Proseguono con
successo le repliche dello spettacolo IL
BUNKER diretto da Jacopo
Bezzi, scritto da Massimo Roberto Beato e Federico Malvaldi, una storia che tratta il tema dell’incapacità di
relazionarsi nel mondo contemporaneo da parte delle nuove generazioni e che
vede l’interpretazione di Dora
Macripò e Marco Bucci.
Una grande squadra per lo spettacolo IL BUNKER, a noi di Kirolandia fa piacere parlare con tutti perciò dobbiamo
fare come in una staffetta! Partiamo dal testo e precisamente da Massimo Roberto Beato e Federico Malvaldi che si sono
cimentati nella drammaturgia.
Massimo a te aprire l’intervista, come è nata quest’idea?
Ognuno dei testi che scrivo per La Compagnia dei Masnadieri nasce sempre da un bisogno condiviso di lavorare su temi e suggestioni che provengono da spunti comuni legati alla nostra ricerca. In questo caso volevamo concentrarci sul tema della “stanza”, come luogo unico, isolato. Sicuramente siamo stati influenzati anche dall’isolamento forzato che abbiamo dovuto subire a causa della pandemia, ma non volevamo, tuttavia, parlare direttamente di questa parentesi infelice. La stanza, come spazio protetto, ma anche come prigione nella quale i personaggi sono costretti a vivere, a causa di una presunta pioggia mortale che li obbliga a una separazione dal resto del mondo, è per noi un pretesto per parlare delle relazioni umane, del rapporto tra fratello e sorella, delle scelte difficili che spesso, per amore, dobbiamo affrontare. E delle conseguenze, soprattutto, che queste scelte possono avere sugli altri.
Federico, svelaci qualcosa della trama de “Il bunker”?
Scampati ad una pioggia mortale, Adele e Sasha sono nascosti in un bunker da dieci anni. È lei a essersi presa cura del fratello piccolo, è lei che ha pensato alle faccende quotidiane, a istruirlo, a mantenere viva la sua fantasia di bambino, prima, e di adolescente, poi. Ma le cose non sono mai davvero come sembrano. Qualcosa è destinato a cambiare nella vita di entrambi ma, per scoprire cosa, dovrete venire allo spettacolo.
Di
nuovo a te Massimo, scrittura a quattro mani, come avete interagito tra voi
due?
Ognuno dei testi che scrivo per La Compagnia dei Masnadieri nasce sempre da un bisogno condiviso di lavorare su temi e suggestioni che provengono da spunti comuni legati alla nostra ricerca. In questo caso volevamo concentrarci sul tema della “stanza”, come luogo unico, isolato. Sicuramente siamo stati influenzati anche dall’isolamento forzato che abbiamo dovuto subire a causa della pandemia, ma non volevamo, tuttavia, parlare direttamente di questa parentesi infelice. La stanza, come spazio protetto, ma anche come prigione nella quale i personaggi sono costretti a vivere, a causa di una presunta pioggia mortale che li obbliga a una separazione dal resto del mondo, è per noi un pretesto per parlare delle relazioni umane, del rapporto tra fratello e sorella, delle scelte difficili che spesso, per amore, dobbiamo affrontare. E delle conseguenze, soprattutto, che queste scelte possono avere sugli altri.
Scampati ad una pioggia mortale, Adele e Sasha sono nascosti in un bunker da dieci anni. È lei a essersi presa cura del fratello piccolo, è lei che ha pensato alle faccende quotidiane, a istruirlo, a mantenere viva la sua fantasia di bambino, prima, e di adolescente, poi. Ma le cose non sono mai davvero come sembrano. Qualcosa è destinato a cambiare nella vita di entrambi ma, per scoprire cosa, dovrete venire allo spettacolo.
Passiamo
il testimone, la regia della pièce è affidata a Jacopo Bezzi, vediamola più da vicino.
Sasha è un bambino mai cresciuto. Da quando aveva 8 anni è rimasto rinchiuso tra quattro mura e questo gli ha impedito di crescere come tutti gli altri suoi coetanei. Ha un rapporto di amore e odio verso la sorella maggiore, che in realtà assume per lui più una figura materna essendo lei a prendersi cura di lui.
In tutto l'arco della storia Sasha cercherà sempre di più di affermare il proprio io, per essere considerato dalla sorella come un adulto e non più come un bambino, ma non avendo avuto alcun tipo di esperienza di vita all'esterno del bunker in 10 anni, la crescita diventa per lui un ostacolo difficile da superare. Perciò ci appare come un bambino impaurito nel corpo di un uomo.
La binauralità può sicuramente portare un’impronta nuova al concettùo di teatro. Negli ultimi anni, infatti, cinema e musica stanno cercando di approfondire l'immersività per l'utente e credo che queste scelte fatte dalla compagnia, oltre ad essere coraggiose, siano molto sagge e in linea con i tempi. Gli spettatori avranno sicuramente un’esperienza aggiuntiva a quella già meravigliosa del teatro. Dettagli che renderanno lo spettatore focalizzato e immerso nella scena
Essendo il mio ruolo quello di organizzatore-produttore esecutivo, mi occupo per mestiere delle mansioni più materiali e pratiche all’interno della Compagnia e quindi anche il mio sogno, sperando di non risultare eccessivamente prosaico, è legato alla mia sfera di competenza.
Scherzi a parte, ritengo questo spettacolo, con tutto il portato di innovatività legato alla tecnologia del SilentTheatre, un piccolo gioiello e ritengo quindi che meriti di avere una circuitazione il più ampia possibile sia in ambito di “piazze” teatrali e sia in ambito festivaliero (anche un bel premio ad un festival non sarebbe male).
Per quanto riguarda la squadra che lavora ad “Il bunker”, anche qui il mio sogno andrebbe in una direzione simile, perché, essendo il teatro un lavoro di squadra, quando uno spettacolo gira molto, piace e riscuote un certo seguito presso il pubblico, il successo è un successo di tutti e non solo per il regista e per gli attori i quali ovviamente si meritano tutto il plauso perché ci mettono la “faccia”.
Dunque speriamo che “Il bunker” possa esser visto e apprezzato dal maggior numero di persone possibile perché lo merita!
- Andrea Alessio Cavarretta & Giovanni Palmieri –
_KIROLANDIA®_
La Compagnia dei Masnadieri
presenta
IL BUNKER
di Massimo Roberto Beato e Federico Malvaldi
con Dora Macripò e Marco Bucci
regia Jacopo Bezzi
assistente alla regia Federico Malvaldi
sonorità ed effetti audio Davide Catanzaro
organizzazione Ferrante Cavazzuti
www.spazio18b.com