Mentre il pubblico entra in sala,
un uomo sul palco sta preparando una canna da pesca, vi attacca le esche e si
sposta nella stanza dall’arrendamento spartano. Un vecchio tavolo di legno, due
sedie, un finestrone, unico elemento dissonante, un pino rovesciato che pende
dal soffitto. In sottofondo si avvertono i rumori della natura, grilli o
cicale, e lo scorrere dell’acqua del fiume. Comincia così lo spettacolo The River di Jez Butterworth con
la regia di Alessandro Federico.
L’uomo è un pescatore e, forse,
vive nella baita, o forse ci va solo per pescare. Egli non è solo. C’è una
donna bruna, un bel tipetto, vivace, che sta leggendo “Gita al Faro” di
Virginia Wolf. L’uomo vorrebbe convincerla ad accompagnarlo a pescare le trote
di mare, convincerla della pienezza di quella esperienza. La donna è reticente…
rifiuta. Buio. Quando la scena si illumina l’uomo rientra, agitato, sta
telefonando alla polizia, la donna è scomparsa, erano sul fiume, al buio, lui
stava pescando, l’ha persa di vista… una voce femminile arriva da lontano.
L’uomo chiude la conversazione, scusandosi per l’equivoco, e andando incontro
alla donna che entra nella baita. Una donna bionda, dalla battuta pronta.
Un’altra donna.
Da questo momento in poi le due
donne si alternano in scena, ma il racconto evolve quasi in continuità. Qual è
la donna di prima e quella di dopo? Qual è la donna che davvero l’uomo ha amato
e quella che la sta sostituendo? I salti
temporali rimangono ambigui e misteriosi. L’uomo ha lo stesso comportamento,
usa le stesse parole, giura ad entrambe le donne che non ha mai portato nessun’altra,
prima, alla baita. La baita è un luogo sacro, dove l’uomo ha imparato a
pescare, dallo zio, il suo mentore che invece di donne ne portava a dozzine.
Eppure c’è qualcosa che non torna, qualche indizio inquietante che entrambe le
donne colgono, sia la bionda che la bruna, qualche traccia che le spinge a
dubitare dell’uomo, dell’amore che dice di provare. C’è un vestito rosso appeso
nell’armadio e il ritratto della donna che lo portava dal volto cancellato. Chi
era? E che fine ha fatto? Entrambe le
donne vanno via, con la loro valigia, lasciando l’uomo da solo nella baita… da
solo in attesa, così come lo avevamo conosciuto.
The
river è un testo
sapiente e appassionante, con una perfetta costruzione narrativa, attraverso i
salti temporali raccontati con l’alternarsi delle due donne, la bruna la
bionda, sulla scena. Momenti introspettivi e battute salaci si avvicendano
senza sosta. La bionda più prepotente e intuitiva. La bruna più cauta e dolce.
L’uomo che vorrebbe essere rassicurante. Potenti sono gli interrogativi che il
racconto lascia in sospeso. Convincenti e coinvolgenti le interpretazioni degli
attori Silvia
Aielli, Alessandro
Federico e Mariasole
Mansutti, l’asciutta
e inquietante scenografia e una regia ficcante, che segue i personaggi, da
spazio al corpo e alla voce, al dolore e alla speranza, all’empatia e alla separazione.
Una riflessione profonda e inedita sull’amore.
Ancora una volta TREND non delude
i suoi spettatori al TEATRO BELLI di Roma, proponendo testi profondamente attuali, nella narrazione e
nel ritmo, sguardi sempre inediti e profondi sulla condizione umana.
- Elena Costa -
_KIROLANDIA®_
THE RIVER
di Jez Butterworth
regia Alessandro Federico
con Silvia Aielli, Alessandro Federico
e Mariasole Mansutti
aiuto regia Simonetta Solder
consulenza costumi Lucia Menegazzo
luci Alessio Pascale
traduzione Massimiliano Farau e Laura Mazzi
produzione Proprietà Commutativa
THE RIVER è in SCENA al TEATRO
BELLI di Roma sino al 27 ottobre 2022
www.facebook.com/Trend.NuoveFrontiere
www.teatrobelli.it