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martedì 28 settembre 2010

CULTURA, RELIGIONE O SCELTA?

C’è chi ritiene che una coppia che si separi dopo aver messo al mondo un figlio, ha fallito nel suo compito + importante…


Certo crea un danno non indifferente, ma come la mettiamo con il perseguimento dei propri obiettivi? La soddisfazione delle proprie passioni? La condivisione degli stessi scopi se in una coppia non è più possibile realizzarli? E chi ci assicura che un bimbo non soffra maggiormente in un ambiente pieno di tensioni, frustrazioni, litigi o peggio?
La conseguenza può essere una doppia vita, divisi tra madre e padre e spesso inseriti in nuovi contesti familiari, nuovi fidanzati della mamma e nuove fidanzate del papà, a volte addirittura latitanza totale di uno dei genitori: con la separazione si verifica l’abbandono totale anche del figlio.
C’è chi invece considera l’idea di rimanere insieme per tutta la vita, un’imposizione culturale o addirittura religiosa, anche per quelle coppie che si professano atee, non credono nel matrimonio, non si sposano, ma lottano per rimanere insieme nonostante le avversità che la vita ci propone.
Come può incidere questo diverso modo di pensare nel comportamento all’interno di una coppia?
In un caso la coppia durerà per sempre e nell’altro si spezzerà subito?
Non credo sia così semplice.
Penso piuttosto che ci troviamo di fronte a due diversi meccanismi di difesa (passatemi il termine) rispetto ad una delle più grandi paure dell’essere umano: investire tanto delle proprie energie e del proprio essere in qualcosa e temere di restarne scottato.
È vero, la famiglia è uno dei pilastri della religione, soprattutto della chiesa cattolica, ma lo è anche la vita oltre la morte, il pentimento e tanti altri argomenti che lasciano del tutto indifferenti gli atei; cosa che non accade quando c’è di mezzo un sentimento che lega due persone.
Innanzi tutto, perché sentiamo il bisogno di incasellare i comportamenti umani secondo regole fisse? fallimento o costrizione (anche se inconsapevole).
Ecco, la paura della scelta, del libero arbitrio (se vogliamo ritirare in ballo la religione).
Le decisioni che prendiamo dipendono da un modo di pensare che abbiamo sviluppato negli anni e che determina la nostra personalità o rispondono all’esigenza di adempiere a clichè appresi?
Guardiamo un altro esempio di questa dualità.
Le nostre mamme.
Proprio donne d’altri tempi: cucinare, pulire, cucire, sacrificarsi e stare zitte.
Questo è quello che hanno fatto per anni e ancora continuano a fare.
Le mamme moderne.
Una varietà infinita, spesso single, per scelta oppure no; spesso donne in carriera; desiderano un figlio ma faticano a trovare il tempo per accudirlo, così gli asili nido aumentano e si abbassa l’età dei primi iscritti…e fortuna che ne esistono così tanti, aperti 12 ore al giorno, dalle 7 alle 19 e frequentati da qualcuno anche per l’intero tempo di apertura.
Cosa c’è dietro questo nuovo modo di allevare i figli?
Ormai in quasi tutte le famiglie, entrambe i genitori lavorano, i nonni sono ancora immersi nel lavoro, nelle uscite con gli amici, nei viaggi…tutto giusto e in linea con il miglioramento della qualità della vita dell’ over 60.
La società del 2000 ha modificato molte cose, non ultimo il nostro atteggiamento verso la progenie e, come spesso accade, si è passati da un eccesso all’altro; dal vivere completamente abnegati all’arrivo di un figlio a schiere di baby sitter, maestre e governanti che riempiono i vuoti lasciati dai genitori.
Cosa portava le nostre mamme a rinunciare a tutto per seguire i figli, la casa, il marito e cosa porta oggi una donna a sentirsi intrappolata appena mette al mondo un figlio?
E' cambiata la cultura, la religione, o oggi le donne fanno scelte diverse dalla generazione precedente?
Anche il ruolo dell’uomo è molto cambiato; un tempo non era coinvolto quasi per nulla nella crescita di un figlio, almeno non per quanto riguardava la quotidianità; oggi ci si aspetta molto di più da un padre: che condivida, che sostenga, che partecipi, che si interessi, che si occupi dei figli per lasciare i propri spazi alla compagna…
come può collegarsi questo cambiamento all’approccio all’indissolubilità della coppia?
E' più difficile lasciarsi se ci si sente coinvolti dalla messa al mondo di una nuova vita?
O è proprio questa prova che talvolta può comportare la separazione fra due persone? e come vive chi sceglie di non avere figli?
Ha gli stessi dubbi e affronta le stesse prove di chi li ha?
Io credo proprio di si…
Anni di progresso, di evoluzione, di liberalizzazioni, di emancipazioni, di novità, non possono alleggerirci dal fare i conti con le nostre vite e le direzioni che gli diamo.
Forse oggi è proprio la libertà che ci getta ancora di più nel caos e nella ricerca di risposte semplici e universali che di fatto non esistono.
I nostri capisaldi sono le nostre scelte; avvengano per cultura, per religione o altro, restano comunque le nostre scelte.

di
Sabrina Ferrigno (KiroPsicoterapeuta Sabrina)

- l'immagine è tratta da iobloggodsola.blog.kataweb.it -