K-news
Kiri, proseguono per questa stagione le kirosegnalazioni di Kirolandia blog di cooperazione dell'omonima corrente culturale.
Di settimana in settimana vari suggerimenti tra teatro, musica, arte, cinema, danza, libri e tanti altri eventi selezionati accuratamente sulla base delle vostre importanti indicazioni.
Quest'anno i nostri suggerimenti raddoppiano non solo qui sul blog ma, per alcuni eventi, ci sono anche le KIROSOCIALNEWS lanci mirati sui nostri social. Seguite sempre gli hastag #kirosegnalazioni e #kirosocialnews e scoprirete tutte le novità per le vostre serate...
Dunque ecco per sognare con voi...
TEATRO
DEBUTTANO...
"I giganti della montagna"
di Luigi Pirandello
con
Federica
Di Martino, Clemente Pernarella, Giovanna Guida, Mauro Mandolini
Lorenzo Terenzi, Gianni De Lellis, Federico Le Pera,
Luca Massaro: la Compagnia della
Contessa
Gabriele
Lavia: Cotrone detto il Mago
Nellina Laganà, Ludovica Apollonj Ghetti, Michele Demaria,
Daniele Biagini
Marika Pugliatti, Beatrice Ceccherini - iNuovi: gli Scalognati
Luca Pedron - iNuovi, Laura Pinato - iNuovi, Francesco Grossi - iNuovi
Davide Diamanti - iNuovi, Debora Iannotta, Sara Pallini, Roberta Catanese
Eleonora
Tiberia: i Fantocci (personaggi
della Favola del figlio cambiato)
Scene Alessandro Camera
Costumi Andrea Viotti
Musiche Antonio Di
Pofi
Luci Michelangelo
Vitullo
Maschere
Elena
Bianchini
Coreografie Adriana
Borriello
Regia Gabriele Lavia
TEATRO
Eliseo - Roma
dal 13 al 31 marzo 2019 , martedì, giovedì, venerdì e sabato ore 20.00_ primo
sabato di programmazione ore 16.00 e 20.00_merc. e dom. ore 17.00
Gabriele Lavia, dopo Sei personaggi in cerca d’autore e L’uomo dal fiore in bocca... e non solo, chiude la sua personale
trilogia pirandelliana con I giganti
della
montagna, “l’ultimo dei miti, testamento artistico di Luigi
Pirandello, il punto più alto e la sintesi di tutta la sua poetica”. La nuova
produzione della Fondazione Teatro della Toscana, in coproduzione con il Teatro
Stabile di Torino e il Teatro Biondo di Palermo, debutta al Teatro Eliseo.
Una compagnia di teatranti guidata dalla
contessa Ilse arriva alla villa detta La Scalogna, dove vive uno “strano” mago
che dà loro rifugio: Cotrone, che dice di essersi fatto “turco” per il
“fallimento della poesia della cristianità”.
Scrive Gabriele Lavia nelle note di regia: “Ho
sempre pensato che i “ragionamenti” così “appassionati” e “freddi” dei
personaggi pirandelliani non fossero che delirio, fuoco. Il suo razionale,
costante, lucido rovello fosse calor bianco e la sua dialettica, lucida e
distaccata, fosse proprio il ronzio di una “mosca impazzita dentro una
bottiglia”.
La trasparenza del vetro rende indecifrabile e
incomprensibile la “trappola” dentro cui si è infilata.
L’esistenza di questa piccolissima “bestia”
non è altro che un inutile volo ronzante e pazzo: una vita priva di senso.
“Siamo rimasti nel mistero e senza Dio”.
È noto che Pirandello, giovane studente
all’Università di Bonn, alle domande preliminari per l’ammissione, una delle
quali era quale fosse la religione professata, rispose: “Ateo”. Il segretario
che redigeva la piccola inchiesta sollevò lo sguardo per qualche secondo. Il
giovane Pirandello scrisse, poi, alla sorella: “A Bonn, ogni due abitanti, tre
sono bigotti.”
Il “mistero senza Dio”, la bottiglia
invisibile che intrappola la Mosca Uomo, è l’“oltre”.
L’“oltre” è qualcosa che non può essere colto,
ma che ci coglie. Tutta l’opera di Pirandello ruota intorno a questo “mistero”
e si protende verso il mistero dell’“oltre”, trappola trasparente, invisibile,
ineludibile, incomprensibile dell’uomo.
La
trappola è una famosa novella, appunto, di Luigi
Pirandello.
L’irrazionale, l’onirico, il misterioso, il
teosofico, lo spiritico, proteso (nel suo modo di ateo) al divino, ma in senso
“greco”, sono presenti nella sua opera. E sono la “bottiglia” dentro cui
“ronza”, fino a estenuarsi, il suo delirante racconto poetico dell’uomo
intrappolato.
La vita è un flusso continuo che noi cerchiamo
d’arrestare, di fissare in forme stabili, determinate dentro e fuori di noi,
perché noi siamo già forme fissate e la coscienza è una momentanea costruzione
di finzioni psichiche oltre le quali c’è un’altra realtà che per noi è
inconoscibile: schiavi come siamo della “bestia” che è in noi.
L’“Umorismo”, che il “grande” lo fa “piccolo”
(l’uomo è una mosca, la vita è una bottiglia) è, per definizione, quel “sentimento
del contrario” che serve per rovesciare e scardinare tutte le certezze e talora
infrangere la bottiglia-trappola e trovarsi… “oltre”; magari con “la testa
rotta”, ma… “oltre”.
I
giganti della montagna è
certamente il punto più “alto” di quell’ “oltre”. Oltre l’esistenza sconciata
della vita-trappola.
Nella Villa La Scalogna, il cui padrone, non a
caso, è il Mago-Cotrone-Pirandello, accadono le magie dell’Arte: straordinari
prodigi che non hanno bisogno di mezzi materiali per accadere. Accadono e
basta. E “vanno accolti”. Questi eventi sono possibili solo nel mondo
dell’”oltre”, della fantasia, della sovra-realtà, ai confini della coscienza,
ai margini dell’esistenza, dove finiscono quel gruppo di attori sperduti e
disperati (perché senza più un Teatro dove recitare), goffi sacerdoti di
un’arte delusa, infelice, incompresa, impoverita com’è diventato il Teatro.
“Tempo e luogo (dice la didascalia)
indeterminati, tra la favola e la realtà”.
Ed è in questo “luogo sospeso”... in questo
“tempo non misurato… che il Teatro può accadere… nella “finita infinità” che è
la solitudine dell’ “anima sola con se stessa”.
Noi sappiamo che Pirandello “sapeva con
certezza” di dover morire mentre scriveva i Giganti,
il cui titolo iniziale doveva essere I fantasmi.
Al medico che lo visitava aveva domandato, un
po’ irritato, (lo era sempre quando non stava bene): “Dottore mi vuol dire che
è questo?”. E il dottore gli aveva risposto: “Professore... lei non deve aver
paura delle parole…. questo è… morire.”
Pirandello, che stava scrivendo una nuova
sceneggiatura del Mattia Pascal, la
mette da parte e scrive i Giganti di
cui aveva già alcune scene del primo atto.
Alla fine del secondo atto scrive le ultime
cinque parole della sua vita e di tutto il Teatro delle maschere nude: “Io ho
paura, ho paura...”
È proprio quell’ “Io…” che mi fa pensare che
Pirandello sapesse, e con paura, che non avrebbe mai scritto il terzo atto,
lasciando I giganti della montagna
meravigliosamente compiuti nella perfetta incompiutezza umana.
Produzione Fondazione
Teatro della Toscana
in
coproduzione con Teatro Stabile di Torino, Teatro Biondo di
Palermo
con il
contributo di Regione Sicilia
e con il
sostegno di ATCL
- Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio, Comune di Montalto di Castro,
Comune di Viterbo
La vita è vento, la vita è mare, la vita è
fuoco. Non la terra che s’incrosta e assume forma.
Ogni forma è la morte
Durata:
2 ore e 15’
intervallo compreso – 2 atti (1 ora e 10 – 45 minuti)
Costo:
Biglietto da 20 € a 40 €
Informazioni: Tel. 06.83510216
Indirizzo: via Nazionale 183 –Roma
Sito
di riferimento teatro: www.teatroeliseo.com
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