Potete inviarci i vostri Comunicati Stampa ad una delle nostre email kiroalndia@gmail.com - info@kirolandia.com. Scriveteci e raccontateci delle vostre iniziative.
Vi ricordiamo che i suggerimenti di Kirolandia sono tripli!!!
Non solo qui nel blog ma anche attraverso le KIROSOCIALNEWS, lanci direttamente dai nostri social: Facebook, Twitter, Instagram e Linkedin. A beve riprenderà anche la trasmissione radiofonica, "#doyoudream kirolandia on air" su Radio Godot, e con lei anche la diffusione del KIROEVENTO DA SOGNO della settimana!
Seguite sempre gli hashtag #kirosegnalazioni #kirosocialnews #kiroventodasogno e scoprirete i selezionatissimi suggerimenti dei Kiri di Kirolandia!
Dunque per sognare con voi...
Viola Produzioni | Tieffeteatro Milano
presentano
MADDALENA CRIPPA |ALESSANDRO AVERONE|GIANLUIGI FOGACCI
(The birthday party)
di Harold Pinter
scene Ferdinand Woegerbauer | costumi Anna Maria Heinreich
Regia PETER STEIN
SALA UMBERTO - Roma
ll Compleanno è stato messo in scena per la prima volta il 28 aprile 1958 all’ArtsTheatre di Cambridge diretta da Peter Wood; è una delle pièce più̀ apprezzate e rappresentate di Harold Pinter, che la scrisse a soli 27 anni, influenzato dal teatro dell’assurdo di Samuel Beckett e dalla lettura del Processo di Franz Kafka, di cui lo stesso Pinter realizzo nel 1993 una sceneggiatura cinematografica.
Un teatro che mette in scena individui soffocati dalla repressione, spesso neanche consapevoli della loro condizione, anzi convinti di essere in effetti uomini totalmente liberi.
Peter Stein riprende, dopo la sua fortunata edizione di Ritorno a casa, il suo personale viaggio nella straordinaria drammaturgia pinteriana e lo fa con un testo giovanile del grande autore inglese e con una cosiddetta “commedia della minaccia”, ovvero una commedia dall’inizio apparentemente normale che evolve in situazioni assurde, ostili o minacciose. In scena alcuni dei suoi attori più̀ “fedeli” come Maddalena Crippa, Alessandro Averone e Gianluigi Fogacci.
“63 anni che sono passati dalla creazione del Compleanno di Harold Pinter non hanno tolto niente del suo effetto enigmatico ed inquietante. Un tipo perdente con un passato non molto chiaro è raggiunto da questo passato, messo sotto terrore e con forza cambiato in un uomo che segue rigorosamente le regole ferree della vita quotidiana.
L’atmosfera di una minaccia continua non smette mai – come nella vita di tutti noi – di dominare qualsiasi azione, La domanda: chi siamo noi? Alla quale non possiamo mai rispondere perché́ una falsa o oscura memoria si mischia con la nostra voglia di metterci in scena, sta al centro di questo compleanno d’orrore. “
Peter Stein
Prezzo biglietto da 30€ a 25€
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DAIMON -L’ultimo canto di John Keats
di Paolo Vanacore
diretto e interpretato da Gianni De Feo
con l’amichevole partecipazione in voce di Leo Gullotta
arrangiamenti musicali di Alessandro Panatteri
videoarte Roberto Rinaldi
TEATRO LO SPAZIO – Roma
Dal 2 al 5 febbraio, ore 21.00 - domenica ore 18.00
Debutta in prima assoluta al Teatro Lo Spazio, dal 2 al 5 febbraio, DAIMON- L’ultimo canto di John Keats, spettacolo scritto da Paolo Vanacore, e diretto e interpretato da Gianni De Feo.
In un freddo e ventoso autunno romano, il grande psicanalista e filosofo James Hillman percorre la strada lastricata di foglie di platano che dal lungotevere conduce alla PiramideCestia dove è seppellito il poeta inglese John Keats, colui che Hillman stesso considera la propria nobile guida: il daimon, una presenza divina incaricata di portare a compimento ildisegno superiore che la nostra anima ha scelto prima di nascere e di cui ognuno di noi si è dimenticato nel momento in cui è venuto al mondo.
Un incontro reale e sovrannaturale allo stesso tempo, che diventa ricerca della propria vocazione come memoria di qualcosa di indefinito che durante l’esistenza non riusciamomai ad afferrare e che ci fa sentire sempre in qualche modo incompiuti. Hillman riprende il concetto di Keats della poesia intesa come “fare anima” dove per “fare anima” si intendeuno sforzo nella comprensione di sé stessi al fine di acquisire una propria singolare identità e, ovviamente, la giusta collocazione nel mondo che ci circonda.
La trama del racconto di Vanacore si interseca tra poesia musica e canzoni, in una scenografia essenziale. Pochi elementi che sembrano emergere dalla sabbia o sospesi sulleonde del mare, quell’Oceano infinito che bagna Atlantic City, da dove riemergono i primi ricordi dell’infanzia. Fanno da sfondo immagini proiettate, segni astratti di coloricontrastanti, elaborati appositamente da Roberto Rinaldi, come a dare forma alla parola seguendo il filo della narrazione.
Una narrazione contrappuntata da brevi picchi poetici su brandelli lirici dello stesso Keats, evocati dalla voce di Leo Gullotta. Infine, alcune tra le più suggestive canzoni di Franco Battiato e Giuni Russo, cantate dalvivo da De Feo sugli arrangiamenti di Alessandro Panatteri, per delineare il percorso più intimo e sottile di questo viaggio dell’Anima, all’Ombra della Luce.
Biglietti: 15 euro – ridotto: 12 euro
339 775 9351 / 06 77204149
info@teatrolospazio.it
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RISOTTO
di e con Amedeo Fago e Fabrizio Beggiato
TEATRO VILLA LAZZARONI - Roma
Dal 3 al 5 febbraio 2023, venerdì e sabato ore 21.00, domenica ore 17.30
Sarà in scena dal 3 al 5 febbraio al Teatro di Villa Lazzaroni lo spettacolo RISOTTO di e con Amedeo Fago e Fabrizio Beggiato.
Le tappe di un’amicizia, nata sui banchi del liceo, e che dura da più di mezzo secolo, vengono ripercorse durante il tempo reale di preparazione di un risotto. Rievocando un passato remoto e prossimo si discorre di barbieri e di dentisti, di matrimoni e di separazioni, di politica e di sedute dallo
psicoanalista: cronache minime di fatti e di ideologie. E intanto il risotto cuoce e un po’ alla volta diventa simbolo di un rapporto di identificazione. Miscelata ai ricordi la descrizione, in diretta, dell’arte di cucinare il risotto, che ogni sera si aggiorna… con ingredienti diversi. Alla fine un colpo di scena, un rifiuto, una separazione... e il risotto resta, nella sua realtà di piatto squisito, a disposizione del pubblico, per un piacevole assaggio.
"...Il 24 settembre 1978, al teatro Politecnico di Roma, ho fatto un atto di pubblica Auto-ritratt azione..." (da Risotto). Così il 24 settembre 1978ho iniziato la mia attività di autore teatrale. Dieci anni prima, per l'esattezza nell'aprile 1968, avevo lasciato crescere la mia barba. Una barba folta e fluente che, insieme ai capelli lunghi, mi dava quell'aspetto sessantottino che immediatamente veniva associato all'idea di contestatore, di ribelle, di provocatore. Negli anni successivi al sessantotto, come molti della mia generazione, vissi momenti di crisi profonda, e cominciai a cercare, nei meandri dell'inconscio, le ragioni di quel malessere che in molti prendeva la strada della follia,la follia della rassegnazione e della non rassegnazione. "...Il '68 morì con il '68; la rivoluzione culturale non aveva fatto un bambino, i giovani non erano riusciti a sognare. Addormentati nello stato di veglia scambiarono la realtà per un sogno e, non riuscendo a dormire davvero per aver abbandonato la realtà, scambiarono i sogni con la realtà. Dormienti ebbero paura della realtà esistente e l'aggredirono senza rifiutarla veramente, insonni, ebbero paura dei sogni e li negarono senza comprenderli..." (Massimo Fagioli - Le notti dell'isteria). Ho fatto questa citazione perché queste poche parole esprimono compiutamente lo stato d'animo che, dieci anni dopo il '68, mi spinse a quel gesto teatrale di "Auto-ritratt-azione" durante il quale mi tagliai la barba, dopo aver sfogliato le agende di dieci anni, raccontato sogni e costruito castelli con carte da gioco. Fu, evidentemente, un'unica rappresentazione che, insieme alla presa di coscienza di un fallimento, esprimeva la possibilità di una nascita umana come separazione da una realtà passata. Risottoè, in qualche modo, conseguenza e proseguimento del discorso iniziato con "Auto-ritratt-azione". Un discorso che si articola su due diversi livelli: da una parte c'è un'idea di teatro e di drammaturgia che mettendo in scena, senza finzioni, azioni reali e concrete (nel caso di "Auto-ritratt-azione" il taglio della barba, nel caso di Risotto il cucinare) sottolinea l'unicità e l'irripetibilità dell'espressione teatrale; lo spettacolo teatrale nasce e muore nell'arco di una sera, è tempo reale, è un pezzo di vita trascorso insieme dal pubblico e dagli attori; e in questo senso, il teatro più che il cinema, assomiglia al sogno; da un’altra parte, nell'apparente minimalismo della storia, viene proposta la possibilità del rifiuto come strumento di cambiamento e di separazione dal passato. Il rifiuto nei confronti di un rapporto di identificazione, veicolato attraverso il cibo, e ossessivamente ripetitivo, libera i due protagonisti e restituisce al risotto la sua realtà e la sua dignità di pietanza squisita.
Amedeo Fago
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TITOLO
Cesare Bocci, Galatea Ranzi, Giulio Pranno, Marta Gastini
IL FIGLIO
di Florian Zeller
traduzione e regia Piero Maccarinelli
con Riccardo Floris e Manuel Di Martino
Scene Carlo de Marino costumi Gianluca Sbicca
musiche Antonio di Pofi luci Javier Delle Monache
assistente alla regia Manuel Di Martino amministrazione Daniela Angelini
Produzione Il Parioli e Teatro Della Pergola
TEATRO PARIOLI - Roma
Dal 25 gennaio al 5 febbraio 2023
Debutta in prima nazionale al Teatro Parioli dal 25 gennaio al 5 febbraio 2023, IL FIGLIO di Florian Zeller traduzione e regia Piero Maccarinelli. Protagonisti: Cesare Bocci, Galatea Ranzi, Giulio Pranno, Marta Gastini e Riccardo Floris e Manuel Di Martino
Anche il Figlio è diventato un film sempre per la regia di Zeller con Hugh Jackman Laura Dern e Vanessa Kirby ed una sicura sorpresa nel ruolo del figlio. Mentre nel Padre venivano analizzati i rapporti degli altri in rapporto all’Alzheimer qui Zeller ci conduce sapientemente per mano sul terreno delle incomprensioni generazionali all’interno del nucleo familiare.
La trama inizialmente è semplice: Nicola frequenta l’ultima classe del liceo e vive a casa della madre Anna. Suo padre Piero ha appena avuto un altro figlio con la sua nuova compagna Sofia. Anna informa il padre che Nicola da tre mesi non ha più frequentato il liceo e secondo lei ha una depressione adolescenziale. Piero ne parla con Nicola che esprime il desiderio di andare a vivere da lui e Sofia. Piero a quel punto decide di cambiare la scuola a Nicola e si dà da fare per quanto può per ridare a Nicola il gusto di vivere. Qui mi fermo con quello che Zeller ci riserva. La trama è semplice ma non il tessuto di emozioni, la voglia di svelare quel che spesso troppo spesso si nasconde.
Sono le prime scene di un testo capace di conquistare grazie non solo alla bellezza del linguaggio ma alla capacità di introspezione, ai rimandi fra un personaggio e l’altro, al manifestarsi delle loro debolezze delle loro incapacità di capire sé stessi e gli altri. La vita in tutte le sue sfaccettature per piantare uno specchio nel cuore a tutti i genitori di un figlio adolescente.
Non voglio svelare il grande colpo di scena del finale che spero emozioni gli spettatori.
Rappresentato già in moltissimi paesi è un onore per me dirigere questo testo di Florian Zeller lucido intelligente e carico di emozioni un gran bel pezzo di teatro contemporaneo di parola.
Orari Repliche
Mer 25-01-23 21.00
Gio 26-01-23 21.00
Ven 27-01-23 21.00
Sab 28-01-23 21.00
Dom 29-01-23 17.00
Lun 30-01-23 Riposo
Mar 31-01-23 Riposo
Mer 01-02-23 21.00
Gio 02-02-23 17.00
Ven 03-02-23 21.00
Sab 04-02-23 21.00
Dom 05-02-23 17.00
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IL DIARIO DI ANNE FRANK
adattamento teatrale
di Frances Goodrich e Albert Hackett
traduzione Alessandra Serra e Paolo Collo
con (in ordine di apparizione)
Roberto Attias, Eleonora Tosto, Raffaella Alterio, Francesca Bianco, Beatrice Coppolino, Vinicio Argirò, Tonino Tosto, Susy Sergiacomo, Fabrizio Bordignon, Roberto Baldassari
aiuto regia Martina Gatto
scene Vito Giuseppe Zito
costumi Annalisa Di Piero
ufficio promozione scuole Alessandra Santilli
i brani tradizionali ebraici sono cantati da Eleonora Tosto
regia Carlo Emilio Lerici
una coproduzione Teatro Belli / Compagnia Mauri Sturno
TEATRO BELLI - Roma
Dal 27 gennaio al 12 febbraio 2023, venerdì ore 21:00_sabato ore 19:00_domenica ore 18:00
Dopo il grandissimo successo del suo debutto nel gennaio 2020, torna in scena per il terzo anno consecutivo al Teatro Belli, dal 27 gennaio al 12 febbraio, IL DIARIO DI ANNE FRANK con la regia di Caro Emilio Lerici.
La vicenda inizia con Otto Frank, unico sopravvissuto, che ritrova nella soffitta il Diario tenuto da sua figlia Anne (Raffaella Alterio). Mentre inizia a leggere, come evocate dalle pagine del Diario, riprendono vita le vicende della famiglia Frank nella Amsterdam occupata dai nazisti. E’ il 1942: la famiglia Frank è ebrea, e i tedeschi danno la caccia agli ebrei di casa in casa. Prima del tragico finale, Anne vivrà due anni nel rifugio segreto, vedendo il cielo solo la notte, da una piccola finestra, con la compagnia della sua famiglia, della famiglia Van Daan e del dottor Dussel. Con una scenografia che si sviluppa su due livelli e quattro ambienti, lo spettacolo è strutturato come un lungo piano sequenza, in cui i dieci attori ci raccontano, in una coralità scenica e narrativa, la loro quotidianità, in un sottile confine ed equilibrio tra tragedia e leggerezza. Le circostanze, inusuali e inimmaginabili, mostrano caratteri diversi e contrastanti, egoismi e simpatie, paura e speranza, e lo sbocciare di un giovane amore. E anche se la fine è imminente e certa, fino all’ultimo Anne conserva la sua voglia di vivere e la sua fiducia nell’umanità: «...continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo...»
In scena, insieme a Raffaella Alterio, Roberto Attias, Francesca Bianco, Eleonora Tosto, Beatrice Coppolino, Vinicio Argirò, Tonino Tosto, Susy Sergiacomo, Fabrizio Bordignon e Roberto Baldassari. I commoventi canti tradizionali ebraici che accompagnano la vicenda sono cantati da Eleonora Tosto.
Lo spettacolo ha ricevuto il patrocinio dalle principali istituzioni ebraiche: UCEI – Unione della Comunità Ebraiche Italiane, Fondazione Museo della Shoah, Centro Ebraico Italiano “G. E. V. Pitigliani”, l'Associazione Progetto Memoria, l'Associazione Figli della Shoah e il MEIS, Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah.
Prezzi: Interi € 20– Ridotti € 15
tel. 065894875 - info@teatrobelli.it
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W am I
Di e con: Nunzia Picciallo |
Musiche: Nunzia Picciallo | Supporto: Associazione Culturale
Ri.E.S.Co. | Residenza artistica: BigFactory - Bari International Gender Festival
Ammutinamenti, Vetrina della giovane danza d’autore
SPAZIO RECHERCHE - Roma
3 e 4 febbraio, ore 21.00
Per strada, Voglio essere me
A casa, Voglio essere me
Nella vita, Voglio essere me
Nella performance, Devo essere me
Con la speranza di contribuire a rimuovere gli stereotipi di genere, amore e identità.
Durata attuale: 33 min
Viale dell'Acquedotto Alessandrino 42, Roma
• spaziorecherche@gmail.com
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CAMERA MUSICALE ROMANA
LUOGO ART EVENT
“Le jardin chimérique
(L’Art est le plus beau des mensonges)”
Viaggio tra finzione e realtà nella musica vocale da camera francese
Musiche di
G. Fauré, R. Hahn, C. Saint-Saëns, C. Debussy
Esegue:
Chiara Mogini, mezzosoprano
Alessandro D’Agostini, pianoforte
Sala dei Lecci del Bioparco - Roma
Domenica 5 febbraio ore 18:30
“L’Arte è la più bella delle bugie”, scriveva il “signor Croche antidilettante”, pseudonimo sotto cui si celava la penna di Claude Debussy. Scopo dell’arte non è tanto la verità, quanto la bellezza: questo era l’ideale dei poeti parnassiani. Ma, tuttavia, come affermava Picasso, “l’Arte è una bugia che ci permette di realizzare la verità”.
Partendo da queste riflessioni sparse su arte e verità (quanto mai problematiche nel mondo attuale!), il programma intende esplorare atmosfere diverse eppure stranamente consonanti, dal comune denominatore rappresentato dalla volontà di creare spazi fuori dall’ordinario, panorami intimi, arcaicizzanti, silenziosi o movimentati, sereni o foschi, grazie al genio artistico dei loro Autori.
Compositori tra i maggiori che la Francia di fine Ottocento ha saputo produrre, immersi nella tradizione (in particolare quelli della prima parte del concerto) o più anticonformisti (quelli della seconda), che nella propria produzione vocale da camera seppero dar vita a capolavori indiscussi: Fauré, certamente, che resta il compositore più noto nell’ambito della mélodie, con il suo sterminato catalogo di gemme preziose; Massenet e Saint-Saëns, più noti come operisti, ma che si espressero altrettanto compiutamente in questa dimensione intima; il primo Debussy, immerso nelle brume simboliste, l’introverso Duparc, l’esuberante eppure raffinatissimo Hahn.
Le composizioni presentate, tranne poche eccezioni, videro la luce quasi simultaneamente e furono scritte su testi dei maggiori poeti e letterati francesi contemporanei: Hugo, Gautier, Baudelaire, de Banville, Verlaine, Daudet, tanto per citare i più noti.
L’Arte è capace, attraverso queste pagine, di condurci per mano in un luogo appartato, a sé stante, lontano dalla realtà e magnifico, eppure non meno vero di quello reale: un “giardino chimerico”, appunto, bello anche perché così lontano e così vero.
ALTRE INFORMAZIONI
BIGLIETTERIA IN LOCO
I biglietti si acquistano esclusivamente in loco al botteghino dell’organizzazione, aperto al pubblico a partire da 90 minuti prima fino all’inizio dell’evento.
Intero: € 15,00
Ridotto: € 10,00 (riservato ai soci, ai minori di anni 18, agli over 65, agli studenti universitari e di conservatorio)
A cura di “Luogo Arte Accademia Musicale APS” e “APS Camera Musicale Romana”
Prenotazione vivamente consigliata.
INFO E PRENOTAZIONI: +39 333 4571245
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Lo spettacolo con i migliori illusionisti del mondo.
SUPERMAGIC INCANTESIMI
Festival internazionale della Magia - 19ª edizione
Organizzazione di Simone Angelini
JUNWOO PARK (Corea del Sud) • Campione Mondiale di Manipolazione
TEATRO BRANCACCIO - Roma
Dal 2 al 12 febbraio 2023
Torna a Roma il migliore spettacolo d'illusionismo SUPERMAGIC INCANTESIMI, la 19ª edizione del varietà magico più grande d’Europa. Un evento teatrale unico che approda al TEATRO BRANCACCIO dal 2 al 12 febbraio 2023.
Uno straordinario viaggio in un mondo sospeso tra logica e fantasia, 2 ore di intrattenimento con un nuovo ed eccezionale cast di oltre 20 artisti, in cui ogni esibizione racconta il desiderio di evasione e di superamento della realtà per far sognare gli adulti, ma anche i bambini.
Prezzo biglietto da 19€ a 109€
Dal Lunedì al Venerdì ore 21:00
Sabato primo spettacolo ore 16:00
Sabato secondo spettacolo ore 21:00
Domenica primo spettacolo ore 15:00
Domenica secondo spettacolo ore 18:30
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RIMANI o TENEVAI
Giovanni Trimani
A cura di Velia Littera
Testo critico Emanuela Di Vivona
GALLERIA PAVART- Roma
OPENING | 24 gennaio 2023 | ore 18:00
Fino al 24 febbraio 2023
“Trimani o Tenevai” sarà la prima tappa di un viaggio attraverso l’evoluzione artistica di Giovanni Trimani, un viaggio alla scoperta delle sue mille sfaccettature.
Vivere vuol dire scegliere ogni giorno un percorso, che sia razionale o irrazionale, il vero coraggio sta nella scelta. Qualunque essa sia, la cosa più importante è non rimanere fermi!
Vive e lavora a Roma.
Via Giuseppe Dezza 6B – Rom
a
Orari galleria: dal lunedì al venerdì ore 11-18
Pavart Roma,: info@pavart.it | IG @pavartroma | T. +39 06 58303356
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Officine Beat - Kirolandia - Cultursocialart
Presentano
TRITTICO D’ARTISTA
Selezione personale di opere in mostra
Seconda esposizione
con
DANIELE MAZZOLI
“RINASCITA”
A cura di Andrea Alessio Cavarretta #scrittoremetropolitano
Presenta: Stefania Visconti
Organizzazione: Giovanni Palmieri e Sissi Corrado
OFFICINE BEAT - Roma
Apertura esposizione: 21 gennaio 2023, ore 18.30
Opere esposte fino al 17 febbraio 2023
OFFICINE BEAT, KIROLANDIA e CULTURSOCIALART dopo il grande successo di pubblico e di critica del primo incontro presentano, sabato 21 gennaio alle ore 18.30, presso il cocktail bar bistrot OFFICINE BEAT di Roma, il secondo appuntamento del format d’arte TRITTICO D’ARTISTA Selezione personale di opere in mostra con l’esposizione RINASCITA di DANIELE MAZZOLI, a cura di Andrea Alessio Cavarretta, presentazione di Stefania Visconti, organizzazione di Giovanni Palmieri e Sissi Corrado.
Sarà ancora una volta l’ammaliante e ironica Stefania Visconti a condurre la presentazione dell’artista e delle sue opere, che verranno svelate alle ore 19.00 anche nella consueta diretta social. A fianco a lei l’ideatore e curatore del format Andrea Alessio Cavarretta #scrittoremetropolitano, il tutto per coinvolgere DANIELE MAZZOLI nel racconto del suo trittico.
Via degli Equi 29, Roma – San Lorenzo
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PASOLINI PITTORE
A cura di
Silvana Cirillo, Claudio Crescentini e Federica Pirani
Galleria d’Arte Moderna di Roma
Dal 29 ottobre 2022 al 16 aprile 2023
Pasolini Pittore è un progetto espositivo esclusivo completamente inedito nel suo genere, ideato per i cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini (1922-1975), che intende riportare l’attenzione su un aspetto artistico rilevante, spesso trascurato dalla critica, nel contesto creativo complessivo dello scrittore e regista, a oltre quaranta anni dall’ultima antologica completa su Pasolini pittore, del 1978, tenutasi a Palazzo Braschi.
Radio partner: Dimensione Suono Soft
Partner tecnologico: LIEU.city
Roma, Via Francesco Crispi, 24
Ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura
Giorni di chiusura: lunedì, 1° gennaio, 1° maggio e 25 dicembre
www.museiincomune.it
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RAOUL DUFY.
Il pittore della gioia
curata da Sophie Krebs con il contributo di Nadia Chalbi
PALAZZO CIPOLLA – Roma
Dal 14 ottobre 2022
Dal 14 ottobre 2022, le sale di Palazzo Cipolla ospitano la prima grande esposizione mai realizzata in Italia e dedicata a uno dei maestri dell’arte moderna, RAOUL DUFY (Le Havre, 3 giugno 1877 – Forcalquier, 23 marzo 1953).
La mostra, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale per volontà del suo Presidente Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, è realizzata da Poema con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia, ideata dal Musée d’Art Moderne de Paris e curata da Sophie Krebs con il contributo di Nadia Chalbi.
Catalogo edito da Skira.
Autore di opere monumentali come La Fée Electricité (La Fata Elettricità, 1937 – 1938, Musée d’Art Moderne de Paris) - uno dei dipinti più grandi al mondo, di una lunghezza complessiva di 6 metri, composto da 250 pannelli e commissionatogli dalla “Compagnie Parisienne de Distribution d’Électricité” per essere esposto nel Padiglione dell'elettricità all’Esposizione Internazionale del 1937 a Parigi -, Dufy fu un grande pittore, scenografo e disegnatore francese di inizio ‘900 che, per la sua capacità di catturare le atmosfere, i colori e l’intensità della luce e a trasferirli sulle sue tele, divenne - per antonomasia - il pittore della gioia e della luce.
Nacque da una famiglia di modeste condizioni economiche ed ebbe un padre attivo come organista che trasferì in particolare a Raoul la sua stessa passione per la musica, che lui coltivò per tutto il resto della vita trasponendola anche nelle sue opere.
In seguito a una crisi finanziaria della famiglia, nel 1891 il giovane Raoul fu costretto a cercare lavoro a Le Havre.
Nell'ambiente artistico straordinariamente stimolante di Parigi si avvicinò a due maestri dell'impressionismo come Monet e Pissarro ma, nel 1905, lo scandalo dei Fauves gli rivelò una pittura moderna e “di tendenza” che lo portò ad avvicinarsi a Matisse.
Il 1903 fu l'anno della sua prima volta al Salon des Indépendants, nel quale espose fino al 1936 e poi fu accettato nel 1906 al Salon d'Automne (fino al 1943).
La sua attività artistica non conobbe interruzioni e, dal 1910, ampliò la sua attività nel campo delle arti decorative affermandosi con successo in una produzione assai vasta, dalla xilografia alla pittura e alla grafica, dalle ceramiche ai tessuti, dalle illustrazioni alle scenografie. Con un’attività artistica che non conobbe interruzioni fino alla sua morte, tutto ciò gli consentì di recuperare la sua tavolozza squillante, cui sovrappose un tocco grafico vibrante e allusivo.
Suddivisa in 13 sezioni tematiche, la mostra racconta l’intero percorso artistico del pittore francese, attraverso molteplici opere che abbracciano varie tecniche nei diversi decenni del Novecento, dagli inizi fino agli anni Cinquanta, quando Dufy cercò nuovi temi a causa della guerra e della malattia che lo costrinse a rimanere nel suo studio nel sud della Francia.
Un excursus che trova il suo leitmotiv nella violenza cromatica, nella magia di quel colore che diventa elemento indispensabile per la comunicazione di emozioni e stati d’animo.
Un’evoluzione che vede Dufy inizialmente prosecutore di quella tradizione impressionista germogliata con Monet proprio nella sua città natale di Le Havre e poi insieme ai Fauve che, radunati attorno alla figura di Matisse, reagiranno presto alla pittura d'atmosfera e a quel dipingere dominato dalle sensazioni visive, per poi approdare infine ad abbracciare l’austerità cezanniana con la quale le forme, le zone piatte di colori accesi o addirittura violenti sono indipendenti dalla linea che accenna appena a circoscriverle.
Onde a V rovesciata, nuvole e un mondo di forme: bagnanti, uccelli, cavalli, paesaggi ispirati sia dalla modernità che dal classicismo.
Predilige i paesaggi marittimi e ama particolarmente gli ippodromi che gli daranno grande successo. Sensibile all’aria del proprio tempo, si interessa infatti alla società dell’intrattenimento con le sue corse, le regate, gli spettacoli elitari e popolari al contempo che Dufy riproduce con brio e vivacità.
Un artista alla perenne ricerca di stimoli e sperimentazione, in grado di rendere l’arte impegnata ma allo stesso tempo apparentemente “leggera”, il cui scopo dichiarato era, come scrive la scrittrice americana Gertrude Stein, di arrecare piacere.
La mostra Raoul Dufy. Il pittore della gioia, con oltre 160 opere tra dipinti, disegni, ceramiche e tessuti provenienti da rinomate collezioni pubbliche e private francesi - come il Musée d’Art Moderne de Paris che conserva di Dufy una delle più ricche collezioni, dal Centre Pompidou, Palais Galliera, la Bibliothèque Forney e la Bibliothèque littéraire Jacques Doucet tutte di Parigi insieme al Musée de la Loire, Musée des Tissus et des Arts Décoratifs di Lione, il Musée des Beaux-Arts Jules Chéret di Nizza e al Musée Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles - racconta la vita e l’opera di un artista con lo sguardo sempre rivolto alla modernità, pervaso da una vivacità che ha saputo adattare a tutte le arti decorative, contribuendo a cambiare il gusto del pubblico.
Curata dalla Chief curator Sophie Krebs e Nadia Chalbi responsabile delle mostre e delle collezioni del Musée d’Art Moderne de Paris, la mostra è un viaggio emozionale attraverso i temi prediletti dall’artista, dove le sensazioni visive ridotte all’essenza della realtà, l’utilizzo della composizione, della luce e del colore sono gli elementi emblematici che caratterizzano le sue opere.
Afferma il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale: «Sono molto lieto di ospitare, presso lo spazio espositivo di Palazzo Cipolla, una mostra su Raoul Dufy, che viene riproposta a Roma dopo quasi quarant’anni di oblio (la prima ed unica esposizione su Dufy nella Capitale, prima di oggi, è stata infatti quella del 1984 a Villa Medici). Spesso non compreso a fondo, a causa dell’apparente semplicità del suo tratto pittorico, che gli ha fatto non di rado attribuire la patente di superficialità e mondanità, Raoul Dufy in realtà ebbe una formazione articolata e complessa: fu inizialmente influenzato dall’Impressionismo, perpetuando con maestria la tradizione di Monet e contando sulla peculiarità di essere un “colorista per temperamento”; successivamente, si accostò al Fauvismo ispirandosi alle figure di Matisse, Braque e Cézanne. La particolarità di Dufy risiede nel dissociare gradualmente, nel corso della sua maturazione artistica, il colore dal disegno, semplificando il più possibile ed anteponendo in tal modo la forma al contenuto. Egli – seguendo la propria teoria che il colore servisse ai pittori per captare la luce – viaggiò a lungo nel Mediterraneo, in particolare in Provenza (dove si stabilì) e nel Sud Italia. Da qui i celebri paesaggi, i bagnanti, i campi di grano, e poi le sale da concerto e soprattutto le regate, le corse dei cavalli e gli ippodromi, a raffigurare la società del tempo libero degli anni Venti e Trenta, che lo renderanno popolare tra il pubblico».
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VAN GOGH
Capolavori dal Kröller-Müller Museum
PALAZZO BONAPARTE – Roma
Dall’ 8 ottobre 2022 al 26 marzo 2023
Alla vigilia dei 170 anni dalla sua nascita, dall’ 8 ottobre 2022 Palazzo Bonaparte ospita la grande e più attesa mostra dell’anno dedicata al genio di Van Gogh.
Attraverso le sue opere più celebri - tra le quali il suo famosissimo Autoritratto (1887) - sarà raccontata la storia dell’artista più conosciuto al mondo.
Nato in Olanda il 30 marzo 1853, Vincent van Gogh fu un artista dalla sensibilità estrema e dalla vita tormentata. Celeberrimi sono i suoi attacchi di follia, i lunghi ricoveri nell’ospedale psichiatrico di Saint Paul in Provenza, l’episodio dell’orecchio mozzato, così come l’epilogo della sua vita, che termina il 29 luglio 1890, a soli trentasette anni, con un suicidio: un colpo di pistola al petto nei campi di Auvers.
Nonostante una vita impregnata di tragedia, Van Gogh dipinge una serie sconvolgente di Capolavori, accompagnandoli da scritti sublimi (le famose “Lettere” al fratello Theo van Gogh), inventando uno stile unico che lo ha reso il pittore più celebre della storia dell’arte.
La mostra di Roma, attraverso ben 50 opere provenienti dal prestigioso Museo Kröller-Müller di Otterlo - che custodisce uno dei più grandi patrimoni delle opere di Van Gogh - e tante testimonianze biografiche, ne ricostruisce la vicenda umana e artistica, per celebrarne la grandezza universale.
Un percorso espositivo dal filo conduttore cronologico e che fa riferimento ai periodi e ai luoghi dove il pittore visse: da quello olandese, al soggiorno parigino, a quello ad Arles, fino a St. Remy e Auvers-Sur-Oise, dove mise fine alla sua tormentata vita.
Dall’appassionato rapporto con gli scuri paesaggi della giovinezza allo studio sacrale del lavoro della terra scaturiscono figure che agiscono in una severa quotidianità come il seminatore, i raccoglitori di patate, i tessitori, i boscaioli, le donne intente a mansioni domestiche o affaticate a trasportare sacchi di carbone o a scavare il terreno; atteggiamenti di goffa dolcezza, espressività dei volti, la fatica intesa come ineluttabile destino.
Tutte queste sono espressione della grandezza e dell’intenso rapporto con la verità del mondo di Van Gogh.
Particolare enfasi è data al periodo del soggiorno parigino in cui Van Gogh si dedica a un’accurata ricerca del colore sulla scia impressionista e a una nuova libertà nella scelta dei soggetti, con la conquista di un linguaggio più immediato e cromaticamente vibrante.
Si rafforza anche il suo interesse per la fisionomia umana, determinante anche nella realizzazione di una numerosa serie di autoritratti, volontà di lasciare una traccia di sé e la convinzione di aver acquisito nell’esperienza tecnica una fecondità ben maggiore rispetto al passato.
È di questo periodo l’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887, presente in mostra, dove l’immagine dell’artista si staglia di tre quarti, lo sguardo penetrante rivolto allo spettatore mostra un’insolita fierezza, non sempre evidente nelle complesse corde dell’arte di Van Gogh. I rapidi colpi di pennello, i tratti di colore steso l’uno accanto all’altro danno notizia della capacità di penetrare attraverso l’immagine un’idea di sé tumultuosa, di una sgomentante complessità.
L’immersione nella luce e nel calore del sud, a partire dal 1887, genera aperture ancora maggiori verso eccessi cromatici e il cromatismo e la forza del tratto si riflettono nella resa della natura. Ecco quindi che torna l’immagine de Il Seminatore realizzato ad Arles nel giugno 1888, con la quale Van Gogh avverte che si può giungere a una tale sfera espressiva solo attraverso un uso metafisico del colore.
E così Il giardino dell’ospedale a Saint-Rémy (1889) assume l’aspetto di un intricato tumulto, mentre lo scoscendimento di un Burrone (1889) sembra inghiottire ogni speranza e la rappresentazione di un Vecchio disperato (1890) diviene immagine di una disperazione fatale.
Con il patrocinio del Ministero della cultura, della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, la mostra è prodotta da Arthemisia, realizzata in collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo ed è curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti.
La mostra vede come main sponsor Acea, sponsor Generali Valore Cultura, special partner Ricola, mobility partner Atac e Frecciarossa Treno Ufficiale, media partner Urban Vision ed è consigliata da Sky Arte.
Il catalogo è edito da Skira con saggi a cura di Maria Teresa Benedetti, Marco Di Capua, Mariella Guzzoni e Francesca Villanti.
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Pandemonium Teatro(Bergamo)
Presenta
La mucca e l’uccellino
L’affetto di una mamma per crescere in armonia
di Lisa Ferrari
con Lisa Ferrari e Giulia Manzini
Ospite del Giffoni Teatro Festival – FestivalFilosofia di Modena - Enfanthéâtre di Aosta
Luci: Carlo Villa
Scene: Graziano Venturuzzo e Carlo Villa
CENTRALE PRENESTE TEATRO - Roma
Arriva da Bergamo il prossimo spettacolo in programma per la rassegna Infanzie e adolescenze in gioco 2022-23 a Centrale Preneste Teatro (Via Alberto da Giussano, 58): domenica 5 febbraio alle ore 16.30 Pandemonium Teatro porta in scena "La mucca e l’uccellino" di Lisa Ferrari con Lisa Ferrari e Giulia Manzini.
C’era una volta una mucca senza vitellino. C’era una volta un uccellino caduto dal nido. Quando si incontrano, la mucca trova un figlio, l’uccellino trova una mamma. Non importa se sono di due razze diverse. Però l’uccellino non sa di essere un uccellino, crede di essere una mucca e non vuole volare. La mucca, invece, sa che suo figlio è un uccellino e non una mucca e vuole insegnargli a volare. Ci riuscirà?Scritto da Lisa Ferrari qualche anno prima che Luis Sepúlveda pubblicassela celebre fiaba “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò avolare”, lo spettacolo utilizza un linguaggio prevalentemente non verbale e, con una serie di gag buffe e tenere, racconta il rapporto d’amore fra genitori e figli. Racconta il rapporto che lega adulti e bambini: quello fra genitori e figli biologici; quello fra genitori adottivi o affidatari e i minori di cui hanno la responsabilità; quello fra gli insegnanti e i loro scolari. È un legame in cuisi mischiano affetto, senso di protezione, bisogno l’uno dell’altro e riconoscimento reciproco.
Adatto dai 2 anni
Il costo del biglietto è per tutti di 6 euro.
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Giovanni Boldini e il mito della Belle Époque
a cura di Tiziano Panconi
PALAZZO MAZZETTI - Asti
La Belle Époque, i salotti, le nobildonne e la moda: è il travolgente mondo di Giovanni Boldini, genio della pittura che più di ogni altro ha saputo restituire le atmosfere rarefatte di un’epoca straordinaria.
Letteratura e moda, musica e lusso, arte e bistrot si confondono nel ritmo sensuale del can can e producono una straordinaria rinascita sociale e civile.
Dal 26 novembre 2022 al 10 aprile 2023 Giovanni Boldini, uno degli artisti italiani più amati di ogni tempo, viene celebrato con una grande mostra a Palazzo Mazzetti di Asti.
Dopo i successi delle mostre Chagall. Colore e magia, Monet e gli impressionisti in Normandia, I Macchiaioli. L’avventura dell’arte moderna, la collaborazione tra Fondazione Asti Musei e Arthemisia continua a richiamare folle di visitatori ad Asti.
Il nuovo progetto, a cura di Tiziano Panconi, è dedicato al genio indiscusso di Boldini.
80 magnifiche opere - tra cui Signora bionda in abito da sera (1889 ca.), La signora in rosa (1916), Busto di giovane sdraiata (1912 ca.) e La camicetta di voile (1906 ca.) - sono protagoniste di una narrazione cronologica e tematica al tempo stesso.
L’esposizione presenta una ricca selezione di opere che esprime al meglio la maniera di Boldini, il suo saper esaltare con unicità la bellezza femminile e svelare l’anima più intima e misteriosa dei nobili protagonisti dell’epoca.
Una mostra che pone l’accento sulla capacità dell’artista di psicoanalizzare i suoi soggetti, le sue “divine”, facendole posare per ore, per giorni, sedute di fronte al suo cavalletto, parlando con loro senza stancarsi di porle le domande più sconvenienti, fino a comprenderle profondamente e così coglierne lo spirito, scrutandone l’anima.
Farsi ritrarre da Boldini significava svestire i panni dell’aristocratica superbia di cui era munificamente dotata ogni gran dama degna del proprio blasone. Occorreva stare al gioco e accettarne le provocazioni, rispondendo a tono alle premeditate insolenze ma, infine, concedersi, anche solo mentalmente, facendo cadere il muro ideologico dell’alterigia, oltre il quale si celavano profonde fragilità.
Egli coglieva al volo l’attimo fuggente, quel momento unico in cui un’occhiata più sincera rivelava lo stato d’animo e la mimica del corpo si faceva più espressiva, l’istante in divenire fra un’azione e l’altra, quando la forza motoria di un gesto si esauriva, rigenerandosi prontamente in quello successivo.
Negli anni della maturità e poi della senilità, le lunghe e vorticose pennellate, impresse come energiche sciabolate di colore, rimodellavano in senso dinamico i corpi delle sue “divine” creature e il suo stile, a un tempo classico e moderno, costituiva la miglior risposta alle vocazioni estetiste e progressiste manifestate dagli alti ceti sociali.
La mostra Giovanni Boldini e il mito della Belle Époque, con il contributo concesso dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della cultura, è realizzata dalla Fondazione Asti Musei, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, dalla Regione Piemonte e dal Comune di Asti, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, in collaborazione con Arthemisia, con il patrocinio della Provincia di Asti e vede come sponsor il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti.
Catalogo edito da Skira.
Corso Vittorio Alfieri, 357
www.museidiasti.com
info@fondazioneastimusei.it
prenotazioni@fondazioneastimusei.it
ORARI
Martedì – domenica 10.00/19.00
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Lunedì chiuso
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BrilliantPictures
presenta
KIM
O Amor é a Cura
Dal testo “Unghie”, di Marco Calvani
Adattamento di Lucilla
Diaz, Alessandro Brandao, Dandara Vital
e con la partecipazione straordinaria di H.E.R.
Regia Fabio
Massimo Iaquone
Produttrice Vanessa
Bikindou
Dall’8
al 12 febbraio
Da mercoledì 8 a
domenica 12 febbraio,
l’OFF/OFF Theatre accoglie Lucilla Diaz protagonista di “Kim”, accompagnata dalla straordinaria
partecipazione della violinista H.E.R.,
nello spettacolo tratto dal testo“Unghie”,
di Marco Calvani, adattato da Lucilla Diaz, Alessandro Brandao e Dandara Vital. In scena in Via Giulia
prenderà vita e corpo la storia di Kim,
“una bellissima transessuale
cinquantenne”, con la regia di Fabio
Massimo Iaquone e la produzione di Vanessa
Bikindou.
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