Kiri, continuano per questa stagione 2021-2022, le KIROSEGNALAZIONI di KIROLANDIA blog di cooperazione dell'omonima corrente culturale. Ogni settimana, sulla base delle tantissime proposte giunte in redazione, selezioniamo per voi alcuni eventi da seguire a Roma con un veloce sguardo in streaming e fuori porta.
Potete inviarci i vostri Comunicati Stampa ad una delle nostre email kiroalndia@gmail.com - info@kirolandia.com. Scriveteci e raccontateci delle vostre iniziative.
Vi ricordiamo che i suggerimenti di Kirolandia sono tripli!!!
Non solo qui nel blog ma anche attraverso le KIROSOCIALNEWS, lanci direttamente dai nostri social: Facebook, Twitter e Linkedin. A beve riprenderà anche la trasmissione radiofonica, "#doyoudream kirolandia on air" su Radio Godot, e con lei anche la diffusione del KIROEVENTO DA SOGNO della settimana!
Seguite sempre gli hashtag #kirosegnalazioni #kirosocialnews #kiroventodasogno e scoprirete i selezionatissimi suggerimenti dei Kiri di Kirolandia!
Dunque per sognare con voi...
TITOLO
OTI – Officine del Teatro Italiano
presenta
BARBARA FORIA
in
VOLEVO NASCERE SCEMA!
(…per non andare in guerra!)
di
Barbara Foria Fabrizio Testini
Alessandro Clemente Stefano Vigilante
regia
CLAUDIO INSEGNO
SALA UMBERTO – Roma
Dal 17 al 29 maggio, da mercoledì a sabato ore 21.00_domenica h. 17.00
DETTAGLI
Come può una donna del XXI secolo vivere felice i propri rapporti interpersonali senza ansie di prestazione, senza paura del futuro e, soprattutto, senza filtri Instagram?
Nel suo nuovo
one-woman-show, Barbara Foria mette in scena i dubbi esistenziali e i
controsensi surreali che sorprendono una donna arrivata a quella che Dante
chiamava “metà del cammino” e che le fanno desiderare di rinascere in una
prossima vita con un atteggiamento più spensierato verso la realtà.
Insomma… il segreto della felicità è quello di rinascere scema?
Se sì, avvisatemi che mi organizzo!
Come può una donna del XXI secolo vivere felice i propri rapporti interpersonali senza ansie di prestazione, senza paura del futuro e, soprattutto, senza filtri Instagram?
Insomma… il segreto della felicità è quello di rinascere scema?
Se sì, avvisatemi che mi organizzo!
ALTRE INFORMAZIONI
🎫Prezzo biglietto da 28€ a 17€
Via della Mercede, 50 - Roma - prenotazioni@salaumberto.com
Biglietti disponibili su www.salaumberto.com - www.ticketone.it
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NOVITÁ
TITOLO
MANOLA
con Nancy Brilli e Chiara Noschese
di Margaret Mazzantini
regia Leo Muscato
produttore esecutivo Michele Gentile
organizzazione Carmela Angelini
produzione Enfi Teatro – Artisti Riuniti – Il Parioli
DOVE e QUANDO
TEATRO PARIOLI – Roma
Dal 18 al 22 maggio 2022, dal giovedì al sabato ore 21.00_ domenica ore 18.00
🎫Prezzo biglietto da 28€ a 17€
Biglietti disponibili su www.salaumberto.com - www.ticketone.it
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MANOLA
con Nancy Brilli e Chiara Noschese
di Margaret Mazzantini
regia Leo Muscato
produttore esecutivo Michele Gentile
organizzazione Carmela Angelini
produzione Enfi Teatro – Artisti Riuniti – Il Parioli
TEATRO PARIOLI – Roma
Dal 18 al 22 maggio 2022, dal giovedì al sabato ore 21.00_ domenica ore 18.00
Autrice amata dal pubblico e premiata dalla critica (il suo “Non ti muovere” del 2002 ha ottenuto il Premio Strega) Margaret Mazzantini ha un profondo legame con il mondo del teatro, vissuto da attrice oltre che da drammaturga. Nasce da un’ispirazione teatrale il suo secondo romanzo “Manola” che ora trova la via del palcoscenico. Nancy Brilli e Chiara Noschese daranno vita alle sorelle gemelle protagoniste. “Manola” sarà in scena al Parioli dal 18 al 22maggio con la regia di Leo Muscato.
Note di Margaret Mazzantini
Orari Repliche
Mer 18-05-22 21.00
Gio 19-05-22 17.00
Ven 20-05-22 21.00
Sab 21-05-22 21.00
Dom 22-05-22 17.00
E-MAIL: biglietteria@ilparioli.it
Orario Di Apertura Botteghino
Dal 7 dicembre martedì, mercoledì, venerdì 10.00–13.30/15.30–19.00, giovedì 10.00–19.00.
sabato e domenica 12.00–19.00.
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Associazione Culturale Teatro Trastevere
presenta le serate EVENTO
ACCATTONE e IL VAMPA 2022
un progetto artistico a cura di
Enrico Maria Carraro Moda
TEATRO TRASTEVERE – Roma
Dal 19 al 22 maggio 2022, giovedì- abato ore 21.00 / domenica ore 18.00
Gli ultimi due spettacoli di Enrico Maria Carraro Moda tornano in scena a distanza di due anni.
Accattone fa ritorno al Trastevere, cornice molto pertinente con lo spirito del lavoro, in versione “restaurata” dal 19 al 20 maggio 2022.
spiccherà la messa in scena di Carraro Moda.
19-20 maggio ore 21
Federico Balzarini, Clara Morlino, Devide Locci,
Gisella Cesari e Enrico Maria Carraro Moda
il 21 maggio ore 21, il 22 maggio ore 17.30
Larissa Cicetti, Samuele Tosi e Enrico Maria Carraro Moda
Avviso ai soci
CONSIGLIATA PRENOTAZIONE
biglietti interi 16 - ridotti 13 (prevista tessera associativa)
info@teatrotrastevere.it
www.teatrotrastevere.it
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HAPPY HOUR
di Cristian Ceresoli
Regia di Simon Boberg
Sonorizzazioni di Stefano Piro, la canzone “Caracal” è della dj Blue Cat
Direttore tecnico Giorgio Gagliano
Co-produzione Italia/UK/Danimarca con Produzioni Fuorivia (Torino), Frida Kahlo Productions (Milano), Teatro Metastasio (Prato), TeaterGrob (Copenaghen) con Il Funaro (Pistoia), Carrozzerie n.o.t (Roma) e Richard Jordan Productions (London) e con il supporto di Spin Time Labs (Roma)
Best New Play for a non-Danish Writer 2019 Copenhagen Culture (Nomination)
TEATRO BASILICA – Roma
20 e 21 maggio 2022, giovedì- sabato ore 21.00 / domenica ore 17.45
Dobbiamo ballare.
Dobbiamo ballare.
Tutte le mattine.
E tutte le sere.
E dobbiamo sorridere.
Chi non sorride vien punito.
Chi protesta pure.
E ogni giorno passa uguale.
[Happy Hour, Capitolo 15]
Dopo aver vinto numerosi premi e registrato un grande successo di pubblico e critica in tutto il mondo con La Merda, Cristian Ceresoli presenta una sua nuova scrittura, come fosse il secondo frammento di uno stesso paesaggio, intitolata Happy Hour.
Biglietti 15 euro
Piazza Porta S. Giovanni, 10 Roma (RM)
Contatti / Prenotazione obbligatoria +39 392 97.68.519 - info@teatrobasilica.com
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Compagnia Teatro da Viaggio
presenta
di
Antonella Antonelli
con
Carla Cardarelli
Acting Coach Antonella Antonelli
Regia di
Massimiliano Milesi
TEATRO ELETTRA - Roma
Dal 20 al 22 maggio 2022, dal martedì al sabato ore 21.00 – domenica ore 18.00
Un monologo delicato, una donna che si racconta seduta al tavolo di un caffè all’aperto. È l’ora dell’aperitivo, dell’imbrunire e forse proprio quella luce particolare - che la rassicura -, la porta a ricordare episodi di un passato che sembra ormai risolto. A volte però il tempo non è così galantuomo e le ferite apparentemente rimarginate possono tornare a sanguinare, sebbene per poco. Perché la vita, passando, ci insegna a vivere e si può anche sorridere poi, della nostra ingenuità. Scoperte inaspettate, la presenza in un sogno di una madre anestetizzata e il desiderio di vivere secondo i propri dettami rendono Carla, un personaggio che ci appartiene, magari nascosto in un angolo dei nostri silenzi: libera, come lei stessa si definisce: ‘aria’, felice per indole, ‘raggio di sole’, ci farà ridere e commuovere, ci racconterà, forse a noi, forse a Paola sua amica di infanzia, o forse…
Presente e passato come fossero un’infinita scala a chiocciola che entra nell’intimo e diventa, nella risalita, sorriso e consapevolezza. Un sogno che svela la capacità di scegliere e ricominciare sempre. Amore, gioco, riflessioni, Carla ci porta per mano recuperando la sua infinita voglia di vivere, attraverso lo sguardo sereno e fresco di chi resta per sempre puro, per sempre bambino.
Nessun luogo meglio del Gianicolo può offrirsi come rampa di lancio per un viaggio a ritroso nella memoria. Naturalmente, questo vale per i Romani. Chi non è stato, almeno una volta, portato da bimbo a vedere i Burattini di Carlo Piantadosi o il cannone che spara a mezzogiorno? E poi, da adolescenti e giovani più maturi, ognuno di noi ricorda passeggiate con amici e/o innamorati. Tutto questo rende il Gianicolo un Luogo della Memoria, ma anche un non-luogo. Il punto adatto a far riemergere il ricordo di una madre, di un padre, degli amori passati e delle amicizie (a volte tradite, a volte àncora di salvezza). Se poi diamo come Unità di Tempo una sera d’Estate, completiamo il quadro. Per qualche strana ragione, d’estate tutto si ferma o rallenta e siamo portati a ripensare, ricordare, qualche volta riconsiderare la nostra vita passata. In questo monologo, assai delicato ed intimo, la protagonista si lascia chiamare ed afferrare dalla sua voce interiore, che si affaccia tra i rami di un pioppo. Il resto è Sogno.
🎫Biglietti: intero € 15 – ridotto € 10 (inclusa tessera associativa obbligatoria per gli over 14)
via Capo D’Africa, 32 – Roma
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Teatro Belli e ADRAMA
Presentano
Constellations
Di Nick Payne
TEATRO BELLI – Roma
Dal 12 al 22 maggio 2022, venerdì e sabato ore 21,00 / domenica ore 17.30
Unarelazione. Infinite possibilità.
Viaggiando nel tempo e in più universi, Constellations esplora libero arbitrio versus destino, amore versus passione. Un ottovolante emotivo con possibilità illimitate.
Durata: 80 minuti
acquistabili su www.teatrobelli.it
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TITOLO
SCOMODI E SCONVENIENTI
OSSIA
FINE INOPPORTUNA DI UNA RELAZIONE SCONVENIENTE
di Emiliano Metalli
regia Orazio Rotolo Schifone
con Francesco di Raimondo Matteo Santorum Orazio Rotolo Schifone
Costumi Simone Natali
aiuto regia Rebecca Righetti
DOVE e QUANDO
TEATRO SPAZIO 18B – Roma
Dal 12 al 22 maggio 2022, giovedì- abato ore 20.30 / domenica ore 18.00
SCOMODI E SCONVENIENTI
OSSIA
FINE INOPPORTUNA DI UNA RELAZIONE SCONVENIENTE
di Emiliano Metalli
regia Orazio Rotolo Schifone
con Francesco di Raimondo Matteo Santorum Orazio Rotolo Schifone
Costumi Simone Natali
aiuto regia Rebecca Righetti
TEATRO SPAZIO 18B – Roma
Dal 12 al 22 maggio 2022, giovedì- abato ore 20.30 / domenica ore 18.00
Debutta in prima assoluta dal 12 al 22 maggio al Teatro Spazio 18b,SCOMODI E SCONVENIENTI ossia Fine inopportuna di una relazione sconveniente, spettacolo di Emiliano Metalli, diretto da Orazio Rotolo Schifone.
Tutto inizia per caso, forse. Un incontro fatale, complice il silenzio del fiume che scorre sonnolento e segreto lungo gli argini boschivi della capitale. Boschivi e nascosti agli occhi indiscreti: luoghi di battuage come molti altri per avventure effimere e impronunciabili. Oppure un'occasione di lavoro, forse. Ida cuce la storia di Armando e Giuseppe, come fosse un abito interminabile, e il pubblico la osserva tramite i suoi occhi e le sue parole. Una storia di persone scomode e sconvenienti per la società italiana del secondo dopoguerra, ancora troppo stretta nei lacci del condizionamento totalitario. Per questo la sua fine, per quanto inopportuna, è comunque preferibile.
Scomodi e sconvenienti vuole restituire voce e dignità a tutte quelle persone realmente esistite che, vittime innocenti della società, sono state dimenticate solo perché avevano scelto una strada diversa dalle regole dei benpensanti.
“Scomodi e Sconvenienti mi è arrivato inaspettatamente e, come tutte le cose che arrivano all’improvviso, ha colonizzato la mia testa impedendomi di pensare ad altro per lungo tempo e tutt’ora è tema ricorrente dei miei soliloqui mentali”_ annota Orazio Rotolo Schifone. “L’immaginario che si sta definendo è contaminato, a momenti distopico ma anche a tratti molto aderente all’atmosfera anni ’50 in cui il dramma è ambientato. La storia di Ermanno Randi è strettamente collegata al cinema italiano degli anni ’40/‘50 e ai suoi maggiori esponenti, in primis Anna Magnani che lo notò tra i ballerini della propria compagnia e lo fece recitare in quella di Nino Taranto come attore di rivista, poi il cinema arrivando ai film “I Fuorilegge” di Aldo Vergano, “Enrico Caruso” di Gentilomo con Gina Lollobrigida e e “Lebbra Bianca” con Sophia Loren, da lì il successo e la consacrazione, seppur poco durevole, a divo. Voglio giocare molto sulla relazione parallela, propria dei tre personaggi, tra il mondo interno, fatto di utopie, giochi e quotidianità e il mondo esterno, quello della società che lo aveva portato in alto, ormai nemica numero uno, quasi personificata, un buio condizionante all’interno del quale la luce dei tre brilla sempre più fioca, fino a soccombere.”
Lo spettacolo è patrocinato dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di Roma, in occasione della Giornata mondiale contro l'omolesbobitransfobia.
Via Rosa Raimondi Garibaldi, 18/b, Roma
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GLI AMICI DEGLI AMICI
di Franca De Angelis
dal racconto omonimo di Henry James
Con Patrizia Bernardini, Anna Cianca, Francesco Polizzi
Regia di Christian Angeli
TEATRO STANZE SEGRETE – Roma
Dal 10 al 22 maggio 2022, dal martedì al sabato ore 21.00; domenica ore 18.00
Va in scena nella suggestiva cornice del Teatro Stanze Segrete, dal 10 al 22 maggio, GLI AMICI DEGLI AMICI, spettacolo scritto da Franca De Angelis e diretto da Christian Angeli, tratto dall’omonimo racconto di Henry James.
Olivia e Bernard si incontrano ad una festa del Capodanno 1895 in una casa dell’alta borghesia inglese. Bernard incuriosisce la donna raccontandole di una misteriosa esperienza fantasmatica che risulta essere identica a quella vissuta dalla migliore amica di Olivia: April. I due si innamorano ma, durante il periodo che precede le nozze, Olivia si accorge con sconcerto che le similitudini tra Bernard ed April non si limitano alla sola esperienza appresa durante il loro primo incontro. Mentre Bernard ed April non riescono ad incontrarsi, a causa di costanti incomprensioni, ritardi e piccoli contrattempi, per Olivia la somiglianza tra i due diventa un’ossessione fin quando, alla soglia delle nozze, sopraffatta dalla gelosia per April, giunge a dubitare perfino di volersi sposare. Neanche l’improvvisa morte dell’amica riuscirà a salvare il fidanzamento con Bernard, che sembra essere ostacolato da qualche forza ambigua e sconosciuta. Tredici anni dopo Olivia, perseguitata dai fantasmi di Bernard e April, si rivolge al dottor Meyer, uno psicoanalista, per far luce su quanto accaduto tredici anni prima. Il dottore cercherà di farsi largo tra i fantasmi di Olivia e toccare il centro della sua anima ma - come la psicoanalisi stessa che, nata da pochi anni, già faceva i conti con le innovative idee di Jung - finirà per venire anche lui inghiottito in un mondo che apre le porte al soprannaturale.
Via della Penitenza 3/A Trastevere-Roma
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SPAZIO CONTEMPORANEO
TRE SERATE DEDICATE ALLA DANZA CONTEMPORANEA AL TEATRO LO SPAZIO
17 MAGGIO “CLOROPHILIA” di Silvia Marti
TEATRO LO SPAZIO – Roma
Dal 17 al 19 maggio 2022, ore 21.00
Il Direttore Artistico del Teatro Lo Spazio Manuel Paruccini, in collaborazione con Massimo Zannola, presenta SPAZIO CONTEMPORANEO, una vetrina dedicata alla danza contemporanea. Un programma variegato e raffinato che si aprirà il 17 maggio con CLOROPHILLA di Silvia Marti, proseguirà con “S’io doglio no è meraviglia” di Michelangelo Memeo e “AFTER HOURS- Questo immenso non sapere” di Paola Campagnail 18 maggioe terminerà il 19 maggio con IMPRINTING di Davide Romeo.
Coreografia Silvia Marti e Kodance/&KO
Danzatrici Giulia Federico, Simona Cutrignelli, Antonella Martina Costumi & Arredi OcusPocus
Fotografia Ylenia Annunziata
Direzione organizzativa Grazia Privitera
Una produzione ACSD Kodance/&KO
E se tutto questo fosse una sorta di evoluzione necessaria tramite l’esperienza diretta in prima persona?
Necessario, repentino, inaspettato, il cambiamento è quasi sempre scaturito da eventi improvvisi, come una torre che viene colpita da un fulmine, il momento in cui sei in sospensione nel riflettere ed attendere la giusta “illuminazione” attraverso un canale a noi familiare, ancestrale come la natura, gli elementi e tutte le energie dentro di noi.
La linfa scorre da fuori a dentro, inonda il nostro corpo, la pelle e si ferma apparentemente alle braccia, prosegue al di fuori come raggi verdi di vita. Siamo di nuovo a casa, la terra, le radici ci radicano ma non ci rendono statici.
Come l’acqua che si fa spazio insinuandosi attraverso le rocce, scolpendo paesaggi sempre diversi, CLOROPHILIA dà forma ad un viaggio di ritorno servendosi di una qualità di dialogo fatto di azioni che fluiscono intrecciandosi, tessendo un percorso intimo e trasferendo la personale idea del gesto da un contesto serrato ad un linguaggio comune.
Visioni che diventano immagini simboliche, figure significative, ataviche, arcani misteriosi, messaggi pieni di significato.
Regia: Michelangelo Memeo e Caterina Narducci
Assistente alla coreografia: Rossana Tricarico
Danzatrici:
Claudia Caldarone
Camilla Crescentini
Sofia Gentiluomo
Rossana Tricarico
Veronica Zanin
Regia e coreografia di Paola Campagna
Una buona pratica preliminare di qualunque altra è la pratica della meraviglia. Esercitarsi a non sapere e a meravigliarsi. Guardarsi attorno e lasciar andare il concetto di albero, strada, casa, mare e guardare con sguardo che ignora il risaputo.
Esercitare la meraviglia cura il cuore malato che ha potuto esercitare solo la paura.'
Davide Romeo
La danza racconta proprio quella “finestra” temporale. La performance risveglia i nostri imprinting sensoriali per trasportare il performer e chi lo segue in una fase sensibile, capace di poter stampare nel proprio modo di vivere l’esperienza immagini suoni contatti e movimenti.
La capacità di creare legami di sequela e la disponibilità ad esporsi sono i concept fondamentali di un lavoro in continua evoluzione.
ALTRE INFORMAZIONI
(bar aperto per aperitivo dalle 20.00)
Via Locri 43, Roma
339 775 9351 / 06 77204149
info@teatrolospazio.it
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QUID Channel
presenta
L’indie-pop di Thomas Cheval, il tributo degli Absolutely Toto e il rock dei DesertBoots.
Tutto il sound del Quid
QUID – Roma
Dal 19 al 21 maggio 2022, ore 21.00
Dal 19 al 21 maggio tornano i concerti del Quid, con il palco di Via Assisi che apre al giovane e puro talento di Thomas Cheval, cantautore indie-pop già noto al grande schermo per le sue partecipazioni a contest televisivi di successo, che lo hanno condotto fino a Sanremo Giovani. Sarà lui ad essere ospite di giovedì 19 maggio, per presentare al pubblico del Quid Live Studio il suo nuovo singolo dal titolo “Veleno”. Ad aprire il palco per Cheval ci sarà l’indie-folk ed elettropop diFederica Fefè.
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REFUGEES
di Keisuke Matsuoka
a cura di Cristian Porretta
Galleria d'arte FABER – Roma
Dal 7 maggio al 30 luglio 2022
DETTAGLI
Con il patrocinio di UNHCR e FONDAZIONE ITALIA GIAPPONE
Sabato 7 maggio la galleria d'arte FABER presenta l'esposizione
REFUGEES di KeisukeMatsuoka.
Nel 2016 l'artista giapponese KeisukeMatsuoka vince il prestigioso premio “Followship under the Pola Art Foundation OverseasStudy Program” e ha così la possibilità di usufruire di una borsa di studio e residenza artistica che gli permetterà di vivere, studiare e lavorare a Roma per più di un anno.
Lo scultore, muovendosi dal terreno natale della tradizione culturale e spirituale nipponica, elabora una ricerca multidimensionale, il cui acme è teso a focalizzare una realtà socio-umana incredibilmente oscura e, ancora adesso, evanescente: la realtà del rifugiato.
Nasce in questo contesto il progetto REFUGEES.
Lo straniero in balìa degli eventi acquista nell'immaginario dell'artista il ruolo simbolico di una figura umana moderna.
Al centro del credo artistico di Matsuoka c’è il tentativo di trovare, da un punto di vista morfologico-antropologico-culturale, ma anche negli aspetti animistico-spirituali, la figura di un uomo universale scevra da ogni componente di genere, razza, luogo che possa specificarla o condizionarla.
La ricerca di KeisukeMatsuoka, difatti, agendo tra diverse e articolate dimensioni di significato, è esattamente tesa, secondo le stesse parole dell’artista, “alla scoperta dei fili che legano gli esseri umani tutti”.
La figura del rifugiato diventa presupposto e paradigma per un'analisi sull'intero genere umano.
Tutto questo Matsuoka lo analizza e lo ritrasmette con la propria arte, ce lo porge in forma di scultura, prende le materie, modella, trasforma, distrugge e ricostruisce; come fa la natura, come succede a ogni uomo con la propria identità, esattamente come sono costretti a fare i rifugiati nella lotta per la sopravvivenza.
L'esposizione è interamente realizzata in site specific per gli spazi della galleria e il percorso mette in mostra una sorprendente versatilità tecnica sia nelle opere scultoree che nelle installazioni esplose dal grande impatto scenografico.
A poca distanza dalla galleria sarà inoltre possibile visitare una sezione documentaristica del progetto, che, completa di lavori meno recenti, fornisce una panoramica esaustiva della produzione di Matsuoka.
“Che cos'è un rifugiato? Che cos'è un essere umano? Ho cercato di creare opere che rispondessero a queste domande e che scuotessero il cuore degli spettatori, anche se fossero di razze o nazionalità diverse. Vorrei che la mia opera potesse parlare anche agli alieni utilizzando un linguaggio comune, il linguaggio dell'arte”.
ALTRE INFORMAZIONI
martedì-sabato
10:00-19:00 domenica su appuntamento
via dei Banchi Vecchi 31, Roma tel 06 68808624
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PROSEGUE
TITOLO
GIANNI BERENGO GARDIN. L’OCCHIO COME MESTIERE
a cura di Margherita Guccione e Alessandra Mauro
oltre 200 fotografie per uno
straordinario racconto visivo dell’Italia dal dopoguerra a oggi
DOVE e QUANDO
Spazio Extra MAXXI - Roma
Dal 4 maggio al 18 settembre 2022
Nel 2016 l'artista giapponese KeisukeMatsuoka vince il prestigioso premio “Followship under the Pola Art Foundation OverseasStudy Program” e ha così la possibilità di usufruire di una borsa di studio e residenza artistica che gli permetterà di vivere, studiare e lavorare a Roma per più di un anno.
Lo scultore, muovendosi dal terreno natale della tradizione culturale e spirituale nipponica, elabora una ricerca multidimensionale, il cui acme è teso a focalizzare una realtà socio-umana incredibilmente oscura e, ancora adesso, evanescente: la realtà del rifugiato.
Nasce in questo contesto il progetto REFUGEES.
Lo straniero in balìa degli eventi acquista nell'immaginario dell'artista il ruolo simbolico di una figura umana moderna.
Al centro del credo artistico di Matsuoka c’è il tentativo di trovare, da un punto di vista morfologico-antropologico-culturale, ma anche negli aspetti animistico-spirituali, la figura di un uomo universale scevra da ogni componente di genere, razza, luogo che possa specificarla o condizionarla.
La ricerca di KeisukeMatsuoka, difatti, agendo tra diverse e articolate dimensioni di significato, è esattamente tesa, secondo le stesse parole dell’artista, “alla scoperta dei fili che legano gli esseri umani tutti”.
La figura del rifugiato diventa presupposto e paradigma per un'analisi sull'intero genere umano.
Tutto questo Matsuoka lo analizza e lo ritrasmette con la propria arte, ce lo porge in forma di scultura, prende le materie, modella, trasforma, distrugge e ricostruisce; come fa la natura, come succede a ogni uomo con la propria identità, esattamente come sono costretti a fare i rifugiati nella lotta per la sopravvivenza.
L'esposizione è interamente realizzata in site specific per gli spazi della galleria e il percorso mette in mostra una sorprendente versatilità tecnica sia nelle opere scultoree che nelle installazioni esplose dal grande impatto scenografico.
A poca distanza dalla galleria sarà inoltre possibile visitare una sezione documentaristica del progetto, che, completa di lavori meno recenti, fornisce una panoramica esaustiva della produzione di Matsuoka.
“Che cos'è un rifugiato? Che cos'è un essere umano? Ho cercato di creare opere che rispondessero a queste domande e che scuotessero il cuore degli spettatori, anche se fossero di razze o nazionalità diverse. Vorrei che la mia opera potesse parlare anche agli alieni utilizzando un linguaggio comune, il linguaggio dell'arte”.
via dei Banchi Vecchi 31, Roma tel 06 68808624
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GIANNI BERENGO GARDIN. L’OCCHIO COME MESTIERE
a cura di Margherita Guccione e Alessandra Mauro
Spazio Extra MAXXI - Roma
Dal 4 maggio al 18 settembre 2022
Maestro del bianco e nero, della fotografia di reportage e di indagine sociale, in quasi settant’anni di carriera Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, 1930) ha raccontato con le sue immagini l’Italia dal dopoguerra a oggi, costruendo un patrimonio visivo unico caratterizzato da una grande coerenza nelle scelte linguistiche e da un approccio “artigianale” alla pratica fotografica.
Un racconto straordinario dedicato all’Italia, che riprende il titolo del celebre libro del 1970 curato da Cesare Colombo, L’occhio come mestiere, un’antologia di immagini del maestro che testimoniava l’importanza del suo sguardo, del suo metodo e della sua capacità fuori dal comune di narrare il suo tempo.
La mostra, a cura di Margherita Guccione e Alessandra Mauro, è prodotta dal MAXXI in collaborazione con Contrasto. Main Partner Enel, socio fondatore del museo e compagno di viaggio in tutte le iniziative importanti.
Il suo sguardo ha attraversato l’Italia e l’ha raccontata nelle sue dinamiche sociali, nel mondo del lavoro, della cultura. Le sue immagini “vere” sono meravigliose, con l’uso del bianco e nero, con il gioco delle ombre. Raccontano l’uomo nella sua dimensione sociale, hanno un forte valore insieme poetico e politico e sono straordinariamente contemporanee».
Il percorso espositivo è introdotto sulle scale dall’intervento dell’artista Martina Vanda: grandi illustrazioni a parete in bianco e nero ispirate da alcune fotografie iconiche di Berengo Gardin.
All’interno, un percorso fluido e non cronologico accompagna il visitatore in un viaggio nel mondo e nel
modo di vedere del maestro, offrendo una riflessione sui caratteri peculiari della sua ricerca. Tra questi: la centralità dell’uomo e della sua collocazione nello spazio sociale; la natura concretamente ma anche poeticamente analogica della sua “vera fotografia” (formula con cui timbra le sue stampe autografe mai manipolate e che rimanda al lavoro del fotografo come “artigiano”); la potenza e la specificità del suo modo di costruire la sequenza narrativa, che non si limita a semplici descrizioni dello spazio ma
Da Venezia alla Milano dell’industria, delle lotte operaie, degli intellettuali (in mostra, tra gli altri, i ritratti di Ettore Sotsass, Gio Ponti, Ugo Mulas, Dario Fo), per attraversare poi quasi tutte le regioni e le città italiane, dalla Sicilia alle risaie del vercellese, osservate nelle loro trasformazioni sociali, culturali e paesaggistiche dal secondo dopoguerra a oggi.
Le immagini in mostra raccontano poi i popoli e la cultura Rom, di cui Berengo Gardin ha fotografato con fiducia e curiosità i momenti intimi e quelli corali della loro vita, come le feste e le cerimonie; i tanti piccoli borghi rurali e le grandi città; i luoghi della vita quotidiana; L’Aquila colpita dal terremoto; i cantieri (tra cui anche quello del MAXXI, fotografato nel 2007); i molti incontri dell’autore con figure chiave della cultura contemporanea (Dino Buzzati, Peggy Guggenheim, Luigi Nono, Mario Soldati, solo per citarne alcuni).
Il lavoro e l’archivio di Gianni Berengo Gardin sono rappresentati in esclusiva da Fondazione Forma per la Fotografia.
La mostra è realizzata in collaborazione con Contrasto, Fondazione Forma per la Fotografia e Archivio Gianni Berengo Gardin.
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Still Appia.
Fotografie di Giulio Ielardi e scenari del cambiamento
Complesso di Capo di Bove - Parco Archeologico dell'Appia Antica - Roma
Da 9 aprile al 9 ottobre 2022
Nella splendida cornice del Parco Archeologico dell'Appia Antica, presso il Complesso di Capo di Bove, dal 9 aprile al 9 ottobre 2022, è ospitata la mostra fotografica “Still Appia. Fotografie di Giulio Ielardi e scenari del cambiamento” che intende andare oltre il reportage fotografico e narrativo, rendendo omaggio alla via Appia vista come itinerario culturale e grande palinsesto storico-sociale di oltre 2000 anni.
A presentare il lavoro di Giulio Ielardi - in mostra e nel catalogo edito da Gangemi - è Francesco Zizola, uno dei nomi più illustri della fotografia contemporanea.
Oltre cinquanta scatti di Giulio Ielardi, fotografo romano, raccontano il suo viaggio fatto a piedi nel 2021, in solitaria lungo la via Appia da Roma a Brindisi: ventinove giorni in tutto, di zaino in spalla tra strade, ruderi e borghi alla ri-scoperta di una delle strade più antiche di Roma.
Oltre che un reportage o meglio una ricerca artistica, le fotografie di Ielardi rappresentano un’occasione per un aggiornamento sugli sviluppi della valorizzazione di questa arteria dell’antichità, prima grande direttrice di unificazione culturale della penisola italiana che Ielardi ha percorso interamente a piedi: per questo la mostra si concluderà il 9 ottobre 2022, nella Giornata del Camminare, la manifestazione promossa da Federtrek per favorire la diffusione della cultura del camminare, presupposto fondamentale di questo progetto.
L’importanza acquisita negli ultimi anni dal recupero dei percorsi a piedi è testimoniata dall’interesse da parte del Ministero della Cultura (MIC) nel dare vita al progetto Appia Regina Viarum.
L’obiettivo del progetto è la realizzazione del cammino dell’Appia Antica da Roma a Brindisi, prevedendo una serie di interventi di sistemazione del tracciato e dei monumenti in tutte e quattro le Regioni - Lazio, Campania, Basilicata e Puglia - attraversate dall’Appia stessa.
A valle di questi interventi che interessano anche il suo territorio, il Parco Archeologico dell'Appia Antica è stato investito per decreto istitutivo del coordinamento della valorizzazione di tutta la Regina Viarum fino a Brindisi. La mostra Still Appia vuole raccontare le azioni e le visioni di questo ambizioso programma.
La mostra è organizzata dal Parco Archeologico dell’Appia Antica e curata da Luigi Oliva e Simone Quilici - Direttore del Parco. L’evento vede il patrocinio dei Consigli Regionali del Lazio, della Campania, della Basilicata e della Puglia, oltre il patrocinio del Parco Regionale dell’Appia Antica, del Parco Regionale dei Castelli Romani, del Comune di Mesagne, di Italia Nostra e della Compagnia dei Cammini.
Partner Culturale: FIAF - Federazione italiana associazioni fotografiche.
LA MOSTRA
Giulio Ielardi è un fotografo, giornalista free lance e naturalista che si interessa da sempre di ambiente e patrimonio culturale.
Decide - a distanza di sei anni dal pionieristico viaggio sempre lungo la via Appia di Paolo Rumiz del 2015 - di intraprendere il cammino della più antica delle strade pubbliche romane e di fotografare le variabili ambientali e paesaggistiche dell’Italia centro meridionale lungo la via.
Dai numerosi siti archeologici e centri abitati, fino ai territori agricoli che sopravvivono alle zone più urbanizzate, le sue immagini documentano e interpretano con lo sguardo della fotografia autoriale i paesaggi dell’Appia che si contraddistinguono per una componente sempre presente, ovvero il tracciato della strada stessa, seppur spesso inglobato dal territorio che muta col passare del tempo.
I protagonisti dei suoi scatti vanno dallo splendore del basolato del VI miglio ancora dentro la città di Roma, a quello presso la piazza Palatina di Terracina, fino ai tre chilometri di basolato riportati alla luce agli inizi degli anni Duemila nella valle di Sant’Andrea (tra Fondi e Itri), che rappresentano uno dei tratti più spettacolari dell’intera Regina Viarum (foto medie n. 1, 3 e 7).
Non sempre Ielardi fotografa elementi che riportano alla mente la grandiosità di Roma e così, accanto alla foto dei frammenti decorativi collocati in un muro di laterizio presso il Casal Rotondo, (foto grandi n. 1), ecco quella di un cancello in abbandono di una tenuta a Castel Gandolfo (foto grandi n. 2).
Tra gli scorci più sorprendenti: i resti del Capitolium a Terracina davanti alle case del centro (foto grandi n. 5) e i palazzi a sei piani di Santa Maria Capua Vetere dietro le arcate dell’anfiteatro romano, secondo per grandezza solo al Colosseo (foto grandi n. 6).
Tra gli scatti più impattanti quelli realizzati a Benevento dell’area archeologica del Sacramento stretta tra i palazzi (foto grandi n. 9); di una statua romana nel centro storico inglobata nel muro di una casa (foto grandi n. 10); dell’arco di Traiano ricco di rilievi scultorei che ha come sfondo una palazzina della città (foto medie n. 20).
Al centro delle sue fotografie anche l’area archeologica della Trinità a Venosa e quella della Valle del Reale, fino alle campagne di Genzano di Lucania (foto medie n. 23-28); i casali in abbandono eretti dopo la riforma fondiaria degli anni Cinquanta nelle campagne verso Maschito (Potenza, foto grandi n. 12); il tratto di Appia nella Murgia Catena, nelle aride splendide campagne di Altamura (foto medie n. 30) e il “faccia a faccia” tra la diga sulla gravina Gennarini e un ponte d’età forse romana, in vista di Taranto (foto medie n. 32).
Mentre è in dirittura d’arrivo a Brindisi, Ielardi realizza lo splendido scatto alle possenti mura della città messapica di Muro Tenente (foto medie n. 36), nelle campagne tra Mesagne e Latiano e la gigantografia del Centro commerciale all’ingresso di Brindisi che chiude anche il percorso di mostra.
“Le fotografie di Giulio sono fotografie on the road, apparentemente semplici, lontane dallo stile sensazionalistico della fotografia di reportage e di quella di viaggio inteso come consumo di luoghi e di punti di vista” - scrive nel suo testo in catalogo Francesco Zizola fotografo italiano, vincitore del World Press Photo of the Year 1996, laureato in antropologia - “[…] Ogni immagine ci viene offerta come traccia poetica da seguire per rintracciare si le vestigia di ciò che siamo stati attraverso i luoghi che si sono completamente trasformati, ma anche come riflessione per interrogare la nostra identità presente.”
IL VIAGGIO SUI SOCIAL DI GIULIO IELARDI E LA COSTRUZIONE DI UNA COMMUNITY INTORNO AL PROGETTO
Per promuovere il progetto e suscitare curiosità da parte del pubblico, prima della partenza Giulio Ielardi apre il profilo Instagram @apiedilungolappia e la pagina Facebook L’Appia a piedi, da Roma a Brindisi e, col passare del tempo, provoca l’interesse da parte di sempre più follower.
In mostra - e nel catalogo - il Diario di viaggio racconta i 29 giorni di cammino attraverso i post e le fotografie scattate appositamente per i social.
La community che si è creata comprende un vasto pubblico di camminatori, escursionisti, appassionati difensori delle radici storico-archeologiche, paladini del patrimonio culturale, storici dell’arte, archeologi, propugnatori del diritto a una mobilità sostenibile, difensori dell’ambiente e del paesaggio, artisti, appassionati di antichità romane, cittadini della Capitale e abitanti delle comunità lungo il tracciato del cammino.
Grazie ai tanti commenti e alle interazioni volte a richiamare da una parte l’attenzione a luoghi lungo l’Appia da valorizzare, dall’altra a raccontare di quelle associazioni impegnate nella promozione dell’antico tracciato, la community fornisce un ulteriore strumento di conoscenza fondamentale per intervenire nella valorizzazione dell’intero tratto della Regina Viarum.
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IL VIDEO RENDE FELICI
Videoarte in Italia
La produzione di videoarte e cinema d’artista in Italia, dalla fine degli anni Sessanta, sono al centro di un unico grande progetto espositivo articolato in due spazi, Palazzo delle Esposizioni e Galleria d’Arte Moderna
PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI e GALLERIA D’ARTE MODERNA - Roma
Dal 12 aprile al 4 settembre 2022
Un’unica grande mostra, due luoghi. “IL VIDEO RENDE FELICI. Videoarte in Italia” è una mostra unitaria che si articola in due spazi, Palazzo delle Esposizioni e Galleria d’Arte Moderna,dal 12 aprile al 4 settembre 2022. Soggetto della mostra è la videoarte e il cinema d’artista in Italia, dalla fine degli anni Sessanta ai primi decenni del nuovo secolo.
Questa dimensione intermediale è analizzata in ciascuno spazio da una diversa prospettiva così da creare un’articolazione autonoma e nello stesso tempo interrelata nelle due sedi espositive.
Alla GAM si espongono sia installazioni sia opere monocanale provenienti dai centri di produzione e disseminazione della videoarte, attivi in Italia sin dagli anni ’60, con una forte vocazione internazionale. Sono poste in luce le relazioni tra la videoarte, l’architettura radicale e il design postmodernista; le ibridazioni fra video e danza e fra video e teatro. Una ampia sezione è dedicata alle sperimentazioni televisive e ai programmi televisivi realizzati da artisti e a una selezione di Festival video. Tra le installazioni opere di Fabio Mauri, Daniel Buren, Bill Viola, Cosimo Terlizzi, Umberto Bignardi, Masbedo, Fabrizio Plessi, Franco Vaccari.
Palazzo delle Esposizioni
Roma, via Nazionale, 194
Orari
domenica, martedì, mercoledì e giovedì dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30. Lunedì chiuso L’ingresso è consentito fino a un'ora prima della chiusura
Biglietti
Intero € 10 - Ridotto € 8 - Ragazzi dai 7 ai 18 anni € 4 - gratuito fino a 6 anni
Dal 28 aprile 2022: intero € 12.50 - ridotto € 10 - Ragazzi dai 7 ai 18 anni € 6
Ingresso gratuito il primo mercoledì del mese per gli under 30 dalle 14.00
Ingresso gratuito per i possessori della membership card PdE.
Informazioni e prenotazioni
www.palazzoesposizioni.it
Social Media
Facebook: @PalazzoEsposizioni | Instagram: @PalazzoEsposizioni | Twitter: @Esposizioni
Roma, Via Francesco Crispi, 24
Orari
Dal martedì alla domenica ore 10.00-18.30; ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura.
Giorni di chiusura: lunedì, 1° gennaio, 1° maggio e 25 dicembre
Biglietti
Biglietto unico comprensivo di ingresso alla Galleria d’Arte Moderna e alla Mostra per l’importo di € 9,00 intero e di € 8,00 ridotto, per i non residenti; biglietto unico comprensivo di ingresso alla Galleria d’Arte Moderna e alla Mostra per l’importo di € 8,00 intero e di € 7,00 ridotto, per i residenti; gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente.
Ingresso gratuito ai possessori della MIC card
Informazioni e prenotazioni
T. +39 060608 tutti i giorni ore 9.00 - 21.00
www.galleriaartemodernaroma.it ; www.museiincomuneroma.it
Social Media
Facebook: @GalleriaArteModerna @MuseiInComuneRoma | Instagram: @museiincomuneroma
Twitter: @museiincomune
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“London Calling: British Contemporary Art Now”
per la prima volta in Italia, la mostra
“London Calling: British Contemporary Art Now”.
50 anni di arte londinese raccontati attraverso oltre 30 magnifiche opere di 13 artisti di fama internazionale: da David Hockney a Anish Kapoor, da Jake e Dinos Chapman a Damien Hirst fino ad arrivare a Idris Khan.
PALAZZO CIPOLLA - Roma
Dal 17 marzo al 17 luglio 2022
Dal 17 marzo al 17 luglio 2022, le sale di Palazzo Cipolla a Roma ospitano una delle più particolari mostre di arte contemporanea mai realizzate in Italia: “London Calling: British Contemporary Art Now. From David Hockney to Idris Khan”: una mostra che attraverso oltre 30 opere riunisce il lavoro di 13 grandi artisti britannici di diverse generazioni, per la cui carriera artistica la città di Londra ha svolto un ruolo molto importante.
La mostra presenta un parterre d’eccezione di artisti nati nell'arco di cinque decenni, tra il 1937 e il 1978: David Hockney, Michael Craig-Martin, Sean Scully, Tony Cragg, Anish Kapoor, Julian Opie, Grayson Perry, Yinka Shonibare, Jake e Dinos Chapman, Damien Hirst, Mat Collishaw, Annie Morris e Idris Khan.
Una sequenza di artisti la cui carriera è stata in qualche modo influenzata dalla capitale britannica, o perché vi sono nati, oppure vi si sono recati durante la propria formazione, o magari trasferiti in un secondo momento in modo da essere vicini alle grandi gallerie e musei, quando non semplicemente per andare alla ricerca di nuovi orizzonti creativi. Nomi che hanno contribuito a collocare Londra nell’Olimpo delle avanguardie artistiche, così come lo erano state in precedenza Firenze nel Rinascimento, Parigi con l'Impressionismo o New York nella seconda metà del XX secolo. Artisti che innestano le loro radici su una Londra di inizio anni Sessanta, in piena trasformazione economica e sociale e che si preparava a diventare una delle capitali indiscusse dell'arte contemporanea.
Partendo dal più anziano, David Hockney, fino a giungere al più giovane, Idris Khan, il percorso espositivo propone uno spaccato dell'attuale scena artistica londinese attraverso una serie di opere iconiche selezionate dai curatori Maya Binkin e Javier Molins in collaborazione con gli artisti stessi. Ideata dalle collezioni/studi personali degli artisti, la mostra è supportata da gallerie e collezioni internazionali come Gagosian Gallery, Goodman Gallery, Galerie Lelong, Lisson Gallery, Modern Forms, Victoria Miró Gallery, Galerie Thaddaeus Ropac, Sean Kelly Gallery, New York, Tim Taylor Gallery, London, Tucci Russo Studio per l'Arte Contemporanea.
La varietà degli artisti presenti consente, inoltre, di contemplare tecniche compositive assai diverse tra loro, come pittura, scultura, disegno, ceramica, fotografia, video e molto altro, esprimendo una molteplicità di temi quali la vita quotidiana, il confino, l'esplorazione dell'essere umano, il paesaggio, la politica, la religione, la storia dell'arte, la letteratura, la musica, il genere, la violenza o il rapporto tra la vita e la morte.
La mostra presenta un parterre d’eccezione di artisti nati nell'arco di cinque decenni, tra il 1937 e il 1978: David Hockney, Michael Craig-Martin, Sean Scully, Tony Cragg, Anish Kapoor, Julian Opie, Grayson Perry, Yinka Shonibare, Jake e Dinos Chapman, Damien Hirst, Mat Collishaw, Annie Morris e Idris Khan.
Una sequenza di artisti la cui carriera è stata in qualche modo influenzata dalla capitale britannica, o perché vi sono nati, oppure vi si sono recati durante la propria formazione, o magari trasferiti in un secondo momento in modo da essere vicini alle grandi gallerie e musei, quando non semplicemente per andare alla ricerca di nuovi orizzonti creativi. Nomi che hanno contribuito a collocare Londra nell’Olimpo delle avanguardie artistiche, così come lo erano state in precedenza Firenze nel Rinascimento, Parigi con l'Impressionismo o New York nella seconda metà del XX secolo. Artisti che innestano le loro radici su una Londra di inizio anni Sessanta, in piena trasformazione economica e sociale e che si preparava a diventare una delle capitali indiscusse dell'arte contemporanea.
Partendo dal più anziano, David Hockney, fino a giungere al più giovane, Idris Khan, il percorso espositivo propone uno spaccato dell'attuale scena artistica londinese attraverso una serie di opere iconiche selezionate dai curatori Maya Binkin e Javier Molins in collaborazione con gli artisti stessi. Ideata dalle collezioni/studi personali degli artisti, la mostra è supportata da gallerie e collezioni internazionali come Gagosian Gallery, Goodman Gallery, Galerie Lelong, Lisson Gallery, Modern Forms, Victoria Miró Gallery, Galerie Thaddaeus Ropac, Sean Kelly Gallery, New York, Tim Taylor Gallery, London, Tucci Russo Studio per l'Arte Contemporanea.
La varietà degli artisti presenti consente, inoltre, di contemplare tecniche compositive assai diverse tra loro, come pittura, scultura, disegno, ceramica, fotografia, video e molto altro, esprimendo una molteplicità di temi quali la vita quotidiana, il confino, l'esplorazione dell'essere umano, il paesaggio, la politica, la religione, la storia dell'arte, la letteratura, la musica, il genere, la violenza o il rapporto tra la vita e la morte.
La mostra è promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, ed è realizzata da Poema con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia.
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JAGO. The Exhibition
PALAZZO BONAPARTE – Roma
Dal 12 marzo al 3 luglio 2022
Palazzo Bonaparte a Roma ospita dal 12 marzo al 3 luglio 2022 la prima grande mostra dedicata a JAGO.
Pseudonimo di Jacopo Cardillo, classe 1987, Jago è scultore potente attento agli esempi della nostra tradizione e universalmente noto come "The Social Artist" per le innate capacità comunicative e il grande successo che riscuote sui social.
Sicuro talento nell’utilizzo dei mezzi di comunicazione, Jago arriva direttamente al cuore del pubblico che lo ama, anzi lo adora. Paragonabile in tal senso a una rockstar, trasmette l’amore per l’arte ai giovani: le dirette streaming e le documentazioni foto e video – attraverso le quali coinvolge il suo pubblico sul web – raccontano il processo inventivo di ogni opera e il percorso condiviso consente una diretta partecipazione dei suoi followers al singolo passaggio esecutivo.
Nelle sue opere, utilizza anche elementi tragici in un costante gioco di rimandi, con una visione sempre tesa alle tematiche del presente, suscitando provocatoriamente negli spettatori riflessioni sullo status dei nostri tempi.
A Palazzo Bonaparte la genialità di JAGO viene documentata per la prima volta in una mostra che riunisce una serie di opere realizzate fino ad oggi, dai sassi di fiume scolpiti (da Memoria di Sé a Excalibur), fino alle sculture monumentali di più recente realizzazione (come Figlio Velato e Pietà), passando per creazioni meno recenti ma più direttamente mediatiche quali il ritratto di Papa Benedetto XVI (Habemus Hominem).
Curata da Maria Teresa Benedetti, la mostra connota gli elementi chiave di un lavoro continuamente in fieri, capace di costante arricchimento.
“…La mia scultura è lingua viva. Utilizzare una lingua non significa copiarla. Mi riconosco in un linguaggio e lo adotto: sento l’esigenza di realizzare un collegamento con quello che vedo, senza spirito di emulazione. Sono me stesso.”
Prima testimonianza è lo scavo sui grandi sassi raccolti nel greto di un fiume alle pendici delle Alpi Apuane, pazientemente scavati nel desiderio di raccontare una storia personale e umana. Pietà e violenza si intrecciano nello sguardo dell’artista. Sorprendente è la scardinante nudità del Pontefice emerito, mentre l’immagine di una Venere (2018), priva della giovanile venustà, sconcerta e induce a riflettere sul valore simbolico della bellezza. D’altro lato incalza un drammatico oggi con la presenza del Figlio Velato (2019), icona simbolica di tragedie senza tempo, cui si connette l’intensa meditazione sul dolore, racchiusa nella desolata monumentalità della Pietà (2021). Ancor prima, l’artista ha proposto un tema svincolato da ogni rapporto con la storia, nel replicare la sequenza del battito cardiaco in Apparato Circolatorio (2017).
Palazzo Bonaparte si trasformerà inoltre in uno studio d’artista: durante i mesi di mostra Jago lavorerà alla sua prossima imponente scultura all’interno della sede espositiva.
Saranno anche organizzate visite straordinarie alla mostra, guidate dallo stesso Jago.
Pseudonimo di Jacopo Cardillo, classe 1987, Jago è scultore potente attento agli esempi della nostra tradizione e universalmente noto come "The Social Artist" per le innate capacità comunicative e il grande successo che riscuote sui social.
Sicuro talento nell’utilizzo dei mezzi di comunicazione, Jago arriva direttamente al cuore del pubblico che lo ama, anzi lo adora. Paragonabile in tal senso a una rockstar, trasmette l’amore per l’arte ai giovani: le dirette streaming e le documentazioni foto e video – attraverso le quali coinvolge il suo pubblico sul web – raccontano il processo inventivo di ogni opera e il percorso condiviso consente una diretta partecipazione dei suoi followers al singolo passaggio esecutivo.
Nelle sue opere, utilizza anche elementi tragici in un costante gioco di rimandi, con una visione sempre tesa alle tematiche del presente, suscitando provocatoriamente negli spettatori riflessioni sullo status dei nostri tempi.
A Palazzo Bonaparte la genialità di JAGO viene documentata per la prima volta in una mostra che riunisce una serie di opere realizzate fino ad oggi, dai sassi di fiume scolpiti (da Memoria di Sé a Excalibur), fino alle sculture monumentali di più recente realizzazione (come Figlio Velato e Pietà), passando per creazioni meno recenti ma più direttamente mediatiche quali il ritratto di Papa Benedetto XVI (Habemus Hominem).
Curata da Maria Teresa Benedetti, la mostra connota gli elementi chiave di un lavoro continuamente in fieri, capace di costante arricchimento.
“…La mia scultura è lingua viva. Utilizzare una lingua non significa copiarla. Mi riconosco in un linguaggio e lo adotto: sento l’esigenza di realizzare un collegamento con quello che vedo, senza spirito di emulazione. Sono me stesso.”
Prima testimonianza è lo scavo sui grandi sassi raccolti nel greto di un fiume alle pendici delle Alpi Apuane, pazientemente scavati nel desiderio di raccontare una storia personale e umana. Pietà e violenza si intrecciano nello sguardo dell’artista. Sorprendente è la scardinante nudità del Pontefice emerito, mentre l’immagine di una Venere (2018), priva della giovanile venustà, sconcerta e induce a riflettere sul valore simbolico della bellezza. D’altro lato incalza un drammatico oggi con la presenza del Figlio Velato (2019), icona simbolica di tragedie senza tempo, cui si connette l’intensa meditazione sul dolore, racchiusa nella desolata monumentalità della Pietà (2021). Ancor prima, l’artista ha proposto un tema svincolato da ogni rapporto con la storia, nel replicare la sequenza del battito cardiaco in Apparato Circolatorio (2017).
Palazzo Bonaparte si trasformerà inoltre in uno studio d’artista: durante i mesi di mostra Jago lavorerà alla sua prossima imponente scultura all’interno della sede espositiva.
Saranno anche organizzate visite straordinarie alla mostra, guidate dallo stesso Jago.
L’esposizione JAGO. The Exhibition è prodotta e organizzata da Arthemisia con la collaborazione di Jago Art Studio.
L’evento è consigliato da Sky Arte.
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TITOLO
BILL VIOLA. Icons of Light
curata da Kira Perov
DOVE e QUANDO
PALAZZO BONAPARTE – Roma
Dal 5 marzo 2022
DETTAGLI
BILL VIOLA. Icons of Light è il titolo della prossima mostra di Palazzo Bonaparte che, a partire dal 5 marzo 2022, renderà omaggio al più grande artista della videoarte dagli anni Settanta a oggi. BILL VIOLA arriva nella Capitale e lo fa in un modo speciale.
L’artista che ha unito la dimensione spirituale orientale con quella occidentale, la storia dell’arte con la sperimentazione video, la riflessione sulla cristianità con lo zen, si confronta con la città di Roma in un luogo non convenzionale per il mondo dell’arte contemporanea.
Nei raffinati saloni che furono dimora di Madama Letizia Ramolino Bonaparte, madre di Napoleone, i visitatori saranno avvolti dalla visione delle opere di Viola, uno dei massimi rappresentanti della videoarte mondiale qui presentato da un’esposizione che attraversa tutta la sua produzione, dagli anni Settanta a oggi, dai lavori che approfondiscono il rapporto tra uomo e natura, a quelli ispirati dall’iconologia classica. Le opere entrano in dialogo con lo spazio iconico di Palazzo Bonaparte immergendo lo spettatore in un percorso che intreccia la meraviglia degli spazi barocchi del luogo con l’intensità delle video istallazioni dell’artista americano.
Bill Viola ha visto nella tecnologia video un luogo di riflessione per la nostra contemporaneità spaziando con le sue riflessioni dalla cultura buddista a quella cristiana, dal rapporto meditativo con la natura alla dimensione religiosa come nella serie dei suoi video “Passions”.
Emozioni, meditazione, passioni, emergono dai video di Viola portando lo spettatore a un viaggio interiore di estrema intensità che narra quelli che possono essere definiti i viaggi più intimi e spirituali dell’artista attraverso il mezzo elettronico.
Con la sapiente cura di Kira Perov, moglie dell’artista e direttore esecutivo del Bill Viola Studio, quarant’anni di lavoro vengono dispiegati attraverso un’accurata selezione di 15 lavori, in un percorso che inizia nel 1977-9 con The Reflecting Pool e termina nel 2014 con la serie “Martyrs” (2014) accanto a capolavori ipnotici quali Ascension (2000) e lavori della celeberrima serie dei “Water Portraits” (2013).
Una mostra concepita come un percorso immersivo nel quale il pubblico potrà accedere a spazi dall'atmosfera ovattata che ricordano luoghi di profonda intimità, quasi dei sacrari della propria memoria, un visionario spazio di culto dove il visitatore è invitato a stabilire una profonda connessione visiva e spirituale con l’opera d’arte.
L’artista che ha unito la dimensione spirituale orientale con quella occidentale, la storia dell’arte con la sperimentazione video, la riflessione sulla cristianità con lo zen, si confronta con la città di Roma in un luogo non convenzionale per il mondo dell’arte contemporanea.
Nei raffinati saloni che furono dimora di Madama Letizia Ramolino Bonaparte, madre di Napoleone, i visitatori saranno avvolti dalla visione delle opere di Viola, uno dei massimi rappresentanti della videoarte mondiale qui presentato da un’esposizione che attraversa tutta la sua produzione, dagli anni Settanta a oggi, dai lavori che approfondiscono il rapporto tra uomo e natura, a quelli ispirati dall’iconologia classica. Le opere entrano in dialogo con lo spazio iconico di Palazzo Bonaparte immergendo lo spettatore in un percorso che intreccia la meraviglia degli spazi barocchi del luogo con l’intensità delle video istallazioni dell’artista americano.
Bill Viola ha visto nella tecnologia video un luogo di riflessione per la nostra contemporaneità spaziando con le sue riflessioni dalla cultura buddista a quella cristiana, dal rapporto meditativo con la natura alla dimensione religiosa come nella serie dei suoi video “Passions”.
Emozioni, meditazione, passioni, emergono dai video di Viola portando lo spettatore a un viaggio interiore di estrema intensità che narra quelli che possono essere definiti i viaggi più intimi e spirituali dell’artista attraverso il mezzo elettronico.
Con la sapiente cura di Kira Perov, moglie dell’artista e direttore esecutivo del Bill Viola Studio, quarant’anni di lavoro vengono dispiegati attraverso un’accurata selezione di 15 lavori, in un percorso che inizia nel 1977-9 con The Reflecting Pool e termina nel 2014 con la serie “Martyrs” (2014) accanto a capolavori ipnotici quali Ascension (2000) e lavori della celeberrima serie dei “Water Portraits” (2013).
Una mostra concepita come un percorso immersivo nel quale il pubblico potrà accedere a spazi dall'atmosfera ovattata che ricordano luoghi di profonda intimità, quasi dei sacrari della propria memoria, un visionario spazio di culto dove il visitatore è invitato a stabilire una profonda connessione visiva e spirituale con l’opera d’arte.
Un evento unico per concedersi la possibilità di riflettere sulla vita, intraprendere il proprio viaggio interiore e immergersi in un mondo alternativo, del tutto diverso da quello che si è lasciato all'ingresso.
L’artista che ha unito la dimensione spirituale orientale con quella occidentale, la storia dell’arte con la sperimentazione video, la riflessione sulla cristianità con lo zen, si confronta con la città di Roma in un luogo non convenzionale per il mondo dell’arte contemporanea.
Nei raffinati saloni che furono dimora di Madama Letizia Ramolino Bonaparte, madre di Napoleone, i visitatori saranno avvolti dalla visione delle opere di Viola, uno dei massimi rappresentanti della videoarte mondiale qui presentato da un’esposizione che attraversa tutta la sua produzione, dagli anni Settanta a oggi, dai lavori che approfondiscono il rapporto tra uomo e natura, a quelli ispirati dall’iconologia classica. Le opere entrano in dialogo con lo spazio iconico di Palazzo Bonaparte immergendo lo spettatore in un percorso che intreccia la meraviglia degli spazi barocchi del luogo con l’intensità delle video istallazioni dell’artista americano.
Bill Viola ha visto nella tecnologia video un luogo di riflessione per la nostra contemporaneità spaziando con le sue riflessioni dalla cultura buddista a quella cristiana, dal rapporto meditativo con la natura alla dimensione religiosa come nella serie dei suoi video “Passions”.
Emozioni, meditazione, passioni, emergono dai video di Viola portando lo spettatore a un viaggio interiore di estrema intensità che narra quelli che possono essere definiti i viaggi più intimi e spirituali dell’artista attraverso il mezzo elettronico.
Con la sapiente cura di Kira Perov, moglie dell’artista e direttore esecutivo del Bill Viola Studio, quarant’anni di lavoro vengono dispiegati attraverso un’accurata selezione di 15 lavori, in un percorso che inizia nel 1977-9 con The Reflecting Pool e termina nel 2014 con la serie “Martyrs” (2014) accanto a capolavori ipnotici quali Ascension (2000) e lavori della celeberrima serie dei “Water Portraits” (2013).
Una mostra concepita come un percorso immersivo nel quale il pubblico potrà accedere a spazi dall'atmosfera ovattata che ricordano luoghi di profonda intimità, quasi dei sacrari della propria memoria, un visionario spazio di culto dove il visitatore è invitato a stabilire una profonda connessione visiva e spirituale con l’opera d’arte.
L’artista che ha unito la dimensione spirituale orientale con quella occidentale, la storia dell’arte con la sperimentazione video, la riflessione sulla cristianità con lo zen, si confronta con la città di Roma in un luogo non convenzionale per il mondo dell’arte contemporanea.
Nei raffinati saloni che furono dimora di Madama Letizia Ramolino Bonaparte, madre di Napoleone, i visitatori saranno avvolti dalla visione delle opere di Viola, uno dei massimi rappresentanti della videoarte mondiale qui presentato da un’esposizione che attraversa tutta la sua produzione, dagli anni Settanta a oggi, dai lavori che approfondiscono il rapporto tra uomo e natura, a quelli ispirati dall’iconologia classica. Le opere entrano in dialogo con lo spazio iconico di Palazzo Bonaparte immergendo lo spettatore in un percorso che intreccia la meraviglia degli spazi barocchi del luogo con l’intensità delle video istallazioni dell’artista americano.
Bill Viola ha visto nella tecnologia video un luogo di riflessione per la nostra contemporaneità spaziando con le sue riflessioni dalla cultura buddista a quella cristiana, dal rapporto meditativo con la natura alla dimensione religiosa come nella serie dei suoi video “Passions”.
Emozioni, meditazione, passioni, emergono dai video di Viola portando lo spettatore a un viaggio interiore di estrema intensità che narra quelli che possono essere definiti i viaggi più intimi e spirituali dell’artista attraverso il mezzo elettronico.
Con la sapiente cura di Kira Perov, moglie dell’artista e direttore esecutivo del Bill Viola Studio, quarant’anni di lavoro vengono dispiegati attraverso un’accurata selezione di 15 lavori, in un percorso che inizia nel 1977-9 con The Reflecting Pool e termina nel 2014 con la serie “Martyrs” (2014) accanto a capolavori ipnotici quali Ascension (2000) e lavori della celeberrima serie dei “Water Portraits” (2013).
Una mostra concepita come un percorso immersivo nel quale il pubblico potrà accedere a spazi dall'atmosfera ovattata che ricordano luoghi di profonda intimità, quasi dei sacrari della propria memoria, un visionario spazio di culto dove il visitatore è invitato a stabilire una profonda connessione visiva e spirituale con l’opera d’arte.
Un evento unico per concedersi la possibilità di riflettere sulla vita, intraprendere il proprio viaggio interiore e immergersi in un mondo alternativo, del tutto diverso da quello che si è lasciato all'ingresso.
ALTRE INFORMAZIONI
prodotta e organizzata da Arthemisia con la collaborazione del Bill Viola Studio.
La mostra vede come sponsor Generali Valore Cultura ed è consigliata da Sky Arte.
Catalogo edito da Skira e include un saggio a cura di Valentino Catricalà.
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