventura.
 
Ora torniamo a parlare con te Federico, durante la stesura c’è stata una parte più complessa da scrivere?
Complessa in senso lato. Ci sono scene che sono risultate complicante, certo. Non a livello tecnico, però, quanto per la profondità emotiva e psicologica che cercavamo di dare ai nostri protagonisti. Sasha e Adele abitano dei mondi complessi, sicuramente molto lontani dai nostri e dalla quotidianità che viviamo. Mettersi nei loro panni è stato, per certi versi, straziante. Ma il lavoro preciso e molto articolato che Massimo ed io facciamo sempre prima di iniziare a scrivere, sulla struttura e sulle matrici di Adele e Sasha, ci ha permesso di scriverli con esattezza e dinamicità. Li abbiamo pensati vivi e complicati nella loro umanità. Così lì abbiamo scritti.

Passiamo il testimone, la regia della pièce è affidata a Jacopo Bezzi, vediamola più da vicino.
 
Jacopo, quando hai ricevuto il testo qual è stato il tuo primo pensiero?
Un testo complesso, articolato e avvincente; direi anzi sorprendente. Ho pensato subito che sarebbe stato perfetto per una serie TV. Ma qui siamo a teatro e la sua forza risiede proprio nel rapporto e nel conflitto tra i personaggi. I due protagonisti, Adele e Sasha non fanno rimpiangere i grandi protagonisti della letteratura teatrale classica, o della tragedia greca. Una sfida che ho accettato più che volentieri.
 
Ci sono degli aspetti di questa tua regia che consideri emblematici?
Emblematico è un bel vocabolo, ma forse troppo pretenzioso. Spero di aver trovato delle “immagini” sceniche forti e di grande impatto emotivo e visivo. Ne ho curato anche la scenografia e i costumi, che sono entrambi una mia grande passione, e credo che immergendosi all’interno del Bunker scenico, si abbia la sensazione di essere davvero con i protagonisti, in una vicenda questa sì, davvero emblematica.
 
Dora Macripò e Marco Bucci sono gli interpreti de Il bunker, non possono sottrarsi ad una domanda ciascuno sui loro personaggi… quindi passaggio di testimone.
 
Dora, tu sei la protagonista femminile come hai affrontato il tuo ruolo?
Ho percepito Adele fin dalla prima lettura, mi è piaciuta subito, ci sono entrata in contatto. Darle vita non è stato semplice, è un personaggio complesso, tridimensionale, pieno zeppo di contraddizioni. È stato come affrontare un viaggio nella natura umana esplorando i sentimenti più puri.
 
Marco,  svelaci il personaggio che interpreti, quali sono le sue sfaccettature?
Sasha è un bambino mai cresciuto. Da quando aveva 8 anni è rimasto rinchiuso tra quattro mura e questo gli ha impedito di crescere come tutti gli altri suoi coetanei. Ha un rapporto di amore e odio verso la sorella maggiore, che in realtà assume per lui più una figura materna essendo lei a prendersi cura di lui.
In tutto l'arco della storia Sasha cercherà sempre di più di affermare il proprio io, per essere considerato dalla sorella come un adulto e non più come un bambino, ma non avendo avuto alcun tipo di esperienza di vita all'esterno del bunker in 10 anni, la crescita diventa per lui un ostacolo difficile da superare. Perciò ci appare come un bambino impaurito nel corpo di un uomo.
 
Siamo quasi all’ultimo scatto, arriviamo alla grande novità il SILENTTHEATRE© – Per un teatro visuale, immersivo, sonoro, chiediamo a chi si occupa delle sonorità e degli effetti audio, quindi il testimone passa a Davide Catanzaro.
 
Davide, un’idea veramente particolare il SilentTheatre©. Di cosa si tratta e come pensi reagirà il pubblico?
La binauralità può sicuramente portare un’impronta nuova al concettùo di teatro. Negli ultimi anni, infatti, cinema e musica stanno cercando di approfondire l'immersività per l'utente e credo che queste scelte fatte dalla compagnia, oltre ad essere coraggiose, siano molto sagge e in linea con i tempi. Gli spettatori avranno sicuramente un’esperienza aggiuntiva a quella già meravigliosa del teatro. Dettagli che renderanno lo spettatore focalizzato e immerso nella scena

Ma noi siamo i Kiri quindi la staffetta non può che concludersi con una domanda sui sogni. A questo punto non possiamo dimenticarci dell’organizzatore, Ferrante Cavazzuti è il designato a raccontarci un sogno nel cassetto!
 
Ferrante, a te chiediamo un sogno da realizzare magari legato a “Il bunker” oppure alla sua squadra…
Anzitutto grazie mille per la domanda che trovo particolarmente pertinente.
Essendo il mio ruolo quello di organizzatore-produttore esecutivo, mi occupo per mestiere delle mansioni più materiali e pratiche all’interno della Compagnia e quindi anche il mio sogno, sperando di non risultare eccessivamente prosaico, è legato alla mia sfera di competenza.
Scherzi a parte, ritengo questo spettacolo, con tutto il portato di innovatività legato alla tecnologia del SilentTheatre, un piccolo gioiello e ritengo quindi che meriti di avere una circuitazione il più ampia possibile sia in ambito di “piazze” teatrali e sia in ambito festivaliero (anche un bel premio ad un festival non sarebbe male).
Per quanto riguarda la squadra che lavora ad “Il bunker”, anche qui il mio sogno andrebbe in una direzione simile, perché, essendo il teatro un lavoro di squadra, quando uno spettacolo gira molto, piace e riscuote un certo seguito presso il pubblico, il successo è un successo di tutti e non solo per il regista e per gli attori i quali ovviamente si meritano tutto il plauso perché ci mettono la “faccia”.
Dunque speriamo che “Il bunker” possa esser visto e apprezzato dal maggior numero di persone possibile perché lo merita!
 
Ringraziando tutto il cast de IL BUNKER non resta che dare appuntamento a tutti i Kiri al TEATRO SPAZIO 18B  ricordandovi che questa è l’ultima settimana di programmazione per assistere a questo interessantissimo spettacolo che sarà in scena sino al 5 dicembre 2021.

- Andrea Alessio Cavarretta & Giovanni Palmieri –
_KIROLANDIA®_




La Compagnia dei Masnadieri
presenta
IL BUNKER
di Massimo Roberto Beato e Federico Malvaldi
con Dora Macripò e Marco Bucci
regia Jacopo Bezzi
assistente alla regia Federico Malvaldi
sonorità ed effetti audio Davide Catanzaro
organizzazione Ferrante Cavazzuti


www.spazio18b.com