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martedì 3 marzo 2020

KIROSEGNALIAMO dal 3 al 9 marzo 2020

K-news


Kiri,  proseguono per tutta la stagione 2019/2020  le KIROSEGNALAZIONI di KIROLANDIA® blog di cooperazione dell'omonima corrente culturale.

Come sempre, di settimana in settimana, vari suggerimenti tra teatro, musica, arte, cinema, danza, libri  e tanti altri eventi selezionati accuratamente sulla base delle vostre importanti indicazioni.

Ricordate che i suggerimenti di Kirolandia sono doppi, non solo sul blog... per altri interessanti eventi, ci sono anche le KIROSOCIALNEWS lanci direttamente dai nostri social:  Facebook, Twitter e Linkedin.

Ancora di più, triplichiamo... collegatevi sempre alla nostra trasmissione radiofonica, "#doyoudream kirolandia on air" sulla webradio Radio Godot, ogni mercoledì tra le 19.15 e le 20.15 abbondanti, verrà svelato il KIROEVENTO DA SOGNO della settimana, un'altra importante segnalazione per completare le vostre scelte.

Seguite sempre gli hastag #kirosegnalazioni   #kirosocialnews   #kiroeventodasogno  e scoprirete tutti gli appuntamenti per le vostre serate, scelti con cura dai Kiri di KIROLANDIA® !!!

- ROMA e provincia -

LE COMUNICAZIONI CONTENUTE DI SEGUITO POTREBBERO AVER SUBITO VARIAZIONI SUCCESSIVE ALLA PUBBLICAZIONE. VI INVITIAMO A CONTROLLARE I RISPETTIVI SITI DI RIFERIMENTO.
TEATRO

DEBUTTANO

"WIL TEST"
di Jordi Vallejo
traduzione Piero Pasqua
con Roberto Ciufoli, Benedicta Boccoli, Simone Colombari, Sarah Biacchi
regia Roberto Ciufoli

TEATRO DELLA COMETA - Roma
dal 4 al 22 marzo 2020,  orario dal martedì al venerdì ore 21.00_sabato doppia replica ore 17.00 e ore 21.00_domenica ore 17.00.

Sarà in scena al Teatro della Cometa dal 4 al 22 marzo, lo spettacolo IL TEST di Jordi Vallejo, traduzione Piero Pasqua, protagoisti Roberto Ciufoli, Benedicta Boccoli, Simone Colombari, Sarah Biacchi. Regia di Roberto Ciufoli
“Le domande sono semplici; le risposte meno”
“Cosa preferisci: centomila euro subito o un milione fra dieci anni?”.
Ecco “il test” che dà vita a questa esilarante e graffiante commedia che continua a sbancare i botteghini spagnoli, da Barcellona a Madrid.
Hèctor e Paula, una coppia con qualche problema economico, devono affrontare la scelta che gli propone il vecchio amico Toni, in attesa che li raggiunga per cena Berta, la giovane fidanzata psicologa di successo. Una decisione apparentemente semplice: accontentarsi di una piccola ma immediata fortuna o aspettare lunghi anni per decuplicarla? Il dilemma che inizia come un semplice e teorico test di personalità, in un clima di divertita amicizia, diventa sempre più causticamente feroce, e mette progressivamente a nudo i caratteri, i pensieri reconditi e i delicati segreti dei quattro commensali. Fra battute di spirito al vetriolo e sferzanti dialoghi, i protagonisti vengono spinti a prendere decisioni che nell’arco di una cena cambieranno radicalmente le loro vite, forse per sempre. Il gioco drammaturgico si fa ancora più avvincente con il diretto coinvolgimento del pubblico che viene chiamato, a inizio spettacolo, a decidere quale ruolo, fra Hèctor e Toni, assegnare replica per replica ai due interpreti maschili, Ciufoli e Colombari.

NOTE DI REGIA
I test appassionano, la ricerca della giusta risposta per mostrare di essere intelligenti, acuti, pronti, à la page, ha mantenuto un fascino intramontabile. Cosa può mai nascondersi dietro l’innocuo “è meglio un uovo oggi o la gallina domani”? Rispondere “dipende dallo stato di salute della gallina” denota sagacia, cinismo o analisi pragmatica? Qualunque sia lo scopo di un test, il risultato finale sarà sempre una scoperta o la conferma di un comportamento che addirittura può sconvolgere chi viene “testato”. È il nostro caso. I protagonisti della nostra storia vengono letteralmente travolti dagli esiti di quello che all’apparenza è solo un inoffensivo test comportamentale: preferisci la voracità del morso qui e ora o la pazienza dell’attesa di un futuro piatto più sostanzioso? Coerenti e fedeli alla forza stimolante di un test, proponiamo una scelta anche al pubblico prima dell’inizio dello spettacolo: chi volete che interpreti chi? Due attori e due personaggi maschili molto diversi tra loro, a voi la scelta. Sarà stata quella giusta? IL TEST va in scena, potete accontentarvi del morso di una sera o tornare e testare la ricchezza del piatto. Roberto Ciufoli

Mettetvi comodi e seguite la Cometa, vi aspettiamo nella nostra casa, nel Salotto Buono di Roma. #seguilacometa #teatrocometa #ilsalottobuonodiroma #nonditechenonveloavevodetto #mettetevicomodi

Durata: 90 minuti senza intervallo
Costo: Biglietti Platea 25 €, prima galleria 20 €, seconda galleria 18 €
Informazioni:  Telefono 06.6784380
Indirizzo: via del Teatro Marcello, 4 - Roma
Siti di riferimento: www.teatrodellacometa.it
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"MNEMOSINE"
Spettacolo vincitore del Premio del pubblico al Festival inDivenire
di Doron Cochavi, Luigi Saravo
con Cristian Giammarini, Daniele Santoro, Doron Cochavi, Claudia Vegliante, Chiara Felici, Beatrice Olga Valeri
regia Luigi Saravo
PRODUZIONE SAN CARLINO di Vitiello Cristina

SPAZIO DIAMANTE - Roma
4 e 5 marzo 2020 -  Mercoledì ore 21.00 - Giovedi ore 21.30

Sarà in scena a Spazio Diamante mercoledì 4 e giovedì 5 marzo, MNEMOSINE, spettacolo vincitore del Premio del pubblico al Festival inDivenire, di Doron Cochavi, Luigi Saravo. In scena: Cristian Giammarini, Daniele Santoro, Doron Cochavi, Claudia Vegliante, Chiara Felici, Beatrice Olga Valeri. Regia di Luigi Saravo.

MNEMOSINE è uno spettacolo sul tema della perdita e del lutto che utilizza la Shoah come nucleo generativo.
Il lavoro è partito dall’incontro tra me, Luigi Saravo, regista italiano, e Doron Kochavi, attore e fotografo isrlaeliano.
Trovandoci a lavorare insieme su un progetto legato ai rifugiati chiamato Exodos, abbiamo cominciato a condividere idee e suggestioni sul tema della Shoah. Abbiamo indagato i ricordi della nonna di Doron, ebrea polacca, sopravvissuta ad Auschwitz tuttora viva e residente in Israele e alcune memorie infantili che mi riguardano attinenti al tema della perdita e del lutto.
Il nostro obiettivo è stato di costruire un percorso a partire dai meccanismi fisiologici della memoria mettendoli in relazione al concetto del lutto e alla sua elaborazione utilizzando come contesto narrativo la Shoah.
La storia su cui si centra la scrittura dello spettacolo riguarda una famiglia di quattro persone, padre, madre, figlio maggiore, figlia minore, nella quale il figlio maggiore scompare nel gorgo nazista.
Da qui la famiglia si trova a dover elaborare questa perdita all’interno di una dimensione di trauma che rende difficile comunicare alla sorella minore, al tempo della scomparsa ancora piccolissima, del fratello scomparso.
Nei nostri percorsi esplorativi ci è più volte capitato di imbatterci in racconti che fanno capo a un grande non detto all’interno delle famiglie ebraiche. Senza addentrarci nei complessi meccanismi sociologici e psicologici dell’elaborazione di una tragedia collettiva come la Shoah abbiamo voluto concentrarci su questi casi e su come abbiano risposto alle condizioni che si erano andate a creare.
Il linguaggio di cui lo spettacolo si compone è essenzialmente visivo e si snoda attraverso una serie di quadri collegati tra loro da nessi narrativi. Nel lavoro ci siamo chiesti quale taglio dare alla nostra narrazione. Se seguire un percorso narrativo lineare che potesse essenzialmente dar conto dei fatti o se dare forma al modo in cui i meccanismi della memoria funzionano. Abbiamo scelto di seguire questa seconda strada e ci siamo trovati in un contesto compositivo dove il passato e il presente dialogano costantemente tra loro, dove i sentimenti del momento modificano le sensazioni e le strutture d’immagini del passato e dove, quindi, la memoria si costituisce come un processo plastico, profondamente radicato nel linguaggio simbolico.
È a questo linguaggio che abbiamo dato forma, mirando, quindi, ad un coinvolgimento più intuitivo e associativo dello spettatore.
D’altronde l’utilizzo di immagini sceniche capaci di reclutare un approccio intuitivo ed empatico nel fruitore, lo spogliare i riferimenti del loro realismo storico, la costruzione di uno spazio rappresentativo astratto abitato da corpi, situazioni ed oggetti quotidiani, si sono rivelati elementi centrali nella nostra ricerca, già nel precedente progetto Exodos e quindi supponiamo che il nostro approccio nasca da un’attitudine a esplorare il reale a partire da una storia psichica anziché cronachistica.
Abbiamo infine compreso che il rapporto con la memoria come esperienza umana fondamentale sia essenzialmente il rapporto con la perdita, con ciò che non è più o non si presenta più nella medesima forma. E che questo rapporto sia il nucleo essenziale della percezione del reale. Se, quindi, nel nostro cervello i ricordi possono essere modificati, perduti, resi opachi da nuove esperienze e costruzioni mentali e se allo stesso modo i luoghi fisici e la loro storia possono subire la medesima mutazione e, infine, se questa dinamica si riconnette costantemente con il momento presente, è possibile dire che la mutazione del reale, del suo senso e della sua interpretazione è costantemente in evoluzione.
Questa questione apre anche, però, la possibilità di manipolare la percezione del reale per creare nuovi collegamenti tra eventi storici e realtà interiore soggettiva sollevando scenari di grande complessità.
Supponiamo quindi che il nostro lavoro sia un inizio di percorso nell’indagine di questa complessità e nella ricerca di un linguaggio capace di darne conto in termini scenici.

Costo: PROSA Intero € 18 -  Ridotto (Universitari, Under 30, Over 65, Residenti Municipio V) 15 euro
Info e Prenotazioni:  botteghino@spaziodiamante.it - WhatsApp 345 9409718
Indirizzo: via Prenestina 230/ b - Roma
Sito di riferimento: www.spaziodiamante.it
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GALATEA RANZI
in
"LEZIONE DA SARAH"
Elaborazione drammaturgica di PINO TIERNO
e con MARTINA GALLETTA
LIBERAMENTE ISPIRATO A “L’ARTE DEL TEATRO” DI SARAH BERNHARDT
MUSICHE ORIGINALI DI MARTINA GALLETTA
AUDIO MICHELE SCALET | ASSISTENTE ALLA REGIA ALICE GUIDI |
DISEGNO LUCI FRANCESCO TRAVERSO | COSTUMI DI GALATEA RANZI ALESSANDRA GIANNETTI
PRODUZIONE ESECUTIVA E20INSCENA
REGIAFERDINANDO CERIANI

TEATRO BRANCACCINO - Roma
dal 5 all'8 marzo 2020 , dal giovedì al sabato ore 20.00_dom. 18.45

Una giovane attrice, Marie, è convocata in teatro per un provino. Ad attenderla in sala, tra il pubblico, Sarah Bernhardt! Inizia così un vero e proprio esperimento teatrale, in uno spazio/tempo sospeso dove esiste solo il teatro e la sua difficile, talvolta crudele, realizzazione. Una sfida umana appassionante che mette in gioco le due attrici insieme agli spettatori, non più passivi, ma giudici e talvolta attori anche loro di uno spettacolo che si fa e si disfa davanti ai loro occhi.

Lezione da SARAH, messo in scena da Ferdinando Ceriani, è una rielaborazione drammaturgica di Pino Tierno del libro L’Arte del Teatro che la grande attrice scrisse - “per divertirmi ma anche per rendermi utile” - alla fine della sua lunga vita artistica.

In scena, Galatea Ranzi nel ruolo di Sarah Bernhardt e Martina Galletta in quello della giovane Marie Dubois, danno vita a una vera e propria lezione di teatro, ricca di aneddoti e di sorprese, divertenti ed emozionanti che svelano allo spettatore il lato più nascosto del mestiere dell’attore: la strenua ricerca di quella particolare scintilla creativa e artigianale da cui nasce il Teatro; una scintilla però fragile, sempre fuggevole perché minacciata da una modernità ostile, invadente quanto sono i rumori improvvisi e inquietanti che provengono dall’esterno come se tutt’intorno il mondo si stesse irrimediabilmente sfaldando.

Me è anche per rispondere a questo senso di precarietà che le due attrici cercano proprio nel Teatro – ultima agorà civile - la loro ragione di esistere, di emozionarsi, di sentirsi vive.

Costo: Biglietto: 18 € - studenti 10 €
Informazioni: tel 06 80687231 | botteghino@teatrobrancaccio.it
Indirizzo: Via Mecenate, 2 - Roma
Sito di riferimento teatro: www.teatrobrancaccio.it
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"Non domandarmi di me, Marta mia…"
di Katia Ippaso
con Elena Arvigo
regia Arturo Armone Caruso
musiche originali Mariafausta
scene Francesco Ghisu
disegno Luci Giuseppe Filipponio

Teatro Torlonia - Roma
dal 6 all'8 marzo 2020

Elena Arvigo dà corpo e voce al carteggio e all’amore impossibile tra il grande autore Luigi Pirandello e l’attrice Marta Abba, sua musa ispiratrice e desiderio amoroso, che il testo di Katia Ippaso restituisce alla scena come mistero artistico ma anche storia umana, per un viaggio intimo tra teatro, sentimenti, distanze e ricordi in una notte struggente.

Sul palco del Teatro Torlonia Elena Arvigo darà corpo e voce al carteggio tra Luigi Pirandello e Marta Abba con Non domandarmi di me, Marta mia, testo di Katia Ippaso, per la regia di Arturo Armone Caruso, in scena dal all’8 marzo. Uno spettacolo che rievoca il rapporto elettivo dell’attrice con il suo maestro proprio nelle ore che seguono la morte di Luigi Pirandello. In quella notte non solo si fa vivo il fantasma dello scrittore siciliano, ma vengono chiamate a raccolta le eroine pirandelliane.

Non domandarmi di me, Marta mia si situa in un preciso punto del tempo, il 10 dicembre del 1936, data della morte di Luigi Pirandello, e in un preciso punto dello spazio, New York, dove Marta Abba stava recitando al Plymouth Theatre di Broadway. Quella sera, dopo aver fatto al pubblico l’annuncio dell’improvvisa scomparsa di Pirandello, alla fine dello spettacolo Marta Abba si trova da sola nella sua camera di Manhattan. Legge l’ultima lettera che Pirandello le aveva scritto, solo sei giorni prima della sua morte. In quella lettera, lo scrittore non accennava alla sua malattia. «Nella calma allucinata di quella notte, dopo la rappresentazione, Marta si trova a dover fare i conti con il suo passato – racconta Katia Ippaso, autrice della pièce – L’attrice ha portato con sé le lettere che negli anni le ha scritto Pirandello dal 1926 al 1936 ma anche quelle che lei aveva indirizzato al suo Maestro. Le sparge sul letto e sul pavimento, vi si immerge, e rievoca così la loro storia, la storia di un rapporto elettivo, segreto per gli altri, e in una qualche forma incomprensibile, “un fatto d’esistenza”, annotava Pirandello in una lettera del ’29. È una notte di veglia, in cui si fa vivo non solo il fantasma di Pirandello, ma vengono chiamate a raccolta anche le immagini fantasmate di tutte le eroine pirandelliane (dalla Tuda di Diana e la Tuda alla Donata Genzi di Trovarsi, fino alla contessa Ilse de I Giganti della montagna) che il grande scrittore aveva inventato per lei, per la sua Marta».

La camera di Marta Abba è un caleidoscopico comporsi e scomporsi di inquadrature che inseguono il fluire del testo e della tessitura musicale, dove si va a delineare una storia umana, un amore palpitante, appassionato, intellettuale e non solo, con una scrittura poetica che racconta dieci anni attraverso uno scambio di lettere animate da sentimenti, teatro e distanza. Un viaggio notturno in una corrispondenza dalla quale affiora pulsante l’emozione e il lungo, intenso e per tanti versi doloroso rapporto tra Luigi Pirandello e Marta Abba. Si intrecciano e irrompono sulla scena «i temi dell’impossibile fusione amorosa, del senso dell’arte, della vecchiaia inesorabile, della morte e della forma, anche quella dell’arte, che soffoca la vita, a suggerire il sentimento di una irrimediabile perdita, di una minaccia incombente, di un’epoca buiaLuigi Pirandello e Marta Abba si allontanano, dunque, all’infinito nella glaciale notte newyorkese, alla frontiera tra la vita e la morte, all’alba dell’immane catastrofe – riflette il regista Arturo Armone Caruso – Un teatro d’ombre, con lettere, foto in bianco e nero, estratti filmati, nuvole che si addensano, in cui Pirandello si esprime tramite Marta Abba e viceversa. L’uno e l’altra, insieme. Incarnati».

Foto di Manuela Giusto

Durata:  60 minuti
Costo: Biglietto intero 15€ _ ridotto 12€
Indirizzo: via Lazzaro Spallanzani, 1A - Roma RM
Informazioni: tel. 06.684.000.311/314
Sito di riferimento: www.teatrodiroma.net_
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PROSEGUE...

Ginevra Media Production srl in coproduzione con Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano srl
presenta
GIORGIO LUPANO, FRANCESCO BONOMO
E LA PARTECIPAZIONE DI
ROCÍO MUÑOZ MORALES
SHERLOCK HOLMES
e i delitti di Jack lo squartatore

DI HELEN SALFAS
BASATO SUGLI SCRITTI E I PERSONAGGI DI SIR ARTHUR CONAN DOYLE
ADATTAMENTO DI RICARD REGUANT E CATA MUNAR
 TRADUZIONE DI GIANLUCA RAMAZZOTTI
E CON LUCIANO ROMAN
E in o.a. BARBARA FOLCHITTO, GIADA LORUSSO, TOMMASO MINNITI, GIULIA MORGANI, EMILIANO OTTAVIANI, MARCO ZANUTTO
Scene originali di La Caja Negra Ta,Costumi di Adele Bargilli,
Musiche originali di Pep Sala
REGIA RICARD REGUANT

TEATRO SALA UMBERTO - Roma
dal 18 febbraio all'8 marzo 2020, orari dal martedì al sabato ore 21.00, domenica ore 17.00, mercoledì 26 febbraio, sabato 7 marzo ore 17.00, sabato 29 febbraio ore 17.00 e ore 21.00

Non tutti forse sanno che nel 1888 Sir Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes, fu chiamato più volte da Scotland Yard ad offrire la sua consulenza a proposito degli efferati delitti che in quegli stessi anni coinvolgevano la Londra Vittoriana. Il noto scrittore scrisse a Scotland Yard le sue intuizioni e le sue congetture a proposito dell’identità del famoso serial killer, soprannominato Jack lo squartatore. Molti di questi scritti sono stati ritrovati da Hellen Salfas (in realtà uno pseudonimo dietro il quale si nasconde la penna di un notissimo drammaturgo inglese) e utilizzati per la stesura di questa originale pièce di teatro che unisce la fantasia di un personaggio inventato, ma noto in tutto il mondo, come Sherlock Holmes con la realtà di uno dei più crudeli assassini di quegli anni. L’accostamento, seppur azzardato, è di certo molto intrigante e sorprendente, tanto che più di una volta il grande cinema ha raccontato in almeno due pellicole questo coinvolgente accostamento, Murder by degree di Bob Clark (noto in Italia con il titolo di Assassinio su commissione) con due grandi attori come Cristopher Plummer e James Mason e A study in terror (Sherlock Holmes: notti di terrore) dove il grande detective viene chiamato ad investigare sui misteriosi delitti di Whitechappel seguendo proprio il sentiero e gli indizi realmente indagati e analizzati da Scotland Yard in quegli anni.

Ricard Reguant, già regista di Dieci piccoli indiani, che da tre stagioni continua le repliche italiane con successo di pubblico e critica, ha adattato e diretto per il Teatro Apolo di Barcellona questa nuova ed originale avventura, mai vista sino ad ora sul palcoscenico, ricreando i personaggi dalla penna di Conan Doyle, apportando una freschezza e modernità nei linguaggi e nei contenuti avvicinando così Sherlock Holmes anche alle nuove generazioni che da diversi anni, oramai, seguono i nuovi restyling cinematografici e televisivi sulla figura di Sherlock e del Dott. Watson. Nel 2018 sono stati celebrati i 130 anni da quando è stato pubblicato il primo romanzo di Sir Arthur Conan Doyle sul famoso detective. Più di un secolo dopo Sherlock è più vivo che mai con 3 serie televisive, film d’azione con attori internazionali, cartoni animati e numerosi studi sulle applicazioni della logica impiegata dall’autore nelle indagini criminali moderne. Questo significa che il personaggio di Holmes ha oltrepassato l’epoca e la letteratura per trasformarsi in un’icona moderna dove le sue storie non sono più meri gialli polizieschi ma entrano nella realtà di tutti i giorni sollevando domande sul potere politico, investigativo e sociale.  

Tutt’ora in scena a Barcellona con grande successo di pubblico e dalla prossima stagione anche a Madrid. Con un grande cast tutto italiano lo spettacolo si appresta ad arrivare in Italia sempre con la regia dello stesso Reguant e il progetto artistico di Gianluca Ramazzotti che dopo il grande successo di Dieci piccoli indiani, si uniscono ancora una volta, per un nuovo spettacolo di respiro internazionale.

La trama
Londra 1888. Nel quartiere di Whitechappel una serie di terribili omicidi che coinvolgono giovani prostitute sta scuotendo l’opinione pubblica. L’ispettore LESTRADE, disperato per la situazione e la pressione della stampa dell’epoca, decide di presentarsi al 221 B di Baker Street per ingaggiare il famoso detective SHERLOCK HOLMES che, insieme all’inseparabile Dr. WATSON, inizierà le indagini per dare un volto e smascherare il terribile assassino soprannominato JACK LO SQUARTATORE. Durante le indagini incontreranno la famosa spia IRENE ADLER che si unirà a loro. Avventura e suspense costituiranno il mix esplosivo che li porterà a scoprire una verità molto più sconvolgente di quella che loro stessi potessero immaginare.

Costo: Biglietti da 19 € a 34 €
Informazioni: 06.6794753 - prenotazioni@salaumberto.com
Indirizzo: via della Mercede, 50 - Roma
Sito di riferimento teatro: www.salaumberto.com
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RASSEGNE

INIZIANO

Associazione Culturale Teatro Trastevere
è lieta di presentare
"Tales Of Women"
Teatro-Danza-Performances
Unicamente dedicati al Mondo del Femminile

3 e 4 marzo  - "Nata di Giovedì"
5 e 6 marzo - "Colpi di Fulmine"
7 e 8 marzo - "MILF- Mamma insegnami La Felicità"
11 e 12 marzo -  "Madri di"
13 e 14 marzo - "Lui torna sempre"
15 marzo "SYNESTHESIA" Spettacolo di Teatro-Danza

TEATRO TRASTEVERE -  Roma
dal 2 al 15 marzo 2020, ore 21.00_dom. 17.30

3 e 4 marzo
Nata di Giovedì
scritto da Mikaela Dema
regia di Giovanna Cappuccio
con Giorgia Serrao
aiuto regia Gisella Secreti
disegno Luci Francesco Prudente

Nel turbine di una città che troppo spesso lascia da soli, Serena, una giovane donna di trentatré anni, vive una vita divisa in due. Ha un compagno, Nicola, da 9 anni, un artista che tende a fagocitarla come persona e personalità, a tal punto  da farle dimenticare di se stessa ed a sparire sempre di più in un anonimato, che le fa dimenticare la sua femminilità. Come a ricompensarla  di questa storia che ormai non le da più neanche le emozioni di un tempo, arriva Pietro, suo sottoposto a lavoro, più giovane di lei, ma non per questo meno pronto ad averla. Inizia, così, un complicato triangolo in cui Serena si sente sempre più stretta e soffocata, in cui solo Pietro sa di Nicola, ma quest'ultimo arriva a sospettare della presenza di un'altra persona nella vita della compagna e ciò lo porterà ad essere anche violento...

Nata di giovedì è un monologo di una donna che si mette a nudo con le sue paure, errori, domande e mancate risposte, in una società che tende a giudicare e mettere delle etichette che, poi, è impossibile togliere. “Nata di giovedì" può diventare una catarsi, una liberazione da traumi e conflitti.

Questo spettacolo mi ha dato la possibilità, come regista, di ascoltare parole che la mia mente ha sempre avuto paura di esprime realmente in un pensiero compiuto ma che sapevo, perfettamente, esistere dentro di me. È la storia di una donna nel pieno della sua età che vive a tutto tondo le difficoltà di una generazione che si butta completamente nel lavoro e che, invece, nella sfera personale fa fatica a definirsi. Cit. Giovanna Cappuccio
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5 e 6 marzo
Colpi di Fulmine
una produzione Teatro al Femminile
con Virginia Risso e Matteo Maria Dragoni
disegno audio-luci Massimo Forchino
scene e costumi Maria Donzella
segretaria di produzione Antonella De Tino

Una coppia di giovani sposi si ritrova a dover affrontare le crisi di un rapporto contaminato da mezze verità e tradimenti. Da una parte lei, la moglie, ormai all’ennesimo tentativo di suicidio a causa dell’infedeltà del marito. Dall’altra lui, affascinante intellettuale di sinistra, libertino e abile retorico.

Quali sono le soluzioni per compensare le mancanze dell’Amore? Quali diventano le conseguenze? Un dipinto sempre attuale di incomunicabilità nel quale rancori e rivincite mettono in moto un carosello di eventi dai quali né uomo né donna usciranno a testa alta, vittime dei loro stessi desideri. In scena Virginia Risso e Matteo Maria Dragoni che, attraverso un ritmo incalzante ed un umorismo travolgente, rapiranno il pubblico per l’intera durata di questo atto unico.
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7 e 8 marzo
MILF- Mamma insegnami La Felicità
di Natalia Magni
regia di Monica Faggiani
con Natalia Magni
scene di Andrea Colombo

Il lungo racconto in bilico chirurgico di Sabbry, una Mamm-Amica alla ricerca, tra lacrime e leggerezza, di una disperata felicità. Leggendo il testo originale di Natalia Magni capisci subito che la storia di Sabbry, mamma-amica tutta silicone e seduzione, racconta in realtà qualcosa di più forte e archetipico: la ricerca della felicità.

E cosa siamo disposti a perdere o a barattare di noi stessi pur di raggiungerla. Sabbry sceglie la sua strada. Strada legata fortemente alla propria immagine che è tutto ciò che ha e ciò in cui crede. Questo cerca di trasmettere alla figlia, attraverso quel buon senso che hanno le persone che semplicemente vivono senza chiedersi perché e senza accorgersi del male che involontariamente fanno. Sospendiamo il giudizio allora e proviamo ad ascoltarla “ perché una è tanto più autentica quanto più somiglia all’idea che ha sognato di se stessa.” ( Cit. Agrado – Tutto su mia madre, di Pedro Almodovar ).
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A seguire...

11 e 12 marzo
Madri di
testo e regia di Giulia  Corradi
con Silvia Vallerani e Martina Zuccarello

Sderot, Israele, Settembre 2016: Donne israeliane e palestinesi si preparano ad affrontare la Marcia della Speranza, attraversando con un cammino di due settimane il territorio dello storico conflitto tra le due popolazioni. Heba, donna palestinese viene accolta per la notte da Shira, una donna israeliana, nella baracca abbandonata dopo i bombardamenti del 2008. Ma presto, quella che sembra essere solo un'accoglienza pre-partenza si trasforma in una sorta di regolamento di conti. Due donne, due madri, una con un figlio scomparso e l'altra con un figlio morto, fanno in una notte il resoconto di una guerra che hanno subito, raccontando  povertà e disparità, denunciando la mancanza di stabilità e le scelte dei potenti che sono ricadute sulle loro vite.

Lo spettacolo trae ispirazione dal Movimento Civile Pacifista “Women Wage Peace” nato nell’estate del 2014 da un piccolo gruppo di donne israeliane. Donne laiche, religiose, di destra o di sinistra, musulmane, ebree e cristiane unite da una sola richiesta: Che i nostri leader politici lavorino con rispetto e coraggio, includendo la partecipazione delle donne per trovare una soluzione al conflitto. Solo un accordo politico onorevole può assicurare il futuro dei nostri figli e nipoti. A fare da sfondo allo spettacolo teatrale Madri di è proprio una delle iniziative di Women Wage Peace, la Marcia della Speranza svoltasi nell’ottobre del 2016, quando 30.000 donne e uomini hanno preso parte alla marcia di 200 chilometri durata 2 settimane e terminata in una folla oceanica sotto le finestre della casa del primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, per chiedere al governo di instaurare un rapporto di pace con i palestinesi.

La scena si svolge interamente all’interno di una baracca abbandonata dal 2008 dopo i bombardamenti a Sderot, città ad un chilometro dal confine con la Striscia di Gaza: la prima attrice entrerà con una torcia per inserirci in un contesto di abbandono e incertezza tipico del conflitto. Ascolteremo, al termine dello spettacolo, un audio (con proiezioni) riportante le parole dello scrittore israeliano David Grossman, pronunciate a Tel Aviv nel 2018: raccontando la sua esperienza, Grossman, unisce la sua storia a quella del Paese, ricordando come ogni scelta personale sia fondamentale e incida sulla storia di tutti. Cit.Giulia Corradi.
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13 e 14 marzo
Lui torna sempre
scritto da Andrea Franco
regia Monica Falconi e Andrea Franco
con Monica Falconi

Tutto si svolge all’interno di una piccola stanza. C’è solo una piccola finestra, in alto, e una porta. La protagonista (di cui non conosciamo il nome) è stata chiusa con la forza e un poco alla volta scopriamo il suo passato e in che modo è arrivata lì, il tutto scandito con dei colori di scena che sottolineano gli stati d’animo o i momenti specifici della narrazione. Lei è una ragazza con qualche problema mentale, cresciuta con un padre che non l’ha mai accettata e che ha abbandonato lei e la madre. Per superare le difficoltà la madre finisce col lavorare in strada. Un destino atroce – di cui non conosciamo tutti i dettagli – fa sì che anche la protagonista narrante inizierà contro la sua volontà a prostituirsi.
Lui torna sempre vuole dare corpo e anima a tutte le donne vittime di violenze o di coercizione. Volendo estendere, si rivolge a tutti coloro che ogni giorno subiscono violenze e non riescono ad opporsi. La ragazza narra in prima persona e rivolgendosi alla sua ombra, unica amica nel suo rapimento, le sue paure e fatti anche passati come per rifugiarsi dalla realtà insopportabile che si era trovata costretta a sopportare.
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15 marzo
DATA UNICA
La Compagnia ECHOES presenta
SYNESTHESIA
Spettacolo di Teatro-Danza
Commistione di sensazioni
Coreografie originali di Giuliana Maglia
Con
Maura Armento, Madalina Banescu, Giusy Pizzimenti,
Matteo Gentiluomo, Giuliana Maglia

Ricordare con il cuore
Sentire con la pancia
Parlare con i gesti
Mangiare con gli occhi
Toccare con la mente
Danzare con l’anima

Il termine sinestesia deriva dal greco Syn, ‘insieme‘, e Aisthànestai, ‘percepire‘, e il suo significato alla lettera è ‘percepire insieme, sentire insieme’. Infatti la parola sinestesia serve proprio ad indicare un’esperienza di percezione simultanea a livello sensoriale, una commistione di sensazioni generata dall’osservazione della realtà che può comportare confusione, gioia, piacere, paura nel soggetto che la prova. La sinestesia è anche una figura retorica molto utilizzata nella poesia, nella pittura, nell’arte in generale e spesso in maniera inconsapevole anche nella danza. Ed è proprio utilizzando il linguaggio della danza che si vuole raccontare la realtà percepita attraverso la sinestesia, utilizzando sensazioni mescolate, indagando a livello gestuale e di movimento ciò che avviene in una mente che si trova a vivere un’esperienza di sinestesia

Costo:  Vedi sito
Kiroconvenzione: INGRESSO RIDOTTO per tutti i  Kiri iscitti alla pagina facebook  di KIROLANDIA - Media Partner del Teatro
Informazioni: 06.5814004 - info@teatrotrastevere.it
Indirizzo: via Jacopa de Settesoli 3 - Roma
Sito di riferimento teatro: www.teatrotrastevere.it
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Il Sipario delle Donne –2020
Una mostra pittorica e quattro spettacoli teatrali al femminile sul palco del Centro Culturale Artemia
Una rassegna che celebra “l’universo femminile” attraverso il Teatro, ma non solo.

6, 7 e 8 marzo - “Viva la Vita”
14 e 15 marzo - “Seduta. Una fisiologica conseguenza dello Stand Up
20, 21 e 22 marzo -  “Bagliori di guerra”
28 e 29 marzo - “In Ginger Veritas”

dal 6 al 29 marzo 2020, vari orari
Anche quest’anno prende il via, la Rassegna Teatrale “Il Sipario delle Donne” organizzata dal Centro Culturale Artemia, polo creativo romano da sempre attento alla promozione di forme espressive e creative, nel segno dell’artisticità, cultura e qualità.

L’inizio della storia del teatro occidentale non fu felice per le donne: prive di diritti politici e segregate nei ginecei, le donne greche non solo non potevano recitare (i ruoli femminili erano interpretati da uomini), ma non è nemmeno certo che avessero il permesso di assistere alle rappresentazioni.

Questa Rassegna, ha come obiettivo, celebrare l’universo femminile proprio nel mese in cui si festeggia la “Festa della Donna”, quindi abbiamo voluto rivisitare questa celebrazione internazionale (a volte banalizzata), presentando 4 spettacoli teatrali di ogni genere ma che riguardino tematiche femminili o che siano stati realizzati da donne, e presentando la mostra di una grande pittrice contemporanea.

La rassegna, nella sua quarta edizione, vedrà protagonisti gli spettacoli “Viva la vidadi Fabio Camassa, Fabiana Gargia e Alessia Pelagatti. A seguire “Seduta. Una fisiologica conseguenza dello Stand Updi Laura De Marchi. Il terzo appuntamento sarà invece con “Bagliori di guerradi Bianca Maria Castelli, ed infine In Ginger Veritas scritto, diretto ed interpretato dalle giovani e promettenti artiste Sophia Angelozzi ed Ilaria Arcangeli, vincitrici del premio “Miglior Attrice” della 4° edizione del Festival di Corti Teatrali organizzato a dicembre 2018 al Centro Culturale Artemia. Le opere saranno rappresentate in due e tre repliche, in un calendario che si snoderà tra i weekend di marzo.

Per celebrare al meglio questa rassegna, il Centro Culturale Artemia, che è stato concepito per divulgare la Cultura e l’Arte (di ogni tipo), ospiterà nella “Sala Lydia Biondi” la mostra della pittrice romana Paola Alviano Glaviano, intitolata “Il tunnel degli artisti maledetti”. Una mostra che evoca emozioni vorticose, profonde ed inaspettate attraverso la rappresentazione della condizione esistenziale di alcune grandi personalità dell’arte figurativa e letteraria della storia.

Ad inaugurare la rassegna il 6, 7 ed 8 marzo sarà “Viva la Vita” di Fabiana Gargia , Alessia Pelagatti e Fabio Camassa. Le paure, i dolori e le gioie della grande artista Frida Khalo raccontate attraverso la rievocazione dei suoi quadri ed interpretate da Serena Franchi Bono, Fabio Camassa, Giulia Cavallo, Valeria D'Angelo, Francesco Di Crescenzo, Carlo Guglielminetti, Riccardo Mori e Silvia Ponzo.

... A seguire....

Il 14 e 15 marzo sarà la volta di “Seduta. Una fisiologica conseguenza dello Stand Up”, scritto diretto ed interpretato da Laura De Marchi con la collaborazione di Camillo Ventola. Laura De Marchi torna in scena con un nuovo capitolo intorno al tema che ha caratterizzato tutta la sua produzione artistica: la ricerca della felicità. Non andando più di moda i personaggi però, ora bisogna fare lo Stand-up: bisogna raccontarsi senza maschere, in prima persona, con un microfono in mano e rigorosamente in piedi. Ma lei, per una serie di motivazioni che scoprirete durante lo spettacolo, non può farlo, quindi assisteremo ad una "seduta" collettiva che sa prendersi le sue pause, prendere e prendersi in giro tra risate e qualche lacrima. La riflessione tragicomica di una donna normale, con le sue inibizioni, i suoi fallimenti, le sue storie, le sue follie i suoi non-sense… il tutto raccontato rigorosamente… SEDUTA!

La rassegna proseguirà il 20, 21 e 22 marzo con “Bagliori di guerra”, scritto diretto ed interpretato da Bianca Maria Castelli e con Paola Scotto Di Tella, con la partecipazione di Claudio Bevilacqua, Roberto Capacci ed Enrico Mossena. Ad arricchire la scena troveremo le opere della pittrice Paola Alviano Glaviano. Geppina e Mimì, due artiste di varietà, accompagnano il pubblico attraverso un reportage bellico al femminile: la pulizia etnica, la veglia dei morti, lo stupro… Ma grazie a loro conosciamo anche l’istinto di sopravvivenza, la capacità di trasformare il dolore in un profondo amore per la vita. Lo spettacolo alterna situazioni estremamente drammatiche alla leggerezza della rivista anni ’40, nata probabilmente per sollevare gli animi negli anni più duri del secondo conflitto mondiale.

Infine, il 28 e 29 marzo, chiuderà la rassegna lo spettacolo “In Ginger Veritas” di e con Sophia Angelozzi e Ilaria Arcangeli. Durante il pasto più importante e mondano della giornata, ovvero l'aperitivo, cosa c'è di più appagante del fare del buon gossip con le amiche? Aggiungi un pizzico di satira, qualche goccia di ironia, uno spicchio di risata ed avrai creato il cocktail perfetto per risollevarti dalle insidie della vita.  Sophia Angelozzi e Ilaria Arcangeli si raccontano e scontrano In Ginger Veritas.

Direzione artistica: Maria Paola Canepa
Media Partner: KIROLANDIA

Costo: Vedi sito
Kiroconvenzione: INGRESSO RIDOTTO su prenotazione  per tutti i  Kiri iscitti alla pagina facebook  di Kirolandia - Media partner del Teatro
Informazioni e prenotazioni:
334 1598407 anche sms -  si prega di arrivare 15 minuti in anticipo
Indirizzo: Via Amilcare Cucchini, 38 - Roma
Sito di riferimento centro: www.centroculturaleartemia.it
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TEATRO RAGAZZI

DEBUTTA

Compagnia Fratelli di Taglia
presenta
"Le stagioni di Liù"
Liberamente ispirato a “Il sogno delle stagioni” di Arianna Papini
di Giovanni Ferma e Daniele Dainelli
regia di Giovanni Ferma
con Daniele Dainelli e Irina Dainelli

CENTRALE PRENESTE TEATRO-  Roma
8 marzo 2020, ore 16.30

Arriva da Riccione il prossimo spettacolo in programma a Centrale Preneste Teatro per la rassegna Infanzie in gioco 2019/20: domenica 8 Marzo alle ore 16.30 va in scena Le stagioni di Liù della Compagnia Fratelli di Taglia. Liberamente ispirato a Il sogno delle stagioni di Arianna Papini, in scena ci sono Daniele Dainelli e Irina Dainelli, per la regia di Giovanni Ferma.
Liù, la curiosa bambina protagonista di questa storia, ha mille domande: “Perché passa il tempo? Perché c’è l’inverno? Chi decide se domani nevica? Perché non è sempre estate?”. La risposta è in un sogno che si trasforma in un viaggio incantato, in compagnia di un personaggio fantastico: il vecchio pulimondo Grey, un netturbino, che ha la missione di tenere pulito il mondo e che conosce tutti i paesi dove ogni stagione è per sempre. Liù arriverà alla costa dorata, dove c’è l’estate per sempre, si cammina a piedi nudi e si mangia gelato di conchiglia tostata, o alla costa d’argento, dove c’è l’inverno per sempre, e così via. Ogni paese all’inizio sembra il più bello del mondo, ma poi la bimba si annoia nel vivere continuamente un’unica stagione, nasce una nostalgia di non si sa cosa, perché la bellezza sta nel cambiamento e ogni posto, se è per sempre, perde la sua gioia.
Spettacolo di circo-teatro, dove la poetica delle visioni sceniche si mescola alla comicità del clown, in un percorso di conoscenza tra la piccola Liù e il vecchio saggio Grey. L’incanto della danza aerea si fonderà con la comicità e le clownerie, le musiche ispirate alle Quattro stagioni di Vivaldi saranno colonna sonora del fantastico viaggio in un connubio emotivo dove le arti si fondono tra loro con disarmante armonia.

Le stagioni di Liù
Liberamente ispirato a “Il sogno delle stagioni” di Arianna Papini
di Giovanni Ferma e Daniele Dainelli
Regia: Giovanni Ferma
Con: Daniele Dainelli e Irina Dainelli
Scenografie: “Fratelli di Taglia”
Costumi e oggetti di scena: Marina e Patrizia Signorini
Attrezzi di scena: Alessandro Bianchi
Musiche originali: Andrea Bracconi
Luci: Luca Baldacci
Fonica: Andrea Bracconi

Costo: Biglietto unico 6 € (prenotazione consigliata)
Informazioni: Adatto dai 3 agli 8 anni
Prenotazioni: 06 27801063 o info@ruotaliberateatro.191.it
Indirizzo: Via Alberto da Giussano, 58, Roma
Sito di riferimento: www.facebook.com/CentralePrenesteTeatro
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MUSICA

CHARITY CAFÉ
LA PROGRAMMAZIONE  dal 3 all'8 Marzo 2020 - Inizio concerti ore 22:00

MARTEDI’ 3 MARZO h 21:00
ANDY'S CORNER
Classic Rock, Blues, Soul, Folk...

Andrea Angelini, in arte Andy’s Corner, presenta il suo progetto solista acustico. Propone una sintesi di vari generi e influenze musicali: un viaggio affascinante nella migliore musica anglo-americana in particolare dei ‘60s e’70s, ma non solo...

Andrea Angelini, Voce, Chitarra & Armonica
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MERCOLEDI’ 4 MARZO ore 22.00
BLUES JAM & FRIENDS
COORDINATA DA TAXI BLUES

Angelo Auciello: voce
Emiliano Guidi: hammond
Luca Amici: basso
Mario Damico: batteria

Tutti i BluesMan e le BluesWoman sono invitati a salire sul palco del Charity
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GIOVEDI' 5 MARZO 2020
ON THE ROCK’S - FEAT: DANIELLE DI MAJO
JAZZ VOICE

Nei primi anni del ‘900 il “jazz” si è sviluppato come reinterpretazione di quella che allora era la “musica leggera”, ovvero Broadway e tutta la produzione del “Tin Pan Alley”. La musica che la gente comune ascoltava ed amava, quella che poi è diventata il repertorio dei così detti “standards”. Col passare del tempo le forme ed i tratti caratteristici del Jazz sono stati utilizzati per interpretare la “nuova” musica leggera, in ogni epoca (Ella Fitzgerald che cantava i Beatles, Gill Evans che riarrangiava Hendrix con la sua orchestra etc.). Questa è la “nostra” epoca, con i nostri nuovi standards… “On The Rock’s” propone un repertorio tratto dall’esperienza musicale degli ultimi 40 anni, dandone una chiave di lettura poliritmica, interpretata, riarrangiata ed intensa, basata sull’interplay costante, a volte seria ed elegante, a volte giocosa ed ironica.

Line-up
Federica Zammarchi: voce
Gianluca Massetti: piano
Danielle Di Majo: sax
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VENERDI' 6 MARZO 2020
GIPSY LEGACY PROJECT
JAZZ NIGHT

Formazione composta da Lorenzo Bucci alla chitarra, Federico Procopio alla chitarra e Giuseppe Civiletti al contrabbasso, si ispira alla tradizione jazzistica europea francese in particolare quella iniziata dal chitarrista gitano Django Reinhardt. Il trio propone un repertorio che comprende standard jazz, valzer musette e composizioni originali di Django, tutte in stile gypsy jazz che vi riporteranno alle atmosfere parigine degli anni trenta e quaranta in un mix di virtuosismo e pathos.



Line-up
Lorenzo Bucci: chitarra solista
Federico Procopio: chitarra ritmica
Giuseppe Civiletti: contrabbasso
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SABATO 7 MARZO ore 22.00
DOM PIPKIN NEW ORLEANS TRIO
BLUES NIGHT

Dom Pipkin è uno dei più autentici pianisti blues che lavorano oggi in Europa. È conosciuto come "l'anima di New Orleans nel Regno Unito" e ha suonato in tutto il mondo con le sue interpretazioni della musica del professor Longhair, del dott. John e di James Booker. ZigabooModeliste, del supergruppo di New Orleans "The Meters", afferma che "Dom porta tutta la storia di New Orleans nel Regno Unito". Ha suonato a festival a New York, San Francisco e New Orleans, condividendo il palcoscenico con leggende come Allen Toussaint, Dr John e Screamin's Jay Hawkins.

L'anno scorso ha suonato il concerto principale per il Boogie Woogie Festival del Regno Unito, e quest'anno sarà il protagonista dello Steinway 2 Piano Festival di Londra. È apparso molte volte su BBC Radio con la sua musica e può essere ascoltato suonare regolarmente al Ronnie Scott's Club di Londra, così come Ain't Nothing But The Blues Bar e tutti i migliori festival. Pipkin ha avuto una lunga collaborazione con la band britannica Morcheeba - suona le tastiere nell'album "Big Calm", in canzoni come "The Sea" e in tutti i loro spettacoli dal vivo.

Line-up
Dom Pipkin: piano & voce
Ivano Sebastianelli: basso
Mimmo Antonini: batteria
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DOMENICA 8 MARZO ore 18.30
OUTRA LUA - DUO JAZZ
APERILIVE

Il duo propone un ricercato repertorio di musica brasiliana che va dalla fine dell’Ottocento fino alla metà del Novecento. Attraverso una selezione di composizioni di autori antichi come Noel Rosa, Chiquinha Gonzaga, Ernesto Nazareth, Pixinguinha, Valdemar Henrique, Heitor Villa Lobos, e più moderni come Cartola, Nelson Cavaquinho, Jacob do Bandolim, presenta degli arrangiamenti raffinati, sofisticati e originali in attuale chiave jazz.

Line-up
Francesca D'Amante: voce
Riccardo Balsamo: piano

Costo: Ingresso 8 euro con prima consumazione - Ogni Domenica  concerto e aperitivo con open buffet ore 18:30
Indirizzo: via Panisperna 68, Roma
Sito di riferimento:  www.charitycafe.it
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ARTE

PROSEGUONO...

100 ANNI PER IL FUTURO
ROMA CELEBRA IL CENTENARIO DI CASA BIXIO CON LA MOSTRA DEDICATA AL NOTO COMPOSITORE 
“CESARE ANDREA BIXIO - MUSICA E CINEMA NEL ‘900 ITALIANO”  

MUSEO NAZIONALE DELLE ARTI E TRADIZIONI POPOLARI - Roma
dal 29 gennaio al 31 marzo 2020, vari orari

Dopo il successo ottenuto a Ravello, Spoleto, Napoli, Firenze e Pescara, arriva a Roma dal 29 gennaio la mostra “C.A. Bixio – Musica e Cinema nel ‘900 italiano”, allestita in occasione del Centenario di Casa Bixio, presso il Museo delle Arti e Tradizioni Popolari all’ EUR.
L’intento della famiglia Bixio è quello di celebrare la vita e le opere musicali del fondatore Cesare Andrea Bixio per tramandarne il ricordo e far conoscere, soprattutto ai giovani, il talento e le intuizioni di quello che potremmo definire "l'uomo dei record". In pochi conoscono infatti l’uomo e l’imprenditore che si nasconde dietro ad importanti successi quali: “Mamma”, “Parlami d’amore Mariù”, “Vivere”, “Una strada nel bosco”, “Violino Tzigano”, divenuti pietre miliari della nostra musica popolare e conosciute in tutto il mondo. Cesare Andrea Bixio fu tra i primi ad intuire l’importanza dell’Editoria Musicale, e nel 1920 diede vita alla prima società editoriale di musica popolare. Negli anni ‘60 fondò la Cinevox Record, prima casa discografica dedicata alle colonne sonore che nel corso degli anni ha prodotto artisti come Morricone, Piovani, Goblin, Emerson e Trovajoli. Il nucleo centrale della mostra è sviluppato intorno alle grafiche delle copertine degli spartiti dei successi di Bixio, veri e propri capolavori grafici rappresentativi delle varie tendenze artistiche dell’epoca. Le note dell’autore accompagnano il visitatore in un viaggio dove non mancano immagini dei primi dischi e dei film musicati, sequenze delle canzoni interpretate nel tempo sia da attori famosi come Vittorio De Sica, Totò, Anna Magnani, che da grandi interpreti quali Beniamino Gigli, Luciano Pavarotti, Mina, Andrea Bocelli.

Franco Bixio, figlio del noto compositore ha affermato: “Nel 1932 mio padre riuscì a convincere il regista Camerini a inventare una scena per far cantare “Parlami d’amore Mariù” al giovane attore Vittorio De Sica protagonista del film “Gli uomini che mascalzoni” superando così il parere contrario del produttore che non voleva in alcun modo la canzone nel film. È uno dei più grandi successi di mio padre e fece conoscere De Sica anche come chansonnier.”
La mostra, che è dedicata a Carlo Bixio, costituisce inoltre il punto di partenza di una serie di iniziative che verranno realizzate nel corso di tutto il 2020 per celebrare il Centenario. 
Le attività previste per dare luce a questo importante traguardo interesseranno diverse città italiane nelle quali saranno organizzati svariate manifestazioni tra cui: concerti, convegni, contest per giovani musicisti dando voce ad artisti che desiderano fare emergere le proprie doti creative come il Contest: “100ANNI PER IL FUTURO” realizzato in collaborazione con il MEI. Tra le città protagoniste degli eventi: Napoli, Milano ed infine Venezia, in occasione della Mostra del Cinema. 
L’esposizione, realizzata dai figli del compositore, Franco e Andrea Bixio e da Giuseppe Pasquali, con il coordinamento di Renato Marengo, gode del sostegno di SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori) e del patrocinio e della collaborazione del MIBACT, A.F.I. (Associazione dei Fonografici Italiani), Nuovo IMAIE (Istituto Mutualistico Artisti Interpreti ed Esecutori), FEM (Federazione Editori Musicali), ICBSA (già Discoteca di Stato) e RaiTeche.

La mostra è organizzata da Associazione Musikstrasse. 

Costi: vedi sito
Indirizzo: Piazza Guglielmo Marconi, 8 - Roma eur
Sito di riferimento: www.idea.mat.beniculturali.it/museo-civilta-mnatp
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"I LOVE LEGO"

Palazzo Bonaparte, spazio Generali Valore Cultura - Roma
dal 24 dicembre al 9 aprile 2020 - vari orari

Un regalo di Natale per la Città di Roma: Arthemisia, dal 24 dicembre - oltre alla straordinaria mostra attualmente in corso dedicata al mondo dell’Impressionismo che sta richiamando migliaia di visitatori da tutto il mondo - presenta I LOVE LEGO, la mostra per bambini e appassionati di tutte le età.

In un gioco di colori e prospettive, tra spettacolari diorami e creazioni artistiche, arrivano dal 24 dicembre al 19 aprile 2020 a Palazzo Bonaparte - spazio Generali Valore Cultura, scenari minuziosamente riprodotti e ambienti realizzati in decine di metri quadrati con i mattoncini più famosi del mondo.

I LOVE LEGO presenta in scala ridotta dettagliatissime riproduzioni di fantastici mondi: dalla frenesia della città contemporanea alle avventure leggendarie dei pirati; dai paesaggi medievali agli splendori dell’Antica Roma in una riproduzione fedelissima del Foro di Augusto; dalla conquista dello spazio, alla suggestiva riproduzione di un paesaggio artico per arrivare al sorprendente scenario della Liberazione.
Costruzioni e non solo. Attraverso una “caccia al personaggio” - tra edifici e palazzi, tra galeoni e templi - il visitatore è invitato a cercare personaggi celebri (e non) nascosti all’interno delle installazioni: da Harry Potter a Dart Fener, diversi gli ospiti a sorpresa inseriti nelle divere installazioni che accompagnano nella visita tutti coloro che vogliono divertirsi a scovare tra i mattoncini.
Dalla città contemporanea ideale alle avventure leggendarie dei pirati, dai paesaggi medievali agli splendori dell’Antica Roma, i bambini e i più grandi potranno immergersi nei diversi ambienti minuziosamente ricostruiti e progettati da RomaBrick, uno dei LUG (Lego® User Group) più antichi d’Europa.

Mattoncini ma non solo: a dimostrare quanto i moduli più famosi del mondo siano in grado di “creare arte a 360°”, in mostra a Palazzo Bonaparte con 10 tele spirate a grandi capolavori della storia dell’arte reinterpretati e trasformati in “uomini lego” dal giovane artista romano Stefano Bolcato: unendo la sua passione per i LEGO e la sua arte - attraverso una tecnica pittorica ad olio - crea forme di assemblaggio ispirate in particolare modo dal “magnetismo” dei ritratti rinascimentali.

L’esposizione vanta l’eccezionale partnership con “Legolize”, pagina umoristica che crea installazioni comiche utilizzando proprio i LEGO.
Fondata da tre ragazzi - Mattia Marangon, Samuele Rovituso e Pietro Alcaro - la pagina è nata nel 2016 e attualmente conta più di mezzo milione di fan su Instagram e altrettanti su Facebook. Legolize porterà la comicità all’interno della mostra, con speciali installazioni e “invadendo” i diorami in mostra a Palazzo Bonaparte.

I LOVE LEGO è una mostra di Arthemisia, in collaborazione con RomaBrick.

I LOVE LEGO è una esperienza imperdibile per i nostalgici che vorranno tornare bambini e per i più piccoli che potranno trascorrere una giornata divertendosi con quei “prodigiosi” mattoncini che ogni anno fanno giocare milioni di persone.

Costo:  Biglietto 12 € - Ridotto 10 €
Indirizzo:  piazza Venezia, 5 (angolo Via del Corso) - Roma
Informazioni: + 39 06 87 15 111
Sito di riferimento: www.mostrepalazzobonaparte.it
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"C’era una volta Sergio Leone"

C’era una volta Sergio Leone, la grande mostra all’Ara Pacis per i 90 anni dalla nascita e i 30 dalla scomparsa del regista

Roma Capitale celebra il mito di uno dei
maestri assoluti del cinema italiano con una mostra concepita e realizzata da
La Cinémathèque Française e Cineteca di Bologna.

Museo dell’Ara Pacis - Roma
dal 17 dicembre 2019 al 3 maggio 2020 - Tutti i giorni ore 9.30 – 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima). Chiuso 1 maggio

C’era una volta Sergio Leone: è il titolo evocativo della grande mostra all’Ara Pacis, in programma fino al 3 maggio 2020, con cui Roma celebra, a 30 anni dalla morte e a 90 dalla sua nascita, uno dei miti assoluti del cinema italiano.
Promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, l’esposizione arriva in Italia dopo il successo dello scorso anno alla Cinémathèque Française di Parigi, istituzione co-produttrice dell’allestimento romano insieme alla Fondazione Cineteca di Bologna.
La mostra è realizzata con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, in collaborazione con Istituto Luce – Cinecittà, Ministère de la culture (Francia), CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée, SIAE e grazie a Rai Teche, Leone Film Group, Unidis Jolly Film, Unione Sanitaria Internazionale, Romana Gruppi Elettrogeni Cinematografici. Digital Imaging Partner: Canon. Sponsor tecnici: Italiana Assicurazioni, Hotel Eden Roma, Bonaveri. L’ideazione è di Equa di Camilla Morabito e il supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura.

Il percorso espositivo – curato dal direttore della Cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli, in collaborazione con Rosaria Gioia e Antonio Bigini racconta di un universo sconfinato, quello di Sergio Leone, che affonda le radici nella sua stessa tradizione familiare: il padre, regista nell’epoca d’oro del muto italiano, sceglierà lo pseudonimo di Roberto Roberti, e a lui Sergio strizzerà l’occhio firmando a sua volta Per un pugno di dollari con lo pseudonimo anglofono di Bob Robertson.
Nel suo intenso percorso artistico Sergio Leone attraversa il peplum, (filone cinematografico storico-mitologico), riscrive letteralmente il western e trova il suo culmine nel progetto di una vita: C’era una volta in America. A questo sarebbe seguito un altro film di proporzioni grandiose, dedicato alla battaglia di Leningrado, del quale rimangono, purtroppo, solo poche pagine scritte prima della sua scomparsa. Leone, infatti, non amava scrivere. Era, piuttosto, un narratore orale che sviluppava i suoi film raccontandoli agli amici, agli sceneggiatori, ai produttori, all’infinito, quasi come gli antichi cantori che hanno creato l’epica omerica. Ma ciò nonostante, il suo lascito è enorme, un’eredità creativa di cui solo oggi si comincia a comprendere la portata. I suoi film sono, infatti,  “la Bibbia su cui gli studenti di cinema di tutto il mondo imparano il linguaggio cinematografico, mentre molti dei registi contemporanei, da Martin Scorsese a Steven Spielberg, da Francis Ford Coppola a Quentin Tarantino, da George Lucas a John Woo, da Clint Eastwood ad Ang Lee continuano a riconoscere il loro debito nei confronti del suo cinema.

Le radici del cinema di Sergio Leone affondano, naturalmente, anche nell’amore per i classici del passato – in mostra i film dei giganti del western, da John Ford a Anthony Mann – e rivelano un gusto per l’architettura e l’arte figurativa che ritroviamo nella costruzione delle scenografie e delle inquadrature, dai campi lunghi dei paesaggi metafisici suggeriti da De Chirico, all’esplicita citazione dell’opera Love di Robert Indiana, straordinario simbolo, in C’era una volta in America, di un inequivocabile salto in un’epoca nuova. Per Leone la fiaba è il cinema. Il desiderio di raccontare i miti (il West, la Rivoluzione, l’America) utilizzando la memoria del cinema e la libertà della fiaba, entra però sempre in conflitto con la sua cultura di italiano che ha conosciuto la guerra e attraversato la stagione neorealista. A partire da Per qualche dollaro in più Leone può permettersi di assecondare la sua fascinazione per il passato e la sua ossessione documentaria per il mito curando ogni minimo dettaglio. Perché una favola cinematografica, per funzionare, deve convincere gli spettatori che quello che vedono stia accadendo realmente.

Grazie ai preziosi materiali d’archivio della famiglia Leone e di Unidis Jolly Film i visitatori entreranno nello studio di Sergio, dove nascevano le idee per il suo cinema, con i suoi cimeli personali e la sua libreria, per poi immergersi nei suoi film attraverso modellini, scenografie, bozzetti, costumi, oggetti di scena, sequenze indimenticabili e una costellazione di magnifiche fotografie, quelle di un maestro del set come Angelo Novi, che ha seguito tutto il lavoro di Sergio Leone a partire da C’era una volta il West.

Seguendo queste tracce, la mostra C’era una volta Sergio Leone sarà quindi suddivisa in diverse sezioni: Cittadino del cinema, Le fonti dell’immaginario, Laboratorio Leone, C’era una volta in America, Leningrado e oltre, dedicata all’ultimo progetto incompiuto, L’eredità Leone. Sarà inoltre pubblicato dalle Edizioni Cineteca di Bologna il volume La rivoluzione Sergio Leone, a cura di Christopher Frayling e Gian Luca Farinelli.

Promotori                Roma Capitale - Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Cineteca di Bologna
Mostra a cura di Gian Luca Farinelli in collaborazione con Rosaria Gioia e Antonio Bigini
Organizzazione Fondazione Cineteca di Bologna - Cinémathèque Française di Parigi
Ideazione                Equa Gstrategy
Supporto organizzativo Zètema Progetto Cultura

SPONSOR MOSTRA
Con il contributo di                 Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, Direzione Generale Cinema e Audiovisivo
In collaborazione con             Istituto Luce – Cinecittà    SIAE
Sponsor tecnico Italiana Assicurazioni -  Hotel Eden -  Roma Bonaveri
Grazie a Rai Teche
Leone Film Group
Unidis Jolly Film
U.S.I. Unione Sanitaria Internazionale
Romana Gruppi Elettrogeni Cinematografici
Digital Imaging Partner Canon

SPONSOR SISTEMA
MUSEI IN COMUNE
Con il contributo tecnico di  Ferrovie dello Stato Italiane

Costi: Biglietto solo mostra: 11€ intero; 9€ ridotto + prevendita € 1 Gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente
Informazioni: 060608
Indirizzo: Lungotevere in Augusta - Roma
Sito: www.arapacis.it
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Impressionisti Segreti

Palazzo Bonaparte, spazio Generali Valore Cultura - Roma
dal 6 ottobre al 3 maggio 2020 - vari orari

PROROGATA SINO AL 3 MAGGIO 2020

Dal 6 ottobre 2019 Roma si arricchisce di una doppia offerta culturale: l’apertura al pubblico di Palazzo Bonaparte, spazio Generali Valore Cultura, che ospita la prima mostra sugli “Impressionisti Segreti”, ovvero quei capolavori noti a tutti ma nascosti nelle più grandi collezioni private del mondo.

Palazzo Bonaparte, splendido edificio barocco in Piazza Venezia che prende il nome da Maria Letizia Ramolino, madre di Napoleone, che vi abitò fino al 1836. Da sempre utilizzato come residenza privata, oggi diventa accessibile al pubblico grazie alla partnership tra Generali Italia e Arthemisia.

Impressionisti Segreti, la prima mostra ospitata a Palazzo Bonaparte, è un’opportunità unica per ripercorrere la storia dell’Impressionismo tramite cinquanta capolavori di grandi artisti quali Monet, Renoir, Cézanne, Pissarro, Gauguin e tanti altri, custoditi nelle più importanti collezioni private e generosamente prestati solo per questa straordinaria occasione.
Un affascinante viaggio alla scoperta del movimento artistico più emozionante e coinvolgente della storia dell’arte, tra fermo-immagini di una Parigi di fine Ottocento, seducenti ritratti di donne dell’elite dell’epoca e pennellate di luce vibrante.

La cura della mostra è affidata a due esperte di fama internazionale: Marianne Mathieu, direttrice scientifica del Musée Marmottan Monet di Parigi - sede delle più ricche collezioni al mondo di Claude Monet, e Claire Durand-Ruel, discendente di Paul Durand-Ruel, colui che ridefinì il ruolo del mercante d’arte e primo sostenitore degli impressionisti.

La mostra Impressionisti Segreti è prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia.
Gode del patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, dell’Ambasciata di Francia in Italia e della Regione Lazio. È realizzata in collaborazione con l’Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale, ed è sostenuta da Generali Italia attraverso Valore Cultura, il programma per rendere l’arte e cultura accessibili a un pubblico sempre più ampio.

Special partner della mostra è Q8 che, dopo il sostegno alle mostre di Pollock ed Escher, prosegue il suo impegno nella promozione dei valori legati alla cultura e all’arte.
La mostra Impressionisti Segreti fa parte del progetto “L’Arte della solidarietà”, realizzato da Susan G. Komen Italia e Arthemisia, insieme per portare bellezza anche nelle vite delle persone meno fortunate.

La mostra vede come hospitality partner Hotel de Russie e Hotel de la Ville, del gruppo Rocco Forte Hotels.
L’evento è consigliato da Sky Arte.
Catalogo edito da Arthemisia Books.

Costo: vedi sito
Indirizzo:  piazza Venezia, 5 (angolo Via del Corso) - Roma
Informazioni: + 39 06 87 15 111
Sito di riferimento: www.mostrepalazzobonaparte.it
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“Canova. Eterna bellezza"
Dal 9 ottobre il Museo di Roma ospita “Canova. Eterna bellezza”, esposizione dedicata al massimo interprete della scultura neoclassica.
Una mostra-evento incentrata sul legame tra Antonio Canova e la città di Roma, con oltre 170 opere e prestigiosi prestiti da importanti Musei e collezioni italiane e straniere

MUSEO DI ROMA a Palazzo Braschi - Roma
dal 9 ottobre 2019  al 15 marzo 2020  - dal martedì alla domenica ore 10.00-19.00

Dal 9 ottobre 2019 prende il via Canova. Eterna bellezza: una mostra-evento dedicata al legame di Canova con la città di Roma che, fra Settecento e Ottocento, fu la fucina del suo genio e un’inesauribile fonte di ispirazione. Un rapporto, quello tra lo scultore e la città, che emerge in una miriade di aspetti unici e irripetibili.

Incorniciati all’interno di un allestimento dall’eccezionale effetto scenografico, oltre 170 opere di Canova e artisti a lui coevi animano le sale del Museo di Roma in Palazzo Braschi: in uno spettacolare gioco di luci e ombre, tra eleganti movenze e apparizioni di mitiche divinità, l’esposizione capitolina racconterà in 13 sezioni l’arte canoviana e il contesto che lo scultore trovò giungendo nell’Urbe nel 1779.

Attraverso ricercate soluzioni illuminotecniche, lungo il percorso espositivo sarà rievocata la calda atmosfera a lume di torcia con cui l’artista, a fine Settecento, accoglieva i suoi ospiti nell’atelier di via delle Colonnette.

A definire la trama del racconto, preziosi prestiti provenienti da importanti Musei e collezioni: l’Ermitage di San Pietroburgo, i Musei Vaticani e Capitolini, la Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno, il Museo Civico di Bassano del Grappa, il Museo Correr di Venezia, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, le Accademie di Belle Arti di Bologna e di Ravenna, l'Accademia Nazionale di San Luca, il Musée des Augustins di Toulouse, i Musei di Strada Nuova-Palazzo Tursi di Genova, fino al Museo Civico di Asolo, solo per citarne alcuni.

La mostra Canova. Eterna bellezza, promossa e prodotta da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Arthemisia, organizzata con Zètema Progetto Cultura e curata da Giuseppe Pavanello, è ospitata fino al 15 marzo 2020 al Museo di Roma.
La mostra è realizzata in collaborazione con l’Accademia Nazionale di San Luca e con Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno.

Costo: vedi sito
Indirizzo: piazza Navona, 2; piazza San Pantaleo, 10 - Roma
Informazioni: 060608 (tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00)
Siti di riferimento: www.museodiroma.it; www.museiincomuneroma.it
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...in TUTTI I CINEMA

PROSEGUE...

2 - 3 - 4 Marzo 2020

 “THEY SHALL NOT GROW OLD – PER SEMPRE GIOVANI”
LO STRAORDINARIO DOCUMENTARIO DI PETER JACKSON
SULLA GRANDE GUERRA PER VEDERLA CON GLI OCCHI DI CHI L’HA VISSUTA.

La Guerra come non è mai stata vista prima


Arriva al cinema il 2 - 3 - 4 Marzo 2020, come uscita evento, They Shall Not Grow Old – Per sempre giovani, il documentario prodotto e diretto da Peter Jackson realizzato in occasione del centenario della Grande Guerra. They Shall Not Grow Old – Per sempre giovani ricorre esclusivamente a filmati di repertorio originali tratti dall’archivio cinematografico dell'Imperial War Museum, in parte inediti. Si tratta di immagini restaurate e colorizzate unite a registrazioni sonore provenienti dagli archivi della BBC. Le voci dei veterani sono state combinate con i materiali d’archivio per riportare in vita la realtà della guerra in prima linea e farla conoscere alle nuove generazioni. Le riprese sono state sottoposte a colorizzazione, convertite in 3D e lavorate in post produzione per mostrare dettagli mai visti prima.
“Volevo attraversare le nebbie del tempo e portare questi uomini nel mondo moderno - dice il regista - affinché potessero riconquistare per una volta ancora la loro umanità, piuttosto che essere visti sempre e solo nei vecchi filmati d’archivio. Usufruendo delle potenti risorse dei nostri computer utilizzate per cancellare i limiti tecnici di cento anni di cinema, possiamo vedere e ascoltare la Grande Guerra proprio come chi l’ha vissuta!”.
Peter Jackson racconta la condizione umana durante il conflitto mettendo in evidenza la quotidianità dei giovani soldati in guerra: come mangiavano, come riposavano, come costruivano i loro legami e come speravano in un futuro migliore. Osservando il labiale e i movimenti dei soldati, Peter Jackson prova a reinterpretare le loro parole, le loro espressioni, persino i loro sentimenti. Al centro del film un esercito di giovanissimi che non sarebbero mai riusciti ad invecchiare, partiti per la guerra con entusiasmo patriottico e uno zaino contenente un solo cambio di calzini, convinti che l’Inghilterra non poteva non vincere e pronti a fare tutto ciò che sarebbe stato loro ordinato.
Il documentario è stato presentato in anteprima al 62a BFI London Film Festival, alla XIII Festa del Cinema di Roma. I Golden Tomato Awards lo hanno acclamato come il Film britannico del 2019 meglio recensito, ha vinto il premio per il Miglior montaggio sonoro ai Golden Reel Awards 2019.

They Shall Not Grow Old – Per sempre giovani uscirà in Italia distribuito da Mescalito Film. È una produzione House Productions, Trustees of the Imperial War Museum (London), WingNut Films, è stato commissionato da 14‐18 NOW e Imperial War Museum in associazione con la BBC e realizzato con materiali d’archivio dell’Imperial War Museum e BBC. È stato prodotto da Peter Jackson, Clare Olssen, Ken Kamins, Tessa Ross.

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...uno sguardo FUORI PORTA

- NAPOLI -

ARTE

PROSEGUE...

"Napoli Napoli, di lava di porcellana e musica"
Mostra a cura del Museo Real Bosco di Capodimonte e del Teatro di San Carlo

Museo e Real Bosco di Capodimonte -- Napoli
 Dal 21 settembre 2019 al 21 giugno 2020, vari orari

Ha appena aperto al Museo e Real Bosco di Capodimonte, la mostra Napoli Napoli. Di lava, porcellana e musica, a cura di Sylvain Bellenger (21 settembre 2019 – 21 giugno 2020), promossa dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, con il Teatro  di San Carlo di Napoli, in collaborazione con Amici di Capodimonte onlus e la produzione e organizzazione della casa editrice Electa.

Le 19 sale dell’Appartamento Reale, riproposte in una spettacolare e coinvolgente scenografia, ideata dall’artista Hubert le Gall1 come  la regia di un’opera musicale, saranno il palcoscenico d’eccezione  sul quale andranno in scena il Teatro di San Carlo, con la sua sartoria oggi diretta da Giusi Giustino2 e le porcellane di Capodimonte.
Vero filo conduttore della mostra: la musica che si ascolterà grazie all’uso di cuffie dinamiche - non semplici audioguide - che si attivano passando di sala in sala.
L’allestimento racconterà la storia di Napoli capitale del Regno nel corso del Settecento e oltre, dagli anni di Carlo di Borbone a quelli  di Ferdinando II, come una favola, con il susseguirsi di scene della vita quotidiana caratterizzate da estrema raffinatezza estetica e gioia esistenziale ma che hanno come sottofondo il passaggio del potere,  i cambiamenti della storia, delle mode e dei gusti estetici.
Il visitatore potrà immergersi in un mondo incantato e, grazie all’uso delle cuffie dinamiche, potrà ascoltare le musiche (da Giovanni Pergolesi a Domenico Cimarosa, da Giovanni Pacini a Giovanni Paisiello, da Leonardo Leo a Niccolò Jommelli) selezionate da Elsa Evangelista con un commento critico musicale di Alessandro De Simone per i vari temi artistici di ciascuna sala.

La mostra è una sintesi di tutte le arti, e illustra la pluridisciplinarità tipica della nostra contemporaneità: un viaggio multisensoriale all’interno della Reggia borbonica, trasformata per l’occasione in un vero e proprio spettacolo teatrale. Un’esposizione con oltre 1000 oggetti, oltre 300 porcellane delle collezioni delle Reali Fabbriche di Capodimonte e Napoli, di altre manifatture europee e pezzi originali cinesi, più di 150 costumi del Teatro di San Carlo con firme prestigiose (Ungaro, Odette Nicoletti, Giusi Giustino e altri), strumenti musicali del Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli, dipinti, oggetti d’arte e di arredo, minerali e animali tassidermizzati oggi conservati rispettivamente  nel Museo Mineralogico e nel Museo Zoologico di Napoli (oggi confluiti nel Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche dell’Università Federico II di Napoli).

Costo: Vedi sito.
Info e prenotazioni: 081 7499130
Indirizzo: via Milano 2, Napoli
Sito di riferimento: www.museidicapodimonte.beniculturali.iy
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